11 FEBBRAIO : NOSTRA SIGNORA di LOURDES - GIORNATA DEL MALATO
Il filosofo greco Epicuro si domandava: “Se Dio vuol togliere il male e non può, allora è impotente. Se può e non vuole, allora è ostile nei nostri confronti. Se vuole e può, perché esiste il male e non viene eliminato da lui?” Dobbiamo ammettere che il concetto epicureo non di rado attraversa la nostra mente e non sempre sappiamo allontanarlo con argomentazioni convincenti: normalmente subiamo la malattia con malcelata ineluttabilità. Cristo ha manifestato molta attenzione verso la sofferenza, lo testimonia il Vangelo di Marco che per oltre un terzo è dedicato alla descrizione di miracoli e di guarigioni di malati. Il poeta francese Paul Claudel diceva: “Dio è venuto non a spiegare la sofferenza, è venuto a riempirla della sua presenza.” Attraverso suo Figlio, Dio si è calato nella natura dell’uomo incarnandosi e condividendo sino alla morte il limite umano che ha assunto su di sé per permetterci di superarlo in modo definitivo. Non per niente Gesù ha condiviso tutta la gamma del dolore umano: la sofferenza fisica, la solitudine, l’abbandono e l’inadeguatezza degli stessi amici, la paura di morire (basta ricordare le poche parole pronunciate sulla croce), il silenzio di Dio fino al timore di essere lasciato solo e, alla fine, la morte. Gesù, Figlio di Dio, che attraverso il suo dolore e la sua morte ci ha offerto il seme dell’eternità, non annulla la nostra condizione di creature fragili e limitate, ma ci offre le condizioni per approdare, dopo il percorso terreno, definito nella Salve Regina, “valle di lacrime”, alla comunione beata ed eterna con il Padre. Da quanto detto si deduce che il dolore non è mai solo una questione fisica o psicologica; è sempre l’espressione della nostra realtà di esseri limitati, caduchi e permeati dal male. E’ bene aver chiaro che la malattia non è assolutamente legata alla condizione del singolo che viene punito perché peccatore ( lasciamo questa interpretazione agli eroi omerici, che con i sacrifici cercavano lo sguardo benevolo del dio mal disposto ), bensì al declassamento che il genere umano ha dovuto subire a seguito del gesto di presunzione che ha determinato il peccato di origine, ovvero, il più classico degli autogol. La Chiesa da sempre ha guardato con grande considerazione e partecipazione il dolore e la malattia che rendono l’uomo ancora più fragile e bisognevole di conforto fisico, psicologico e sprituale. Venendo nello specifico, a Lourdes le guarigioni miracolose, legate alle apparizioni della Madonna a Bernadette, hanno richiamato un sempre maggior numero di fedeli e di malati in cerca della salute o, almeno, dell’aiuto ad accogliere con tutta la serenità possibile ciò che stava accadendo al loro fisico: se il corpo deperisce, proporzionalmente si irrobustisce lo spirito e la capacità di accettazione; questo, in fondo, è il desiderio che anima il pellegrino orante. Da quando (il 18 gennaio 1862) il vescovo diocesano giudicò autentiche le apparizioni della Vergine Immacolata, (come si autodefinì), la popolarità del santuario mariano francese non conosce flessioni, secondo un modello di pietà mariana che esalta il senso comunitario del pellegrinaggio e il valore della sofferenza. Così è nato il bisogno di legare il giorno della memoria liturgica della Nostra Signora di Lourdes con i malati. La nostra Diocesi, a cura dell’UNITALSI*, celebra la giornata del malato con una solenne Mensa Eucaristica presieduta da mons. il Vescovo nella Parrocchia di San Pietro Apostolo a Mazzetta alla presenza di tutte le Associazioni di volontariato e, ovviamente, di molti ammalati.
*Unione Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali