I
PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA (seconda parte )
La formulazione attuale dei
precetti parte da molto lontano, da quando gli apostoli indicavano i
comportamenti da tenere nella quotidianità. ( Basta ricordare le lettere piene
di raccomandazioni di Paolo ai corinzi,
agli efesini e ai galati.) I cristiani, membra del Corpo mistico di cui Cristo
è il Capo, contribuiscono all’edificazione della Chiesa attraverso la saldezza
delle loro convinzioni e dei loro costumi. La Chiesa cresce, si sviluppa e si
espande mediante la santità dei suoi fedeli, che deriva dagli insegnamenti di
Gesù. L’agire cristiano trova il proprio sostentamento nella liturgia e nella
celebrazione dei sacramenti. Pertanto la vita quotidiana è un vero culto spirituale
che diventa anche vita moralmente corretta.
I precetti della Chiesa, in sostanza, riguardano la vita morale e
cristiana, che è sempre unita alla liturgia
della quale si nutre.
La loro elaborazione è stata
lunga nei secoli prima di arrivare al testo del Catechismo del 1992 ed è stata
legata anche alle condizioni socio-politiche del tempo. Per ricostruirne la
storia occorre tener conto dei documenti con i quali le autorità ecclesiastiche
stabilivano le pene per i fedeli inadempienti. Già in epoca costantiniana ( 272
– 337 ) si sottolineava l’importanza di assistere alla Messa la domenica e i
giorni festivi, e di ricevere i sacramenti. In Inghilterra nel Penitenziario di
Teodoro di Canterbury del VII secolo sono riportate le pene per chi non rispetta
la domenica come giorno del Signore,
rifiuta il digiuno ecclesiastico e di ricevere l’eucarestia. Nella Chiesa
antica non era presente un elenco fisso
di precetti come abbiamo oggi. Per esempio san Antonino da Firenze ne
enumerava dieci da rispettare universalmente.
Altre fonti più recenti
sostengono l’obbligo di ricevere la Comunione a Natale, Pasqua e Pentecoste e
di pagare le decime. Il primo che ha parlato e scritto dell’esistenza di cinque
precetti della Chiesa sembrerebbe essere
il tedesco Dietrick Coelde nel 1470. Durante il periodo della Controriforma,
che ha nel Concilio di Trento ( 1545 – 1562 ) il suo punto focale, l’argomento
dei precetti, a causa del dilagare dell’eresia protestante e in difesa
dell’autorità della Chiesa Cattolica, vedono la luce molti scritti che
raccomandavano l’osservanza dei precetti. Lo spagnolo Martìn Aspilcueta nel
1586 fornisce una lista dei 5 principali precetti di obbligo: digiuno nei tempi
prescritti, pagare le decime, confessare i peccati una volta l’anno e ricevere
la Comunione a Pasqua. Nel 1992 viene ripubblicato
il Catechismo della Chiesa Cattolica (C.C.C. ) dove sono riformulati i cinque
precetti senza modificarne assolutamente la sostanza. La legge della Chiesa ha
la sua espressione nei Precetti Generali che, applicando i Comandamenti e
l’insegnamento di Gesù Cristo, riassumono i doveri essenziali del cristiano.
1° precetto : “Parteciperai alla Messa la domenica e le
altre feste comandate” Pone l’obbligo ai fedeli di partecipare alla
celebrazione eucaristica nel giorno del Signore e nelle feste comandate ( es.
l’Immacolata, il Natale, Tutti i Santi ).
2° precetto : “Confesserai tutti i tuoi peccati almeno una
volta l’anno” Il sacramento della
Riconciliazione, continuazione dell’opera di conversione e di perdono del
Battesimo, è di preparazione all’Eucarestia.
3° precetto : “Riceverai umilmente il tuo Creatore almeno
a Pasqua.” Ricorda, che almeno a Pasqua, origine e centro della
fede cristiana, è doveroso accostarsi alla mensa eucaristica per ricevere il
Corpo e il Sangue del Signore.
4° precetto : “Santificherai le feste che ti sono
comandate.” E’ un po’ la ripetizione
del 1°. Infatti richiama l’attenzione su
altri momenti importanti dell’anno liturgico come le feste in onore del
Signore, della Vergine e dei Santi.
5° precetto : “Osserverai il digiuno prescritto e parimenti
l’astinenza.” Evidenzia come la
penitenza e la rinuncia a qualcosa che arreca piacere siano di aiuto alla
preparazione spirituale delle feste liturgiche.
Non compare un 6° precetto, che per secoli è stato spesso
causa di uso improprio: pagare le decime. Comunque resta l’obbligo-dovere di “sovvenire alle necessità materiali della
Chiesa, ciascuno in base alla propria possibilità.” (C.C.C. art.2041)
Le conclusioni: la fedeltà dei
battezzati è condizione essenziale e insostituibile per l’annuncio del Vangelo e per il Magistero
della Chiesa e la sua missione
nel mondo. Il messaggio di salvezza si manifesta davanti agli uomini con
tutta la sua forza di verità, se è autenticato dalla testimonianza di vita dei
cristiani. Malaguratamente, troppo
spesso, “La vita interiore anemica che fa
la Chiesa, in se stessa senza peccato, piena di peccatori” ( card. Robert Sanah ), non aiuta e non
facilita , anzi allontana gli incerti e lascia lontani quelli che lo sono già.
Ancora più incisive sono le parole di Gesù ai discepoli riportate da Matteo (Mt
5,13): “Voi siete il sale della terra, ma
se il sale perde il sapore? A null’altro serve che ad essere gettato e
rifiutato dalla gente.”
Analizzando i 5 precetti,
appena descritti, dovrebbe essere spontaneo chiedersi: se mi ritengo un
aspirante cattolico responsabile dei miei comportamenti, ho bisogno che la
Chiesa mi obblighi a partecipare alla liturgia eucaristica domenicale, che mi
imponga i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia almeno una volta
l’anno? La sostanza dei 5 Precetti
Generali della Chiesa non può essere percepita come un obbligo, ma come un
bisogno intimo e un desiderio spontaneo che garantiscono gioia completa e
serenità all’intero nostro essere. Ritenere i 5 precetti un obbligo da rispettare,
a volte con fatica e scarsa partecipazione, deve spingere a riflettere sulla
fondatezza della nostra fede: forse non raggiunge neppure una misera
sufficienza.