“Gesù
disse ai suoi discepoli: sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto
vorrei fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono
angosciato finché tutto non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro
nuora e nuora contro suocera.” ( Lc, 12, 49-53 ) Ovviamente il
suo è il fuoco dell’amore, della misericordia, del dono di una finalità
e di un valore nuovi all’esistenza dell’intera umanità. Invece…persino le
famiglie e i parenti più stretti, legati da legami di sangue, si divideranno e
si daranno battaglia. Figuriamoci gli altri !!. Per questo il battesimo di
sangue ( la croce ) “nel quale sarò
battezzato” lo angoscia non poco “
finché tutto non sia compiuto!” Per
un attimo ho temuto che mettesse in dubbio l’utilità e l’indispensabilità della
sua opera salvifica per l’accoglienza contraddittoria, scostante, di comodo e tiepida
che nei secoli ne ha fatto e ne farà l’uomo. Rimanendo all’interno della
comunità cristiana, le incomprensioni, le divisioni, gli atteggiamenti
discordanti si sono manifestati subito dopo la sua morte e resurrezione
nell’interpretare e sul modo di diffondere i suoi insegnamenti. La posizione di
Paolo, ex rabbino, contro coloro che sostengono la necessità della
circoncisione prima di accedere al battesimo come se il cristianesimo fosse, e
dovesse rimanere, una costola dell’ebraismo, anziché l’alternativa ( Gesù è il
Messia dell’intera famiglia umana che, invece, l’ebreo attende ancora, ma solo
per il suo popolo ), sfocia nel cosidetto Concilio di Gerusalemme ( 49 – 50
d.C. ), dove con fatica riesce a prevalere l’universalità del messaggio di Gesù
e della Chiesa nascente, oltre alla centralità del sacramento del Battesimo
quale unico strumento per fare la professione di fede senza passaggi intermedi.
Basta scorrere il numero e la storia dei Concili ecumenici e locali per farsi
un’idea di quante sono state le devianze dall’ortodossia e quante ne
riserveranno i secoli a venire. Le dispute teologiche sulla Trinità e quelle
cristologiche sulla persona di Gesù, che portano a macroscopiche eresie come
quelle di Ario, Nestorio, Eutiche, Montano o al modalismo trinitario e al sabellianismo
( per citarne alcune ), sfociano in divisioni traumatiche ancora non ricucite.
E parliamo di cose avvenute nei primi quattro secoli. Il Concilio di Calcedonia
del 451 ha il triste primato di aver codificato e certificato, soprattutto nel Medioriente,
le divisioni scismatiche con il sostanziarsi
di nuove Chiese autonome che non hanno cercato e, spesso, si negano al dialogo,
prediligendo un anacronistico isolamento con pesanti perdite di consenso sulle
popolazioni locali. La Chiesa latina, a parte la macroscopica rottura con il
Patriarcato di Costantinopoli per ragioni
di supremazia camuffate dietro il famoso
Filioque, riesce a rimanere abbastanza coesa fino al terremoto innescato da
Lutero ( con non poche motivazioni e ragioni ) e da Calvino nel 1500 per responsabilità plurime che si possono
riassumere così: da secoli la Chiesa costantemente è vittima di scontri interni
ed esterni, perché è considerata un ambitissimo centro di potere
politico-religioso da utilizzare per soddisfare le smodate ambizioni e i tornaconti personali e familiari dell’alta
nobiltà feudale e post feudale ( es. elezioni simoniache, nepotismo
papale senza freni e ricerca di denaro con ogni mezzo, oltre al grave
lassismo dei costumi ). In Occidente e in America, la netta frattura con
Lutero, che all’inizio si sarebbe potuta
evitare se la gerarchia romana, del tutto inadeguata per le suddette
ragioni, avesse preso in seria considerazione
le sue critiche, non teologiche né canoniche, venute dopo, ma sui comportamenti
troppo disinvolti e poco evangelici (eufemismo !!) e non con superficialità definirlo
“cinghiale nella vigna del Signore,” ha comportato il via ad almeno duecento
confessioni. Non va dimenticato che Lutero era un teologo agostiniano molto
preparato e rigido osservatore della regola del suo Ordine, mentre a Roma regnava
un laico eletto papa ( Leone X ) con i soldi e il potere di papà ( Lorenzo De’
Medici ), che naturalmente si era circondato di personaggi suoi consimili. Anche nei tempi odierni, nonostante il
Concilio Vaticano II e Papi di grande levatura teologica e spirituale, oltre
che gestionale, la Chiesa di Roma non vive un periodo di serenità evangelica.
Il Sinodo sull’Amazzonia per alcuni temi innovativi, si badi bene non
teologici, ma canonici e gestionali,
quindi precetti di natura umana, ne ha
offerto un chiarissimo ed esplicito esempio. Sembra in atto un pericoloso tiro
alla fune tra orientamenti contrapposti sui quali papa Francesco finora è
riuscito a mediare. Non vanno dimenticati
episodi di mercimonio, di ribellione aperta come le lettere per chiedere le
dimissioni del Papa e, addirittura, conciliaboli nella speranza di un vicinissimo conclave
durante la sua malattia. Gesù quando
pronunciava quelle profetiche parole di inizio pagina sapeva quanto il cammino
della sua Chiesa universale sarebbe stato travagliato a causa dei tanti variegati,
mimetizzati e camaleonteschi Giuda, scribi e farisei, che avrebbe incontrato
nel suo procedere terreno e continuerà ad incontrare fino alla fine dei tempi. Non
dimentichiamo quest’altra pungente graffiatura di Gesù indirizzata ai farisei
di ogni tempo (quelli che pregano e parlano bene con le labbra, ma col cuore sono distanti e impegnati in
progetti umani ), in modo particolare alla casta: ciò che esce dall’uomo è impuro,
non ciò che vi entra. Come esempio di modestia e di comunione evangelica,
ricordo che già prima della sepoltura di San Francesco, i suoi fraticelli si
erano bruscamente divisi in due, perché
sentivano l’urgenza di seguire carismi differenti!! Suggerimento per i soliti “perfetti”: a volte,
un rosario o un giorno di breviario in meno, ma un po’ di onestà in più e di
ipocrisia in meno, sarebbe gradito a chi è salito sulla croce e al Padre che a
ciò lo ha destinato. Ricordiamo che la Fede non può essere condizionata da
episodi negativi o da persone mediocri, né da suggestioni emotive, perché trae la sua forza e il suo razionale valore dal sacrificio di
croce di Gesù, vero Dio e vero uomo.
Chiedo perdono al buon Dio per il mio gesto di presunzione, ma non ho giudicato,
ho solo analizzato fatti ben documentati
e soprattutto sotto gli occhi di chi vuol vedere.