N° 5 - Maggio 2022
Dal Diario di un parrocchiano
di Enzo Mazzini

Domenica 10 aprile - Domenica delle Palme –

 Oggi entriamo nella Settimana Santa, in cui viviamo i momenti dolorosi della passione e morte di Nostro Signore ed i grandi momenti di gioia della Sua Resurrezione, una settimana che ci ricorda quella della creazione: in quest'ultima siamo stati creati, mentre nella Settimana Santa siamo ricreati, redenti e santificati.
Il popolo di Dio sente molto questa ricorrenza ed infatti la nostra Chiesa di San Martino è davvero stracolma di fedeli. Molto significativa l'omelia di Padre Michele di cui riporto qualche passo: "Il clima della Settimana Santa è un clima che ci invita a vivere questo momento con Gesù ed il mio invito è questo: quando noi ascoltiamo e viviamo la parola di Gesù, in questo particolare momento, ci prende la tristezza perché sorgono in noi molti interrogativi ed in particolare: come mai Gesù ha sofferto così? Magari ci chiediamo perché Dio non ha fatto qualcosa per liberare Suo Figlio. Invece la Settimana Santa deve essere per noi un tempo di grazia ma anche di gioia: non perché Gesù è morto sulla Croce, non perché è stato ucciso in quel modo, ma perché Dio manifesta il suo grande amore per ognuno di noi: non soltanto per coloro che si comportano bene, ma per tutti. Dio non ha guardato la nostra conversione! Prima di morire non ha detto: "Adesso farò morire mio figlio perché si sono convertiti, sono diventati buoni, bravi, No! Dio ha messo il suo Figlio come dono, prima della nostra conversione, prima che noi credessimo in Lui che è morto per noi. E questa è la grande grazia per cui noi possiamo vivere la nostra fede e vogliamo diventare buoni, non tanto perché Dio mi possa voler bene. È sbagliato! Dio ci ama sempre! Allora perché dobbiamo convertirci? Essere buoni? Perché dobbiamo essere obbedienti? Per arricchirci della grazia di Dio. È questo! Per accogliere la grazia di Dio che è lì, sempre presente! ....."

Giovedì 14 aprile - Giovedì Santo -
"Fate questo in mia memoria! ". Ecco il cuore dell'Eucaristia e nel Cenacolo si rivela l'amore sconfinato di Gesù per tutti noi. Gli Evangelisti Marco e Luca ci descrivono fedelmente l'istituzione dell'Eucaristia. Così dice Marco: "Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nel regno di Dio". Gesù, con questo suo estremo gesto di donarsi a tutti noi sempre, si rivela il vero agnello che, col dono della sua vita, libera tutti noi dalla schiavitù del peccato e salva il mondo. Gesù inoltre, lavando ed asciugando i piedi degli Apostoli, dimostra tutto il suo spirito di servizio d'amore a Dio ed agli uomini, culminato con la sua passione e morte. Questo deve diventare il segno distintivo di tutti coloro che credono in Lui.
Nella nostra Chiesa di San Giuseppe è raccolto in preghiera un discreto gruppo di fedeli e Padre Michele ha predisposto delle profonde meditazioni.
Molto profonda anche la sua omelia pronunciata nel corso della Santa Messa e di cui riporto qualche passo: "Siamo entrati nel tempo del Triduo Pasquale. Iniziamo questo rito cristiano perché si realizza la salvezza di Dio nel suo Figlio, Gesù Cristo. Ma prima di subire la morte, Gesù ci lascia la sua presenza.  Possiamo dire la sua "presenza sacramentale". Perché sacramentale? Perché si realizza per mezzo di due segni che per noi rappresentano il Signore: il pane e il vino. In questo giorno viene infatti ricordata, ma anche vissuta, l'istituzione della Santa Eucaristia: l'ultima Cena.
Ma proprio nell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli avviene anche un segno che soltanto al tempo di Gesù realizzavano gli schiavi ai loro padroni: la lavanda dei piedi. È un atto interessante perché nessun ebreo poteva essere schiavo perché il giudeo si sentiva privilegiato, scelto dal Signore, salvato dall'Egitto, cioè si sentiva libero, non schiavo e pertanto gli schiavi non erano i Giudei ma i pagani, stranieri. Immaginiamo quindi Gesù che compie questo gesto della lavanda dei piedi, gesto riservato soltanto agli schiavi stranieri!
 Questo gesto è importante non soltanto perché è Gesù, ma un Gesù che si fa schiavo e straniero. Straniero perché non viene capito, schiavo perché si mette al servizio del suo popolo. Oggi possiamo dire "della sua Chiesa", perché i discepoli, riuniti in quel momento intorno alla mensa, rappresentano la Chiesa.  Fissiamo lo sguardo su questo brano che viene proclamato ogni Giovedì Santo, lo stesso brano del Vangelo di Giovanni ed in particolare fissiamo il nostro sguardo su quel gesto  che fece Gesù. L'Evangelista Giovanni dice che Gesù sapeva chi lo avrebbe tradito. Immaginate allora che Gesù diventa schiavo, straniero. Si inginocchia davanti ad un traditore, davanti ad uno che un'ora dopo Lo tradisce, Giuda e, secondo gli Evangelisti, un altro che Lo rinnegherà: Simon Pietro. E gli altri? Scappano, spariscono! Anche se nel Vangelo di Giovanni si dice che rimane quel Discepolo amato. La tradizione ci dice che è Giovanni, l’Evangelista, ma non c'è il nome: quel Discepolo che Gesù amava. Ma gli altri spariscono e Gesù verrà lasciato solo.
Ecco Gesù che si inginocchia davanti al suo traditore e davanti ad un discepolo che poco dopo lo rinnegherà. Quanto è bello questo atto! Gesù che si inginocchia davanti a me peccatore! Gesù si inginocchia davanti al suo popolo, davanti alla sua Chiesa!
Accogliamo veramente quel Gesù che si inginocchia davanti a me peccatore che tante volte lascio solo Gesù,  quando faccio solo la mia volontà o quando mi inquieto perché non si realizza il mio progetto, come Giuda, o quando non Lo riconosco come mio Signore, come mio Maestro e, ciononostante,  Gesù si inginocchia davanti a me, per amarmi, per servirmi, donandomi il Suo amore e la Sua misericordia.  ...."

Venerdì 15 aprile - Venerdì Santo -
 Oggi è il giorno in cui si celebrano la passione e la crocifissione di Gesù Cristo che ha accettato ed offerto la Sua morte ed il Suo immenso dolore per amore del Padre e di tutti noi, umanità peccatrice.
Molti sono i fedeli che sono corsi nella Chiesa di San Giuseppe per prendere parte ai riti della celebrazione della Passione del Signore (Passio). Molto profonda la riflessione di Padre Michele di cui riporto qualche passo: "Oggi celebriamo la Passione di Gesù, secondo il Vangelo di Giovanni.
Ciò che abbiamo ascoltato e contemplato è l'esperienza del "discepolo amato". È la testimonianza di quel giorno preciso: come Gesù ha consegnato la sua vita a noi. La morte di Gesù significa, per il cristiano, la vita, non la morte. L'Evangelista Giovanni ed anche gli altri Evangelisti non riferiscono mai della morte di Gesù sulla Croce, ma cercano di esprimersi attraverso una frase. Giovanni dice: "E, chinato il capo, consegnò lo Spirito". Luca, che abbiamo ascoltato domenica: "Spirò". Potremmo dire: "Soffiò sulla Croce in quel momento il Suo alito di vita, cioè la nuova creazione “. Se vi ricordate, e questo è molto importante per cogliere questo amore di Dio, quando Dio creò l'uomo, soffiò il Suo alito di vita nelle narici dell'uomo e divenne vivente. Gesù, dall'alto della Croce, consegna lo Spirito cioè consegna la vita dove la morte non ha più la forza: è vinta.
Come dobbiamo vivere questo giorno? Questa settimana non dobbiamo viverla nella tristezza, ma nella gioia perché, guardando Gesù, dobbiamo guardare, dietro la sofferenza fisica, l'amore di Dio. Dio consegna ad ognuno di noi la vita e l'amore.
Andiamo ad un'altra immagine antecedente la crocifissione e cioè alla figura dell'apostolo Pietro.
Dice l'Evangelista Giovanni, che si differenzia dagli altri Evangelisti: "L’altro discepolo entrò con Gesù e Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta e in quel momento la portinaia disse: “Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?" E Pietro risponde: "Non lo sono". Per tre volte Pietro rinnega Gesù. La domanda per noi oggi è questa: "Per noi chi è Gesù?" Oggi, in questo momento, chi è Gesù per noi, secondo la nostra esperienza, ciò che noi viviamo? Perché Pietro rinnega Gesù? Non Lo conosce? L'Evangelista Luca dice che, dopo tre volte, canta il gallo e Pietro pianse amaramente. L'Evangelista Giovanni non lo dice ma ciò che è importante nell'Apostolo Pietro è che è vicino al mistero della morte di Gesù. Nonostante non si senta vicino fisicamente, la sua esperienza di dolore è vicina a Gesù......Poi il dono di Gesù a Giovanni, sulla Croce: guardando Sua Madre, disse: "Donna, ecco il tuo figlio" e guardando quel discepolo amato, dice: "Ecco là tua madre!" E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. ...."

Domenica 17 aprile - Domenica di Pasqua -
Rallegriamoci ed esultiamo, Cristo è risorto! Lo annuncia l'Evangelista Giovanni: il sepolcro è vuoto, la pietra è stata ribaltata perché Gesù, che ha distrutto la morte, è veramente risorto e, distruggendo la morte, è vivo, è vivente. Convertiamoci e crediamo in Gesù Risorto per ottenere il perdono dei peccati! Rinnovati dal sacramento eucaristico, camminiamo in novità di vita nella fedeltà alla nostra vocazione battesimale (II Lettura).
Molto profonda l'omelia pronunciata da Padre Michele nella Santa Messa celebrata nella Chiesa di San Giuseppe: " La Pasqua del Signore! È la nostra festa. Ma che cos'è la Pasqua? La Pasqua significa "il passaggio": da che cosa? Nell'esperienza israelita è il passaggio dalla schiavitù alla libertà: dall'Egitto, simbolo di schiavitù, alla terra promessa, la libertà. Per noi Cristiani non è dall’Egitto alla Terra Promessa. Non è dalla schiavitù alla libertà, com’è l'esperienza israelita, ma per noi è il passaggio dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita, dalla passione e morte di Gesù alla resurrezione di Gesù. Possiamo dire dal peccato originale al nostro Battesimo. È ciò che celebriamo oggi e siamo invitati ad entrare in questa esperienza della Pasqua, del passaggio e cioè entrare in un'esperienza con quella luce che è Gesù per noi, oggi, nel 2022, la nostra Pasqua: è vivere questa esperienza nella nostra situazione storica, cioè nella nostra esperienza personale perché ognuno di noi ha un'esperienza: dal bambino più piccolo al più grande, al più anziano presente in questa celebrazione. Perché ognuno di noi ha un'esperienza particolare, che vive ogni giorno ed il cristiano è chiamato a vivere questa Pasqua, questo passaggio dalla tristezza alla gioia, dalla delusione alla speranza, dalla rabbia ad un sorriso della vita, da essere oppresso dai problemi e dalle difficoltà ad essere libero, se c'è una vita, se c'è una luce che è il volto di Dio in Gesù Cristo.
Chi ha partecipato questa notte alla Veglia Pasquale, ha ascoltato il Vangelo che diceva: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!" Ma questa mattina non c'è nessuna Resurrezione ma ci troviamo davanti a che cosa? Ad un sepolcro vuoto dove ci sono soltanto due cose: i teli e il Sudario. E basta! E Gesù? Cosa dice Maria di Magdala? - Giovanni dice Maria di Magdala mentre l'Evangelista Luca dice Maria Maddalena: è sempre la stessa persona - Cosa dice? "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno portato!". Questa non è la resurrezione ma è soltanto lo spostamento di un corpo secondo l'esperienza di Maria di Magdala. Perché la Chiesa ha voluto mettere per noi nella Messa del giorno questo brano? È perché dietro questo brano, questa pagina evangelica, c'è un messaggio per noi, oggi: c'è un movimento anche di Maria che corre verso la tomba per visitarla, ma la trova vuota. Per meglio dire, secondo l’Evangelista, vede che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Non entra. Guarda soltanto e vede che non c'è più Gesù dentro.  Non entra. Corre veloce indietro ed annuncia a Pietro ed all'altro discepolo che Gesù amava: "Hanno portato via il nostro Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". Cosa fanno questi due discepoli, Simon Pietro e l'altro che Gesù amava? Corrono tutti e due insieme ma, dice l’Evangelista, uno di loro correva più veloce ed arriva per primo. Guarda e vede che dentro ci sono i teli posati e non entra. Aspetta Simon Pietro. Poi arriva Simon Pietro, entra e vede due cose: i teli posati là e il sudario, non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Questa immagine è bellissima! I padri della Chiesa ci spiegano dicendo che Pietro rappresenta l'autorità, rappresenta il magistero, rappresenta l'istituzione. L'altro discepolo cosa rappresenta? Secondo i Padri della Chiesa rappresenta l'amore, rappresenta la carità, che sono i due volti della stessa medaglia. È necessario un magistero per guidarci, ma non basta. Non basta un'autorità ma occorre l'anima di questa autorità che è l'amore e l'amore è capace di comprendere per primo, non l'autorità, ciò che rappresenta il primo discepolo che non entra, ma aspetta. Ha la pazienza, ma comprende per primo perché ama, perché accoglie con amore una presenza che non vede, ma la sente e crede. Lo dice chiaramente. L'altro discepolo entra, vede e crede.
Ecco, noi oggi, nelle nostre difficoltà della vita, non vediamo tante volte la luce, ma vediamo la morte, i problemi, le disgrazie, le ingiustizie, la fame, ma se amiamo riconosciamo che siamo chiamati a vivere un'esperienza che sa sperare, che sa credere perché dietro alle difficoltà della vita di ogni giorno c'è il volto di Dio in Gesù Cristo e noi dobbiamo assumere questa luce per darla agli atri. ...........
Dentro il cuore di Pietro c'è una ferita: quella di non aver riconosciuto Gesù quando era nel Sinedrio, nella passione. Lo rinnega. Pianse amaramente, come dice l'Evangelista, ma quella ferita rimane perché manca quell'incontro con Gesù Risorto mentre l'altro discepolo, sempre nel Vangelo di Giovanni, era sotto la Croce, insieme alla Madre di Gesù. Era sotto la croce! Non c'è quindi dentro di lui quella ferita che è nell'Apostolo Pietro. E quante volte anche noi portiamo questa ferita che non ci permette di vivere nella pienezza del Signore nella nostra vita? Ma oggi, accanto al discepolo ferito, c'è il discepolo che ama, comprende e crede. Insieme vedono i teli del sudario e credono. Cosa rappresentano? Rappresentano la vita terrena che viene lasciata per abbracciare un'esperienza di luce e di grazia da vivere nel mondo divino.   ......"



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