“Inchiesta sulla storia dei primi secoli della Chiesa”: su questo
tema, indubbiamente accattivante, si è tenuto a Rona, dal 27 al 29 ottobre
scorso, un convegno promosso dal Pontificio comitato di scienze storiche”.
Perché ne parliamo qui ? Perché a presentare il convegno, martedì 26 ottobre, è
stato chiamato, insieme al presidente padre Bernard Ardura dell’ordine
premostratense, è stato chiamato il professor Gaetano Lettieri, docente di
Storia del Cristianesimo all’università “La Sapienza” di Roma e componente del
comitato stesso. Lettieri non è un nome nuovo per i lettori del “Sentiero”, dal
momento che di lui si è parlato proprio anche nel numero scorso, in quanto tra
i relatori al convegno di Sarzana (e si potrebbe dire almeno della Val di
Magra) sulla figura di padre Vincenzo Damarco, vincenziano. E infatti Lettieri,
pochi giorni prima di immergersi nella preparazione del convegno internazionale
di cui si è detto, era a Sarzana, alla Casa della Missione, per ricordare
Damarco, che, non avendo potuto farlo a suo tempo di persona, ha imparato a
conoscere, da ottimo storico quale è, dalla lettura del suo “Commento ai
Vangeli” oltre che dalla testimonianza di quanti a suo tempo gli furono amici
ed allievi.
La concomitanza dei due eventi, quello di Sarzana e quello di
Roma, è certamente casuale, ma la loro vicinanza, che potremmo definire
provvidenziale, consente di riflettere su un concetto che li accomuna, e che
unisce anche tante pagine e tanti numeri nella collezione del “Sentiero”:
ovvero quella che potremmo definire “la giovinezza della Chiesa nei suoi tanti
volti”. A Lettieri e a padre Ardura uno dei giornalisti presenti alla
conferenza stampa ha osservato come il tema dell’iniziativa da loro presentata
fosse tale “da far tremare le vene e i polsi”, aggiungendo: “E se emergesse che
prima di Costantino non ci sono tracce storiche del Cristianesimo ?”. Ardura e
Lettieri hanno risposto che questa preoccupazione non esiste, dal momento che
quasi ogni giorno nuove ricerche archeologiche e storiche portano alla luce
testimonianze cristiane dei primissimi secoli. Ma che è invece importante
studiare la Chiesa di allora, nella sua giovinezza – tanto più a fronte dei
millenni seguenti – e nella molteplicità delle sfide che già doveva affrontare.
All’obiezione poi circa la presenza tra i relatori anche di esperti
protestanti, Lettieri ha fatto notare come il metodo storico non possa avere “una
connotazione confessionale”, poggiando esso invece sulla serietà del lavoro di
ricerca e sul confronto aperto tra posizioni diverse.
Venendo
al convegno di Sarzana, che – seguìto all’intitolazione a padre Damarco del
piccolo slargo di accesso alla Missione – aveva per tema “La dignità della
persona umana e l’apertura agli altri”, è difficile sfuggire alla sensazione
che le parole “romane” di Lettieri valessero anche per quanto stanno facendo in
Val di Magra gli “amici di padre Damarco” e, nella sua generosità, anche il
“Sentiero”. Se infatti il tema trattato era il medesimo già affrontato in
occasioni analoghe, come quella dello scorso anno, di diverso c’era, questa
volta, la presenza di padre Erminio Antonello, visitatore per l’Italia della
congregazione della Missione, ovvero dei vincenziani. E’ noto come per molto
tempo l’allontanamento da Sarzana del padre Damarco, avvenuto all’inizio degli
anni Settanta, sia stato messo in relazione a provvedimenti nei suoi confronti
decisi dai vertici di allora dei vincenziani probabilmente su sollecitazione
della curia vescovile spezzina. Sia come sia, il tempo è sempre galantuomo e
consente, per chi ha la fortuna di averne la possibilità, di valutare le cose
in contesti e sotto angolazioni diverse. Padre Antonello, l’altro giorno, non ha
parlato specificamente delle vicende di allora, ma ha composto di persona una
bellissima preghiera per l’intitolazione dello slargo, preghiera nella quale è
richiamata molto bene la figura del religioso ancora così amato a Sarzana e nei
dintorni. Ed ha poi trattato il tema proposto sulla falsariga di molte
indicazioni del “Commento di Vangeli”, raccomandando poi ai presenti di far
pervenire alla congregazione ogni ulteriore documento esistente sulla figura e
l’opera di Damarco, perché possa adeguatamente essere collocato negli archivi.
Anche in questo modo, viene da dire, la Chiesa manifesta il volto della propria
giovinezza.
Tutto
il convegno sarzanese – il tema del resto non poteva non sollecitarlo a questo
– è stato incentrato sulla visione di una Chiesa che, all’inizio di un cammino
sinodale, quello voluto da papa Francesco, che diversi osservatori si sono
arrischiati nel paragonare a un Concilio ecumenico a forma di “rete” di
carattere mondiale, fa emergere la sua giovinezza. Non per farsene vanto, ma per
svolgere sino in fondo, anche anticipando i tempi o, meglio, sapendo
interpretare quelle che già Leone XIII chiamava “le cose nuove”, il proprio
servizio evangelico nei confronti degli uomini e delle donne di tutto il mondo.
E se, tra i relatori, il teologo don Giovanni Ceretti, quasi novantenne
nell’età anagrafica ma quanto mai giovane nella vivacità e profondità del
proprio pensiero, ha ribadito la necessità di affrontare anche temi che oggi
possono apparire prematuri o controcorrente, quali il sacerdozio femminile e
una piena comunione ecumenica di confessioni e di fedi, Lettieri ha collocato
nuovamente la figura di Damarco in un contesto storico che, a ormai mezzo
secolo di distanza, indica la freschezza e l’attualità del suo impegno
magisteriale. Non a caso, l’illustre docente della “Sapienza” ha già affidato
ad alcuni suoi allievi tesi di laurea dedicate proprio alla figura del
religioso così legato a Sarzana e alla Val di Magra.
Giovinezza,
per la Chiesa, vuol dire vitalità e vivacità. Aspetti, questi, che i suoi
detrattori spesso mostrano di non comprendere, o di non voler comprendere.
Damarco, per come ben lo ricorda chi lo ha conosciuto, non se ne farebbe un
problema più di tanto. Sapendo che essere giovani vuol dire anche, a volte,
andare tanto avanti da non farsi ben capire dagli altri, ma anche, se si semina
bene, avere il tempo di future stagioni di mietitura.