Caro
Gesù Bambino,
voglio scriverti per tanti motivi. Ormai sono
25 anni che lo faccio, ma le ragioni non diminuiscono, anzi aumentano di numero
e gravità.
Ti scrivo prima di tutto perché so che Tu mi leggerai di sicuro, a differenza
degli umani, e sono anche certo che la mia lettera non rischierà di finire
nell’archivio della dimenticanza come accade ai tuoi appassionati e attualissimi insegnamenti che da 2000 anni ci invii e ci proponi, perché troppo spesso volutamente non apriamo
le orecchie, il cuore e la ragione per ascoltarli. Nel migliore dei casi, li
abbiamo ascoltati frettolosamente con aria annoiata e di sufficienza o pensando
ad altro che ci sembrava e ci sembra decisamente più urgente, interessante,
determinante e, soprattutto, dal risultato immediato.
Come solo Tu sai fare, vorrei andare al
nocciolo o alla radice dei problemi in modo diretto senza tanti giri di parole.
Dietro queste povere righe Tu sai vedere come il cuore e la mente siano gonfi
di paure, di preoccupazioni, di speranze titubanti pensando al futuro dei
nostri figli che hanno sempre meno modelli di vita che sappiano indicare valori
veri all’esistenza, non disvalori in tutti i campi e settori di una società
disgregata ( sovranista, populista, conservatrice, elitaria, egocentrica, egoista, cinica,
autolesionista, violenta ), dove il principio primordiale che ha reso l’uomo sapiens,
cioè la capacità di riconoscere l’altro come suo uguale al quale non va fatto
ciò che non vuoi ti sia fatto ( rispetto reciproco ), è palesemente demolito
nonostante sia opportunisticamente conveniente, economico e tranquillizzante
perché portatore di pace. Concetto che
Tu hai ripreso ed arricchito definendolo gesto d’amore; ma la forza della
sopraffazione è diventata per i più l’obiettivo che dà senso alla vita sia all’interno
delle famiglie che nelle pubbliche istituzioni e nella società detta ‘civile’.
Il breve e transitorio tempo di una vita speso per l’ambizione e per l’uso
sfacciato del potere, per tanti, decisamente troppi, vale molto di più di una
eternità della quale Tu ci hai fornito prove e promesse, ma mai una foto chiarificatrice
ad uso dei Tommaso che devono toccare per credere.
Ecco perché è tanto di moda il “carpe diem”, prendi oggi, poiché del “doman non
v’è certezza” certa.
Così, oltre ai presuntuosi ed incapaci politici
che governano ( o meglio, sgovernano ) il mondo, parte di coloro che dovrebbero
aiutarci a tenere la barra del timone sulla rotta del dono che ci hai “donato”,
anziché guidarci sembrano molto impegnati e solerti a diffondere dubbi ed
incertezze con atteggiamenti e parole che
odorano di maleodorante spirito evangelico.
Oggi si chiamano “fake news” , cioè notizie false, ingannevoli o distorte che però ottengono il risultato di
fare molto male all’istituzione divina, la tua Chiesa, e agli onesti credenti.
Papa Francesco si è detto “assediato” da franchi tiratori che contano ( o lo credono ), i quali invece
di collaborare con lui frappongono ostacoli e comportamenti atti a
delegittimare non una persona, ma chi questa persona rappresenta e la Chiesa. Costoro, sentendosi “chiamati”, altra
gigantesca “fake news”, non conoscono ragione e vanno avanti testardamente a
destabilizzare, invece di amare. Giuda
docet.
Caro Gesù, il tutto ti pare una bagattella di cui non preoccuparsi? O sono io che ingigantisco le cose?
I seminari chiudono, i conventi si
trasformano in B&B, la secolarizzazione
( ovvero, la scristianizzazione ) è galoppante,
e il decadimento delle regole civiche e dei costumi segue a ruota. La ragione e la conoscenza
aiutano la fede a crescere, ripeteva con fervida insistenza Benedetto XVI alle
Giornate della gioventù e dopo. Eppure,
dopo il Sacramento della Confermazione non esiste nessun programma nè progetto
operativo di formazione permanente come se non ci fosse nient’altro da
apprendere. L’ACR è uno strumento defunto nel 95% delle parrocchie. Gli
oratori, dove esistono, mi sembrano non avere lo spirito e la funzionalità di
quelli di san Filippo Neri e san Giovanni Bosco. A causa della mia ignoranza in
materia, in un mese mi è seccato un costosissimo e trentenne bonsai di ulivo.
L’esempio è pertinente, perché l’improvvisazione, se e quando c’è, senza un
progetto preciso di lavoro ed un’adeguata preparazione, non porta da nessuna
parte, se non ad inaridire le speranze e le aspirazioni dei nostri ragazzi e
giovani, sempre più vittime sacrificali, per riempire il loro vuoto dentro, del
disonesto cellulare, delle droghe e di ideologie violente: ecco come muore il
corpo, lo spirito ed ogni desiderio di futuro.
Mi sembra che un comodo fatalismo aleggi
sovrano: così va il mondo, che possiamo fare.
Ma Tu, Gesù, non sei venuto per cambiarlo? O ho capito poco e male la tua
volontà? Con le tue risposte alle domande insidiose spiazzavi i soliti farisei e
mettevi tutti i presenti nel pensatoio, creando in loro il problema e il
bisogno di riflettere. Non serve appiccicare nozioni con 5 – 6 anni di
catechismo se prima non si crea il profondo bisogno di ringraziare il “Progettista
della vita” accettando i suoi suggerimenti. I bambini e i giovanissimi sono perfettamente
in grado di capire, se utilizziamo esempi concreti. Il nozionismo crea gli “Atei a diciotto anni”
come documentava e scriveva in un libro, che meriterebbe la lettura da parte
degli addetti ai lavori, con lucida lungimiranza negli anni ’80 -90 mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea. E dopo
trent’anni, la situazione si è fatta drammatica. Le sporadiche e isolate iniziative,
seppure lodevolissime, non risolvono: intristiscono pensando che dovrebbero
essere la regola.
Il vecchio mondo ha un calo demografico preoccupante, mentre diverse aree del
globo terrestre hanno un’alta natalità con altissima mortalità a causa di quel
10% che detiene il 90% delle risorse e pensa solo a sfruttarle in modo dissennato.
Un neocolonialismo, fatto di un mimetizzato, sottile e malefico sfruttamento dietro
il paravento di qualche apparente beneficio, sta distruggendo il pianeta e
culture millenarie senza dare in cambio nulla di concreto, se non le
drammatiche e tragiche migrazioni di massa verso paradisi che non esistono. Oggi
chi è povero e “scarto” può solo rimanere un ingombrante niente ancora più
povero e più “scarto”. Papa Francesco denuncia con espressioni dure e azioni
tangibili questo scandalo, ma è contestato persino dai suoi di casa! Basta
pensare al Sinodo sull’Amazzonia e alle notizie, che con inquietante frequenza,
la stampa ci segnala senza smentite, neppure di facciata.
Caro Gesù finché non capiremo che tutto cambia
in modo veloce e imprevedibile e quindi non possiamo fare sempre le stesse cose
per abitudine e comodità, ma occorre contestualmente individuare soluzioni e metodologie
nuove per “porre” (come diceva papa Giovanni XXIII nell’indire il Concilio
Vaticano II) la fede immutabile ad un mondo che cambia rapidamente. Le
alternative proposte dall’uomo sono solo deleterie.
Mi sono sfogato con Te nella notte in cui l’uomo ha ricevuto il primo immenso
dono, ma che non tutti se ne sono resi conto: la povera natura umana in Te si è
trovata, visivamente e materialmente,
unita alla natura divina per essere partecipe al progetto di salvezza del genere umano che il
Padre Ti ha affidato.
Cosa chiederti quest’anno? Che si torni
a mettere l’uomo al centro dell’attenzione, perché questo è il ruolo che tuo
Padre ha indicato, partendo da chi ha liberamente scelto di mettersi a tempo
pieno al tuo servizio, ma lo ha annacquato o scordato. La credibilità e l’onestà
di intenti sono contagiosi: una bella pandemia di questi due virus sarebbe fortemente
salutare per il nostro povero mondo e non solo per la cristianità.
Con l’affetto che può darti un aspirante onesto credente.
Tonino Ratti