N° 6 - Giugno 2022
CONCILIO VATICANO I ( 1869 – 1870 ) ( XX ecumenico )
di Antonio Ratti

                        CONCILIO VATICANO I  (1869 – 1870)   (XX ecumenico)

Indizione e preparazione. L’idea di un Concilio è una decisione personale e cosciente di Pio IX per motivi esclusivamente religiosi, trascurando o sottovalutando le ragioni politiche che suggerirebbero di attendere tempi più tranquilli e pacifici. Per Pio IX il Concilio rientra in un preciso progetto, ossia la difesa dell’ordine soprannaturale dagli attacchi concentrici della variegata cultura contemporanea (definita come modernismo) concorde solo per il violento anticlericalismo; progetto messo in atto con la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione di Maria (8 dic. 1854), con l’enciclica Quanta cura e la sua appendice il Sillabo (8 dic. 1864) e con il Concilio Vaticano I  (8 dic. 1869). In occasione delle feste per il centenario di San Pietro, 29 giugno 1867, viene annunciato il Concilio -- indetto ufficialmente con la Bolla Aeterni Patris del 29 giugno 1868 -- da tenersi nella basilica vaticana dall’8 dicembre 1869. Subito iniziano i preparativi con la formazione di 7 commissioni preparatorie che hanno il compito di redigere gli schemi dei futuri decreti (detti Costituzioni) da discutere e votare in assemblea. Due anni di lavoro portano alla preparazione di 50 schemi di cui solo due arriveranno al voto (Dei Filius e Pastor Aeternus ). Nel novembre del 1869 (all’incirca un mese prima dell’apertura) viene reso noto il regolamento, imposto d’autorità dal Papa, sulle argomentazioni e sulle votazioni degli schemi predisposti in anticipo. E’ un regolamento che prevede poche discussioni nelle congregazioni generali e una rapida approvazione degli schemi proposti.
Lavori conciliari. Solennemente l’8 dicembre 1869 viene aperto nella basilica di san Pietro in Vaticano I, Concilio al quale partecipano oltre 700 vescovi  (200 italiani, 150 di lingua inglese, 30 dell’America latina, 40 di lingua tedesca, 50 delle Chiese orientali e un bel numero di lingua francese). Il mese di dicembre è impegnato nella discussione sul primo schema preparatorio dedicato agli errori del razionalismo e del modernismo, che viene bocciato. Riscritto, è ripresentato a marzo ed approvato il 12 aprile 1870 con 667 voti favorevoli, nessun contrario e nessun astenuto, diventando la Costituzione Dei Filius , promulgata con decreto papale il 24 aprile. In essa viene affermato:

ü Esiste un Dio personale, “un solo Dio, vero e vivo”, che ha creato liberamente il mondo e lo governa con la sua provvidenza;

ü L’esistenza di Dio può essere conosciuta e dimostrata con la ragione, fatta salva la necessità della rivelazione;

ü Non vi è opposizione tra fede e ragione, “due ordini di conoscenza distinti”, ma non contradditori.

Fin dai primi giorni del Concilio ciò che interessa maggiormente all’opinione pubblica e ai governi europei per i risvolti politici che ne conseguono, è il tema dell’infallibilità pontificia, che circola con insistenza tra i padri, la cui maggioranza è per discutere subito l’argomento, quasi a volersi liberare del fardello più impegnativo o ad ostinarsi nel voler considerare l’infallibilità papale il tema centrale del Concilio, mentre la Chiesa è aggredita su più fronti ed è isolata nella società civile. Il 21 gennaio 1870 viene sottoposto ai padri conciliari un corposo schema dottrinale sulla Chiesa (De ecclesia ) nel quale, però, non si fa cenno all’infallibilità. Pio IX interviene, attraverso l’arcivescovo Luigi Natoli, tenace sostenitore (direi testardo) del dogma, facendo aggiungere un capitolo sull’infallibilità del magistero papale. Ovviamente lo schema De Ecclesia diventa ancora più voluminoso e complesso rispetto all’originale. I padri, per facilitare l’analisi di uno schema divenuto troppo ampio, propongono di iniziare subito dal capitolo aggiunto e al Papa non par vero di approvare la variazione. Così dallo schema originario (De Ecclesia ) viene estrapolato questo capitolo aggiuntivo e trasformato in uno schema autonomo (De romano pontifice). La delicatezza e la gravità del tema provoca interminabili e vivacissime discussioni teologiche, canoniche e di opportunità (dal 13 maggio al 18 luglio 1870) tra favorevoli e contrari. I contrari al dogma dell’infallibilità sostengono che nelle Scritture non se parla, che alcuni papi (Liberio sulla controversia ariana e Onorio sull’eresia monotelistica, cioè attribuzione di una sola sostanza e volontà per Gesù) hanno preso ex cathedra, sebbene in buona fede, posizioni sbagliate; infine, alcuni accettano il dogma, ma solo con il consenso universale della Chiesa. I cosiddetti “non opportunisti”, nel senso che non ritengono opportuna né necessaria una formale e sostanziale definizione -- la Chiesa è vissuta 18 secoli senza tale dogma – sono coloro che temono di urtare i fratelli separati, innalzando un muro di divisione ancora più arduo da superare. Gli episcopati di lingua tedesca e inglese, che devono convivere con i luterani e gli anglicani, si schierano sulla inopportunità. Il 13 luglio, con una certa fibrillazione (eufemismo!!) tra i padri, viene votato lo schema: 50 padri non partecipano alla seduta generale e al voto, dei 601 presenti 88 danno voto negativo e 62 approvano con la riserva “iuxta modum placet che vuol dire a patto di emendamenti e correttivi. Facendo due conti, circa un quarto dell’assemblea si mostra contraria, ma Pio IX tira diritto e si passa alla votazione dei singoli capitoli dello schema. Il 18 luglio, letto il testo definitivo, si procede alla votazione finale. La minoranza contraria al dogma aveva comunicato al papa la decisione di non partecipare alla votazione finale e la sera del 17 luglio abbandona il Concilio. Su 535 vescovi presenti, 533 votano a favore dell’infallibilità. Pio IX, raggiante per l’obiettivo raggiunto, firma immediatamente il decreto di convalida e nasce così il 24 luglio la Costituzione Pastor Aeternus. Tra i tuoni e i fulmini di un violentissimo temporale, che mette Roma nell’oscurità più completa, i padri conciliari rimasti intonano il Te Deum liberatorio. La Costituzione afferma:

ü L’apostolo Pietro ha ricevuto direttamente da Cristo il primato su tutta la Chiesa;

ü Questo primato si perpetua, per volere di Dio, nei Papi di Roma;

ü Il primato del Papa è “ordinario, immediato, veramente episcopale.” Gli stessi termini vengono utilizzati dalla Costituzione per qualificare l’esercizio dell’autorità dei vescovi, ma il documento non indica come possano coesistere questi due poteri, papale ed episcopale in un sistema verticistico, se entrambi sono definiti con gli stessi aggettivi;

ü “il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi.”

Sospensione del Concilio. Il giorno dopo l’approvazione della Pastor Aeternus scoppia la guerra franco- prussiana (19 luglio 1870 – 10 maggio 1871), che mette in seria difficoltà i vescovi francesi e tedeschi, che si ritrovano su sponde opposte. La loro preoccupazione primaria è quella di  rientrare nelle proprie sedi, pertanto è effettiva l’impossibilità di far proseguire il Concilio. Inoltre è incombente la minaccia dell’occupazione di Roma da parte dell’esercito del Regno d’Italia, che, approfittando del ritiro delle truppe francesi garanti dello Stato pontificio, con i bersaglieri del generale La Marmora prende la città entrando da Porta Pia (20 settembre 1870 ) e l’annette al Regno d’Italia il 9 ottobre. A Pio IX, dichiaratosi prigioniero politico, non resta che aggiornare sine die il Concilio col breve Postquam Dei munere del 20 0ttobre del 1870.
Dei 50 schemi preparati dalle commissioni preparatorie e di quello aggiunto in corso d’opera sull’infallibilità ne vengono approvati solo due: Pastor Aeternus e Dei Filius.  A dire il vero, mi sembra un po’ pochino e quel poco ottenuto in modo tormentato e con molti dubbi di opportunità. Difatti, pur con le mie modeste conoscenze storiche, non mi pare che dopo Pio IX ci sia stato un Pontefice che abbia fatto ricorso alla sua prerogativa di infallibilità, semmai la Chiesa successiva al 1878 (anno della morte di Pio IX) prende spunto dagli schemi conciliari non discussi per attuare delle riforme indifferibili, ma senza nessuna intenzione di riprendere i lavori conciliari. Leone XIII con la Rerum Novarum *del 15 maggio 1891 affronta le problematiche sociali indotte dall’industrializzazione senza tutela per i lavoratori (nuovi schiavi), Pio X mette a punto il nuovo Catechismo che diventa universale. Viene varato il codice di Diritto canonico che non esisteva, c’era solo una giurisdizione dispersa di norme plurisecolari e una prassi fatta di consuetudini.
Sicuramente la Costituzione Dei Filius ha caratterizzato la riflessione teologica fino ai nostri giorni: basta pensare all’enciclica di Giovanni Paolo II, Ratio e fides, o al magistero di Benedetto XVI sul rapporto tra fede e ragione, cioè, la ragione aiuta la fede a crescere. Nel Vaticano II questo stretto rapporto è un elemento caratterizzante. A conclusione, e a ulteriore conferma, mi piace ricordare del nostro vescovo Moraglia, oggi patriarca di Venezia, una sua tipica espressione: la fede senza la ragione e la conoscenza non ha gambe per camminare.

                                                                                                

*Rerum Novarum. Enciclica nella quale Leone XIII suggerisce come ricercare la “pace sociale” tra la prepotenza assoluta dei padroni e le idee di rivoluzione violenta della classe operaia che si andava formando.


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