N° 9 - Novembre 2021
LA GIOVINEZZA DELLA CHIESA NEI SUOI TANTI VOLTI
di Egidio Banti


“Inchiesta sulla storia dei primi secoli della Chiesa”: su questo tema, indubbiamente accattivante, si è tenuto a Rona, dal 27 al 29 ottobre scorso, un convegno promosso dal Pontificio comitato di scienze storiche”. Perché ne parliamo qui ? Perché a presentare il convegno, martedì 26 ottobre, è stato chiamato, insieme al presidente padre Bernard Ardura dell’ordine premostratense, è stato chiamato il professor Gaetano Lettieri, docente di Storia del Cristianesimo all’università “La Sapienza” di Roma e componente del comitato stesso. Lettieri non è un nome nuovo per i lettori del “Sentiero”, dal momento che di lui si è parlato proprio anche nel numero scorso, in quanto tra i relatori al convegno di Sarzana (e si potrebbe dire almeno della Val di Magra) sulla figura di padre Vincenzo Damarco, vincenziano. E infatti Lettieri, pochi giorni prima di immergersi nella preparazione del convegno internazionale di cui si è detto, era a Sarzana, alla Casa della Missione, per ricordare Damarco, che, non avendo potuto farlo a suo tempo di persona, ha imparato a conoscere, da ottimo storico quale è, dalla lettura del suo “Commento ai Vangeli” oltre che dalla testimonianza di quanti a suo tempo gli furono amici ed allievi.
La concomitanza dei due eventi, quello di Sarzana e quello di Roma, è certamente casuale, ma la loro vicinanza, che potremmo definire provvidenziale, consente di riflettere su un concetto che li accomuna, e che unisce anche tante pagine e tanti numeri nella collezione del “Sentiero”: ovvero quella che potremmo definire “la giovinezza della Chiesa nei suoi tanti volti”. A Lettieri e a padre Ardura uno dei giornalisti presenti alla conferenza stampa ha osservato come il tema dell’iniziativa da loro presentata fosse tale “da far tremare le vene e i polsi”, aggiungendo: “E se emergesse che prima di Costantino non ci sono tracce storiche del Cristianesimo ?”. Ardura e Lettieri hanno risposto che questa preoccupazione non esiste, dal momento che quasi ogni giorno nuove ricerche archeologiche e storiche portano alla luce testimonianze cristiane dei primissimi secoli. Ma che è invece importante studiare la Chiesa di allora, nella sua giovinezza – tanto più a fronte dei millenni seguenti – e nella molteplicità delle sfide che già doveva affrontare. All’obiezione poi circa la presenza tra i relatori anche di esperti protestanti, Lettieri ha fatto notare come il metodo storico non possa avere “una connotazione confessionale”, poggiando esso invece sulla serietà del lavoro di ricerca e sul confronto aperto tra posizioni diverse.
Venendo al convegno di Sarzana, che – seguìto all’intitolazione a padre Damarco del piccolo slargo di accesso alla Missione – aveva per tema “La dignità della persona umana e l’apertura agli altri”, è difficile sfuggire alla sensazione che le parole “romane” di Lettieri valessero anche per quanto stanno facendo in Val di Magra gli “amici di padre Damarco” e, nella sua generosità, anche il “Sentiero”. Se infatti il tema trattato era il medesimo già affrontato in occasioni analoghe, come quella dello scorso anno, di diverso c’era, questa volta, la presenza di padre Erminio Antonello, visitatore per l’Italia della congregazione della Missione, ovvero dei vincenziani. E’ noto come per molto tempo l’allontanamento da Sarzana del padre Damarco, avvenuto all’inizio degli anni Settanta, sia stato messo in relazione a provvedimenti nei suoi confronti decisi dai vertici di allora dei vincenziani probabilmente su sollecitazione della curia vescovile spezzina. Sia come sia, il tempo è sempre galantuomo e consente, per chi ha la fortuna di averne la possibilità, di valutare le cose in contesti e sotto angolazioni diverse. Padre Antonello, l’altro giorno, non ha parlato specificamente delle vicende di allora, ma ha composto di persona una bellissima preghiera per l’intitolazione dello slargo, preghiera nella quale è richiamata molto bene la figura del religioso ancora così amato a Sarzana e nei dintorni. Ed ha poi trattato il tema proposto sulla falsariga di molte indicazioni del “Commento di Vangeli”, raccomandando poi ai presenti di far pervenire alla congregazione ogni ulteriore documento esistente sulla figura e l’opera di Damarco, perché possa adeguatamente essere collocato negli archivi. Anche in questo modo, viene da dire, la Chiesa manifesta il volto della propria giovinezza.
Tutto il convegno sarzanese – il tema del resto non poteva non sollecitarlo a questo – è stato incentrato sulla visione di una Chiesa che, all’inizio di un cammino sinodale, quello voluto da papa Francesco, che diversi osservatori si sono arrischiati nel paragonare a un Concilio ecumenico a forma di “rete” di carattere mondiale, fa emergere la sua giovinezza. Non per farsene vanto, ma per svolgere sino in fondo, anche anticipando i tempi o, meglio, sapendo interpretare quelle che già Leone XIII chiamava “le cose nuove”, il proprio servizio evangelico nei confronti degli uomini e delle donne di tutto il mondo. E se, tra i relatori, il teologo don Giovanni Ceretti, quasi novantenne nell’età anagrafica ma quanto mai giovane nella vivacità e profondità del proprio pensiero, ha ribadito la necessità di affrontare anche temi che oggi possono apparire prematuri o controcorrente, quali il sacerdozio femminile e una piena comunione ecumenica di confessioni e di fedi, Lettieri ha collocato nuovamente la figura di Damarco in un contesto storico che, a ormai mezzo secolo di distanza, indica la freschezza e l’attualità del suo impegno magisteriale. Non a caso, l’illustre docente della “Sapienza” ha già affidato ad alcuni suoi allievi tesi di laurea dedicate proprio alla figura del religioso così legato a Sarzana e alla Val di Magra.
Giovinezza, per la Chiesa, vuol dire vitalità e vivacità. Aspetti, questi, che i suoi detrattori spesso mostrano di non comprendere, o di non voler comprendere. Damarco, per come ben lo ricorda chi lo ha conosciuto, non se ne farebbe un problema più di tanto. Sapendo che essere giovani vuol dire anche, a volte, andare tanto avanti da non farsi ben capire dagli altri, ma anche, se si semina bene, avere il tempo di future stagioni di mietitura.

 





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