N° 8 - Settembre-Ottobre 2021
PAPA FRANCESCO IN UNGHERIA E SLOVACCHIA
di Antonio Ratti



Dopo il forzato riposo, il Papa ha ripreso la sua attività pastorale partecipando alla chiusura del Congresso eucaristico internazionale di Budapest. Il sole ha certamente favorito la presenza di centomila persone lungo il percorso che ha portato Francesco in piazza degli Eroi, dove ha celebrato la Messa alla quale ha presenziato anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo.
Nella sua omelia forte è stato il richiamo alla fraternità per vincere l’odio, l’antisemitismo e le chiusure. “Il pane spezzato per gli altri” invita ad aprirsi “alla novità scandalosa del Dio crocifisso e risorto.” In queste poche parole c’è tutto il senso del Congresso eucaristico. E questo concetto è il punto di partenza, perché “la croce piantata nel terreno, oltre a invitarci a radicarci bene, innalza ed estende le sue braccia verso tutti: esorta a mantenere salde le radici, ma senza arroccamenti; ad attingere alle sorgenti, aprendoci agli assetati di ogni tempo.” Il riferimento, neanche troppo velato, è per il primo ministro Orban ed alla sua politica di netta chiusura verso i migranti, che provoca malumori all’interno dell’Unione europea. Con i rappresentanti del Consiglio ecumenico e a quelli della comunità ebraica prende a prestito l’immagine del Ponte delle catene che unisce le due parti di Budapest e afferma: “Così devono essere i legami tra noi.” Ed ha continuato: “Ogni volta che c’è stata la tentazione di assorbire l’altro non si è costruito, ma si è distrutto; così pure quando si è voluto ghettizzarlo, anziché integrarlo.
Quante volte nella storia è accaduto. Dobbiamo vigilare e pregare perché ciò non accada più. Occorre impegnarci a promuovere insieme una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla minaccia dell’antisemitismo che ancora serpeggia in Europa e altrove. E’ una minaccia che va spenta. Il miglior modo per disinnescarla è lavorare in positivo insieme, è promuovere la fraternità.”
Poche ore dopo nella nunziatura di Bratislava ( Slovacchia )  alla presenza dei vescovi e del primate della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia, Ratislav, il Papa è tornato sugli stessi concetti: “Come possiamo sognare un’Europa libera da ideologie, se non abbiamo il coraggio di anteporre la libertà di Gesù alle necessità dei singoli gruppi di credenti?
 E’ difficile esigere un’Europa fecondata dal Vangelo senza preoccuparsi del fatto che non siamo ancora uniti pienamente tra noi nel continente e senza cura gli uni degli altri.  Qui dal cuore dell’Europa viene da chiedersi: noi cristiani abbiamo un po’ smarrito l’ardore dell’annuncio e la profezia della testimonianza?”

La risposta a questo triste quesito è tutta nella similitudine con il Ponte delle Catene: “Esso è sorretto da grandi catene, formate da grandi anelli. Siamo noi questi anelli e ogni anello è fondamentale, perciò non possiamo più vivere nel sospetto e nell’ignoranza, distanti e discordi ….. Mai alleanze con qualcuno a discapito di altri, ma persone e comunità che siano ponti di comunicazione con tutti.”

Non occorrono commenti tanto i concetti di papa Francesco sono chiari e netti:

1)   Il Papa invita a riflettere sulla radicalizzazione della nostra fede in ciascuno dei credenti, che non può essere fatta di sole parole ( sembra dire “verba volant”  è troppo di moda ), ma, come indica la croce, occorre allargare le braccia agli assetati nell’accoglienza fraterna.

2)   Come il Ponte delle catene insegna quanto  ogni anello sia fondamentale per la sua stabilità solo se insieme agli altri, così ogni cristiano impari a sentirsi fondamentale solo insieme agli altri in modo coeso e concorde.

Ricordo che noi liguri abbiamo un tragico esempio: la rottura di un anello ha distrutto il ponte di Genova e fatto tante vittime.



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