IL GESU’ THEOFOROS DI NESTORIO E L’INABITAZIONE TRINITARIA DI ITALA MELA
Il Concilio di Nicea (325) ha
definito Gesù Uomo-Dio con le due nature o sostanze, umana e divina, unite
ipostaticamente nell’unica persona di Gesù in perfetto equilibrio tra loro.
Tutti i tentativi di dare una soddisfacente spiegazione razionale ad un vero
rompicapo per la limitata intelligenza umana, sfociano in una serie di
interpretazioni palesemente eretiche (le così dette “controversie cristologiche”) come quella di Nestorio, monaco e
teologo del Patriarcato di Antiochia di Siria, eletto Patriarca di
Costantinopoli nel 428. Nestorio, pur affermando di riconoscere la doppia natura
del Cristo in linea con quanto stabilito a Nicea, di fatto la spiega in modo tale
da negarla. Infatti sostiene che Maria, “gratiaplena”,
per la quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose (Luca), è donna perfetta, cioè
senza il peccato originale e le sue conseguenze, pertanto è in grado di avere,
per opera dello Spirito Santo, una gravidanza fisiologica della durata di nove
mesi per partorire un uomo perfetto anch’esso, Gesù. Per questa sua speciale condizione
Gesù ha tutti i requisiti per essere il theoforos,
cioè il portatore permanente di Dio trinitario.
E’ evidente che Gesù, ridotto a solo
portatore di Dio, non può essere Uomo-Dio, cioè colui che rende visibile
l’invisibile assumendo la natura umana. Il patriarca di Alessandria d’Egitto,
Cirillo, che diventerà santo, dottore e padre della Chiesa d’Oriente e
d’Occidente, preoccupato che i Patriarcati di Antiochia e di Costantinopoli
potessero diffondere una posizione teologicamente improponibile, chiede il
sostegno del Patriarca d’Occidente (allora il Papa era chiamato così) Celestino
I e insieme sollecitano l’imperatore Teodosio II di indire un Concilio per
condannare ecumenicamente l’eresia nestoriana. Nel 431 ad Efeso, Nestorio non
si presenta a sostenere le sue tesi e Cirillo può far votare ai padri
conciliari quanto già stabilito a Nicea. Gesù non è il portatore-contenitore di
Dio, ma è Dio che ha unito volontariamente a sé la natura umana attraverso il
Figlio unigenito per rendere l’uomo partecipe al progetto della sua salvezza.
Se non fosse così, bisognerebbe riconsiderare il significato, il valore e
l’efficacia della morte di croce e dell’eventuale resurrezione di un uomo portatore
di Dio e non di Dio, Figlio del Padre. Se l’intelletto dell’uomo non sa darsi
una spiegazione, lo status di Gesù va
considerato un mistero come quello trinitario: Dio uno e trino è un concetto
che va accettato, non interpretato.
Dimentichiamo per un attimo Nestorio e il suo Gesù portatore del divino e analizziamo
la posizione del cristiano. Il cristiano è sotto il peso del peccato originale
e delle sue conseguenze che lo inducono alle tentazioni e a comportamenti non
in sintonia con gl’insegnamenti di Gesù, che però fornisce gli strumenti (il
sacrificio di croce e i sacramenti) necessari a recuperare l’alleanza con Lui e
il Padre. Domandiamoci: qual’è il nostro desiderio massimo quando si riceve,
anche fisicamente nell’Eucarestia, il Corpo di Cristo? Poterlo trattenere in
noi il più a lungo possibile, cioè esserne il portatore o il contenitore per
lungo tempo. Difatti la santità consiste nel saper essere contenitore o
theoforos permanente di Cristo-Dio.
Lungi da me la tentazione di confondere le idee, ma, quanto appena detto
sul rapporto tra l’Eucarestia e il cristiano, non sono le medesime affermazioni
che sostiene Nestorio riferendosi a Gesù? L’uomo per sua natura, come detto, è
preda del peccato d’origine, ma attraverso l’opera redentrice messa in essere
da Gesù-Dio, ha l’opportunità di diventare, alle condizioni poste dagli
insegnamenti evangelici, il theoforos di Dio.
Torniamo a Gesù. Sostenere che Gesù sia uomo perfetto che porta in sé il
Dio trinitario è l’opposto di quanto sostenuto a Nicea e ad Efeso: Gesù è Uomo-Dio
dove le due nature sono unite e non contenute una nell’altra. Per farmi capire,
Gesù somiglia a quella vecchia bilancia, che da bambino ricordo di aver visto nelle
drogherie e nei negozi di alimentari, formata da una scatola rettangolare, come
un parallelepipedo, dalla quale uscivano due piatti metallici dove in uno era
posto il peso e sull’altro la merce. Quando i due piatti erano in equilibrio il
peso era corretto.
Gesù è la bilancia che sui due piatti ha la natura umana e divina in perfetto
equilibrio tra loro. Come il milligrammo della sostanza umana e la tonnellata
della sostanza divina possano stare in equilibrio è un mistero e ad ogni
tentativo di trovare una logica spiegazione ci scappa l’eresia. Molto meglio un
atto di fede. Spero di essere stato chiaro nel dire come la tesi di Nestorio
sia una macroscopica eresia se accreditata a Gesù vero uomo e vero Dio, mentre
è l’aspirazione massima cui deve tendere il cristiano soggetto al peccato
originale. Quanto sostenuto erroneamente da Nestorio su Gesù, anche nel termine
usato, theoforos, non è il medesimo concetto dell’inabitazione
trinitaria che Itala Mela ritiene il solo e vero traguardo
esistenziale di ogni cristiano? In conclusione, per la Beata spezzina e per
ogni cristiano l’inabitazione
trinitaria o il suo sinonimo theoforos (portatore
del divino) rappresentano l’obiettivo sostanziale di ogni esistenza umana,
mentre Gesù non può essere un semplice portatore-contenitore essendo parte
integrante della Trinità, perché Dio, Figlio del Padre e a Lui consustanziale.