COMMENTO ai VANGELI – Aprile
2022, Anno C
Egidio Banti
Domenica 3 aprile – Domenica V
di Quaresima (Giovanni, 8, 1 - 11)
Questa domenica un tempo, ed ancora oggi nella
forma straordinaria del rito romano (Messale romano del 1962), si chiamava
“Domenica di Passione”. Benché ora sia divenuta la quinta domenica del periodo
di Quaresima, una differenza si nota, tra le altre, proprio nel Vangelo della liturgia.
Non si legge infatti, come avvenuto sino alla domenica precedente, un brano di
Luca, bensì uno di Giovanni. Non sempre il medesimo, però, perché anche questo
brano giovanneo muta secondo la scansione degli anni liturgici. Poiché il
presente è l’anno C si legge dunque un testo di Giovanni diverso da quello
dell’anno passato e dal prossimo. Ed è, forse un po’ a sorpresa, il brano
celebre che vede Gesù salvare la vita e soprattutto perdonare la donna
adultera, reagendo in modo insolito (si mette a scrivere per terra con il dito
ed è l’unica volta che un gesto del genere viene riportato dai Vangeli) alla
provocazione dei farisei. Ma cosa c’entra la donna adultera con il periodo di
Passione e con l’avvicinarsi della Pasqua? Ce lo ha spiegato papa Francesco
celebrando una delle Messe del mattino a Santa Marta, nel 2014: “Questo brano
esprime il Vangelo della misericordia di Dio, che è preludio del perdono di Dio
… Dio perdona non con un decreto, ma con una
carezza, carezzando le nostre ferite del peccato. Perché Lui è coinvolto nel
perdono, è coinvolto nella nostra salvezza”. E’ tanto coinvolto in questa
“strategia del perdono” (che non dice “hai fatto bene a peccare”, no, bensì
“Va’, e non peccare più!”) da consentire la morte del Suo Figlio unigenito per la
redenzione dei nostri peccati. Siamo tutti peccatori, e la Pasqua è proprio il
giorno anche della nostra personale redenzione.
Domenica 10 aprile – Domenica
delle Palme (Luca, 22, 14 – 23, 56)
Nella domenica delle Palme il Vangelo della Messa è
rappresentato, anno per anno, dalla lettura della Passione di Nostro Signore
secondo uno dei tre evangelisti cosiddetti “sinottici” (Matteo, Marco, Luca).
Quest’anno, anno C, è dunque la volta del testo di Luca (la Passione secondo
Giovanni sarà invece proclamata nella liturgia del Venerdì Santo). Ogni
evangelista, ovviamente, presente i medesimi fatti con caratteristiche proprie,
letterarie e teologiche. Quelle di Luca gli derivano dal suo maestro Paolo, ma
anche, probabilmente, dalla sua professione di medico (“medico” lo chiama lo
stesso Paolo nella lettera ai Colossesi), impregnata di curiosità tutta umana e
di attenzione a fatti all’apparenza marginali. Come è stato osservato sulla
“Civiltà cattolica” in uno scritto del gesuita francese Marc Rastoin, “la Passione secondo Luca rivela un Gesù estremamente umano,
compassionevole e buono, un Gesù che non ci è lontano e inaccessibile, ma che è
vicino a noi. Un Gesù che è al tempo stesso un maestro e un modello, un
fratello e un intercessore”. Nei tempi difficili dell’umanità, come certamente
sono quelli che stiamo vivendo, c’è proprio grande bisogno di riscoprire in
Gesù un porto sicuro, un amico che ci abbracci e che ci dia forza tra le
delusioni e i pericoli della vita di tutti i giorni. E’ il Gesù che guarisce
con un tocco della mano il servo del sommo sacerdote, colpito all’orecchio da
uno dei discepoli mentre stava per arrestarlo, il Gesù che dice al Padre, dei
suoi aguzzini: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Come
abbiamo osservato per il Vangelo della domenica precedente, la liturgia che ci
prepara alla Pasqua è una grande “liturgia del perdono”. Un perdono che è, per
tutti, certezza di redenzione e speranza di salvezza.
Sabato 16 aprile – Veglia
pasquale (Luca 24, 1 - 12)
Come sempre, i brani evangelici che la liturgia propone
per la Pasqua sono due. Il primo viene letto nel corso della Veglia notturna,
la “Madre di tutte le Veglie” come l’aveva definita Agostino. Questo brano,
dedicato in modo diretto al racconto della risurrezione, si alterna ogni anno,
quindi per il 2022 è quello di Luca. Al centro del racconto, breve ed
essenziale, ci sono le parole dei due uomini “in vesti sfolgoranti”, che
appaiono alle pie donne nel sepolcro: “Perché
cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. Con la
contrapposizione tra morte e vita, oltretutto da persona che di professione pare
facesse il medico, Luca ci indica il fondamento di quanto è avvenuto all’inizio
di quel giorno, “il primo dopo il sabato”. Gesù è risuscitato, e la sua vita si
staglia nel profilo dell’eternità. Luca sembra qui citare, quasi alla lettera,
il suo maestro Paolo, nella prima lettera ai Corinzi: “Cristo
è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a
causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione
dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita
in Cristo”.
Domenica 17 aprile – Pasqua di
Risurrezione (Giovanni 20, 1 – 9)
Nelle Messe del giorno il testo evangelico è quello
di Giovanni. Rispetto ai sinottici, il racconto di Giovanni è ancora più
vivido, dal momento che il giovane apostolo era stato protagonista diretto di
quell’evento centrale nella storia umana. Giovanni, infatti, racconta in
qualche modo se stesso, aggiungendo il particolare, davvero efficace, del suo
arrivo per primo al sepolcro, “staccando” Pietro grazie alla sua energia
giovanile, di poco più che un ragazzo. E’ inutile dire che particolari del
genere rappresentano, come spiegano gli esegeti, un ulteriore apporto al valore
storico e documentale dei racconti evangelici. Rispetto ai testi degli altri evangelisti
(per esempio a quello di Marco) in Giovanni non c’è la figura dell’angelo, ma
la frase finale sembra richiamare ugualmente un ammonimento celeste: “Non
avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti”.
La Risurrezione è davvero la festa della vita, e tutto nel mondo, grazie ad
essa, cambia aspetto e prospettiva.
Domenica 24 aprile - Domenica
“in Albis” (Giovanni 20, 19 - 31)
La seconda domenica del tempo pasquale, oggi, è
conosciuta come la domenica “della Misericordia”, ma la liturgia tiene ancora
conto dell’antica tradizione della Chiesa, secondo la quale questa era la
domenica dell’Ottava di Pasqua, ovvero la seconda del tempo pasquale (detta
anche “in albis”, perché proprio oggi i catecumeni battezzati nel corso della
Veglia pasquale deponevano le loro vesti bianche). Il Vangelo è dunque una
prosecuzione del capitolo che l’evangelista Giovanni dedica alla Risurrezione
di Gesù, di poco seguente ai versetti letti nella Messa di Pasqua. L’episodio
si riferisce infatti ancora al giorno di Pasqua (“il primo giorno della
settimana”, come era nella tradizione ebraica secondo la quale la settimana
terminava con il Sabato): è già sera, e Gesù compare ai discepoli, fornendo le
prove di essere risorto. Otto giorni dopo (ecco il richiamo liturgico
all’ottava), Gesù torna di nuovo e conferma di essere risorto da morte a
Tommaso, sino a quel momento incredulo. L’ammonimento di Gesù però va oltre
l’apostolo e investe tutti noi: “Beati quelli che non hanno visto ed hanno creduto!”.
Credere nel Risorto significa credere in un destino diverso per l’umanità,
motivo di speranza e di gioia, aspetti tanto più importanti in un tempo
difficile come quello che per tante ragioni stiamo attraversando.