Uno slargo stradale e una
piccola biblioteca, porzione preziosa di una molto più grande: con questi
significativi “doni” Sarzana, e con Sarzana l’intera Val di Magra, si concludono
nel mese di ottobre le iniziative a ricordo del sacerdote vincenziano padre
Vincenzo Damarco, iniziate nel 2019 in occasione del 45° anno dalla sua
scomparsa.
Damarco lo abbiamo ricordato altre volte su queste pagine, anche per la sua
“vicinanza” ai territori di Ortonovo e di Castelnuovo. La villa dell’Olmarello,
ora affidata alla cura della “Cardinal Maffi”, è stata per molto tempo un
presidio importante della Congregazione della Missione (i “lazzaristi”, più
comunemente detti “vincenziani” dal loro fondatore san Vincenzo de’ Paoli).
Negli anni Sessanta, Damarco la utilizzò come base per molte iniziative di
solidarietà, come quelle a sostegno delle campagne di “Mani Tese”: si
raccoglievano indumenti usati, stracci ed altro materiale da rivendere. Tanto
da portersi dire, in qualche modo, che il “riciclo”, oggi così di moda, in
tempi di “green generation”, da vederlo utilizzato persino dalle grandi griffe
del lusso, in Val di Magra lo abbia inventato proprio padre Damarco. E l’Olmarello
fu, in vallata, uno dei primi centri di smistamento delle varie raccolte che si
facevano, a sostegno di quelli che allora si chiamavano i “popoli nuovi”.
Già questo episodio, peraltro assai parziale nell’intensa vita pastorale e
culturale del religioso, piemontese (era nato nel 1922 a Casale Monferrato),
dice molto alla Chiesa ed alla società di oggi.
Papa Francesco parla sempre di
una Chiesa “in uscita”, ospedale da campo a sostegno delle sofferenze fisiche e
spirituali del nostro tempo. Ma parla anche – la Chiesa italiana sta per
affrontare anche questo tema proprio in vista del prossimo Sinodo dei vescovi –
di cultura, di approfondimento, di capacità di essere al passo con i tempi,
aggiornando (cambiare no, ma aggiornare si deve) la sua capacità pastorale.
Diventano dunque simbolici i due gesti che gli amici di padre Damarco hanno
pensato per concludere il ciclo delle iniziative cui facevamo sopra
riferimento: l’intitolazione di uno slargo stradale proprio a due passi dalla
Casa della Missione, dove Damarco visse, ascoltò ed insegnò negli anni Sessanta
del secolo scorso, e quella di alcuni scaffali, contenenti una selezione
significativa dei suoi libri, nella biblioteca diocesana del seminario
vescovile, in via Mascardi a Sarzana.
Chiesa in uscita, e Chiesa che interroga se stessa e la sua storia: la strada e
il libro. Questi sono stati i segni distintivi della “missione” di Damarco in
una Val di Magra che già mezzo secolo fa terra di missione la era, e con questi
segni, grazie all’impegno straordinario dei suoi amici, a cominciare da Paola
Gari, ortonovese di adozione, ora sarà ricordato.
Damarco, a Sarzana, è per così dire rappresentato da un gruppo di amici fedeli,
l’associazione “Amici del padre Damarco”, e dal circolo ACLI che porta il suo
nome, a testimonianza dei tanti semi da lui gettati anche nel terreno sociale.
Ma è rappresentato anche dalla tradizione vincenziana, quella della
congregazione alla quale apparteneva ed alla quale ubbidì sempre, nella fedeltà
di Cristo, anche a prezzo di sofferenze e di provvedimenti non sempre giusti
(oggi la storia, maestra di vita, lo mostra più chiaramente di ieri), come
quando venne allontanato da Sarzana all’inizio degli anni Settanta.
Per questo appare molto significativo il fatto che, sabato 16 ottobre, ad
inaugurare lo slargo stradale della via che porta al forte di Castruccio, e che
come detto è all’ingresso orientale della Casa della Missione, ci sarà padre
Erminio Antonello, visitatore per l’Italia della congregazione. La biblioteca,
per esigenze logistiche, sarà inaugurata poco tempo dopo. Padre Antonello aveva
già partecipato a distanza al convegno a ricordo di Damarco tenutosi un anno
fa, e il suo intervento, molto bello e denso di ricordi, oltreché di valutazioni
culturali e pastorali, è già stato pubblicato alcuni mesi fa sul “Sentiero”.
Sabato 16 ottobre sarà a Sarzana di persona, accolto da tutti con amicizia e
con calore. Perché i vincenziani ora a Sarzana non ci sono più (la Casa della
Missione è adesso della diocesi, che l’ha affidata al consorzio delle
cooperative di don Franco Martini). Alle 9.30 benedirà la targa a ricordo del
confratello scomparso, quella appunto dello “Slargo Vincenzo Damarco –
Educatore”.
Quindi alle 10, nella sala della Casa della Missione messa a disposizione dal
consorzio “Cometa” di don Martini (che al termine offrirà ai presenti un
ristoro da condividere insieme), padre Antonello parlerà sul tema “La dignità
della persona e l’apertura agli altri”: tema quant’altri mai connesso all’esperienza
di vita e all’insegnamento di padre Damarco. Tutti sono invitati.
Una seconda relazione sarà tenuta, ancora una volta, dal maggior studioso
vivente di padre Damarco, Gaetano Lettieri, docente di Storia del cristianesimo
all’Università “La Sapienza” di Roma, dove alcuni suoi studenti stanno già
preparando tesi di laurea sui testi di Damarco, oltreché componente
dell’Istituto di studi storici del Vaticano. Saranno inoltre presenti
l’illustre teologo genovese don Giovanni Cereti e il sacerdote diocesano don
Sandro Lagomarsini, parroco di Cassego, che celebrò nel 1974 il funerale di
padre Damarco. Un’altra presenza molto importante, infine, sarà quella di padre
Floriano Strappazzoni, missionario in Madagascar, uno degli “eredi” spirituali
della generazione del padre Damarco.
La sera prima, alle 21, nell’oratorio sarzanese di Santa Croce, il gruppo
vocale e strumentale “Musica Nova” di Levanto, diretto da Aldo Viviani, terrà,
a beneficio di tutti, un concerto di canti spirituali e pacifisti. Dovrebbe inoltre
essere già disponibile, in questi due giorni importanti, la riedizione del
volume di Damarco “Commenti ai Vangeli”, che tutti i maggiori interpreti
attuali giudicano una straordinaria anticipazione dell’insegnamento di Papa
Francesco e delle sue encicliche, in piena fedeltà al testo evangelico.
Due giornate insomma molto intense. Non ci sembra giusto però parlare di
“celebrazioni”. Padre Damarco ci direbbe infatti di non volere affatto essere
“celebrato”. Ci direbbe, piuttosto, di vivere, portandocelo dentro, il suo
insegnamento: la strada e i libri, per l’appunto. Chi può, venga a Sarzana quel
giorno.