UNA GIOVANE FAMIGLIA SIRIANA
ACCOLTA AD ORTONOVO
“Nel dolore
della guerra non mancano anche segni incoraggianti, come le porte aperte di
tante famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e rifugiati.
Questi numerosi atti di carità diventino una benedizione per le nostre società,
talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo, e contribuiscano a
renderle accoglienti per tutti”.
Queste parole, che sono al centro del messaggio
di pace lanciato “Urbi et Orbi” da papa Francesco nel giorno di Pasqua, si
adattano molto bene a quanto sta accadendo da alcune settimane ad Ortonovo, una
vera comunità solidale che, da alcune settimane, ha accolto ed ospita due
giovani siriani, profughi dalla guerra che insanguina il loro paese.
I due giovani, marito e moglie, sono Suleiman, 31 anni, e Zahia, 26 anni.
Dalla Siria erano fuggiti nel vicino Libano circa cinque anni fa. Hanno così
vissuto, tra non poche peripezie, in un campo profughi irregolare vicino a Beirut, e
questo ancora più esposti a soprusi ed a discriminazioni. Trasferitisi
fortunosamente nella città portuale di Latakia (l’antica Laodicea), nel nord
della Siria, sono stati infine scelti dai rappresentanti in loco della Comunità
di Sant’Egidio in quanto Zahia ha un fratello che già da diverso tempo si trova
alla Spezia. Da lui quindi sarebbero dovuti andare, senonché alcuni parenti
della moglie del fratello, di origine ucraina, sono fuggiti dall’Ucraina e sono
attualmente loro ospiti, per cui si è dovuta trovare un’altra
sistemazione. In ogni caso, Sueiman e Zahia hanno potuto venire in Italia
grazie ad un programma che “Sant’Egidio” ha in atto da diverso tempo, e che è
denominato “corridoi umanitari per i profughi”. Il problema è che la comunità
non ha uomini e mezzi sufficienti per curare l’accoglienza e l’inserimento dei
profughi che riesce a far arrivare in Italia, e che quasi sempre sono
sprovvisti di tutto.
E’ qui
che nel nostro caso, insieme alla generosità della popolazione di Ortonovo
paese, è intervenuta l’associazione sarzanese “Amici di padre Damarco”. Come è ben
noto ai lettori del “Sentiero”, l'associazione è costituita da un gruppo di
volontari, credenti e non credenti, che, tra gli altri temi, si stanno
occupando sin dal 2016 dei problemi delle persone migranti. Ha così cercato di migliorare
quanto più possibile, in questi anni, l’informazione e la presa di coscienza
del drammatico problema dei migranti, in particolare presso i giovani. Tra i
soci fondatori dell’associazione c’è Paola Gari, che fu in anni ormai lontani
collaboratrice del padre Damarco nella promozione di un diverso approccio
cristiano (ma aperto a tutti) a fronte delle esigenze e spesso delle tragedie
del mondo contemporaneo. Paola Gari aveva a disposizione un piccolo
appartamento ad Ortonovo, e non ha esitato a metterlo a servizio dei due giovani
siriani. A loro volta, altri “amici di padre Damarco” hanno subito accolto la
proposta di “Sant’Egidio” per offrire ai due giovani ogni possibile tipo di
accoglienza, ovviamente in collegamento con le autorità italiane e con il
Comune di Luni: non solo con attività di volontariato, ma anche tassandosi per
piccole somme mensili volte a consentire loro – in attesa di trovare un lavoro
e di inserirsi pienamente nel nostro paese – di vivere in sicurezza e,
finalmente, in serenità. Tra i primi adempimenti, c’è stato ovviamente il
tampone per verificare eventuali positività al Covid-19, che per fortuna non
c’erano. Ora dovranno completare il ciclo vaccinale, avendo fatto entrambi a
Beirut una prima dose di Moderna.
La collaborazione degli abitanti di Ortonovo, come hanno subito riferito i
volontari della “Damarco”, è stata subito generosa e, per così dire, a 360
gradi. Tra l’altro, in paese abita una giovane marocchina, che ha sposato un
ortonovese e che ha accettato volentieri, stando sul posto, di unirsi al gruppo
dei volontari, che sono invece quasi tutti di fuori. Anche questo è un episodio
molto bello, così come la disponibilità del collegamento Wi.Fi consentita da
una vicina di casa. Nei giorni seguenti si sono via via dipanate le attività di
carattere istituzionale e burocratico per completare tutte le procedure di
inserimento. In Questura, alla Spezia, è stata presentata
la domanda di "protezione internazionale, procedura al termine
della quale verrà rilasciato un "permesso di soggiorno per richiesta
asilo", valido anche come documento di riconoscimento, e che consentirà loro
di avere assistenza sanitaria e di iniziare a lavorare.
La settimana scorsa, ultima del mese di aprile,
Suleima e Zahia hanno iniziato a Fossola, in comune di Carrara, un corso
scolastico che consentirà loro di imparare in modo adeguato la lingua italiana
(sinora per loro sconosciuta) e di inserirsi quindi ancora di più e meglio
nella comunità che li ospita. Né “Sant’Egidio”, tramite soprattutto i suoi
gruppi presenti nella Toscana tirrenica, si è dimenticato di loro: lunedì 25
aprile due giovani dei gruppi rispettivamente di Pisa e di Livorno si sono
recati ad Ortonovo, presenti anche alcuni dei volontari “amici di padre
Damarco”, ed è stato anche questo un incontro fraterno e gioioso.
Una notizia così non ha bisogno di molti
commenti. Il commento migliore, peraltro, sta proprio nelle parole di Papa
Francesco che abbiamo riportato all’inizio. Se nel mondo, purtroppo, continuano
a sparare i cannoni e a morire persone, compresi tanti bambini ai quali le
guerre strappano letteralmente il futuro, ci sono anche esempi di bene,
purtroppo poco considerati sui giornali. La Val di Magra, Luni e il paese di
Ortonovo in modo particolare stanno facendo la loro parte: il “sentiero” della
loro vita, da sempre imbevuto di tradizioni cristiane e di accoglienza, conosce
così una nuova tappa davvero significativa.
Egidio Banti