Mercoledì 3 marzo - Questi
sono per noi giorni molto tristi: ieri l'altro notte Don Domenico Lavaggi è
tornato alla casa del Padre, lasciandoci nel più profondo dolore.
Don Domenico era un affezionato collaboratore del Sentiero e ci ha lasciato
delle pagine molto profonde e delle testimonianze davvero significative e
toccanti. Ha vissuto 90 anni ed è stato per 25 parroco di Sant'Andrea in
Levanto dove sono stati celebrati i suoi solenni funerali con grandissima
partecipazione di fedeli che hanno voluto testimoniare il loro profondo affetto
al loro indimenticabile pastore. Nella Chiesa di Sant'Andrea c'era davvero
tutta Levanto, compreso il Sindaco e le autorità locali, a testimonianza del
profondo legame ed affetto a Don Domenico.
La Santa Messa solenne è stata concelebrata dal Vescovo, S.E. Mons.Luigi
Ernesto Palletti e dai numerosi Sacerdoti e Diaconi corsi da tutta la diocesi.
Molto significativa l'omelia del Vescovo, che di seguito riporto:
"Nella notte di martedì 2 marzo, Don Domenico Lavaggi, all'età di quasi 90
anni, è serenamente ritornato alla casa
del Padre. Ripercorriamo brevemente insieme le tappe essenziali della sua lunga
vita.
Curriculum vitae
Domenico Lavaggi nacque a
Ortonovo il 30 marzo 1931. Frequentato il Seminario diocesano di Sarzana, venne
nominato presbitero il 27 giugno 1954 dall'allora Vescovo S.E. Mons. Giuseppe
Stella nell'allora Cattedrale di Sarzana. Ricevette il primo incarico il
1°agosto 1954, quando venne nominato Vicario cooperatore della Parrocchia di
Sant'Andrea a Levanto, dove rimase fino al 1965; contemporaneamente, a partire
dal 1°ottobre 1959, fu anche Parroco di Fontona, nel medesimo Comune di
Levanto. Il 13 maggio 1965 venne nominato Parroco della Parrocchia di Santa
Teresa del Bambino Gesù, nel quartiere extra urbano del Limone - Melara, alla
Spezia.
Nel 1976 tornò ancora a Levanto: il 1°ottobre di quell'anno venne nominato
Prevosto Parroco di Sant'Andrea e lì
rimase fino al novembre 2001, quando chiese di essere sollevato dall'incarico
per problemi dl salute. Il 1°dicembre 2001 venne nominato Parroco di
Lavaggiorosso, di cui era già Amministratore parrocchiale dal 1°febbraio 1999.
Il 28 novembre 2010 lasciò Lavaggiorosso e venne nominato Amministratore
parrocchiale di Fontona, di Legnaro e di Chiesanuova fino al maggio 2012,
incarichi lasciati per motivi di età e di salute. Da allora ha continuato a
vivere in famiglia, a Levanto, dove è serenamente spirato. Dopo la morte del
Can.Franco Sciaccaluga, avvenuta nel marzo dello scorso anno, don Domenico era
il decano del clero diocesano.
Accompagnandolo nella
preghiera
"Nessuno di noi vive per
se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il
Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore (Rm 14, 7 - 8). Così scrive
l’Apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani. Anche noi oggi, nell'accompagnare
con la preghiera questo nostro fratello, sacerdote, vogliamo cogliere quello
che il Signore ci ha voluto indicare mediante i doni che gli ha dato per svolgere
il suo ministero pastorale.
Vediamo quindi alcuni punti significativi del suo vivere e morire.
La capacità di dialogare con
tutti.
Dalle testimonianze raccolte è
emersa in lui questa caratteristica. Il Signore ricorda così a ciascuno di noi
quanto sia importante, nell'annuncio della fede, il sapere ascoltare e
dialogare. L'annuncio della fede è fondamentale, ma il seme della parola va
gettato con attenzione affinché possa essere accolto con interesse. Il Signore
ci insegna quanto sia importante essere vicini ad ogni uomo e ad ogni donna,
compiere cammini di prossimità, ma soprattutto divenire partecipi delle gioie e
dei dolori di tanti nostri fratelli. Calarsi nelle loro situazioni di vita
diviene pertanto un'esigenza per ognuno di noi. È lo spazio della carità, è
l'opportunità di un annuncio, è l'occasione di un incontro, quello col Cristo,
ricordando che: "tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me" (Mt 25, 40).
Attenzione e cura del mondo
del lavoro.
Don Domenico ha saputo stare
attivamente vicino al mondo del lavoro e ai lavoratori. L'attenzione pastorale,
infatti, non può fermarsi solo alla dimensione interiore dell'uomo. La fede si
radica nella vita e coinvolge la globalità di tutta l'esistenza. Il lavoro non
è solo un mezzo a disposizione dell'uomo per poter trarre il giusto
sostentamento, ma contribuisce anche alla formazione e alla realizzazione della
propria personalità. Da esso dipende la serenità di tante famiglie, la crescita
serena della società e lo sviluppo della stessa persona umana. Essere vicini a
tanti nostri fratelli e sorelle, anche in questo ambito così importante, si
manifesta come un'esigenza evangelica. Per dirla con Papa Francesco, segna in modo
profondo il nostro essere "Chiesa in uscita".
Attenzione alla formazione dei
giovani.
Ma come il campo del lavoro,
così altrettanto importante è quello della formazione delle giovani
generazioni. Proprio in questi giorni ho potuto constatare quanto affetto e
quanta riconoscenza sia presente in coloro che hanno vista segnata la loro
gioventù dalla presenza di don Domenico. E ciò anche se ormai sono passati
molti anni. Anche qui la vicinanza, la
condivisione, la passione nell'accompagnare nella crescita i giovani diventa
così condizione necessaria per un rinnovato impegno educativo che sappia
evidenziare i grandi valori della vita nell'orizzonte del Regno di Dio.
Attenzione ai diversamente
abili
Però alla sua sensibilità non
poteva mancare quella verso i più fragili. Questo fu vissuto da lui non solo
con interventi personali ma anche con una particolare attenzione verso i
diversamente abili. Attenzione che lui ha voluto assumesse anche una forma
esterna ben precisa. Pertanto promosse e curò la nascita della Fondazione
CISAL, voluta proprio a tale scopo. Segno tangibile della sollecitudine che lo
animava, si manifestò da subito anche terreno per poter coinvolgere in tale
progetto molte persone, divenendo segno di quella carità che, scaturita
gratuitamente dal cuore di Cristo, sempre deve sovrabbondare nel cuore dei suoi
discepoli.
Partecipazione alla sofferenza
con serenità
In ultimo non possiamo non
ricordare il mistero della sofferenza. Il Signore Gesù non l'ha tolta dalla
nostra vita, ma facendosi uomo è venuto a portarla con noi. Si è fatto carico
delle nostre sofferenze e ci ha dato la forza di viverle come offerta in unione
al suo mistero di morte e resurrezione. Don Domenico ha sperimentato tutto ciò,
in modo particolare negli ultimi anni della sua vita. Egli ha potuto così
condividere, come pastore, anche questo aspetto della vita dell'uomo. Curato
egregiamente dai suoi familiari, ha affrontato tutto questo con la dovuta
serenità. Ancora venerdì scorso ero venuto a trovarlo. Lui, in modo pienamente
lucido, anche se con una certa fatica nel parlare, mi aveva fatto comprendere
quanto fosse consapevole della sua prossima dipartita da questa vita. Ma in
tutto ciò era sereno, senza traumi o timori.
Certamente speranzoso di poter incontrare il Signore che per anni aveva
annunciato e che ora lo avrebbe accolto nel suo Regno. Affidiamo quindi, oggi,
questo nostro fratello sacerdote alla misericordia del Padre, accompagnandolo
con la nostra preghiera".
Molto sentito anche il saluto del Sindaco e molto commovente quello della
nipote Federica Lavaggi che di seguito riporto: "Era due spalle grandi e
un vocione che esplodeva, senza preavviso. Era grande, alto, imponente. Era
delicato, con le mani rosse e morbide. Non potevi toccarlo, per pudore, da
giovane. Da anziano era rassegnata accettazione delle cure, era dolcezza.Era
una parola buona sulla bocca di molti. Era gli altri, da accogliere e
ascoltare, accompagnare. Era una parola giusta, che non si scorda più.
Era accettazione. Era orgoglio, per i risultati degli altri, per i propri e per
la storia della sua famiglia d'origine.
Era i progetti realizzati, il fine buono, la visione di una vita
migliore per i più fragili.
Era l'idea, cocciuta e difesa. Era il lavoro come dovere di vita. Era l'etica
come scopo e la morale come mezzo.
Era la musica e le opere che ho sentito in ogni momento della mia prima vita,
in Parrocchia. Era i libri, ovunque. Era il calcio e gli urli. Era il potere
della volontà. Buon viaggio, zio
Don".
Domenica 7 marzo - Sono 6
giorni che don Domenico Lavaggi ha terminato il suo viaggio terreno per
iniziarne uno pieno di luce e di serenità e il parroco don Carlo ha celebrato
due Sante Messe della domenica, quella delle 10,30 a Caffaggiola e quella delle
11,30 a Isola, in suffragio suo e di don Ludovico Capellini.
Era necessaria una chiesa molto capiente, come quella di Caffaggiola, per
ospitare tutti i fedeli, molti dei quali accorsi per pregare per don Domenico,
in particolare i numerosissimi parenti ed amici. Non mancava davvero nessuno! La
S. Messa è stata molto commovente, a partire dal coro di voci bianche.
Che meraviglia quei bambini accanto all'Altare e l'organista che faceva correre
le sue manine sulla tastiera come per accarezzarla. Grazie a tutti loro ed a
chi ha messo tutto il suo impegno per formarli.
Anche l'omelia di don Carlo, come sempre, è stata davvero profonda e
coinvolgente. Speriamo che lo spazio a disposizione sul Sentiero possa
ospitarla per intero. Io la ripropongo:
"Come ho detto
all'inizio, oggi vogliamo ricordare in quella che è l’Eucaristia, la preghiera
della Chiesa, la più grande, il nostro carissimo don Domenico che è stato per
molti anni parroco al Limone e poi a Levanto. Mi ricordo che quando andò in
pensione da parroco, chiese al Vescovo se potevo andare io al suo posto, a
Levanto, tanto mi voleva bene! Levanto è una bellissima città.
Ecco, siamo anche in sintonia con le letture che oggi ci vengono proposte in
questo momento molto delicato. Lo sappiamo, per tanti motivi. Primo: viviamo
ancora in quella situazione particolare di emergenza e dobbiamo essere ancora
attenti a quello che, purtroppo, sta accadendo e quello che accadrà, con tutte
le precauzioni possibili.
Un'altra cosa: ci avviciniamo sempre di più a quello che è il grande giorno
della Pasqua di Resurrezione, ma non possiamo avvicinarci alla gioia della Pasqua se non sentiamo il dolore, se non viviamo
il mistero della Passione. Oggi ci sono due indicazioni molto importanti ma che
sembrerebbero contraddittorie: la sapienza della Croce e la follia della Croce.
Sapienza e follia non stanno insieme, anzi si contraddicono:) eppure nella
Croce diventano solenni, si abbracciano. Perché? Perché c'è un significato, c'è una chiave
molto importante per poter aprire questo scrigno di tesori inestimabili, che è
la porta di Gesù, quello che Lui ha fatto.
Partiamo dalla sapienza della Croce: perché si dice che la Croce è sapienza? La
parola 'sapienza' noi sappiamo che significato ha: il sapere, il conoscere, ma
non solo forse quello che intendiamo noi. La sapienza della Croce è il culto,
la conoscenza profonda del dolore. Allora è vero perché se io conosco
profondamente una cosa, riesco a gestirla. Debbo conoscerla e chi di noi non
conosce la croce? Dalla più piccola a quella più grande! Conoscere vuol dire
essere capaci di saperla portare sulle nostre spalle. Ma anche questo ha un
significato. Ecco la follia! Gesù attraverso quella croce ci ha salvati.
Allora, sapienza e follia diventano per noi motivo di speranza. Sono un po'
argomenti abbastanza profondi e misteriosi, ma possiamo capirlo. Gesù avrebbe
potuto benissimo, come Figlio di Dio, come ha fatto oggi, e lo avete sentito
che si è un po' arrabbiato. Come Figlio Dio avrebbe potuto difendersi. Perché
non è sceso da quella Croce? Chi gli domandava di scendere dalla Croce?
Il Diavolo! Perché il Diavolo ha paura della Croce? Perché la Croce è l’amore di Dio: ecco perché
ha paura. Perché se Lui fosse sceso da quella Croce, molte persone sarebbero
rimaste crocifisso in eterno! Miliardi di persone! Ed è rimasto lì, in compagnia
dell'umanità! "Dì a questa pietra che diventi pane! Hai fame da morire,
cosa ti costa mangiare?" Era lecito, Signore! E non avrebbe compiuto
nessun peccato Gesù come uomo! Perché non ha voluto? Ha voluto digiunare e nel
digiuno c'è accettazione della sofferenza. C'è follia della Croce e sofferenza.
Perché l'hai fatto Signore? La risposta la conoscete ed è molto bella, ancora
bella come quella della Croce: "L'ho fatto perché c'è tanta gente che
muore di fame". È vero! Ed anche ora, mentre io parlo, c'è chi non ha da
mangiare, non ha da bere e questo don Lavaggi lo sapeva. Mi ricordo proprio di
lui accanto alle persone con disabilità. Un giorno mi trovai in questa 'casa'
che lui ha fondato a Levanto, con una bambina che non riusciva a stare in piedi
e lui, con i collaboratori, cercava di massaggiarla, di alzarla e questa
bambina lo guardava e, nonostante il dolore suo e dei suoi genitori, gli occhi
di questa bambina parlavano di speranza, di fiducia. Ecco, vedete? Follia del
dolore e della Croce, ma diventa follia e sapienza solo se io sono capace di
rimanere accanto a quel dolore con lo sguardo di Gesù. Perché Gesù oggi si è arrabbiato
con quel mercato? C'era da anni il mercato nel Tempio! Lo prevedeva la legge di
Mosè che, si diceva, è legge di Dio! Perché ti sei arrabbiato? Perché Lui ha
letto, nel cuore di questi falsi credenti, che facevano i loro interessi, ma
angariavano le persone. Capite qual è il problema? Cosa gli dava fastidio?
"Non fate della mia casa una spelonca di ladri! La fede non è un interesse!" Guai se io,
don Carlo, avessi degli interessi! Sarei diabolico. Qualche volta posso anche
sbagliare: siamo tutti uomini, ma devo dire: "Perdonami, Signore! Scusa a
Te ed al mio prossimo “! "Fate
della mia casa una casa di accoglienza, di preghiera dove la persona si possa
trovare " - diceva una bellissima
immagine - e concludendo: " Fate della mia casa una casa aperta,
accogliente, dove c'è un fuoco acceso, dove ci sono un tavolo e delle seggiole,
dove c'è una tovaglia, dove c'è del pane, dove c'è della bontà e la gente possa
passare, sedersi, mangiare, benedire ed uscire per vivere la propria
vita". Allora si capisce che siamo
vicinissimi ad un momento importante della nostra vita. I nostri sacerdoti, don
Ludovico e don Domenico, ce lo hanno offerto ed anche don Viani. Quante persone hanno dato la vita con i loro
modi, così come noi operiamo con i nostri modi! Certo, ognuno di noi è
diverso e guai se non fosse così, ma
sempre portando quella che è la benedizione di Dio. Aiutaci, Signore, a saper
capire la follia della Croce e la sapienza della Croce! Soltanto capendo questo grande mistero, il
nostro cuore può continuare a sperare: anche in momenti come questi."