La
Chiesa Armena è radicata nella Turchia nord-orientale, lungo il Mar Nero e nel
Caucaso, in un’area compresa tra il Mar Nero ed il Mar Caspio, chiamata
Armenia: oggi Repubblica indipendente
dall’ex URSS.
Le origini somigliano alla Chiesa Nestoriana. Infatti, quando si rende autonoma
e separata dall’Ortodossia, essa è già ben organizzata e strutturata
gerarchicamente. Si dice che il cristianesimo fu portato in Armenia
dall’apostolo Addai, che pone questa Chiesa in rapporto con Edessa e quindi
legata al patriarcato di Antiochia. A partire dal III secolo si ha la certezza
della presenza di comunità cristiane presso popolazioni di lingua indoeuropea
localizzate a nord della Cappadocia (Turchia centrale) verso oriente fino al
Mar Caspio.
Il primo vescovo Gregorio, detto l’Illuminatore (240-332) ricevette la
consacrazione episcopale a Cesarea di Cappadocia con il titolo di Katholikos
per l’Armenia. La sede di tale carica fu stabilita nel monastero di Ecmiadsin,
vicino ad Erevan, la capitale.
Il successore Narsete il Grande, personaggio molto attivo, continuò il lavoro
di Gregorio e riunì nel 365 ad Astisat un sinodo in cui si stabilirono le norme
giuridiche per il governo della Chiesa.
Il figlio Sahak, che aveva studiato a Costantinopoli e che si rivelerà persona
di elevate capacità intellettuali ed indubbie doti di dinamismo, completò
l’opera di radicalizzazione del cristianesimo sul territorio. All’inizio del V
secolo si può dire che la Chiesa Armena avesse portato a termine il suo
processo di strutturazione organizzativa e gerarchica: oltre al Katholikos
disponeva di una dozzina di vescovi. La stretta unione tra il re ed il Katolikos
rappresentava il fulcro dell’organizzazione
feudale del paese che godeva dell’ultimo periodo di indipendenza politica.
Sempre il V secolo segnò l’avvio della fase aurea. Il monaco Mesrop Maschtot
inventò l’alfabeto armeno che permise sia l’evangelizzazione della popolazione
nella sua lingua, sia la creazione di un culto e di una liturgia autoctoni. Il
patriarca Sahak fece trascrivere in armeno le Sacre Scritture e le opere dei
Padri della Chiesa greca. La creazione di una Chiesa monofisita armena
indipendente dall’Ortodossia non è legata, come per le altre Chiese orientali,
ad una scelta teologica, ma alla situazione politica dello Stato. Le lotte tra
i Persiani ed i Romani dell’Impero favorirono l’isolamento politico e religioso
dell’Armenia: l’indipendenza politica e quella religiosa si sostenevano a vicenda
nella nascita della “nazione armena”. Dal punto di vista giurisdizionale già
con Narsete la Chiesa Armena aveva preso le distanze da Cesarea e quindi da
Antiochia, portando avanti un proprio progetto di sviluppo dottrinale al suo
interno. Così partecipò al Concilio di Nicea (325), ma non fu presente ai
successivi di Efeso (431) e di Calcedonia (451).
Il pensiero teologico armeno, formatosi sui testi biblici e patristici di
origine siriaca e greca, nel sinodo di Dvin (551) si schierò per il
monofisismo, ritenendo la definizione uscita da Calcedonia sulle due nature del
Cristo un nestorianesimo mascherato. Quando le condizioni politiche lo
permetterono, ci furono con Costantinopoli vari tentativi di riavvicinamento,
in particolare nel periodo 610-640 di fronte al monotelismo, la dottrina della
volontà unica del Cristo in due nature. L’invasione dell’Armenia da parte
dell’islam (VIII – IX sec.) comporta l’interruzione di ogni rapporto.
A partire da questo momento la storia politica dell’Armenia si fa drammatica
ripercuotendosi sulle vicende della Chiesa, perché il paese non godrà mai più
del riconoscimento della identità nazionale, ma, da allora, rimarrà diviso tra
diversi padroni. Avendo subito pesantemente questa situazione, più che di
Chiesa nazionale, è preferibile parlare di Chiesa del popolo armeno nella sua
diaspora tragica quanto l’esodo ebraico.
La religione è il legame indissolubile
per gli armeni ovunque si trovino sparsi nel mondo. La cattedrale di Ecmiadsin
è la Chiesa madre riconosciuta da tutti. L’altopiano armeno si trovò ad essere
una delle vie più usate verso il Medio-Oriente
dalle orde barbariche che provenivano dall’Asia centrale, tanto che parte
della popolazione armena cercò rifugio più a sud verso la Cilicia (questo esodo
durò tre secoli). I Katholikos seguirono il loro popolo e si insediarono a Sis.
Nel 1441 i vescovi dell’Armenia caucasica invitarono il Katholikos a tornare a
risiedere ad Ecmiadsin, sede di Gregorio l’Illuminatore. Il Katholikos decise
di rimanere a Sis, così i vescovi caucasici elessero un altro Katholikos con
sede nella Chiesa madre.
Da questo momento abbiamo due capi con il medesimo titolo: uno in Armenia,
l’altro ad Antelias (Beirut) e due patriarchi minori con residenza a
Gerusalemme ed a Costantinopoli. Oggi la Chiesa Armena conta quattro milioni di
fedeli sottomessi ad una trentina di vescovi dell’una e dell’altra obbedienza.
Tutti danno vita alla “Chiesa armena gregoriana“, espressione coniata dai Russi
che ci permette di distinguere gli Armeni monofisiti da quelli cattolici.
Di tutte le Chiese orientali non ortodosse è quella che dal punto di vista
culturale ha raggiunto i livelli più alti: la sua letteratura dottrinale è
all’altezza delle antiche letterature greche ed ortodossa; analogo discorso
anche in altri campi, come l’architettura. Nei manoscritti miniati l’arte
armena ha saputo esprimersi ottimamente. La religione e la conoscenza della
propria storia costituiscono il collante per affermare l’identità e la
coscienza nazionale di un popolo forzosamente disperso. Da questo punto di
vista i padri mechitaristi di Venezia e
di Vienna (armeni cattolici) sono un
ineguagliabile punto di riferimento storico, culturale e religioso della
“nazione armena”.
Chiesa armena cattolica
Formata
da circa trecentomila fedeli sparsi dalla Cilicia (Turchia), alla Siria,
Mesopotamia (Iraq) , Egitto e Americhe.
E’ guidata, insieme a cinque vescovi, dal Katholikos, titolare di
Cilicia e residente a Beirut (Libano). Ufficialmente nasce l’otto dicembre del
1742, quando il Papa Benedetto XIV nel Concistoro prenatalizio riconosce Abramo
Ardzvian Katholikos, patriarca degli Armeni.
P.S:
Abbiamo riproposto questo articolo (già pubblicato diversi anni fa) poiché proprio nei giorni scorsi papa
Francesco ha fatto visita a questa popolazione e queste ulteriori notizie sulla
Chiesa Armena potrebbero essere utili a chi seguito questo viaggio apostolico
del Santo Padre. Riportiamo inoltre uno stralcio dell’omelia di papa
Francesco nella Messa celebrata in
Piazza Vartanants a Gyumri.
“Potremmo chiederci: come si può diventare misericordiosi, con tutti i
difetti e le miserie che ciascuno vede dentro di sé? Vorrei ispirarmi a un
esempio concreto, ad un grande araldo della misericordia divina, che ho voluto
proporre all’attenzione di tutti annoverandolo tra i Dottori della Chiesa
universale: san Gregorio di Narek, parola e voce