14 Dom.
IV
di Quaresima “Laetare”. L’espressione “Domenica laetare” deriva dall’inizio
dell’introito nella Messa del giorno: “ Laetare Jerusalem et conventum facite
omnes qui diligitis eam. Gaudete cum laetitia …” (Rallégrati Gerusalemme, e voi
tutti che l’amate, riunitevi. Esultate con letizia…). Dopo la riforma liturgica del Concilio
Vaticano II, la frase è pronunciata raramente, perché prevale l’uso della
lingua italiana. La data della ricorrenza è legata a quella della Pasqua e può
cadere tra il 1° marzo e il 4° aprile. Secondo le regole dei colori liturgici,
nella Chiesa Cattolica e Anglicana si è soliti utilizzare il colore rosa,
anziché il viola, nei paramenti sacri in questa domenica e nella domenica “Gaudete” dell’Avvento. Sempre nella “domenica laetare” al diacono nel rito
romano della Messa è consentito indossare la dalmatica. L’altare può essere
ornata di fiori e si può usare l’organo anche quando non serve per accompagnare
il canto. Questi segni, che sembrano interrompere il periodo penitenziale,
secondo la tradizione manifesterebbero la gioia della Chiesa per lo zelo dei
suoi figli giunti a metà del percorso
quaresimale e nel contempo stimolarli a proseguire con impegno fino alla Pasqua
di Resurrezione.
19 Ven. San
Giuseppe. Sposo della Beata
Vergine Maria e padre putativo di Gesù. Fin da quando era ancora in vita, era ritenuto
uomo giusto. Le note biografiche dei
Vangeli canonici (Matteo e Luca) sono molto scarse, mentre quelli apocrifi si
sbizzarriscono con informazioni poco attendibili (per es. il bastone fiorito
come criterio di scelta per designare lo sposo di Maria). Tutti concordano che
fosse discendente del re Davide, come Gioacchino, padre di Maria, e che
abitasse a Nazareth. Anche se non viene messo in dubbio il legame con Davide,
le versioni dei due Evangelisti divergono nell’elencare la genealogia di
Giuseppe:
“Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era
figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli.” (Luca 3,23) “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria,
dalla quale è nato Gesù”. (Matteo 1,1) Sappiamo indirettamente della
professione di Giuseppe quando Gesù viene definito figlio di un tèktòn, tradotto impropriamente falegname. All’epoca nelle costruzioni abitative il
legno era il materiale più impiegato, mentre l’arredamento domestico era molto
ridotto, quindi è molto probabile che il lavoro di Giuseppe fosse legato alla
carpenteria dell’edilizia. La vicenda matrimoniale di Maria e Giuseppe nei Vangeli
inizia con l’Annunciazione: “L’angelo
Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una
vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe, la
vergine si chiamava Maria”. Al ritorno dalla visita alla cugina Elisabetta,
erano già visibili i segni della gravidanza di Maria. In queste circostanze “Giuseppe suo sposo che era giusto e non
voleva ripudiarla, decise di allontanarla in segreto” (Matteo) L’uomo non
sapeva come comportarsi di fronte ad una incomprensibile gravidanza e cercava
di uscire dalla difficile situazione senza esporre Maria alla lapidazione come
prescriveva la Legge mosaica per la sposa infedele. Ecco il sogno con il quale
Giuseppe conosce tutta la verità e così, come gli aveva suggerito l’angelo,
prende con sé la sua promessa sposa, accettando il mistero che si nasconde
dietro la gravidanza di Maria e le successive responsabilità di padre putativo (dal
latino puto, cioè, “creduto” il padre). I Vangeli citano la presenza di Giuseppe per
l’ultima volta quando, al rientro da un pellegrinaggio a Gerusalemme, si
accorgono che Gesù non è presente nella comitiva, ma viene trovato tre giorni
dopo nel Tempio che discute con i dottori della Legge. E’ patrono della Chiesa
Cattolica ed è ricordato il 1° maggio, festa civile del lavoro, come Lavoratore
e quindi patrono dei lavoratori.
25 Giov. Annunciazione del Signore. Il nome di questa solennità è
in riferimento all’annuncio che l’angelo Gabriele, su preciso mandato del
Signore, fa a Maria circa il concepimento e la nascita del Messia, secondo
quanto riferito dal Vangelo di Luca: “Ecco
concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo”.
E Maria con un gesto di totale sottomissione alla volontà di Dio, risponde:” Ecco la serva del Signore; avvenga per me
secondo la tua parola.” La
collocazione dell’Annunciazione al 25 marzo è legata alla durata fisiologica
della gravidanza, quindi se il Natale ricorre il 25 dicembre, il concepimento
per opera dello Spirito Santo ci porta a nove mesi prima. Ovviamente le due
date intendono evidenziare i due eventi al centro della storia della salvezza e
non il giorno esatto del loro accadimento.
28 Dom. Domenica delle Palme. Segna l’inizio della Settimana
Santa, cioè del periodo di preparazione spirituale alla Pasqua e di memoria
degli eventi ( del giovedì e del venerdì ) che precedono la crocefissione.
Questa solennità ricorda il festoso ingresso di Gesù in Gerusalemme, quando
molta gente si è riunita lungo il percorso per acclamarlo e lo salutava
agitando rami di palma e di ulivo. La folla solennemente lo chiamava il Messia.
Accoglienze trionfali come questa era riservata solo ai re. Gesù entra in città
cavalcando non un bardato cavallo, ma un asino, in segno di umiltà. La liturgia,
come memoria di questo evento, inizia fuori la chiesa dove avviene la
benedizione di rametti di palma e di ulivo. Segue la breve processione fino
all’altare. Questi rametti portati a casa, sono conservati come protezione
dell’abitazione fino all’anno successivo, quando verranno sostituiti con i
nuovi. Durante la Messa viene letta la Passione di Gesù tratta dai Vangeli.
Questo momento intenso racconta quanto accadrà nei giorni della Settimana
Santa. I rami d’ulivo un tempo (tradizione ormai perduta) venivano usati nel
giorno di Pasqua per benedire la tavola del pranzo. Il capofamiglia, prima di
iniziare a mangiare, immergeva i rami in acqua e aspergeva la tavola con il
cibo. E’ una festa mobile legata alla
Pasqua, la quale si celebra la prima domenica dopo la luna piena successiva
all’equinozio di primavera e cioè tra il 25 marzo e il 25 aprile.
La Redazione