N° 6 - Giugno 2022
I PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA
di Antonio Ratti

                       I  PRECETTI  GENERALI DELLA CHIESA     (seconda parte )

La formulazione attuale dei precetti parte da molto lontano, da quando gli apostoli indicavano i comportamenti da tenere nella quotidianità. ( Basta ricordare le lettere piene di raccomandazioni  di Paolo ai corinzi, agli efesini e ai galati.) I cristiani, membra del Corpo mistico di cui Cristo è il Capo, contribuiscono all’edificazione della Chiesa attraverso la saldezza delle loro convinzioni e dei loro costumi. La Chiesa cresce, si sviluppa e si espande mediante la santità dei suoi fedeli, che deriva dagli insegnamenti di Gesù. L’agire cristiano trova il proprio sostentamento nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti. Pertanto la vita quotidiana è un vero culto spirituale che diventa anche vita moralmente corretta.  I precetti della Chiesa, in sostanza, riguardano la vita morale e cristiana, che è sempre unita alla liturgia  della quale si nutre.
La loro elaborazione è stata lunga nei secoli prima di arrivare al testo del Catechismo del 1992 ed è stata legata anche alle condizioni socio-politiche del tempo. Per ricostruirne la storia occorre tener conto dei documenti con i quali le autorità ecclesiastiche stabilivano le pene per i fedeli inadempienti. Già in epoca costantiniana ( 272 – 337 ) si sottolineava l’importanza di assistere alla Messa la domenica e i giorni festivi, e di ricevere i sacramenti. In Inghilterra nel Penitenziario di Teodoro di Canterbury del VII secolo sono riportate le pene per chi non rispetta la domenica  come giorno del Signore, rifiuta il digiuno ecclesiastico e di ricevere l’eucarestia. Nella Chiesa antica non era presente un elenco fisso  di precetti come abbiamo oggi. Per esempio san Antonino da Firenze ne enumerava dieci da rispettare universalmente.   Altre fonti più recenti sostengono l’obbligo di ricevere la Comunione a Natale, Pasqua e Pentecoste e di pagare le decime. Il primo che ha parlato e scritto dell’esistenza di cinque precetti  della Chiesa sembrerebbe essere il tedesco Dietrick Coelde nel 1470. Durante il periodo della Controriforma, che ha nel Concilio di Trento ( 1545 – 1562 ) il suo punto focale, l’argomento dei precetti, a causa del dilagare dell’eresia protestante e in difesa dell’autorità della Chiesa Cattolica, vedono la luce molti scritti che raccomandavano l’osservanza dei precetti. Lo spagnolo Martìn Aspilcueta nel 1586 fornisce una lista dei 5 principali precetti di obbligo: digiuno nei tempi prescritti, pagare le decime, confessare i peccati una volta l’anno e ricevere la Comunione a Pasqua.  Nel 1992 viene ripubblicato il Catechismo della Chiesa Cattolica (C.C.C. ) dove sono riformulati i cinque precetti senza modificarne assolutamente la sostanza. La legge della Chiesa ha la sua espressione nei Precetti Generali che, applicando i Comandamenti e l’insegnamento di Gesù Cristo, riassumono i doveri essenziali del cristiano.

1° precetto : “Parteciperai alla Messa la domenica e le altre feste comandate” Pone l’obbligo ai fedeli di partecipare alla celebrazione eucaristica nel giorno del Signore e nelle feste comandate ( es. l’Immacolata, il Natale, Tutti i Santi ).

2° precetto : “Confesserai tutti i tuoi peccati almeno una volta l’anno”  Il sacramento della Riconciliazione, continuazione dell’opera di conversione e di perdono del Battesimo, è di preparazione  all’Eucarestia.

3° precetto : “Riceverai umilmente il tuo Creatore almeno a Pasqua.”   Ricorda,  che almeno a Pasqua, origine e centro della fede cristiana, è doveroso accostarsi alla mensa eucaristica per ricevere il Corpo e il Sangue del  Signore.

4° precetto : “Santificherai le feste che ti sono comandate.”  E’ un po’ la ripetizione del 1°.  Infatti richiama l’attenzione su altri momenti importanti dell’anno liturgico come le feste in onore del Signore, della Vergine e dei Santi.

5° precetto : “Osserverai il digiuno prescritto e parimenti l’astinenza.”  Evidenzia come la penitenza e la rinuncia  a qualcosa  che  arreca piacere siano di aiuto alla preparazione spirituale delle feste liturgiche.

            Non compare  un 6° precetto, che per secoli è stato spesso causa di uso improprio: pagare le decime. Comunque resta l’obbligo-dovere di “sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno in base alla propria possibilità.” (C.C.C. art.2041)
Le conclusioni: la fedeltà dei battezzati è condizione essenziale e insostituibile  per l’annuncio del Vangelo e per il  Magistero  della Chiesa e la sua missione  nel mondo. Il messaggio di salvezza si manifesta davanti agli uomini con tutta la sua forza di verità, se è autenticato dalla testimonianza di vita dei cristiani.  Malaguratamente, troppo spesso, “La vita interiore anemica che fa la Chiesa, in se stessa senza peccato, piena di peccatori”  ( card. Robert Sanah ), non aiuta e non facilita , anzi allontana gli incerti e lascia lontani quelli che lo sono già. Ancora più incisive sono le parole di Gesù ai discepoli riportate da Matteo (Mt 5,13): “Voi siete il sale della terra, ma se il sale perde il sapore? A null’altro serve che ad essere gettato e rifiutato dalla gente.
Analizzando i 5 precetti, appena descritti, dovrebbe essere spontaneo chiedersi: se mi ritengo un aspirante cattolico responsabile dei miei comportamenti, ho bisogno che la Chiesa mi obblighi a partecipare alla liturgia eucaristica domenicale, che mi imponga i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia almeno una volta l’anno? La sostanza dei 5 Precetti  Generali della Chiesa non può essere percepita come un obbligo, ma come un bisogno intimo e un desiderio spontaneo che garantiscono gioia completa e serenità all’intero nostro essere. Ritenere i 5 precetti un obbligo da rispettare, a volte con fatica e scarsa partecipazione, deve spingere a riflettere sulla fondatezza della nostra fede: forse non raggiunge neppure una misera sufficienza.



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