I VANGELI DEL MESE
Domenica 1 maggio. III Domenica del Tempo di Pasqua. ( Gv 10,
1-19 )
Era necessario che il Risorto
si manifestasse, affinché i discepoli si riprendessero dallo sbigottimento e
dalla confusa percezione di quanto accaduto. Risorgendo anch’essi e resisi
conto della nuova realtà, è loro desiderio diventare una comunità
evangelizzante, ma da soli sentono che non ce l’avrebbero mai fatta, difatti,
tornano al loro lavoro quotidiano di pescatori come se quell’esaltante
esperienza vicino a Gesù fosse terminata. Nonostante gli insegnamenti e le
opere di Gesù subiscono un’involuzione che li riporta amareggiati e delusi al
loro tran tran. Dopo la notte dell’ennesimo fallimento ( non hanno pescato neppure
un pesce ), ecco l’alba della rinascita con Gesù che li invita a gettare
nuovamente le reti che si riempiono di pesci da rendere difficoltoso la
gestione di tutto il pescato. Come al solito è l’impulsivo Pietro a comprendere
e a lanciarsi in acqua dalla barca verso la riva e verso il Signore che non li
ha abbandonati. Commovente è lo slancio dell’apostolo, oggi non sempre visibile
nei moderni pescatori di uomini: è la generosità presente in chi è sollecitato
da uno spirito missionario autentico. La rete stracolma di pesci evidenzia come
il successo dell’annuncio è sempre legato all’ascolto della Parola del Signore
nell’intimità del silenzio di preghiera.
Pietro non comprende perché per tre volte Gesù gli chiede “Mi ami?” e risponde stupito: “ Lo sai che
ti amo”. Capita a ciascuno di noi, convinti di cercare Dio, mentre, in realtà,
cerchiamo noi e i nostri bisogni anche con e nella preghiera.
Domenica 8 maggio. IV del Tempo di Pasqua. ( Gv 10, 27-30 )
Attraverso il Battesimo
domandiamo di entrare a far parte della Chiesa e Gesù ci assicura di saperci
conoscere uno ad uno.
Nella Chiesa ci sentiamo sicuri e
protetti, poiché Gesù è costantemente al nostro fianco e ci chiama e ci guida
con la voce delle sue Parole e con i suggerimenti interiori che ci aiutano a
riconoscere la sua Istituzione divina, la Chiesa, il vero punto di riferimento
per dare un senso alla vita terrena da ritenersi di preparazione alla vita
eterna. Se entriamo e restiamo fedeli alla Chiesa non andremo mai persi,
difatti Gesù, che ci conosce per nome, ha dato la vita per salvarci. Il pastore
ama le sue pecore e non vuole perderne nemmeno una, per questo l’ovile
rappresenta il luogo più sicuro per il gregge. Il paragone col pastore è di
semplice comprensione e particolarmente chiaro. I pericoli esterni non devono,
né possono, turbarci: dobbiamo temere solo il peccato che ci lusinga
proponendoci altre vie lontane ( ma seducenti ) dal gregge guidato da Gesù. La
personale fedeltà alla voce del Pastore divino è indispensabile contributo al
percorso di salvezza che la Chiesa suggerisce al mondo e che da esso trae
origine la nostra felicità.
Domenica 15
maggio. V Domenica del Tempo di
Pasqua. (Gv 13, 31-33, 34 -35)
Il Vangelo di oggi può essere considerato il testamento spirituale di Gesù. E’
diretto ai suoi apostoli turbati dall’improvviso e non chiaro allontanamento di
Giuda al termine dell’Ultima Cena. Gesù,
al contrario, conosce il perché, i suoi non ancora. La parole di Gesù sono
dirette anche ai suoi numerosi discepoli che vivono il periodo di Pasqua alla
ricerca di un punto di riferimento sicuro che pensano di non avere più. In
questo brano possono trovare una risposta adeguata alle loro domande che
aspettano chiarezza: che cosa è successo di Gesù? Ritornerà? Come incontrarlo e
trovarlo? Cosa fare adesso da soli? Sono
le stesse domande che regolarmente sono presenti in ognuno di noi. Riflettendo
un attimo, ci accorgiamo come il Vangelo ci dia la risposta semplice ed
esaustiva: c’è un nuovo comandamento, “Amatevi
l’un l’altro come io vi ho amato.” Se ci sentiamo impegnati a seguire
questo comandamento, ci si rende conto che all’amore non si comanda. Infatti,
se sì, riusciamo con naturalezza ad amare il prossimo per amore di Gesù - come
egli ha già fatto – e troviamo rapidamente le giusta risposta a parecchie
domande. In conclusione, ci si rende
conto che il cammino di Gesù è un cammino di vita per Lui e per tutti coloro
che credono in Lui e a Lui si affidano.
Domenica 25 maggio. VI Domenica del Tempo di Pasqua. Ascensione del Signore. ( Gv 14, 23-25 )
Un’antica leggenda racconta
che Giovanni evangelista, ormai vecchio e morente sul letto, mormorasse in continuazione:
“Figli miei, amatevi gli uni gli altri ,
amatevi gli uni gli altri …” Questo testamento di Gesù, che ha trascritto
nel suo Vangelo, era per lui di estrema importanza, se non essenziale per la
vita eterna. Certamente fare proprio questo amore non era facile nemmeno a quei
tempi, turbolenti come i nostri. La stessa cosa si può dire per la pace che discende dall’amore: non si è mai parlato
di pace come oggi, eppure si continua a fare la guerra in tantissimi luoghi del
nostro pianeta ( si parla di 58- 60 conflitti : la 3° guerra mondiale
spezzettata, come dice papa Francesco ).
Ma, proprio su questo punto il Vangelo di Giovanni pone una determinante
distinzione: c’è una pace di Gesù ed un’altra del mondo, che non possono essere
neppure parenti lontanissime. L’Evangelista richiama le nostra attenzione sul
fatto che non dobbiamo credere dalle parole, dobbiamo tenere in somma
considerazione lo spirito e il contesto in cui sono pronunciate e da chi sono
pronunciate. Dio attraverso lo Spirito Santo ci propone la sua volontà, quindi
solo lo Spirito Santo può insegnarci ad intendere il vero senso delle parole. Per
questo possiamo rivolgerci con totale certezza a Lui quando ci sentiamo
disorientati, quando ci sentiamo deboli e fragili, quando ci sentiamo confusi e
non sappiamo cosa fare. Quando si presentano decisioni difficili da prendere,
lo Spirito Santo è un aiuto inestimabile al quale possiamo ricorrere attraverso
la preghiera ed una fede sincere.