Le due vocali, per la loro collocazione nell’alfabeto greco, acquistano nella tradizione cristiana della liturgia pasquale importanza e significati specifici.
Sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto che vengono accostate, perché i due estremi contengano anche tutta la realtà intermedia.
Citate insieme alludono a Dio: principio e fine di tutta la realtà visibile e invisibile.
Nel Nuovo Testamento questa qualità divina viene riferita chiaramente a Gesù, principio e fine della storia del creato, così come scrive Giovanni: “Io sono alfa e omega – dice il Signore Dio – Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! “ ( Ap 1,8 )
Durante la Veglia pasquale le due lettere sono incise dal sacerdote celebrante sul grande cero pasquale, mentre pronuncia la formula: “Il Cristo ieri e oggi: Principio e Fine, alfa e omega. A Lui appartengono il tempo e i secoli. A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen.” Gesù è veramente principio e fine delle cose anche come finalità che dà un senso, perché è colui che realizza le aspirazioni degli uomini, perché “il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni.” ( Gaudium et spes 45 )
Sempre riferendosi a Gesù, alfa e omega rappresentano l’inizio e l’epilogo del ciclo della redenzione. Il Dio Incarnato inizia, infatti, il suo percorso terreno nella gioia del Natale e lo conclude nella gloria della risurrezione a Pasqua.
Tra questi due estremi sta scritta la grande avventura dell’uomo che, attraverso il sacrificio dell’Agnello divino, da creatura sperduta nel tempo finito può, se vuole, uscirne e approdare a pieno titolo nella luce di “Colui che è” ( A Mosè che gli chiedeva il nome, rispose semplicemente: “ Io Sono” )
Il Battesimo, che costituisce il nostro alfa personale di cristiani, è l’imprimatur dell’adesione al messaggio che Gesù è venuto a donarci e verso il quale ci siamo impegnati ad adeguare il nostro agire quotidiano durante il tempo terreno per arrivare al nostro omega pronti ad entrare nella vita eterna. Non a caso durante il rito del Battesimo e delle esequie è presente il cero pasquale che reca incise le due lettere.
Sono lì a ricordare e a testimoniare che Cristo è il Signore del tempo, pertanto è una miope forzatura ignorarne la presenza, emarginarlo o accantonarlo nella vita, se il nostro obiettivo finale è entrare nella luce dell’Eterno e non rimanere asserviti dal luccichio dell’effimero.