Domenica
15 marzo - È una domenica molto triste, questa, forse una delle più
tristi che io ricordi.
Siamo tutti "imprigionati" nelle nostre case per combattere un nemico
tanto sconosciuto ed invisibile, quanto terribile: il Coronavirus. Quanto ci
manca la nostra consueta santa Messa domenicale, la visita alle tombe dei
nostri cari defunti ed il consueto scambio di opinioni con gli altri fedeli!
Purtroppo siamo relegati nelle nostre case ed il mio pensiero e quello di mia
moglie vanno più volte a tante persone, magari anziane o malate, che vivono
sole ed oggi devono vivere come carcerate. Maria Santissima stia loro vicina e
le consoli!
Molto commovente il saluto di Papa Francesco che all' "Angelus"
ringrazia innanzitutto i sacerdoti che, con creatività, cercano, in mille modi,
di essere vicini al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato. Sono
"pastori" che hanno ben compreso come, in una pandemia come questa,
non si possa essere dei "don Abbondio”.
Il Papa, introducendo l'Angelus domenicale, in diretta televisiva, dalla
Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano e non dal suo balcone, a causa dell'emergenza
Coronavirus, sottolinea l'esemplare impegno dell'Arcivescovo di Milano, S.E.
Mons.Mario Delpini, che è vicino al suo popolo e, in preghiera, sale sul tetto
del Duomo per implorare la protezione
della "Madonnina". E sottolinea che in quel momento - mentre il Papa
parla - l'Arcivescovo sta portando a termine la Santa Messa per gli ammalati, i
medici, gli infermieri ed i volontari. Sottolinea come l'Arcivescovo è vicino
al suo popolo ed anche vicino a Dio nella preghiera. Il Papa ha infatti presente
l'immagine in cui lui, la settimana scorsa, da solo, è sul tetto del Duomo a
pregare la Madonna.
Ma il Papa vuole ringraziare anche tutti i sacerdoti, la creatività dei
sacerdoti. "Tante notizie mi arrivano dalla Lombardia su questa
creatività. È vero, la Lombardia è stata molto colpita, ma ci sono sacerdoti
che cercano, in mille modi, di essere vicini al popolo, perché il popolo non si
senta abbandonato: sacerdoti che, con zelo apostolico, hanno ben compreso che
in tempi di pandemia non si deve fare i "don Abbondio". Grazie tante
a voi sacerdoti!”. Quindi passa al brano evangelico di questa domenica che
" presenta l'incontro di Gesù con una donna samaritana. Egli è in cammino
con i Suoi discepoli e fa sosta presso un pozzo, in Samaria. I Samaritani erano
considerati eretici dai Giudei e molto disprezzati: come cittadini di seconda
classe. Gesù è stanco ed ha sete. Arriva una donna a prendere acqua e Lui le
dice: "Dammi da bere". Così, rompendo ogni barriera, comincia un
dialogo in cui svela a quella donna il mistero dell'acqua "viva",
cioè dello Spirito Santo, dono di Dio. Infatti, alla reazione di sorpresa della
donna, il Figlio di Dio risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è
colui che ti dice: "Dammi da bere", tu avresti chiesto a Lui, ed Egli
ti avrebbe dato, acqua "viva”.
Al centro di questo dialogo c'è l'acqua: da una parte l'acqua come elemento
essenziale per vivere, che appaga la sete del corpo e sostiene la vita e,
dall'altra, l'acqua come simbolo della grazia divina, che dà la vita eterna.
Nella tradizione biblica Dio è la fonte dell'acqua viva - così si dice nei
salmi, nei profeti - e, allontanarsi da Dio, fonte di acqua viva, e dalla Sua
Legge, comporta la peggiore siccità. È l'esperienza del popolo d'Israele nel
deserto: nel lungo cammino verso la libertà, esso, arso dalla sete, protesta
contro Mosè e contro Dio perché non c'è acqua. Allora, per volere di Dio, Mosè
fa scaturire l'acqua da una roccia, come segno della provvidenza di Dio che
accompagna il Suo popolo e gli dà la vita. E San Paolo interpreta quella roccia
come simbolo di Cristo e dirà così: "E la roccia è Cristo. È la misteriosa
figura della Sua presenza in mezzo al popolo di Dio che cammina". Cristo
infatti è il "Tempio" dal quale, secondo la visione dei profeti,
sgorga lo Spirito Santo, cioè l'acqua viva che purifica e dà vita.
Chi ha sete di salvezza può attingere gratuitamente da Gesù e lo Spirito Santo
diventerà in lui o in lei una sorgente
di vita piena ed eterna. La promessa dell'acqua "viva" che Gesù ha
fatto alla Samaritana è divenuta realtà nella Sua Pasqua: dal Suo costato
trafitto sono usciti "sangue ed acqua". Cristo, Agnello immolato e risorto, è la
sorgente da cui scaturisce lo Spirito Santo che rimette i peccati e rigenera a
vita nuova. Questo dono è anche la fonte della testimonianza. Come la
Samaritana, chiunque incontra Gesù vivo sente il bisogno di raccontarlo agli
altri, cosicché tutti arrivino a confessare che Gesù è veramente il
"Salvatore del mondo", come dissero poi i compaesani di quella donna.
Così anche noi, generati a vita nuova mediante il Battesimo, siamo chiamati a
testimoniare la vita e la speranza che sono in noi".
Dopo l' Angelus, il Papa aggiunge, con profonda tristezza: "In questi
giorni Piazza San Pietro è chiusa e
perciò il mio saluto si rivolge direttamente a voi che siete collegati
attraverso i mezzi di comunicazione. In questa situazione " di
pandemia", nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati, siamo
invitati a riscoprire ed approfondire il valore della comunione che unisce
tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli - assicura - ma
formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un'unione che si alimenta con
la preghiera ed anche con la comunione spirituale all'Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile
ricevere il Sacramento: questo per tutti, ma specialmente per le persone che
vivono sole".
Quindi rinnova la Sua vicinanza a tutti i malati ed a coloro che li curano,
come pure ai tanti operatori e volontari che aiutano le persone che non possono
uscire di casa ed a quanti vanno incontro ai bisogni dei più poveri e dei senza
dimora: "Grazie tante per tutto lo sforzo che ognuno di voi fa per
aiutare, in questo momento tanto duro".
Domenica 22 marzo - A causa della
gravissima pandemia in corso e che diventa sempre più terribile, alle ore 12 il
Santo Padre Francesco ha guidato la recita della preghiera dell'Angelus dalla
Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. Quanto ci manca il consueto
appuntamento domenicale in Piazza San Pietro che oggi è completamente vuota,
come tutte le piazze e le strade del nostro Paese! Il Signore e la nostra Madre
Celeste ci aiutino a superare questo terribile momento che miete vittime fra la
popolazione ed anche fra i nostri angeli custodi rappresentati dai medici,
dagli infermieri e da tutti gli operatori della sanità che stanno offrendo
tutte le loro energie, con spirito di abnegazione, fino a donare le loro vite
per dare la salute ai fratelli malati. Dio li assista e li abbia in gloria! Un
grazie sentito va anche a tutti i lavoratori che garantiscono i servizi
essenziali per la nostra sopravvivenza, come le forze dell'ordine, gli operai,
i trasportatori, i benzinai e chiunque dà la propria opera per il bene dei loro
fratelli.
In questo clima di profonda tristezza, il Papa introduce la preghiera mariana
con queste parole: " Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Al centro della liturgia di questa quarta domenica di Quaresima c'è il tema
della luce". Il Vangelo (Gv 9,1 -41) racconta l'episodio dell'uomo cieco
dalla nascita, al quale Gesù dona la vista. Questo segno miracoloso è la
conferma del l'affermazione di Gesù che dice di Sé: "Sono la luce del
mondo", la luce che rischiara le nostre tenebre. Egli opera
l'illuminazione a due livelli: uno fisico ed uno spirituale. Il cieco dapprima
riceve la vista degli occhi e poi è condotto alla fede nel "Figlio
dell'uomo", cioè in Gesù.
I prodigi che Egli compie non sono gesti spettacolari, ma hanno lo scopo di
condurre alla fede attraverso un cammino di trasformazione interiore.
I dottori della legge si ostinano a non ammettere il miracolo e rivolgono
all'uomo risanato domande insidiose, ma
egli li spiazza con la forza della realtà: "Una cosa io so: ero cieco e
ora ci vedo". Tra la diffidenza e l'ostilità di quanti lo circondano e lo
interrogano increduli, egli compie un itinerario che lo porta gradualmente a
scoprire l'identità di Colui che gli ha aperto gli occhi ed a confessare la
fede in Lui. Dapprima Lo ritiene un profeta; poi Lo riconosce come uno che viene
da Dio; infine Lo accoglie come il Messia e si prostra davanti a Lui. Ha capito
che, dandogli la vista, Gesù ha manifestato le opere di Dio. Che possiamo anche
noi fare questa esperienza!
Con la luce della fede colui che era cieco scopre la sua nuova identità. Egli
ormai è una nuova creatura, in grado di vedere, in una nuova luce, la sua vita
e il mondo che lo circonda, perché è entrato in comunione con Cristo: è entrato
in un'altra dimensione. Non è più un mendicante emarginato dalla comunità; non
è più schiavo della cecità e del pregiudizio. Il suo cammino di illuminazione è
metafora del percorso di liberazione dal peccato a cui siamo chiamati. Il
peccato è come un velo scuro che copre il nostro viso e ci impedisce di vedere
chiaramente noi stessi e il mondo: il perdono del Signore toglie questa coltre
di ombra e di tenebra e ci dona nuova luce. La Quaresima che stiamo vivendo sia
tempo opportuno e prezioso per avvicinarci al Signore, chiedendo la Sua
misericordia, nelle diverse forme che la Madre Chiesa ci propone.
Il cieco risanato, che vede ormai sia con gli occhi del corpo, sia con quelli
dell'anima, è l'immagine di ogni battezzato che, immerso nella grazia, è stato
strappato dalle tenebre e posto nella luce della fede. Ma non basta ricevere la
luce: occorre diventare luce!
Ognuno di noi è chiamato ad accogliere la luce divina per manifestarla con
tutta la propria vita. Ce lo ricorda oggi San Paolo: "Comportatevi perciò
come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà,
giustizia e verità". Il seme di vita nuova posto in noi nel Battesimo è
come scintilla di un fuoco che purifica prima di tutto noi, bruciando il male
che abbiamo nel cuore, e ci permette di brillare ed illuminare.
Maria Santissima ci aiuti ad imitare l'uomo cieco del Vangelo, così che
possiamo essere inondati dalla luce di Cristo ed incamminarci con Lui sulla via
della salvezza".
Quindi il Santo Padre procede alla recita dell'Angelus e poi impartisce la
Santa Benedizione.