LA GIOIA DI MARIA QUANDO
SENTI' PIANGERE IL BAMBINO:
ECCO PERCHE’ E’ IL NATALE LA
VERA FESTA DELLA MAMMA.
Il Natale, che abbiamo vissuto
da poco, è la festa di Gesù. Babbo Natale e l'albero, come è ben noto, sono
venuti molto dopo. Ma la festa di Gesù è anche, in modo inevitabile, la festa
della sua mamma, Maria. Sembra bello, dunque, riflettere, tra i tanti motivi
suggeriti dal Natale, su alcuni che sono
legati proprio alla madre di Gesù e a quella notte, di fronte alla
mangiatoia. Mi riferisco, in particolare, alla gioia e alla commozione che
dovette provare Maria quando per la prima volta sentì piangere il suo Bambino e
capì che chiedeva il suo latte.
In quel momento Maria - ancora
frastornata dalle vicende convulse di quei nove mesi – poté comprendere una
cosa molto precisa: di essere diventata madre a tutti gli effetti, al cento per
cento. L'arcangelo Gabriele, per come l’evangelista Luca ci ha raccontato, non
era stato molto preciso, sul punto. Maria sapeva, certo, che da lei sarebbe
nato un bambino, in forma miracolosa (“Su di te stenderà la sua ombra la
potenza dell’Altissimo”), ma proprio per questo non sapeva come sarebbe stato
davvero. Il pianto di Gesù e la prima "poppata" le rivelarono dunque
pienamente che da lei era nato un piccolo di uomo, non solo il Figlio di Dio.
Dobbiamo pensare che, per diversi secoli, all'interno stesso della Chiesa ci
furono, su questo punto, discussioni accese, sconfinanti nell'eresia
monofisita: Dio non poteva, dicevano alcuni Padri, diventare uomo, per cui il
suo corpo non era, non poteva essere un vero corpo. Il secondo concilio di
Efeso vide al riguardo profondi contrasti.
Certo, se nel Cristo ci fosse
stata una sola natura, quella divina, quanto meno il ruolo di Maria come madre
si sarebbe dunque ridotto di molto. Ma non era così. Ci pensò il concilio di
Calcedonia (nell’anno 451) a rimettere le cose a posto. E così anche oggi,
nell'inno "Ave Maris Stella", la liturgia della Chiesa chiede a Maria
di mostrarci sino in fondo di essere madre ("monstra te esse
matrem"), madre di Gesù ma, attraverso di Lui, madre di tutti noi.
E' bello allora ricordare in
questo tempo di Natale l’iniziativa che il Museo diocesano di Sarzana ha
presentato qualche settimana fa in un incontro dedicato, con la “lettura” di
alcune belle immagini di dipinti antichi, alla devozione della "Madonna
del latte". Nei dipinti di questo genere si vede appunto Maria che allatta
il suo Bambino. Ed è una devozione che, come si capisce, aveva proprio lo scopo
di ribadire, nel modo più evidente e significativo, che quella notte di Natale
non era venuto alla luce solo il Figlio di Dio, ma anche un uomo vero e proprio.
Non a caso, nella Messa della
notte, la preghiera “sopra le offerte”, recitata dal celebrante, parla di
"misterioso scambio" (in latino "commercium" ) tra Dio e
l'uomo. Perché una cosa sola Dio onnipotente non ha di suo, e non può avere: il
corpo umano. E quel corpo glielo abbiamo dato noi peccatori, grazie a Maria,
che proprio anche per questo è stata considerata e poi proclamata immacolata
sin dalla sua concezione.
Se ci pensiamo bene, la stessa
devozione al Preziosissimo Sangue – così forte nella terra di Luni anche grazie
alla reliquia tuttora conservata nell’antica cattedrale di Sarzana – deriva in
qualche modo dalla devozione del latte. Perché, anche qui, ci sono stati in
passato teologi che hanno messo in dubbio la possibilità che dal corpo di un
Dio fatto uomo potesse uscire, ed essere raccolto vero sangue. La Chiesa ha
invece ribadito, come detto sopra, che quel corpo era proprio un corpo umano:
“Vero Dio e vero uomo”, come riporta nella seconda sezione della prima parte,
dal numero 464 al numero 470, il Catechismo della Chiesa cattolica.
Ed essendo davvero il corpo di
un uomo, quell’uomo ha avuto nella sua vita terrena fame e sete, come ciascuno
di noi: dal primo momento, il pianto con cui ha chiesto alla sua Mamma il latte
di quel seno che lo aveva ospitato, sino all’ultimo, sulla croce, con
l’invocazione “Ho sete”, insieme tenera e disperata.
Maria ai piedi della croce era
presente, e vedeva in quel momento attuarsi la profezia del vecchio Simeone,
quando la vide portare Gesù al tempio di Gerusalemme per il rito della
presentazione: “A te una spada trafiggerà l'anima”. La gioia di Maria nel
vedere il Bambino che “poppava” e che, pian piano, “cresceva in sapienza e in
grazia”, era dunque sin dall’inizio velata dalla consapevolezza che avrebbe sofferto
e sarebbe morto. Ma tale consapevolezza era congiunta alla certezza che lo
Spirito di Dio, artefice dell’incarnazione, fosse presente in quel Bambino:
“vero Dio e vero uomo”, appunto, venutoi al mondo sì per soffrire e per morire,
ma proprio per questo per redimerci. Per questo Maria è anche, nella Grazia che
l’ha inondata sin da quel giorno a Nazareth, la madre di tutti noi. Ha quindi
fatto bene papa Francesco, all’indomani del Natale e nel giorno della Santa
Famiglia, ricordare a tutti il valore immenso della maternità: “Dio mandò il
suo Figlio, nato da donna”, come ribadisce san Paolo nella lettera ai Galati.
Per questo ogni maternità ogni bambino che nasce è segno e figura della
maternità più importante nella storia umana. Auguri dunque a tutti, ed in
particolare a tutte le mamme !
Egidio
Banti