N° 1 - Gennaio 2022
LA GIOIA DI MARIA QUANDO SENTI' PIANGERE IL BAMBINO:
di Egidio Banti

LA GIOIA DI MARIA QUANDO SENTI' PIANGERE IL BAMBINO:

ECCO PERCHE’ E’ IL NATALE LA VERA FESTA DELLA MAMMA.

 

Il Natale, che abbiamo vissuto da poco, è la festa di Gesù. Babbo Natale e l'albero, come è ben noto, sono venuti molto dopo. Ma la festa di Gesù è anche, in modo inevitabile, la festa della sua mamma, Maria. Sembra bello, dunque, riflettere, tra i tanti motivi suggeriti dal Natale, su alcuni che sono  legati proprio alla madre di Gesù e a quella notte, di fronte alla mangiatoia. Mi riferisco, in particolare, alla gioia e alla commozione che dovette provare Maria quando per la prima volta sentì piangere il suo Bambino e capì che chiedeva il suo latte.
In quel momento Maria - ancora frastornata dalle vicende convulse di quei nove mesi – poté comprendere una cosa molto precisa: di essere diventata madre a tutti gli effetti, al cento per cento. L'arcangelo Gabriele, per come l’evangelista Luca ci ha raccontato, non era stato molto preciso, sul punto. Maria sapeva, certo, che da lei sarebbe nato un bambino, in forma miracolosa (“Su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”), ma proprio per questo non sapeva come sarebbe stato davvero. Il pianto di Gesù e la prima "poppata" le rivelarono dunque pienamente che da lei era nato un piccolo di uomo, non solo il Figlio di Dio. Dobbiamo pensare che, per diversi secoli, all'interno stesso della Chiesa ci furono, su questo punto, discussioni accese, sconfinanti nell'eresia monofisita: Dio non poteva, dicevano alcuni Padri, diventare uomo, per cui il suo corpo non era, non poteva essere un vero corpo. Il secondo concilio di Efeso vide al riguardo profondi contrasti.
Certo, se nel Cristo ci fosse stata una sola natura, quella divina, quanto meno il ruolo di Maria come madre si sarebbe dunque ridotto di molto. Ma non era così. Ci pensò il concilio di Calcedonia (nell’anno 451) a rimettere le cose a posto. E così anche oggi, nell'inno "Ave Maris Stella", la liturgia della Chiesa chiede a Maria di mostrarci sino in fondo di essere madre ("monstra te esse matrem"), madre di Gesù ma, attraverso di Lui, madre di tutti noi.

E' bello allora ricordare in questo tempo di Natale l’iniziativa che il Museo diocesano di Sarzana ha presentato qualche settimana fa in un incontro dedicato, con la “lettura” di alcune belle immagini di dipinti antichi, alla devozione della "Madonna del latte". Nei dipinti di questo genere si vede appunto Maria che allatta il suo Bambino. Ed è una devozione che, come si capisce, aveva proprio lo scopo di ribadire, nel modo più evidente e significativo, che quella notte di Natale non era venuto alla luce solo il Figlio di Dio, ma anche un uomo vero e proprio.
Non a caso, nella Messa della notte, la preghiera “sopra le offerte”, recitata dal celebrante, parla di "misterioso scambio" (in latino "commercium" ) tra Dio e l'uomo. Perché una cosa sola Dio onnipotente non ha di suo, e non può avere: il corpo umano. E quel corpo glielo abbiamo dato noi peccatori, grazie a Maria, che proprio anche per questo è stata considerata e poi proclamata immacolata sin dalla sua concezione.

Se ci pensiamo bene, la stessa devozione al Preziosissimo Sangue – così forte nella terra di Luni anche grazie alla reliquia tuttora conservata nell’antica cattedrale di Sarzana – deriva in qualche modo dalla devozione del latte. Perché, anche qui, ci sono stati in passato teologi che hanno messo in dubbio la possibilità che dal corpo di un Dio fatto uomo potesse uscire, ed essere raccolto vero sangue. La Chiesa ha invece ribadito, come detto sopra, che quel corpo era proprio un corpo umano: “Vero Dio e vero uomo”, come riporta nella seconda sezione della prima parte, dal numero 464 al numero 470, il Catechismo della Chiesa cattolica.
Ed essendo davvero il corpo di un uomo, quell’uomo ha avuto nella sua vita terrena fame e sete, come ciascuno di noi: dal primo momento, il pianto con cui ha chiesto alla sua Mamma il latte di quel seno che lo aveva ospitato, sino all’ultimo, sulla croce, con l’invocazione “Ho sete”, insieme tenera e disperata.

Maria ai piedi della croce era presente, e vedeva in quel momento attuarsi la profezia del vecchio Simeone, quando la vide portare Gesù al tempio di Gerusalemme per il rito della presentazione: “A te una spada trafiggerà l'anima”. La gioia di Maria nel vedere il Bambino che “poppava” e che, pian piano, “cresceva in sapienza e in grazia”, era dunque sin dall’inizio velata dalla consapevolezza che avrebbe sofferto e sarebbe morto. Ma tale consapevolezza era congiunta alla certezza che lo Spirito di Dio, artefice dell’incarnazione, fosse presente in quel Bambino: “vero Dio e vero uomo”, appunto, venutoi al mondo sì per soffrire e per morire, ma proprio per questo per redimerci. Per questo Maria è anche, nella Grazia che l’ha inondata sin da quel giorno a Nazareth, la madre di tutti noi. Ha quindi fatto bene papa Francesco, all’indomani del Natale e nel giorno della Santa Famiglia, ricordare a tutti il valore immenso della maternità: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna”, come ribadisce san Paolo nella lettera ai Galati. Per questo ogni maternità ogni bambino che nasce è segno e figura della maternità più importante nella storia umana. Auguri dunque a tutti, ed in particolare a tutte le mamme !

 

  Egidio Banti



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