Come ormai si è capito mancano regole certe al governo della Chiesa
e quelle poche esistenti, dettate dalla consuetudine e dalla tradizione,
sembrano fatte apposta per essere di norma
violate. Inoltre il papato sta tentando, trovando molta resistenza, di
dare sostanza al potere temporale con la creazione di un vasto territorio
nell’Italia centrale sotto la propria giurisdizione politica e amministrativa.
In questo periodo Roma è preda dell’anarchia più totale con il frate
agostiniano Arnaldo da Brescia che accusa il clero di cercare solo beni
materiali e i repubblicani che vogliono governare la città in modo laico e
libero come i Comuni del nord Italia. I papi sono costretti a vivere altrove
come Anagni, Civita Castellana, Viterbo, la Francia meridionale, Verona.
Se bastano tre giorni per eleggere Alessandro III ( 1159 – 1181 ) , bastano due
cardinali dissidenti, spalleggiati da famiglie potenti, per eleggere l’antipapa
Vittore IV nell’Abbazia di Farfa ( prov. di Rieti). A complicare le cose ci si
mette l’imperatore Federico Barbarossa, che, per il principio del “divide et
impera”, parteggia per l’antipapa che, servilmente, gli rende omaggio come
umile vassallo. Alessandro III in un Concilio che presiede a Montpellier, è
riconosciuto come unico e legittimo papa, quindi torna Roma, mentre il
Barbarossa si prepara a scendere per la terza volta in Italia con l’intento di
battere i Comuni , pronti a difendere la propria autonomia politica ed
economica. Alessandro III si schiera con la Lega Lombarda che si era costituita
con il Giuramento di Pontida ( 7 aprile 1167 ). Il 29 maggio 1176 Barbarossa è sonoramente
sconfitto a Legnano. L’imperatore, in grave difficoltà anche perché in Germania
la sua posizione non è tranquilla e sicura, è costretto a chiedere aiuto al Pontefice
che tanto aveva avversato sostenendo la serie degli antipapi ( Vittore IV,
Pasquale III, Callisto III ) e, da perfetto Giuda, bacia il piede del papa in
segno di sottomissione. Il pontificato, iniziato in un clima incandescente con
fughe e disastri, si conclude con un breve periodo di pace tanto che Alessandro
III può dedicarsi veramente al servizio della Chiesa. Uomo energico, colto
teologo e preparato in questioni di
procedura canonica, nel tentativo di mettere un po’ di ordine nella Istituzione
Chiesa, indice il Concilio lateranense
III per il marzo 1179, al quale partecipano 302 vescovi per la metà
italiani. Nelle tre sessioni ( 5, 7, 19 marzo 1179 ) vengono emanati 27 canoni
su vari argomenti, molti dei quali già affrontati inutilmente nei precedenti
Concili.
Il più importante è il primo ( Licet de
evitanda discordia ) nel quale si stabiliscono le regole per l’elezione del
papa al fine di chiudere con gli scismi facili e gli antipapi a catena.
D’ora in poi solo i cardinali dei tre
gradi ( diaconi, preti e vescovi ) possono eleggere il nuovo pontefice ed
occorre una maggioranza dei due terzi dei voti perché l’elezione sia valida: è
la prima volta che si istituisce un’elezione vera secondo il principio di
maggioranza, al posto delle acclamazioni che fino allora hanno permesso le
interferenze di imperatori, popolo, laici, famiglie potenti, ecc. Nasce così il
conclave, luogo riservato ai soli cardinali elettori. Appena terminato il
Concilio, Alessandro III, per la propria incolumità, deve nuovamente fuggire da
Roma di fronte alle aspirazioni repubblicane dei romani e alle inaccettabili
pretese finanziarie e di benefici ecclesiastici da parte delle potenti famiglie
per proteggerlo. Muore a Civita Castellana (prov. di Viterbo) il 30 agosto del
1181. Lo stato d’incertezza e d’instabilità continua anche con i successori con
grave danno al prestigio, all’autorità del papato e alla funzione della
Chiesa.
Sicuramente il tardo medioevo è tra i periodi più turbolenti e scuri da
decifrare della storia d’Italia e la Chiesa non è un corpo avulso da questa
cruda realtà.