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EPIFANIA. ( Mt 2, 1-12 )
L’Epifania è la solennità importante che
chiude il ciclo liturgico del Natale.
E’ la manifestazione di Gesù a tutti i
popoli, rappresentati dai Magi ( i Grandi della Terra ), che offrono oro ( che
significa regalità di Cristo ),
incenso
( divinità di Gesù ), mirra ( umanità del Signore ). Matteo inizia la narrazione
di questa manifestazione dicendo : “Nato
Gesù a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode.” La presenza di re Erode
nella narrazione è fondamentale per due motivi: il primo, per dare concretezza
e credibilità storica alla nascita di Gesù, il secondo, mette in evidenza la
seria preoccupazione di Erode che riteneva di avere in Gesù un antagonista da
eliminare, come dice la profezia “E tu,
Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di
Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà pastore del mio popolo Israele”.
L’evangelista Luca dice che “entrati
nella casa , videro il bambino con Maria sua Madre, si prostrarono e lo
adorarono”. Così anche Luca ci manifesta la regalità di Gesù sottolineata
dal comportamento dei Magi che rappresentano tutto il mondo non ebraico. Erode
è il tipico egoista, arrivato al trono con la violenza e l’assassinio, mentre i
capi dei sacerdoti e gli scribi, pur conoscendo le scritture e la verità, per
vile opportunismo, rifiutano di aprirsi al futuro e al nuovo. Tutti siamo alla
ricerca di Dio o meglio Dio è alla ricerca di ciascuno di noi non sempre
disponibili ad accoglierlo. La ricerca è fatica.
I pastori devono vincere il riposo notturno, i Magi fanno un lungo ed incerto
cammino al seguito di una stella che a volte si nasconde ai loro occhi, ma non
demordono e così sono premiati. Anche in ciascuno di noi ci sono momenti di
buio, di dubbio, di incertezza, ma la speranza che Lui ci sta cercando è la sola certezza che porta al traguardo.
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BATTESIMO DI GESU’. (Mt 3,15-16; 21- 22)
La voce che dall’alto indica Gesù il suo Figlio prediletto di cui si è
compiaciuto, è il segno eclatante di come lo Spirito Santo attesti la divinità
di Gesù proprio nel momento in cui, come un qualsiasi essere umano, compie il
gesto penitenziale sottoponendosi al battesimo in acqua di Giovanni il
Battista. Gesù mostra anche in questa occasione tutta la sua grandezza
manifestandosi nell’umiltà dei gesti e delle parole. Sembra volerci dire che ad
ogni passo possiamo scegliere Dio o rifiutarlo, estremi ( peccato e santità ) che all’uomo appaiono
entrambi attraenti, ma nella quotidianità, accettando il dono dell’umiltà, ci
sarà chiara la scelta di campo da fare.
16 DOMENICA II del Tempo Ordinario. ( Gv 2, 1-11 )
“Non è venuta ancora la mia ora” dice Gesù a Maria con un tono che
non ammette replica, tanto da far sembrare inopportuna la richiesta di sua Madre:
“Non hanno più vino.” Per “ora”
s’intende il momento di iniziare la
missione pubblica, cioè il tempo dei segni tangibili, dei miracoli. Anche Gesù
obbedisce ad un tempo che non ha stabilito Lui, ma che il Padre gli ha
assegnato.
Il miracolo di Cana di Galilea è il segno della forza della fede di Maria. Forza che brilla anche nella gioia del
maestro di tavola. Con questo miracolo, che è allegro e dona gioia agli sposi a
differenza di tutti gli altri che
risolvono dolori grandissimi, ha inizio la vita pubblica di Gesù.
23 DOMENICA III del Tempo ordinario. ( Lc
1, 1-4; 4, 14- 21 )
Al resoconto del discorso di
Gesù alle gente del suo paese, Nazareth, viene fatto precedere il prologo del
Vangelo dove l’evangelista Luca
chiarisce il carattere storico e
documentabile del suo Vangelo per dare solidità e autorevolezza agli insegnamenti
del Maestro. Tutti devono essere certi e convinti dell’importanza di Gesù e
delle sue parole per la storia dell’uomo. Luca si prefigge l’obiettivo di
mostrare come quella di Gesù non sia un’opera umana, ma la rivelazione del
progetto di Dio per l’uomo. Di fatto la sua missione terrena è accogliere tutti
per renderli liberi. E’ la profezia di Isaia di cui Gesù si appropria e pone in
essere.
Con la lettera apostolica in forma di Motu proprio “Aperuit illis”, Papa Francesco ha stabilito che la III Domenica del
tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione
della Parola di Dio.
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DOMENICA IV del Tempo ordinario. ( Mc 4, 21 – 30 )
Gli uomini rifiutano il
profeta che parla in nome di Dio perché avvertono in lui un personaggio
scomodo, che tenta di scuoterli dal loro quieto vivere e li condanna per le vie
sbagliate che percorrono, suggerendo di cambiare vita.
A Nazareth rifiutano Gesù, il figlio del falegname, quindi un signor nessuno,
che propone e chiede un radicale cambiamento di vita e di abitudini. Così si
cercano i pretesti per non dare ascolto ai suggerimenti e all’ invito del
profeta. Il genere umano ha bisogno di profeti del Vangelo, oggi più di ieri,
ma prima di offrirmi devo chiedermi:
come accolgo Gesù che quotidianamente mi invita alla conversione? Sono in grado
di dare, meglio, donare a chi avvicino ( o si avvicina a me ) un chiaro stimolo al
bene ? I miei criteri di giudizio, le mie scelte di vita, il mio approccio col
prossimo entrano o no in crisi quando leggo e rifletto il Vangelo? Questa è una necessaria e seria verifica
unita alla preghiera. In caso contrario, che senso ha dirsi cristiano e
soprattutto, com’è possibile essere di esempio in famiglia, sul lavoro, nella
scuola, nel tempo libero, nei rapporti interpersonali ?