“[I popoli] spezzeranno le loro spade e ne faranno
aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.” (Is 2,
4-5) Questa è la profetica speranza di Isaia che invita l’uomo, con l’aiuto del
Signore, a dare al mondo un’era di pace. Se l’ispirato profeta sollecita i
popoli ad ascoltare il Signore e a cambiare stile di vita, vuol dire che anche
ai suoi tempi quell’area del Medioriente non viveva momenti felici. La storia
conferma che il Medioriente nei secoli è stato costantemente causa e vittima di
grande instabilità tra le popolazioni autoctone ed altre immigrate o occupanti
militarmente (Egiziani, Babilonesi con Nabucodonosor, Persiani, Alessandro
Magno, Romani, Ottomani, ecc.). Oggi la situazione si è addirittura aggravata (es.
In Siria è complicato capire chi sono gli alleati e chi i nemici, tanto è
grande la confusione tra le parti in conflitto. Le uniche cose certe sono la
strage di innocenti e il tradimento USA verso i Curdi). Se si riuscisse, ma
manca la volontà vera, a pacificare quell’area, molto probabilmente, la 3^
guerra mondiale a “spezzatino,” come dice papa Francesco, perderebbe molto della
sua virulenza e diffusione. Ad alimentare il tutto, è noto, sono le mire di
egemonia politica ed economica, oltre agl’immensi profitti originati dal
commercio delle armi, appetito anche da chi, con accorate parole, manifesta
tutta la propria indignazione per guerre, guerricciole e guerriglie ormai
endemiche, mentre nell’ombra è protagonista di questo immondo mercato di morte.
L’ipocrisia, la menzogna e la malcelata volontà di potere di poche menti
distorte non vogliono considerare degne di rispetto inermi e povere
popolazioni, anzi, spesso vengono utilizzate e aizzate a combattersi per motivi
etnici e, ancor peggio, religiosi, mentre i signori della guerra si godono al
sicuro le loro macabre soddisfazioni.
Papa Francesco, nel suo articolato messaggio per la 53° Giornata mondiale della
pace, con il suo dialogare semplice e diretto, spiega l’assurdo dell’odio e sottolinea
quanto sia fonte di ogni positività, meno costoso e più gratificante un
rapporto rispettoso tra i popoli, le Nazioni e i singoli.
Ma, per non annoiarsi, il prevaricare sembra essere l’esercizio più gradito
dall’uomo di ogni tempo!
La pace, dice Francesco, va intesa come
cammino di speranza e gli strumenti per raggiungerla sono il dialogo, la
riconciliazione e la conversione ecologica. In 5 paragrafi puntualizza il suo
pensiero rivolto ai governanti e agli uomini di buona volontà.
1)
La
pace, cammino di speranza di fronte agli ostacoli e alle prove
“La pace è un bene prezioso,
oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella
pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui
anche un presente faticoso può essere vissuto e accettato se conduce verso una
meta …. In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà
le ali per andare avanti.
La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle
guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità
distruttiva e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più
deboli. Intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e
della corruzione, che alimentano odi e violenze. Ancora oggi, a tanti uomini e
donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la
libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel
futuro.”
2)
La pace, cammino di ascolto basato sulla memoria, sulla solidarietà e sulla
fraternità
“Gli Hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e
Nagasaki, sono tra quelli che oggi mantengono viva la fiamma della coscienza
collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che
accadde nell’agosto del 1945 e le sofferenze indicibili che ne sono seguite
fino ad oggi. La loro testimonianza risveglia e conserva la memoria delle
vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni
volontà di dominio e di distruzione. Non possiamo permettere che le attuali e
le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che
è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno. Aprire e
tracciare un cammino di pace è una sfida, tanto più complessa in quanto gli
interessi in gioco, nei rapporti tra persone, comunità e nazioni, sono
molteplici e contradditori. Occorre fare appello alla coscienza morale e alla
volontà personale e politica. La pace si attinge dal cuore umano
…. Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di
artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Non
si può giungere alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e
donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse.
…La pace è un edificio da costruirsi continuamente, un cammino che facciamo
insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola
data e a rispettare il diritto. Il processo di pace è un impegno che dura nel
tempo. E’ un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia …”
3)
La pace, cammino di riconciliazione nelle
comunione fraterna
“La Bibbia, in modo
particolare mediante la parola dei profeti, richiama le coscienze e i popoli
all’alleanza di Dio con l’umanità. Si tratta di abbandonare il desiderio di
dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di
Dio, come fratelli. ….. Solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la
spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza. …… Quello che è vero della pace in ambito
sociale, è vero anche in quello politico ed economico, poiché la questione
della pace permea tutte le dimensioni della vita comunitaria: non vi sarà mai
vera pace se non saremo capaci di costruire un più giusto sistema economico.”
4)
La
pace, cammino di conversione ecologica
“Se una cattiva comprensione
dei nostri principi ci ha portato a volte a giustificare l’abuso della natura o
il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e
la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati
infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire. Di fronte alle
conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della
casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste come
strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto per le
comunità locali, per il bene comune e la natura – abbiamo bisogno di una
conversione ecologica. Il cammino di riconciliazione è anche ascolto e contemplazione
del mondo che ci è stato donato da Dio, affinché ne facessimo la nostra casa
comune. Le risorse naturali, le numerose forme di vita e la Terra stessa ci
sono affidate per essere “coltivate e custodite” (Gen 2,15) anche per le
generazioni future, con la partecipazione responsabile e operosa di ognuno …… Da qui scaturiscono motivazioni profonde e un
nuovo modo di abitare la casa comune, di essere presenti gli uni agli altri con
le proprie diversità, di celebrare e rispettare la vita ricevuta e condivisa,
di preoccuparci di condizioni e modelli di società che favoriscano la fioritura
e la permanenza della vita nel futuro, di sviluppare il bene comune dell’intera
famiglia umana. La conversione ecologica alla quale facciamo appello ci conduce
quindi a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore
che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della
condivisione.”
5)
Si ottiene tanto quanto si spera
“Il cammino della
riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la
si spera. Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di
credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può
ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito,
instancabile. La paura è spesso fonte di conflitto.
E’ importante, quindi, andare oltre i nostri timori umani, riconoscendoci figli
bisognosi, davanti a Colui che ci ama e ci attende, come il Padre del figlio
prodigo. La cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe la cultura della
minaccia. Rende ogni incontro una possibilità e un dono dell’amore generoso di
Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti dei nostri orizzonti ristretti, per
puntare sempre a vivere la fraternità universale, come figli dell’unico Padre
celeste.
Per i discepoli di Cristo, questo cammino è sostenuto anche dal sacramento
della Riconciliazione, donato dal Signore per la remissione dei peccati dei
battezzati. Questo sacramento della Chiesa, che rinnova le persone e le
comunità, chiama a tenere lo sguardo rivolto a Gesù, che ha riconciliato tutte
le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno
sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli; e chiede di deporre ogni violenza
nei pensieri, nelle parole e nelle opere, sia verso il prossimo sia verso il
creato …. E che ogni persona, venendo
al mondo, possa conoscere un’esistenza di pace e sviluppare pienamente la
promessa d’amore e di vita che porta in sé.”
Il Papa conclude: “Che il Dio
della pace ci benedica e venga in nostro aiuto.
Che Maria, Madre del Principe della pace e Madre di tutti i popoli della terra,
ci accompagni e ci sostenga nel cammino di riconciliazione, passo dopo passo.”
Spero di aver colto i punti
chiave del messaggio e i concetti più cari a papa Francesco mantenendo intatto
il filo logico del suo ragionare, perché la speranza di pace non abbia
l’attenzione di un giorno, ma sia il desiderio e l’impegno di ogni giorno. Mi
ha profondamente colpito la concretezza, infatti, ogni espressione e
considerazione hanno almeno un riferimento preciso e visibile verso eventi
negativi che accadono giornalmente in troppe parti del mondo e che per essere
evitati basterebbe solo frenare l’eccesso “dell’erba voglio” presente nei
soliti noti gestori della politica mondiale.
P.S. Il 1° Gennaio è anche la
festa liturgica di MARIA, MADRE DI DIO.