N° 7 - Agosto-Settembre 2019
I DOGMI MARIANI
di Antonio Ratti


            ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE   o della  BEATA VERGINE MARIA  ( 25 MARZO )

 

I primi due dogmi sono collegati alle “controversie cristologiche” ed hanno origini molto antiche: Maria Madre di Dio è proclamato ad Efeso l’11 ottobre del 431, mentre l’Annunciazione del Signore e la perpetua verginità di Maria sono affermati dal Concilio di Costantinopoli II (553), in entrambi i casi per eliminare ogni dubbio ereticale sulla natura di Gesù Cristo e quindi di Maria. I più recenti (Immacolata, 1854, Pio IX e Assunta, 1950, Pio XII) esaltano alcune peculiarità della speciale persona di Maria e vengono chiamati “papali” e gli altri “conciliari.”  I contenuti dei quattro dogmi non sono “invenzioni” della Chiesa, ma verità esplicitamente o implicitamente esistenti già nella Sacra Scrittura e nella tradizione viva della Chiesa orientale e occidentale. Queste vengono dogmatizzate, cioè solennemente riaffermate in un determinato momento storico, sia per contrastare un’eresia (es. Nestorio contrario a theotòkos ), sia per magnificare le “grandi cose” che l’Onnipotente ha operato in Lei ( Lc 1,49 ). L’elemento focale del dogma in esame è il concepimento virginale che si compie in Maria. Il Credo (Concili di Nicea e di Costantinopoli I ) proclama che “ il Figlio di Dio, per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dai cieli e s’incarnò da Spirito Santo in Maria Vergine e si fece uomo.” Ogni riferimento alla vergine Maria non può prescindere mai dal rapporto diretto col Figlio Gesù, tanto che la festa dell’Annunciazione non era ovunque una celebrazione mariana, ma è in riferimento preciso al Signore. Paolo VI con l’Esortazione apostolica Marialis cultus del 1974 nel fissare la denominazione “Annunciazione del Signore”, precisa che si tratta di una solennità congiunta di Cristo Gesù e della Vergine, sua madre. L’incontro tra l’angelo Gabriele e Maria è il centro della storia della salvezza e l’inizio della realizzazione del progetto di Dio, attraverso l’Incarnazione del Figlio, che renderà nuove tutte le cose e stabilirà la nuova e definitiva alleanza tra Creatore e creatura. Con l’annuncio si concretizza e si supera l’Antico Testamento che anticipa alcuni eventi, ad esempio, quando nella Genesi si parla della donna che schiaccerà la testa del serpente o l’annuncio dell’Emmanuele in Isaia. Il saluto dell’Angelo, dopo aver sottolineato la protezione e la presenza di Dio in Maria, le annuncia una maternità unica che renderà visibile l’invisibilità di Dio; Maria chiede chiarimenti per rendere più consapevole e volontario il suo sì, che rappresenta il totale abbandono della creatura al suo Creatore. In conclusione, l’Annunciazione del Signore o della Beata Vergine Maria è l’annuncio del concepimento verginale e della nascita verginale di Gesù che viene fatto a sua madre Maria (secondo il Vangelo di Luca) e a suo padre Giuseppe (secondo il Vangelo di Matteo) dall’arcangelo Gabriele. In alcuni contesti regionali la solennità è detta Conceptio Domini o Conceptio Christi a dimostrazione della stretta correlazione tra l’annuncio a Maria della sua speciale maternità attraverso lo Spirito Santo e l’incarnazione del Figlio di Dio. Il Vangelo di Luca a questo proposito è chiarissimo: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te …Non temere perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio …… sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo …… Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo.” La risposta di Maria è di piena e cosciente accettazione: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.” A questo punto Maria è: Theotòkos, Madre di Dio, Kecharitoméne, gratia plena, quindi senza peccato originale e Aeiparthénos, vergine perpetua, perché la sua maternità è dono dello Spirito Santo. L’apocrifo Protovangelo di Giacomo (II secolo) racconta due particolari dell’incontro di Maria con l’Angelo: “Maria, presa la brocca, uscì ad attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e sedette a filare. Ed ecco un angelo del Signore si presentò a lei, dicendo “Non temere, Maria…” Il resto del racconto è identico al Vangelo di Luca. Prima di congedarsi l’angelo rivela la gravidanza insperata dell’anziana cugina, Elisabetta, per dare l’ennesimo segno che “nulla è impossibile a Dio.”   Nell’iconografia mariana il dogma della perpetua virginità di Maria viene simbolicamente rappresentato da tre stelle che ornano il mantello.  Le tre stelle indicano la virginitas ante partum, la virginitas in partu, la virginitas post partum. Georg Soll, storico dei dogmi mariani, afferma al riguardo: “Il fatto che la Madre di Dio non cessò mai di essere vergine fu una realtà non soltanto per i fedeli del tempo di Basilio (330 - 379), ma anche per quelli dei secoli successivi. La maternità verginale assicura che Gesù è un dono esclusivo di Dio Trinità all’umanità di Maria. La vita divina nata nel seno di Maria si diffonde nell’umanità intera attraverso l’azione sacramentale della Chiesa. La Chiesa, come Maria, è la madre che continuamente, mediante il battesimo e gli altri sacramenti, fa rinascere l’umanità alla comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo” ( Inabitazione trinitaria ). L’annuncio che il Signore, attraverso l’arcangelo Gabriele, fa alla Vergine Maria, “beata tu tra le donne”, rappresenta un evento di tale straordinarietà che la ragione umana non riesce trovargli e a dargli un senso razionale, ma essendo anche un evento storicamente documentabile, la Chiesa ha ritenuto opportuno renderlo un dogma di fede.  Liturgicamente la solennità dell’Annunciazione del Signore a Maria è celebrata il 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale, cioè della nascita di Gesù, che solo per la sua natura umana, ha avuto bisogno dei tempi biologici.



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