N° 5 - Maggio 2022
UNA GIOVANE FAMIGLIA SIRIANA ACCOLTA AD ORTONOVO
di Egidio Banti

UNA GIOVANE FAMIGLIA SIRIANA

ACCOLTA AD ORTONOVO

 

“Nel dolore della guerra non mancano anche segni incoraggianti, come le porte aperte di tante famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e rifugiati. Questi numerosi atti di carità diventino una benedizione per le nostre società, talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo, e contribuiscano a renderle accoglienti per tutti”.
Queste parole, che sono al centro del messaggio di pace lanciato “Urbi et Orbi” da papa Francesco nel giorno di Pasqua, si adattano molto bene a quanto sta accadendo da alcune settimane ad Ortonovo, una vera comunità solidale che, da alcune settimane, ha accolto ed ospita due giovani siriani, profughi dalla guerra che insanguina il loro paese.
I due giovani, marito e moglie, sono Suleiman, 31 anni, e Zahia, 26 anni.
Dalla Siria erano fuggiti nel vicino Libano circa cinque anni fa. Hanno così vissuto, tra non poche peripezie, i
n un campo profughi irregolare vicino a Beirut, e questo ancora più esposti a soprusi ed a discriminazioni. Trasferitisi fortunosamente nella città portuale di Latakia (l’antica Laodicea), nel nord della Siria, sono stati infine scelti dai rappresentanti in loco della Comunità di Sant’Egidio in quanto Zahia ha un fratello che già da diverso tempo si trova alla Spezia. Da lui quindi sarebbero dovuti andare, senonché alcuni parenti della moglie del fratello, di origine ucraina, sono fuggiti dall’Ucraina e sono attualmente loro ospiti, per cui si è dovuta trovare un’altra sistemazione. In ogni caso, Sueiman e Zahia hanno potuto venire in Italia grazie ad un programma che “Sant’Egidio” ha in atto da diverso tempo, e che è denominato “corridoi umanitari per i profughi”. Il problema è che la comunità non ha uomini e mezzi sufficienti per curare l’accoglienza e l’inserimento dei profughi che riesce a far arrivare in Italia, e che quasi sempre sono sprovvisti di tutto.
E’ qui che nel nostro caso, insieme alla generosità della popolazione di Ortonovo paese, è intervenuta l’associazione sarzanese “Amici di padre Damarco”. Come è ben noto ai lettori del “Sentiero”, l'associazione è costituita da un gruppo di volontari, credenti e non credenti, che, tra gli altri temi, si stanno occupando sin dal 2016 dei problemi delle persone migranti. Ha così cercato di migliorare quanto più possibile, in questi anni, l’informazione e la presa di coscienza del drammatico problema dei migranti, in particolare presso i giovani. Tra i soci fondatori dell’associazione c’è Paola Gari, che fu in anni ormai lontani collaboratrice del padre Damarco nella promozione di un diverso approccio cristiano (ma aperto a tutti) a fronte delle esigenze e spesso delle tragedie del mondo contemporaneo. Paola Gari aveva a disposizione un piccolo appartamento ad Ortonovo, e non ha esitato a metterlo a servizio dei due giovani siriani. A loro volta, altri “amici di padre Damarco” hanno subito accolto la proposta di “Sant’Egidio” per offrire ai due giovani ogni possibile tipo di accoglienza, ovviamente in collegamento con le autorità italiane e con il Comune di Luni: non solo con attività di volontariato, ma anche tassandosi per piccole somme mensili volte a consentire loro – in attesa di trovare un lavoro e di inserirsi pienamente nel nostro paese – di vivere in sicurezza e, finalmente, in serenità. Tra i primi adempimenti, c’è stato ovviamente il tampone per verificare eventuali positività al Covid-19, che per fortuna non c’erano. Ora dovranno completare il ciclo vaccinale, avendo fatto entrambi a Beirut una prima dose di Moderna.

La collaborazione degli abitanti di Ortonovo, come hanno subito riferito i volontari della “Damarco”, è stata subito generosa e, per così dire, a 360 gradi. Tra l’altro, in paese abita una giovane marocchina, che ha sposato un ortonovese e che ha accettato volentieri, stando sul posto, di unirsi al gruppo dei volontari, che sono invece quasi tutti di fuori. Anche questo è un episodio molto bello, così come la disponibilità del collegamento Wi.Fi consentita da una vicina di casa. Nei giorni seguenti si sono via via dipanate le attività di carattere istituzionale e burocratico per completare tutte le procedure di inserimento. In Questura, alla Spezia, è stata presentata la domanda di "protezione internazionale, procedura al termine della quale verrà rilasciato un "permesso di soggiorno per richiesta asilo", valido anche come documento di riconoscimento, e che consentirà loro di avere assistenza sanitaria e di iniziare a lavorare.

La settimana scorsa, ultima del mese di aprile, Suleima e Zahia hanno iniziato a Fossola, in comune di Carrara, un corso scolastico che consentirà loro di imparare in modo adeguato la lingua italiana (sinora per loro sconosciuta) e di inserirsi quindi ancora di più e meglio nella comunità che li ospita. Né “Sant’Egidio”, tramite soprattutto i suoi gruppi presenti nella Toscana tirrenica, si è dimenticato di loro: lunedì 25 aprile due giovani dei gruppi rispettivamente di Pisa e di Livorno si sono recati ad Ortonovo, presenti anche alcuni dei volontari “amici di padre Damarco”, ed è stato anche questo un incontro fraterno e gioioso.

Una notizia così non ha bisogno di molti commenti. Il commento migliore, peraltro, sta proprio nelle parole di Papa Francesco che abbiamo riportato all’inizio. Se nel mondo, purtroppo, continuano a sparare i cannoni e a morire persone, compresi tanti bambini ai quali le guerre strappano letteralmente il futuro, ci sono anche esempi di bene, purtroppo poco considerati sui giornali. La Val di Magra, Luni e il paese di Ortonovo in modo particolare stanno facendo la loro parte: il “sentiero” della loro vita, da sempre imbevuto di tradizioni cristiane e di accoglienza, conosce così una nuova tappa davvero significativa.

 

Egidio Banti


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