Tutta la creazione deve
percorrere un immenso ciclo che parte da Dio e torna a Dio.
Ogni creatura umile può riportare la parola di Gesù; “uscii dal padre e venni
nel mondo, abbandono di nuovo il mondo e torno al Padre” (GV10,28). La vita
totale non è che questo grande pellegrinaggio di stelle e di atomi, di spiriti
e di corpi che, partiti da Dio tornano a vivere o a morire, ai piedi o sul
cuore di Dio.
Ma nel cammino l’uomo si è improvvisamente arrestato.
Per gelosia, per orgoglio.
La grandezza da cui l’uomo usciva gli sembrava schiacciante. Per fame e sete di
esperienze nuove il sentiero incerto gli parve più dolce del grande cammino.
L’uomo nel moto universale delle creature sentì allargarsi i confini del
proprio io, sentì vicina la realizzazione del Miraggio: sarai come Dio !
Diffidente di fronte al comando di Dio, credette alle promesse di tutte le
insufficienze moltiplicate che gli garantivano paradisi terrestri tra i corpi e
le cose.
Viandante distratto dimenticò che la gloria è all’ultima tappa e divenne schiavo
delle tappe intermedie.
Allora tutto si trasformò di fronte a lui, si scoprì schiavo delle cose che lui
stesso aveva costruito, tutto gli veniva a mancare, tutto diventava illusione,
tutto correva verso la morte per aver dimenticato Dio, luce e libertà.
Ogni ora porta all’uomo un tormento, ogni sforzo una delusione, ogni stagione
una decadenza, ogni promessa una smentita.
Come il soldato che per tradimento e paura tronca la marcia e si distende sul
ciglio della vita, l’uomo dopo la prima ebbrezza, si sentì solo…
Prima della sosta, il cammino di andata-ritorno da Dio a Dio era luminoso come
il cammino degli astri e lo svolgersi delle stagioni.
Dopo l’arresto non è più così: la ripresa della marcia, nell’ordine universale,
suppone un cumulo di energie e di capacità eccedenti ogni disponibilità umana.
D’altra parte il ponte era spezzato tra l’uomo e Dio. L’uomo, in piena luce,
aveva rifiutato a Dio la dignità di Padre e di unico bene.
Questo bene infinito e calpestato esigeva una riparazione di valore infinito.
Gesù poteva rappresentare in pieno questa umanità ribelle: e il suo gesto di
dolore e di amore senza confini, partendo dalla sua personalità divina, poteva
riallacciare l’umanità a Dio…
Così la misericordia divina offrì il Figlio per redimere il mondo.
Il Signore della Gioia si fece l’uomo del dolore e assunse sopra di se la
gigantesca fatica di ricondurre l’uomo al suo Dio, il figlio al Padre,
attraverso un oceano di sofferenze dovute a noi dalla logica pesante e serrata
della colpa come dalla logica alta e profonda della giustizia