CONCILIO VATICANO
I (1869 – 1870) (XX ecumenico)
Indizione
e preparazione. L’idea di un Concilio è una decisione personale
e cosciente di Pio IX per motivi esclusivamente religiosi, trascurando o
sottovalutando le ragioni politiche che suggerirebbero di attendere tempi più
tranquilli e pacifici. Per Pio IX il Concilio rientra in un preciso progetto,
ossia la difesa dell’ordine soprannaturale dagli attacchi concentrici della variegata
cultura contemporanea (definita come modernismo)
concorde solo per il violento anticlericalismo; progetto messo in atto con la
proclamazione del dogma dell’Immacolata
concezione di Maria (8 dic. 1854), con l’enciclica Quanta cura e la sua appendice il Sillabo (8 dic. 1864) e con il
Concilio Vaticano I (8 dic. 1869). In occasione delle feste per il
centenario di San Pietro, 29 giugno 1867, viene annunciato il Concilio --
indetto ufficialmente con la Bolla Aeterni
Patris del 29 giugno 1868 -- da tenersi nella basilica vaticana dall’8 dicembre
1869. Subito iniziano i preparativi con la formazione di 7 commissioni
preparatorie che hanno il compito di redigere gli schemi dei futuri decreti (detti
Costituzioni) da discutere e votare
in assemblea. Due anni di lavoro portano alla preparazione di 50 schemi di cui
solo due arriveranno al voto (Dei Filius e Pastor Aeternus ). Nel novembre del
1869 (all’incirca un mese prima dell’apertura) viene reso noto il regolamento,
imposto d’autorità dal Papa, sulle argomentazioni e sulle votazioni degli schemi
predisposti in anticipo. E’ un regolamento che prevede poche discussioni nelle
congregazioni generali e una rapida approvazione degli schemi proposti.
Lavori conciliari. Solennemente l’8
dicembre 1869 viene aperto nella basilica di san Pietro in Vaticano I, Concilio
al quale partecipano oltre 700 vescovi (200 italiani, 150 di lingua inglese,
30 dell’America latina, 40 di lingua tedesca, 50 delle Chiese orientali e un
bel numero di lingua francese). Il mese di dicembre è impegnato nella
discussione sul primo schema preparatorio dedicato agli errori del razionalismo
e del modernismo, che viene bocciato. Riscritto, è ripresentato a marzo ed
approvato il 12 aprile 1870 con 667 voti favorevoli, nessun contrario e nessun
astenuto, diventando la Costituzione Dei
Filius , promulgata con decreto papale il 24 aprile. In essa viene
affermato:
ü Esiste
un Dio personale, “un solo Dio, vero e
vivo”, che ha creato liberamente il mondo e lo governa con la sua
provvidenza;
ü L’esistenza
di Dio può essere conosciuta e dimostrata con la ragione, fatta salva la
necessità della rivelazione;
ü Non vi
è opposizione tra fede e ragione, “due
ordini di conoscenza distinti”, ma non contradditori.
Fin dai primi giorni del
Concilio ciò che interessa maggiormente all’opinione pubblica e ai governi
europei per i risvolti politici che ne conseguono, è il tema dell’infallibilità
pontificia, che circola con insistenza tra i padri, la cui maggioranza è per
discutere subito l’argomento, quasi a volersi liberare del fardello più
impegnativo o ad ostinarsi nel voler considerare l’infallibilità papale il tema
centrale del Concilio, mentre la Chiesa è aggredita su più fronti ed è isolata
nella società civile. Il 21 gennaio 1870 viene sottoposto ai padri conciliari
un corposo schema dottrinale sulla Chiesa (De ecclesia ) nel quale, però, non si fa cenno all’infallibilità. Pio
IX interviene, attraverso l’arcivescovo Luigi Natoli, tenace sostenitore (direi
testardo) del dogma, facendo aggiungere un capitolo sull’infallibilità del
magistero papale. Ovviamente lo schema De
Ecclesia diventa ancora più voluminoso e complesso rispetto all’originale.
I padri, per facilitare l’analisi di uno schema divenuto troppo ampio,
propongono di iniziare subito dal capitolo aggiunto e al Papa non par vero di
approvare la variazione. Così dallo schema originario (De Ecclesia ) viene
estrapolato questo capitolo aggiuntivo e trasformato in uno schema autonomo (De romano pontifice). La delicatezza e
la gravità del tema provoca interminabili e vivacissime discussioni teologiche,
canoniche e di opportunità (dal 13 maggio al 18 luglio 1870) tra favorevoli e
contrari. I contrari al dogma dell’infallibilità sostengono che nelle Scritture
non se parla, che alcuni papi (Liberio sulla controversia ariana e Onorio sull’eresia
monotelistica, cioè attribuzione di una sola sostanza e volontà per Gesù) hanno preso ex cathedra,
sebbene in buona fede, posizioni sbagliate;
infine, alcuni accettano il dogma, ma solo con il consenso universale della
Chiesa. I cosiddetti “non opportunisti”,
nel senso che non ritengono opportuna né necessaria una formale e sostanziale definizione
-- la Chiesa è vissuta 18 secoli senza tale dogma – sono coloro che temono di urtare
i fratelli separati, innalzando un muro di divisione ancora più arduo da
superare. Gli episcopati di lingua tedesca e inglese, che devono convivere con
i luterani e gli anglicani, si schierano sulla inopportunità. Il 13 luglio, con
una certa fibrillazione (eufemismo!!) tra i padri, viene votato lo schema: 50
padri non partecipano alla seduta generale e al voto, dei 601 presenti 88 danno
voto negativo e 62 approvano con la riserva “iuxta modum placet che vuol dire a patto di emendamenti e
correttivi. Facendo due conti, circa un quarto dell’assemblea si mostra
contraria, ma Pio IX tira diritto e si passa alla votazione dei singoli
capitoli dello schema. Il 18 luglio, letto il testo definitivo, si procede alla
votazione finale. La minoranza contraria al dogma aveva comunicato al papa la
decisione di non partecipare alla votazione finale e la sera del 17 luglio
abbandona il Concilio. Su 535 vescovi presenti, 533 votano a favore
dell’infallibilità. Pio IX, raggiante per l’obiettivo raggiunto, firma
immediatamente il decreto di convalida e nasce così il 24 luglio la Costituzione Pastor Aeternus. Tra i
tuoni e i fulmini di un violentissimo temporale, che mette Roma nell’oscurità
più completa, i padri conciliari rimasti intonano il Te Deum liberatorio. La
Costituzione afferma:
ü L’apostolo
Pietro ha ricevuto direttamente da Cristo il primato su tutta la Chiesa;
ü Questo
primato si perpetua, per volere di Dio, nei Papi di Roma;
ü Il
primato del Papa è “ordinario, immediato,
veramente episcopale.” Gli stessi termini vengono utilizzati dalla
Costituzione per qualificare l’esercizio dell’autorità dei vescovi, ma il
documento non indica come possano coesistere questi due poteri, papale ed
episcopale in un sistema verticistico, se entrambi sono definiti con gli stessi
aggettivi;
ü “il Romano Pontefice, quando parla ex
cathedra gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse
corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai
costumi.”
Sospensione
del Concilio. Il giorno dopo l’approvazione della Pastor Aeternus scoppia la guerra
franco- prussiana (19 luglio 1870 – 10 maggio 1871), che mette in seria
difficoltà i vescovi francesi e tedeschi, che si ritrovano su sponde opposte.
La loro preoccupazione primaria è quella di
rientrare nelle proprie sedi, pertanto è effettiva l’impossibilità di
far proseguire il Concilio. Inoltre è incombente la minaccia dell’occupazione
di Roma da parte dell’esercito del Regno d’Italia, che, approfittando del
ritiro delle truppe francesi garanti dello Stato pontificio, con i bersaglieri del
generale La Marmora prende la città entrando da Porta Pia (20 settembre 1870 )
e l’annette al Regno d’Italia il 9 ottobre. A Pio IX, dichiaratosi prigioniero
politico, non resta che aggiornare sine
die il Concilio col breve Postquam
Dei munere del 20 0ttobre del 1870.
Dei 50 schemi preparati dalle commissioni preparatorie e di quello aggiunto in
corso d’opera sull’infallibilità ne vengono approvati solo due: Pastor Aeternus
e Dei Filius. A dire il vero, mi sembra
un po’ pochino e quel poco ottenuto in modo tormentato e con molti dubbi di
opportunità. Difatti, pur con le mie modeste conoscenze storiche, non mi pare
che dopo Pio IX ci sia stato un Pontefice che abbia fatto ricorso alla sua
prerogativa di infallibilità, semmai la Chiesa successiva al 1878 (anno della
morte di Pio IX) prende spunto dagli schemi conciliari non discussi per attuare
delle riforme indifferibili, ma senza nessuna intenzione di riprendere i lavori
conciliari. Leone XIII con la Rerum
Novarum *del 15 maggio 1891 affronta le problematiche sociali indotte
dall’industrializzazione senza tutela per i lavoratori (nuovi schiavi), Pio X
mette a punto il nuovo Catechismo che diventa universale. Viene varato il
codice di Diritto canonico che non
esisteva, c’era solo una giurisdizione dispersa di norme plurisecolari e una
prassi fatta di consuetudini.
Sicuramente la Costituzione Dei Filius
ha caratterizzato la riflessione teologica fino ai nostri giorni: basta pensare
all’enciclica di Giovanni Paolo II, Ratio
e fides, o al magistero di Benedetto XVI sul rapporto tra fede e ragione,
cioè, la ragione aiuta la fede a crescere. Nel Vaticano II questo stretto
rapporto è un elemento caratterizzante. A conclusione, e a ulteriore conferma,
mi piace ricordare del nostro vescovo Moraglia, oggi patriarca di Venezia, una
sua tipica espressione: la fede senza la ragione e la conoscenza non ha gambe
per camminare.
*Rerum
Novarum. Enciclica nella quale Leone XIII suggerisce come ricercare
la “pace sociale” tra la prepotenza assoluta
dei padroni e le idee di rivoluzione violenta della classe operaia che si
andava formando.