Domenica 12 settembre - Oggi
la Chiesa festeggia il SS. Nome di Maria. Il Vangelo odierno è davvero
importante e significativo: Gesù annuncia ai discepoli che il Figlio dell'uomo
doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti
e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Pietro allora si mette a
rimproverarlo per le Sue affermazioni ed allora Gesù dice a Pietro: "Va
dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli
uomini" e, convocata la folla ed i Suoi discepoli, disse loro: "Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi
segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la
propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà". Davvero
meraviglioso!
Ho voluto riportare questi passi del Vangelo odierno perché davvero segnano la
via che Gesù ci indica per la nostra salvezza. Portare la nostra croce,
seguendo il Signore, significa anche guadagnarci la salvezza eterna.
Io oggi mi sono recato, insieme a Federico, alla S.Messa nella Chiesa di Isola,
anche per salutare Don Carlo che, pian piano, sta migliorando, dopo l'incidente
occorsogli. La Chiesa è piena di fedeli e la S.Messa, arricchita dai canti del
coro diretto da Nicoletta, è davvero coinvolgente.
Molto bella e profonda l'omelia di Don Carlo che di seguito riporto:
".......la cosa molto brutta è che quando le persone pensano di non aver
bisogno fanno uno dei più grandi
peccati. Noi siamo uomini e siamo persone in quanto siamo in comunione gli uni
con gli altri, pur nella nostra diversità. Guai se fossimo tutti uguali! Guai
se la pensassimo allo stesso modo! Ed allora Gesù, attraverso alcuni
insegnamenti molto belli, ci viene incontro e ci aiuta a capire una cosa
necessaria e fondamentale: Lui cammina con noi nella nostra vita, sulle strade
della nostra vita. È fedele. Non ci abbandona mai! Ma la Sua persona si manifesta attraverso i Sacramenti.
Questa Chiesa, come edificio è una casa accanto alle case e qual'è il servizio
di questa Chiesa? Abbracciare le nostre case con quell'abbraccio di maternità,
con quella delicatezza divina che rende le nostre case e specialmente noi, le
persone che vi abitano, persone attratte da questo grande amore. Questa Chiesa ha le sue porte sempre aperte e questo
ha un significato perché chi viene può trovare quel silenzio, quella pace e non
solo, ma può vedere, attraverso quella piccola cosa che è il Tabernacolo, la
bontà di Dio che si manifesta nella
debolezza di un pezzettino di pane. Allora incominciamo subito a capire che Dio
testimonia la Sua onnipotenza attraverso le cose semplici. Ma questo non può
essere capito così. Perché? Perché l’uomo pensa che le manifestazioni grandi,
di grande carattere, di grande potenza, di grande ricchezza, siano quelle che
nella vita contano. Apparentemente è vero però lo crediamo ma, a lungo andare,
camminando nella nostra vita, ci accorgiamo che le cose che contano sono quelle
più semplici.
Diceva il "Poverello" di Assisi: "Ricco di amore, ma povero di
tutto, ma ricco di Dio. Ricco di senno, di infinito".
Le cose che contano sono le cose semplici, le gioie semplici della nostra vita
e questo è bello perché è uno degli insegnamenti più grandi, che ci fa essere
ricchi perché, vedete? la ricchezza in fondo cos'è? La ricchezza è avere un
cuore capace di sapere amare, un cuore capace di dispensare, se hai di più,
qualcosa che è necessaria per gli altri, oltreché l’affetto, oltreché la stima,
oltreché una parola di conforto, anche, qualche volta, il necessario per vivere.
Questa è ricchezza! Questo è un cuore capace di amare, di donare! Difatti
l'amore è la donazione più grande e Gesù
lo insegna a tutti noi, quando ci dice: "Io vi porto questo esempio
meraviglioso di Colui che è venuto nel mondo per servire". Ecco, questa
parola, questo Verbo, questo servizio, subito non è in tono con la nostra vita
perché noi pensiamo che il servo, chi serve, è colui che non conta, è colui che
ha questo incarico di servire altri perché
gli altri sono forse più grandi,
sono forse più potenti. Non è così! Il servizio evangelico è l'atto
supremo di una ricchezza infinita, quella ricchezza che nessuno ti può portare
via. E Gesù lo dice quando parla del servo sofferente.
Qualche volta nelle mie riflessioni, specialmente in questi giorni di malattia,
pensavo: "Perché, Signore, Ti sei
fatto trattare così? Ti hanno sputato in
faccia, ti hanno strappato la barba, Ti hanno abbandonato tutti e Tu, come pecora muta, Ti sei lasciato
fustigare addirittura! Se Tu fossi stato più forte ed avessi risposto a queste
cose brutte con la potenza, perché Tu sei Dio,
avresti potuto, soltanto con il pensiero, cambiare totalmente quello che
Ti capitava! Perché hai voluto addossarti tutto questo dolore, come servo
sofferente? Ecco il bellissimo linguaggio di questo personaggio misterioso:
come servo sofferente, hai voluto assumere su di Te le sofferenze degli uomini
perché gli uomini possano rendere
fecondo il loro dolore, perché noi uomini possiamo avere la speranza, ma non
umana perché quella umana è difficile, ma la speranza di Dio, di un Dio che,
attraverso l'amore, sacrifica la propria vita accanto a noi e ci chiede di
avere coraggio, sempre.
Ed ecco allora una bellissima immagine che nella lettera di San Giacomo oggi ci
viene offerta. Che cosa conta nella vita? Si la fede, certo. Io ho fede, ma la
tua fede è dimostra con le opere? Ecco,
allora vedete? La mia fede è vera
soltanto se io la testimonio con la vita, soltanto se io sono contento di
dimostrare che sono cristiano ed essere cristiano vuol dire assumere quel
compito che Gesù ha offerto ad ognuno di noi. Qual è il compito? Amare Dio con tutto il cuore e amare il
prossimo come noi stessi. Conclusione, ancora più bella! Siamo veramente al
capolavoro di Dio: Gesù si trova di fronte i Suoi discepoli e pone loro una
domanda: "Che cosa dice la gente di me? Chi sono io per loro?" "Qualcuno dice che sei Giovanni
Battista, qualcuno un profeta". Gesù non è contento di questa risposta:
non è quello Gesù che continua: "Ma
voi chi dite che io sia?" Si alza
la voce di Pietro, questo pescatore, che dice: " Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente". Cristo voleva dire "unto" di Dio,
venuto nel mondo per amare e Pietro offre una grande testimonianza. Pietro ha
tanta fede ma, subito dopo, Pietro fa un ragionamento da uomo, quando Gesù
dirà: " È vero Pietro, però il Figlio dell'uomo dovrà soffrire, dovrà
essere abbandonato da tutti, dovrà morire". Pietro allora dice: "No Signore,
non Ti può accadere questo!" E allora, in quel momento, Pietro assume
l'atteggiamento degli uomini, egoisti, che hanno paura, che pensano alla
propria tasca e Gesù dice: "No, Pietro! Vai dietro a me", perché in
quel momento Pietro è la voce di Satana. Chi è Satana? Satana è colui che vuole
che l'uomo soffra, che l'uomo pianga senza speranza. Ecco perché Gesù, vero
Dio, dice: "No Pietro, vai dietro. Io devo amare in questo modo. Devo
portare a tutti, per entrare nel cuore di tutti, la bellezza di questo dono di
amore, a chi vuole perdere la vita per me". Cosa vuol dire perdere la vita
per Lui? Vuol dire vivere in un mondo dove la fede non conta, ma chi fa la scelta di fede dice: "Io sono
cristiano, io amo Dio, io amo Cristo, io
amo il prossimo". Questo per il mondo significa perdere: "Cosa ti
confondi con quelle cose? È perdere la vita”, ma solo attraverso il Vangelo si
acquista la vita per l'eternità. Chi invece crede di guadagnarla rimanendo fuori,
usando solo quello che è evidente, forse anche bello, poi si accorge che, alla
fine, perde tutto chi ha perso il
sostegno di Dio".
Domenica 19 settembre - Per la seconda volta Gesù parla ai
discepoli dell'imminente epilogo della Sua vita. Li prepara all'evento nel
riserbo e con sensibilità pedagogica, cercando di far capire loro che la Sua
missione consiste nel farsi servo, non ne farsi primo (Vangelo). Io nel
pomeriggio, alle ore 17, mi sono recato nella Chiesa di San Lorenzo in
Ortonovo, dove sarebbe stata celebrata una commovente S. Messa, in suffragio
dell'amata Nadia che è volata in cielo un anno fa.
La Chiesa di S. Lorenzo è davvero gremita di fedeli. Tutti sono corsi per
pregare per la "loro" Nadia. Io ho accompagnato all'organo dei
bellissimi canti eseguiti da numerosi componenti la Corale, corsi per
solennizzare l'avvenimento. Celebra la Santa Messa Padre Strapazzon, missionario
Vincenziano in Madagascar, coadiuvato dal parroco Padre Domingo e dal diacono
Agostino e del quale riporto, di seguito, la profonda omelia:
"Ringrazio il parroco, voi che siete qui, ringrazio il Signore per questo
momento in cui celebriamo la S. Messa anche in ricordo della cara Nadia. È la
seconda volta che io celebrò Messa in questa bellissima Chiesa e l'unica volta
che ho celebrato, Nadia serviva la Messa. La famiglia di Nadia e di Paola la
curava con tanto amore ed ho visto la bontà di questa persona ed è per questo
che oggi sono qui.
Parlando del Vangelo di oggi, richiamo le parole di Gesù che abbiamo letto:
"Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini. Lo
uccideranno ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà" e queste
parole di Gesù mi fanno pensare alle parole di San Paolo che, scrivendo ai
Romani, dice: "La nostra guida è nascosta con Cristo in Dio".
Se noi consideriamo la vita di Gesù, vediamo che è diventato uomo ed ha vissuto
la nostra vita umana, soffrendo più di noi per le ingiustizie subite ed è morto, perché Gesù è veramente morto ed
è stato sepolto ed è poi risuscitato il
terzo giorno per cui è Dio, Suo Padre, che lo ha mandato in questo mondo ad
insegnarci tutto sulla vita, la nostra vita.
Anche noi pensiamo al momento della morte e, come cristiani, noi crediamo in
Gesù che è resuscitato da morte e che
vive glorioso per tutta l'eternità. E se Lui è risorto, risuscitiamo anche
noi. Il Vangelo di Gesù lo mostra molte
volte ma forse, senz’altro, lo conferma il racconto della risurrezione di
Lazzaro che era già morto e sepolto da quattro giorni e le sorelle che lo
amavano e piangevano dicono a Gesù: "È già corroso. Sono quattro giorni
che è morto e puzza già " e Gesù ribatte: "Se credi vedrai la gloria
di Dio" e poi Gesù fa una preghiera al Padre: "Ti ringrazio: so che
Tu mi ascolti sempre quando io Ti chiedo qualcosa, ma Ti faccio questa
preghiera perché tutte le persone che sono qui vedranno queste cose ed anche
loro crederanno". Questo poco prima di andare Lui alla morte e di
risorgere da morte. Ed è questa la nostra fede.
Quindi adesso, essendo passato un anno dalla morte di Nadia, noi siamo venuti
qui e preghiamo ancora per lei e il la ricordiamo nella gioia, nella festa.
Gesù è venuto al mondo e con la Sua sofferenza ci ha redenti da tutti i nostri
peccati ed ognuno di noi, se esamina la sua vita, sa che ci sono certe cose che
non sono perfette o che sono sbagliate. Io sono un missionario del Madagascar
ed un proverbio di quel paese dice così: "Noi uomini camminiamo per terra,
con i piedi per terra e, camminando, a volte inciampato, scivoliamo e,
camminando, siamo anche sotto il cielo e quando piove a volte siamo bagnati, ma
tutte queste cose che succedono nella vita sono un cammino su cui noi andiamo
con Dio, andiamo insieme con Gesù". Tutto è nascosto come Dio e se si fa
un po' il riassunto delle cose che accadono a Gesù, vediamo che San Pietro, spiegandolo ai primi
cristiani, parlando di Gesù, Lo riassume
così:
"E passando fece del bene ".
Mi pare che questa nostra
unione che ci fa essere qui a ricordare Nadia sta a dimostrare quanto era buona
e quanto le volevamo bene perché ha avuto una vita, nonostante tutte le cose,
in cui la bontà era la prima cosa per cui ha fatto del bene, svolgendo la sua
parte e adesso è andata da Gesù. Quindi dobbiamo ricordare le persone buone che
ci lasciano. C'è un proverbio che dice: "Lui ha fatto la strada ed è già arrivato,
noi siamo ancora per strada e arriveremo anche noi". Certamente noi tutti
siamo su quella strada. Un giorno saremo
davanti al Signore, un giorno Lui ci chiamerà, ma se noi abbiamo fiducia in Lui
e camminiamo pensando di andare insieme con Lui, potremo avere fiducia che in
quel giorno Lui ci riceverà. Ma quando è il momento dei funerali, in quel
momento siamo nel pianto perché è la cosa più triste umanamente, ma se poi dopo
lo vediamo nella nostra fede cristiana, soprattutto quando è già passato un po'
di tempo, non abbiamo più tanto da piangere se pensiamo che queste persone care
che ci hanno lasciati vivono con Dio, sono vicine a Dio e vivono una gioia
perfetta vicino a Dio. Sono persone che noi abbiamo amato. Erano buone e
certamente il giudizio di Dio sarà più giusto, più buono, più misericordioso
del nostro e quindi possiamo avere la grande fiducia che sono arrivate e sono
vicino a Dio nella gioia. È una vita molto più bella della nostra vita di ogni
giorno. Noi, pensando alla morte, pensiamo alla separazione dai nostri cari
perché non li vediamo più, non parlano più, ma se noi abbiamo la fede, come Dio
vede noi, anche noi possiamo pregare, possiamo parlare con Dio. Queste persone
che sono con Dio anche loro vedono noi e sono più vicine sempre, nel senso che,
vicino a Dio, sanno tutto quello che sta
nella conoscenza di Dio per cui, una
volta che il dolore per questa separazione è passato, possiamo anche essere
più sereni.
Vanno sempre ricordate le cose belle, le
cose buone, il bel tempo passato assieme ed è festa perché loro sono arrivate e
sono lassù e, vicino a Dio, possono pregare anche per noi come noi adesso
possiamo pregare per loro per cui
credo che sia giusto e sia bello,
passato tanto tempo, ricordare che eravamo
contenti quando Nadia era qui con noi e tutte le cose dolorose sono passate e
la ricordiamo in Dio. Ora è più felice che nella sua vita sulla terra e lei
potrà aiutare anche noi ad andare avanti, sulla strada giusta, verso una vita
che sarà più bella per cui è una cosa bella e giusta che noi oggi preghiamo per
lei e preghiamo anche per le tante persone care che ci hanno lasciati.
Un giorno arriveremo anche noi e loro ci aiuteranno. E adesso ricordiamoli nella gioia.
Sia lodato Gesù Cristo
".