Domenica 7 giugno – Solennità
della Santissima Trinità (Giovanni 3, 16-18)
La Santissima Trinità ci presenta il primo grande
mistero della fede cristiana.
Inaccessibile alle altre religioni monoteiste (l’Islam ci accusa persino di
paganesimo, non comprendendo il valore dell’unicità di Dio che nel Verbo
diventa redenzione e nello Spirito forza motrice della Storia), esso è un
grande mistero di amore. Per questo la liturgia odierna propone un brano del
Vangelo di Giovanni, il “Vangelo dell’Amore”: “Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio … perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la
vita eterna”. Mistero, dunque, ma mistero di salvezza, e modello di amore,
proposto a tutti per la nostra vita di tutti i giorni. Per questo il cristiano
non si chiude al mondo nel quale vive, come fosse in un carcere, ma anzi ad
esso si apre nella gioia dell’annuncio (ecco l’enciclica programmatica “Evangelii
Gaudium” di papa Francesco!), reso possibile proprio grazie alla Trinità.
In questo senso, per i cristiani, ogni domenica è festa e memoria della
Trinità.
Non a caso, il prefazio della Trinità, prima della riforma liturgica, era il
prefazio di tutte le domeniche del tempo ordinario. Per noi spezzini, il
Vangelo odierno richiama anche la grazia che il Signore ci ha dato di
accogliere nella nostra terra la beata Itala Mela, la cui visione mistica era
incentrata proprio sulla Trinità. Itala aveva voluto chiamarsi “Maria della
Trinità”: “La Carità – ha scritto – è l’essenza stessa di Dio … Nel
seno della Trinità, io devo attingere la Carità”.
Domenica
14 giugno – Solennità del Corpo e del Sangue del Signore. (Giovanni 6, 51 – 58)
Il brano del Vangelo di Giovanni (anche oggi la
liturgia ci propone il “Vangelo dell’Amore” !) spiega bene il motivo per cui,
in tempi recenti, la Chiesa ha unificato in una sola le due diverse feste del
“Corpus Domini”, legata al miracolo eucaristico di Bolsena ed alla dispute
medievali sulla presenza reale di Cristo nel pane consacrato, e del
Preziosissimo Sangue, legate invece alla devozione verso le reliquie del Sangue
che la tradizione vuole giunte in Occidente dalla Terrasanta. Per quanto
riguarda il Prezioso Sangue, restano le celebrazioni locali, come quella di
Sarzana, ma la Chiesa universale unifica in un solo giorno il ricordo delle
parole di Gesù: “Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell’ultimo giorno”. Carne e sangue sono simbolo della vita, e
Cristo, la fede e la storia ce lo dicono, era vero uomo, divenuto tale per
salvarci. Per questo ha voluto lasciare a noi la realtà concreta del pane e del
vino che si trasformano in Lui. Quest’anno la pandemia ci ha impedisce di avere
le processioni: sia quella del Sangue di domenica scorsa a Sarzana, sia quella
odierna del Santissimo Sacramento. Ma la vera processione, come sempre, è
quella che dobbiamo compiere dentro di noi, riscoprendo il valore della nostra
vita di fede.
Domenica
21 giugno – 12.a del Tempo Ordinario (Matteo,
10, 26 -33)
Con le
due solennità della Santissima Trinità e del Corpo e del Sangue del Signore è
terminato il lungo ciclo liturgico della Pasqua, iniziato il mercoledì delle
Ceneri. Riprende dunque la scansione del cosiddetto “tempo ordinario” che, per
l’anno A, prevede la lettura, nella Messa, dei brani del Vangelo di Matteo. Il
colore delle vesti dei celebranti torna ad essere il verde, segno della
speranza cristiana che ci trasporta “oltre” il tempo e lo spazio, verso la mèta
eterna della nostra vita. Il brano odierno del Vangelo è tratto dal cosiddetto
“discorso apostolico”, quello che Gesù pronuncia indicando ai suoi discepoli la
strada della “missione”. Non a caso, nella precedente edizione del Messale,
questo brano si leggeva in occasione della Messa comune per un “sacerdote o
laico martire”. Il messaggio è chiaro, ed appare molto attuale: “Non abbiate paura di coloro che uccidono il
corpo … abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella
Geenna e l’anima e il corpo”. Papa Francesco, anche di recente, è
intervenuto più volte sul tema della missione, ed ha proclamato lo scorso mese
di ottobre “mese missionario straordinario”. Siamo tutti in missione, in
particolare nelle nostre terra d’Occidente. Il Vangelo di oggi ci dà quindi
quelle che potremmo chiamare le “linee guide” del nostro comportamento
missionario …
Domenica
28 giugno – 13.a del Tempo Ordinario (Matteo,
10, 37 – 42)
Il
brano odierno di Matteo è in pratica la prosecuzione di quello della domenica
precedente, e il tema è dunque ancora una volta quello della missione, alla
quale tutti siamo chiamati e non solo dunque, come forse si poteva credere un
tempo, i missionari inviati dalla Chiesa nelle terre più lontane del mondo: “Chi non prende la sua croce e non mi segue,
non è degno di me”. La missione non ha senso senza la fede, ma il Vangelo
ci dice che non ha senso nemmeno senza la carità. Non solo si deve accogliere
con gioia il profeta, come in tanti brani celebri dell’Antico Testamento, ma
anche, sempre con gioia, si deve porgere il bicchiere d’acqua fresca a chi ha
sete. E’ quello che ha scritto Papa Francesco nel recentissimo messaggio (21
maggio) alle Pontificie Opere Missionarie:
“Ogni slancio missionario, se è mosso dallo
Spirito Santo, manifesta la predilezione per i poveri e i piccoli come segno e
riflesso della preferenza del Signore verso di loro”. E questo vale per tutti noi, in ogni giorno
dell’anno.