Vieni
Signore Gesù
Il Cristo si presenta
nell’Apocalisse come colui che viene. E questo ha
vari sensi. Prima di tutto Gesù è colui che è venuto, è Dio venuto verso di
noi, è il movimento di Dio verso l’uomo. Questo è l’oggetto della nostra fede.
Ma è anche colui che verrà, perché in Lui per Lui tutte le cose troveranno
compimento, secondo quanto dice l’Apostolo Paolo: “La creazione stessa attende
con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Rom.8,19). E ancora: “Sappiamo
bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del
parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello
Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del
nostro corpo” (Rom.8,22-23).
Il mondo intero è nell’attesa e la nostra stessa
preghiera deve essere protesa verso il dono dell’eternità. In questo “Vieni
Signore Gesù” (Ap.22,20) le nostre preghiere dovrebbero far proprie tutte le
attese, tutte le sofferenze fisiche e morali dell’umanità che vive accanto a
noi, nella consapevolezza che le nostre vite tutte e quelle di quanti ci
circondano sono trascinate nel cammino dall’intera creazione di Cristo. Il
Cristo è anche colui che viene sempre. La sua venuta è, per ciascuna delle
nostre anime, una realtà attuale: “Ecco io sto alla porta e busso: se qualcuno
ascolta la mia voce e apre la porta, Io entro a casa sua e mi sederò a mensa
con lui e lui con Me” (Ap. 3,20).
Se lasciamo entrare Cristo Egli ci farà partecipi dei
suoi doni e dei suoi beni; Egli ha da dire una parola a ciascuno di noi.
Mediante la sua grazia, Egli sollecita continuamente i nostri cuori. Risveglia
in noi il senso del divino, la nostalgia della Casa del Padre e la ricerca del
senso pieno del nostro esistere.
Per questo Egli vuole che siamo attenti alla sua venuta,
che spalanchiamo le porte delle nostre case e del nostro cuore. Egli è sempre
colui che viene: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e
la Fine” (Ap. 22,13). Egli è il traguardo della nostra vita; in Lui tutto si
riassume, perché Egli è l’unica fine di tutte le cose. E’ già cominciato
qualcosa che non terminerà mai, ed è la nostra trasformazione in Gesù Cristo:
fidiamoci di Dio in Cristo Gesù che viene.
Ci si chiede di essere assetati, di essere aperti a Dio,
per lasciar scaturire dal fondo della nostra anima questa sete di Grazia che il
Signore soltanto potrà estinguere: “Ma chi beve dell’acqua che io gli darò non
avrà più sete” (Gv.4,13).
Questa parola si rivolge a tutti senza eccezioni e senza condizioni, nonostante
i nostri peccati passati, la nostra mediocrità, l’insensibilità spirituale,
basta credere all’Amore, credere che tutto è possibile sempre, che nulla è
irrevocabile, né fallimenti né infedeltà. La Grazia di Dio può porre rimedio a
tutto, tutto perdonare: ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto, perché la
potenza di Dio è senza limiti. “E chi ascolta dica: “Vieni!”; “e chi ha sete,
venga; e chi vuole prenda l’acqua della vita gratuitamente” (Ap. 22,17). Con “colui
che rende testimonianza” diciamo si, Amen, aprendo i nostri cuori a ciò che
Cristo vuole compiere in noi e mediante noi, perché scaturisca dal fondo dei
nostri cuori questa sorgente inesauribile di vita d’amore.
Facciamo la nostra preghiera della Chiesa e insieme con tutto il nostro cuore, con
tutta la nostra mente diciamo: “Vieni Signore Gesù!”.