N° 1 - Gennaio 2020
1° Gennaio 2020: 53° GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
di Antonio Ratti


“[I popoli] spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.” (Is 2, 4-5) Questa è la profetica speranza di Isaia che invita l’uomo, con l’aiuto del Signore, a dare al mondo un’era di pace. Se l’ispirato profeta sollecita i popoli ad ascoltare il Signore e a cambiare stile di vita, vuol dire che anche ai suoi tempi quell’area del Medioriente non viveva momenti felici. La storia conferma che il Medioriente nei secoli è stato costantemente causa e vittima di grande instabilità tra le popolazioni autoctone ed altre immigrate o occupanti militarmente (Egiziani, Babilonesi con Nabucodonosor, Persiani, Alessandro Magno, Romani, Ottomani, ecc.). Oggi la situazione si è addirittura aggravata (es. In Siria è complicato capire chi sono gli alleati e chi i nemici, tanto è grande la confusione tra le parti in conflitto. Le uniche cose certe sono la strage di innocenti e il tradimento USA verso i Curdi). Se si riuscisse, ma manca la volontà vera, a pacificare quell’area, molto probabilmente, la 3^ guerra mondiale a “spezzatino,” come dice papa Francesco, perderebbe molto della sua virulenza e diffusione. Ad alimentare il tutto, è noto, sono le mire di egemonia politica ed economica, oltre agl’immensi profitti originati dal commercio delle armi, appetito anche da chi, con accorate parole, manifesta tutta la propria indignazione per guerre, guerricciole e guerriglie ormai endemiche, mentre nell’ombra è protagonista di questo immondo mercato di morte. L’ipocrisia, la menzogna e la malcelata volontà di potere di poche menti distorte non vogliono considerare degne di rispetto inermi e povere popolazioni, anzi, spesso vengono utilizzate e aizzate a combattersi per motivi etnici e, ancor peggio, religiosi, mentre i signori della guerra si godono al sicuro le loro macabre soddisfazioni.
Papa Francesco, nel suo articolato messaggio per la 53° Giornata mondiale della pace, con il suo dialogare semplice e diretto,  spiega l’assurdo dell’odio e sottolinea quanto sia fonte di ogni positività, meno costoso e più gratificante un rapporto rispettoso tra i popoli, le Nazioni e i singoli.
Ma, per non annoiarsi, il prevaricare sembra essere l’esercizio più gradito dall’uomo di ogni tempo!
La pace, dice  Francesco, va intesa come cammino di speranza e gli strumenti per raggiungerla sono il dialogo, la riconciliazione e la conversione ecologica. In 5 paragrafi puntualizza il suo pensiero rivolto ai governanti e agli uomini di buona volontà.

1)   La pace, cammino di speranza di fronte agli ostacoli e alle prove

“La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente faticoso può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta …. In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti.
La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. Intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che alimentano odi e violenze. Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro.”

        2) La pace, cammino di ascolto basato sulla memoria, sulla solidarietà e sulla fraternità

“Gli Hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, sono tra quelli che oggi mantengono viva la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accadde nell’agosto del 1945 e le sofferenze indicibili che ne sono seguite fino ad oggi. La loro testimonianza risveglia e conserva la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione. Non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno. Aprire e tracciare un cammino di pace è una sfida, tanto più complessa in quanto gli interessi in gioco, nei rapporti tra persone, comunità e nazioni, sono molteplici e contradditori. Occorre fare appello alla coscienza morale e alla volontà personale e politica. La pace si attinge dal cuore umano
…. Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Non si può giungere alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse.
…La pace è un edificio da costruirsi continuamente, un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto. Il processo di pace è un impegno che dura nel tempo. E’ un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia …”

 

3)    La pace, cammino di riconciliazione nelle comunione fraterna

“La Bibbia, in modo particolare mediante la parola dei profeti, richiama le coscienze e i popoli all’alleanza di Dio con l’umanità. Si tratta di abbandonare il desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli. ….. Solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza. ……  Quello che è vero della pace in ambito sociale, è vero anche in quello politico ed economico, poiché la questione della pace permea tutte le dimensioni della vita comunitaria: non vi sarà mai vera pace se non saremo capaci di costruire un più giusto sistema economico.”

4)   La pace, cammino di conversione ecologica

“Se una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha portato a volte a giustificare l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire. Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste come strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto per le comunità locali, per il bene comune e la natura – abbiamo bisogno di una conversione ecologica. Il cammino di riconciliazione è anche ascolto e contemplazione del mondo che ci è stato donato da Dio, affinché ne facessimo la nostra casa comune. Le risorse naturali, le numerose forme di vita e la Terra stessa ci sono affidate per essere “coltivate e custodite” (Gen 2,15) anche per le generazioni future, con la partecipazione responsabile e operosa di ognuno ……  Da qui scaturiscono motivazioni profonde e un nuovo modo di abitare la casa comune, di essere presenti gli uni agli altri con le proprie diversità, di celebrare e rispettare la vita ricevuta e condivisa, di preoccuparci di condizioni e modelli di società che favoriscano la fioritura e la permanenza della vita nel futuro, di sviluppare il bene comune dell’intera famiglia umana. La conversione ecologica alla quale facciamo appello ci conduce quindi a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione.”

5)    Si ottiene tanto quanto si spera

“Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la si spera. Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile. La paura è spesso fonte di conflitto.
E’ importante, quindi, andare oltre i nostri timori umani, riconoscendoci figli bisognosi, davanti a Colui che ci ama e ci attende, come il Padre del figlio prodigo. La cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe la cultura della minaccia. Rende ogni incontro una possibilità e un dono dell’amore generoso di Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti dei nostri orizzonti ristretti, per puntare sempre a vivere la fraternità universale, come figli dell’unico Padre celeste.
Per i discepoli di Cristo, questo cammino è sostenuto anche dal sacramento della Riconciliazione, donato dal Signore per la remissione dei peccati dei battezzati. Questo sacramento della Chiesa, che rinnova le persone e le comunità, chiama a tenere lo sguardo rivolto a Gesù, che ha riconciliato tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli; e chiede di deporre ogni violenza nei pensieri, nelle parole e nelle opere, sia verso il prossimo sia verso il creato ….   E che ogni persona, venendo al mondo, possa conoscere un’esistenza di pace e sviluppare pienamente la promessa d’amore e di vita che porta in sé.”

Il Papa conclude: “Che il Dio della pace ci benedica e venga in nostro aiuto.
Che Maria, Madre del Principe della pace e Madre di tutti i popoli della terra, ci accompagni e ci sostenga nel cammino di riconciliazione, passo dopo passo.”

Spero di aver colto i punti chiave del messaggio e i concetti più cari a papa Francesco mantenendo intatto il filo logico del suo ragionare, perché la speranza di pace non abbia l’attenzione di un giorno, ma sia il desiderio e l’impegno di ogni giorno. Mi ha profondamente colpito la concretezza, infatti, ogni espressione e considerazione hanno almeno un riferimento preciso e visibile verso eventi negativi che accadono giornalmente in troppe parti del mondo e che per essere evitati basterebbe solo frenare l’eccesso “dell’erba voglio” presente nei soliti noti gestori della politica mondiale.

                                                                                             

P.S. Il 1° Gennaio è anche la festa liturgica di MARIA, MADRE DI DIO.



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