Il periodo della semina e
quello della mietitura non sono distinti, ma addirittura opposti, secondo una
antitesi fondamentale stabilita dal piano divino; mentre la mietitura rivelerà
tutta la gloria del Regno di Dio, la semina sottolinea la sua precarietà
terrena.
Perché la gloria finale del Regno appartenga tutta a Dio, non conviene forse
che ciò che è destinato a diventare cosi grande cominci sulla terra nel
"mistero" e nella piccolezza?
La parabola del granello di senapa è tutta racchiusa nell'antitesi fra la
piccolezza del seme e l'altezza dell'albero. Essa rivela cosi la legge di
sintesi propria del Regno: la mediocrità dei suoi inizi annuncia già lo
sviluppo e il compimento del Regno che verrà.
Gesù deve avere incoraggiato più di una volta i suoi discepoli, turbati dagli
insuccessi della loro testimonianza e delle minacce che pesavano su di essa:
"Non temete piccolo gregge", diceva loro, “perché è piaciuto al Padre
Vostro di offrirvi il Regno" (Lc12,32).
E' in una di queste occasioni che Egli ha raccontato loro questa parabola,
“Erano nelle mani di Dio, inizio mediocre, sementa, ramo tagliato del
Giudaismo; tutta la linfa del futuro era racchiusa in questi inizi, la loro
debolezza era condizione della futura grandezza del Regno che essi portavano in
sé. Per Gesù, il Regno messianico è l'inizio tenero del Regno dei Cieli, è
inseparabile dal suo compimento eterno, è già spirituale.
Gli uccelli del cielo significano la sua dignità celeste. La grandezza della
Chiesa è tutta nella sua essenza celeste, perché questa non si realizza nelle
grandezze dell'ordine umano. Ma veramente alla Chiesa di oggi si può dire che
essa è più vicina al suo punto di arrivo che all'umiltà della semina? Qui
sfioriamo il mistero di Dio.
Ma quando si pensa a quel che sarà un giorno il compimento finale, quando la
figura di questo mondo "passerà”. Tutte le grandezze terrene possibili
svaniscono. Potrebbe forse il Signore che "conosce", che viene dal
Padre, proporre alla nostra ammirazione una situazione di questo mondo? Se si trattasse
anche di una realtà splendida di tutto quello che possiamo immaginare, essa
resterebbe effimera, instabile, a una distanza infinita dalla vita futura. Solo
la vedremo il grande albero. In confronto al passaggio dal Tempo all'Eternità,
tutto ciò che è temporale resta al punto di partenza. Fino a che non siamo
arrivati, il nostro è un continuo partire...La vitalità della nostra vita
spirituale dipende da una debolezza cosciente: “quando sono debole, allora sono
forte" (2 Cor12, 10). Non dobbiamo avere paura, a dispetto di tutti i
rumori di questo mondo, a raccoglierci nel silenzio della vita interiore.
La preghiera, il colloquio intimo con Dio, la carità verso i fratelli, il
distacco dalle cose del mondo per le gioie della Contemplazione: questa è la
vocazione del Cristiano...
Sapere che il Regno dei Cieli sia vicino nella misura in cui la debolezza si
manifesta, significa accettare di essere il granello di senapa.