IL DOPO PRIMA COMUNIONE E CRESIMA
A causa della pandemia i riti delle
prime Comunioni e delle Cresime sono stati spostati all’autunno. Quelle che seguono sono alcune considerazioni
legate al momento non positivo ( sia
chiaro, non solo per il covid ) che
stiamo vivendo come cattolici e come cittadini.
Che resta dopo la prima Comunione e la Cresima: solo le foto ricordo?
Purtroppo, occorre ammettere che è proprio così nella maggior parte dei casi. Si
verifica, infatti, una fuga di massa, come se fosse arrivato, finalmente,
l’atteso “rompete le righe”, perché si è chiuso un ciclo della vita e, per
genitori e figli, se ne apre un altro più libero con meno impegni e regole. Con
amarezza si domandava e scriveva il libro, già negli anni ’80, mons. Luigi
Bettazzi, allora vescovo di Ivrea, “Ateo
a diciotto anni?” Ebbene sì: di fatto, questa è la dura realtà. Allora gli
anni del Catechismo non sono serviti a niente? Stando ai risultati, non hanno
dato le risposte né le basi adeguate, un po’ imposte come fa la maestra che impone le regole
dell’addizione ( 2 + 2 = 4 ), nei primi anni quando le potenzialità cognitive
sono limitate e poi, più avanti con l’età, in preparazione alla Confermazione,
non hanno stimolato le capacità di ragionamento sull’opportunità di meditare della
necessità dell’esistenza di un Creatore di tutte le cose, che intende
fortissimamente dialogare con la sua creatura, posta al vertice della scala dei
valori, per aiutarla a dare senso e
sostanza alla propria esistenza. A
questo punto, dovrebbe venire spontaneo il bisogno di analizzare il problema
senza sclerotizzarsi sul solito concetto, che si fa comodo alibi, di puntare
sulla famiglia come prima scuola di fede e luogo di formazione in sintonia con
la parrocchia. Un’altra domanda sorge spontanea: quale famiglia? O peggio,
dov’è la famiglia? Oggi si convive, le famiglie sono pluri-allargate, spesso i
coniugi sono di etnie e religioni diverse, sono in crescita esponenziale le
famiglie monosessuali. In questo quadro
sconsolante si può ancora continuare a credere nella sensibilità dei genitori e
delle famiglie verso l’educazione dei figli in generale e della formazione
verso il radicamento della fede? E’ mera utopia, sebbene la realtà dovrebbe
essere questa. Ma come si può insegnare ciò che non si conosce e ciò in cui non
si crede più o, al massimo, la fede è un argomento minimale di nessun
interesse? Sostiene mons. Bettazzi: “L’esigenza fondamentale dei giovani è quella
di una maggiore giustizia nella società e quindi di un rinnovamento e di una
partecipazione attiva a tale rinnovamento. E rinnovamento appare tanto più
necessario se pensiamo alla tendenza naturale, che è quella di cercare il
proprio interesse e di difendere il benessere e il privilegio personale,
dimenticando gli altri e volutamente ignorando che troppe volte la ricchezza
degli uni è creata e mantenuta dalla povertà degli altri.” (Non sono le periferie di papa Francesco?) San
Giovanni Bosco, a causa della sua infelice e difficilissima fanciullezza e
gioventù, era convinto assertore del “metodo preventivo”; anche in medicina si
dice che è meglio prevenire che curare e in futuro il vaccino covid-19 avrà lo
scopo di prevenire l’infezione come tutti i vaccini somministrati nella prima
infanzia. Ci sono in Italia oltre 3 milioni di giovani che non studiano, non
hanno un mestiere né un lavoro o non lo cercano più. Noi adulti (i litigiosi reggitori
della Res Publica, imprenditori e
manipolatori della finanza, in primis) ci siamo chiesti il perché? Abbiamo
mosso con impegno vero una foglia in loro favore o abbiamo complicato loro la
vita promettendo solo parole? Per andare
all’Università occorre fare test su test per l’ingresso destinato ad una
minoranza: la libertà di scelta e il diritto allo studio non è garantito dalla
Costituzione? I non ammessi (la maggioranza)
che faranno? I “bamboccioni” - come sosteneva
con irritante supponenza quella ex-ministro - messi sotto accusa o, amareggiati, costretti a
ripiegare su facoltà obsolete, inflazionate e ai margini del mercato del
lavoro, che garantiscono l’“allettante” prospettiva di disoccupazione o
sottoccupazione? Ci siamo nascosti dietro gli evanescenti impegni che “odorano”
(eufemismo) di opportunismo elettorale dei mestieranti della politica? Certi atteggiamenti violenti e sconsiderati
possono trovare qui la loro causa, mai giustificazione. Eppure la risposta è semplicissima: sono
delusi e sfiduciati, emarginati dalla prepotenza dei potenti, non credono più
in niente e percepiscono gl’insegnamenti della Chiesa come vacue chiacchiere
per bambini e vecchiette oltre il tramonto. Se il Catechismo riuscisse a dar loro
la certezza di come l’applicazione integrale del succo del Vangelo non ci porta
solo a pregare giornate intere implorando miracoli personali, ma anche ad
essere l’unico modo di dare dignità piena alla persona e di superare ogni forma
di sopraffazioni, di ingiustizie e corruzioni, cioè, ad essere l’unico modo per
supportare una reciproca visione
rispettosa, corretta e umana dell’esistenza terrena, per farla diventare la
vera preparazione ( con quel che ne consegue in termini pratici e quotidiani )
all’eternità, forse qualche risultato si potrebbe ottenere. Continuare a fare
sempre le stesse cose, si ottengono sempre i soliti risultati, suggerisce un
proverbio inglese. Stante il fallimentare status
quo, potrebbe valer la pena di cambiare. Gli stessi concetti si possono
esprimere in tanti modi diversi e chi ha il compito di proporli e insegnarli deve
pensare alle capacità di ascolto e alle necessità dell’uditore, non alle proprie.
San Giovanni XXIII ha indetto il Concilio Vaticano II per cercare e individuare
con i fratelli padri conciliari il modo di “porre
la fede immutabile” ad un mondo che cambia in continuazione. Ricordiamoci bene di quel “porre” che rappresenta la chiave del Concilio Vaticano II. Così si è pensato e deciso che la “rugiada
dello Spirito” garantisca un’idea più seria e idonea di “effusione dello
Spirito”. Nel Cenacolo le Lingue di fuoco effondevano i carismi miracolosi che
hanno trasformato analfabeti pescatori dei pesci mediocri e liscosi del
Giordano e del lago di Tiberiade in perfetti conoscitori e missionari del
pensiero di Gesù. Onestamente, anche tentando un volo pindarico, non riesco a
vederne un nesso con la rugiada. Comunque, dopo essermi sfogato, perché
desidero una fede sostenuta dalla ragione, faccio umilmente atto di fedeltà a
quanto stabilito, ma finora nessuno mi ha motivato e convinto che quanto
operato fosse il problema dei problemi di assoluta priorità in seno alla Chiesa
cattolica romana. E chi ha occhi per vedere, veda e orecchi per intendere,
intenda.