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di Stefania Grassi 3 maggio: IV domenica di Pasqua (Gv 10,11-18). Questa domenica, chiamata la domenica del “Buon Pastore”, l’amore di Dio è paragonato a quello del pastore che non abbandona mai le sue pecore. L’evangelista Giovanni dice che noi siamo figli di Dio e tutta la nostra vita è accompagnata dal suo amore anche se, a volte, non ce ne accorgiamo. Oggi la Chiesa ci offre la riflessione di una vocazione particolare che è quella della vita religiosa. I sacerdoti sono i nostri pastori, pronti a seguire l’esempio di Gesù. Gesù è un pastore –agnello: dona la sua vita per il suo gregge. Chi lo ascolterà e condividerà la sua vita conoscerà Dio. 10 maggio: V domenica di Pasqua (Gv 15,1-8). E’ la quinta domenica di Pasqua e senza domenica non si può vivere. La parola di Dio sottolinea la necessità di incontrare Gesù risorto. “Chi osserva i comandamenti dimora in Lui”. Nella parabola della vite e i tralci i termini “rimanere” e “dimorare” ne sono il cuore. Gesù dice: “Io sono la vite e voi i tralci”. I discepoli sono legati al Maestro e sono parte integrante della vite. Con l’immagine della vigna viene rappresentato il popolo di Dio. Gesù è la vera vite. Solo chi rimane in Cristo dà frutto, chi si rivolge altrove inaridisce. La glorificazione del Padre e la salvezza della comunità si ritrovano nell’amore, nell’unione dei tralci alla vite. 17 maggio: VI domenica di Pasqua (Gv 15, 9-17). In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi: rimanete nel mio amore. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come Io ho amato voi”. L’amore è la dimensione sulla quale i discepoli sono chiamati a vivere, osservando i comandamenti. Il criterio ultimo della reciprocità dell’amore è appunto il dono fino al martirio. Tutto questo apre il varco affinché la gioia invada il nostro cuore, una gioia unica perché la stessa del Cristo risorto. 24 maggio: Ascensione del Signore al cielo (Mc 16, 15-20) In quel tempo Gesù disse agli Apostoli: “Andate in tutto il mondo proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. Gesù appare ai suoi discepoli non per consolarli, ma per affidare ad essi la responsabilità della missione. La partenza di Gesù non è un addio: l’Ascensione va interpretata come l’inizio della nuova presenza del Signore nella Chiesa e in mezzo agli uomini. Il racconto dell’Ascensione di Cristo è dunque una dichiarazione di fede in Cristo risorto. La vita spirituale deve rafforzare l’impegno dei battezzati che annunciano la venuta di un uomo nuovo in Cristo Gesù, un traguardo per la storia. 31 maggio: domenica di Pentecoste Gv 15, 26-27). Gesù assicura i discepoli che la testimonianza nel martirio è unita a quella dello Spirito che Gesù invierà dal Padre. Lo Spirito ha il compito di guidarli all’intera verità, di far loro capire ciò che Gesù stesso aveva detto loro. Da una parte abbiamo dei testimoni di un avvenimento: gli Apostoli; dall’altra ci sono uomini in cerca di verità. Alla luce della Pentecoste la comunità cristiana è chiamata a essere missionaria; in essa ogni credente “riceve il dono di manifestare lo spirito per il bene di tutti”. E’ significativo ricordare il canto al Vangelo di oggi: “Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del Tuo amore”.
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