I
DOGMI MARIANI
MARIA
( madre di Gesù )
Maggio è il mese dedicato alla devozione
mariana: ricordare le scarne notizie biografiche che i Vangeli e le fonti
storiche forniscono e accennare al ruolo di Maria nel progetto di salvezza del figlio
Gesù, mi sembra doveroso, tanto più che col prossimo numero de Il
Sentiero avrà inizio la nuova rubrica di formazione e cultura religiosa
sui quattro Dogmi mariani che nel
tempo la Chiesa latina ha decretato.
Maria, in ebraico Miryam, in aramaico
Maryam, in greco Marìam e Marìa, in arabo
Maryam, Madonna dal latino Mea Domina,mia signora: questo è il nome
della madre di Gesù, venerata da cattolici e ortodossi come Teotòkos, cioè Madre di Dio. Il
Calendario liturgico annuale ci indica un numero che la dice lunga sulla
diffusione del culto a Maria: tra memorie, feste e solennità abbiamo 37
celebrazioni a Lei dedicate. A queste dobbiamo aggiungere tutte le festività
locali legate ai numerosissimi santuari mariani disseminati ovunque. L’otto
settembre ricorre la festa della Natività della Beata Vergine che il nostro
Santuario del Mirteto ricorda con particolare solennità. Le notizie certe che
abbiamo su di Lei provengono dai tre Vangeli sinottici, particolarmente da quello
di Luca e dagli Atti degli Apostoli. Anche i Vangeli apocrifi e la tradizione
si occupano della vita di Maria, fornendoci maggiori particolari, ma è tutta da
verificare la loro fondatezza. Diciamo che sui suoi movimenti l’incertezza è
sovrana. Anche il luogo della sua “dormizione” è rivendicata da Efeso e da
Gerusalemme, sebbene è certo che Ella seguì Giovanni nella città anatolica.
I
genitori che si chiamavano Gioacchino, della stirpe di Davide e Anna, della
stirpe di Aronne, pur essendo piccoli proprietari erano di modeste condizioni
economiche, ma persone ricche di virtù. Riuscirono a concepire la bimba in
tarda età, dopo una vita di sterilità, circostanza ritenuta vergognosa dagli Ebrei
del tempo che consideravano un dovere fare figli e una punizione divina non
averne. Secondo una tradizione la
famigliola abitava a Gerusalemme nei pressi della Porta dei leoni, dove ci sono
i resti della piscina di Betzaeta. Sul luogo i crociati nel XII secolo
costruirono una chiesa dedicata a S. Anna. La notizia è plausibile, perché Maria
bambina fu offerta al tempio per l’educazione ed il culto; era alloggiata in
edifici adiacenti dove vivevano donne addette alla cura degli arredi (Es 38,8)
e alla preghiera. (Lc 2,36) Quando all’età di 14 anni è promessa sposa a
Giuseppe, di professione falegname e molto più anziano di Lei, la famiglia di
Maria risiedeva a Nazareth. Maria continua a dimorare nella casa paterna per la
durata di un anno, che era il tempo richiesto dagli Ebrei tra il contratto
matrimoniale e l’entrata nella casa dello sposo. E’ proprio in questo periodo
che riceve l’annuncio dell’Angelo. L’arcangelo Gabriele, salutandola “Piena di Grazia” (Lc 1,26), Le comunica
che sarà la madre del Messia, cioè, del Figlio di Dio. Maria sbigottita chiede
come ciò possa realizzarsi non conoscendo uomo. L’Angelo la rassicura svelandoLe
che la sua maternità è opera dello Spirito Santo. A questo punto, Maria, che
non è una ragazzina sprovveduta, avendo vissuto nel tempio conosce le
Scritture, accetta consapevole la sua missione: “Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola.”
(Lc 1,38) Sempre secondo Luca, Maria va a trovare l’anziana cugina, Elisabetta,
che era nei suoi ultimi tre mesi di gravidanza e rimane fino alla nascita di
Giovanni Battista ( chiamato dagli ortodossi semplicemente il Precursore). Elisabetta abitava in un
villaggio della regione montagnosa della Giudea, Ain Karim, distante 150
chilometri da Nazareth. Al suo arrivo Elisabetta la saluta “Madre del mio Signore” e la elogia per
la sua fede “Beata te che hai creduto”
(Lc 1,43) Maria non riesce a trattenere la sua gioia per quanto sta succedendo
in Lei ed erompe, manifestando coscienza del suo ruolo, nel Cantico del Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà
della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.” (Lc
1,46) Al ritorno a Nazareth Maria deve subire la dolorosissima esperienza delle
perplessità del promesso sposo,Giuseppe, ad accoglierLa nella sua casa come
sposa, messo di fronte ad una maternità di cui non conosce la causa (Mt 1,18).
Maria nel silenzio attende che Dio la liberi dalla situazione penosissima. Il
buon Giuseppe, convinto dalle parole dell’Angelo, affretta, addirittura, la festa
di ingresso nella casa dello sposo. Gli eventi si accavallano, difatti il
censimento indetto dal console Quirino per conto dell’imperatore Cesare
Augusto, costringe i due sposi a recarsi a Betlemme di Giudea (Lc 2,1). Il
viaggio è disagevole e faticoso, specie per una donna in avanzato stato di
gravidanza. In città non trovano posto per alloggiare, quindi cercano riparo in
una delle grotte, ai margini dell’abitato, usate dai pastori, che sono i primi
ad accorgersi dell’evento. (Lc 2,7,16). Secondo Matteo, la famiglia, in attesa
di poter fare il viaggio di ritorno a casa, si ferma per qualche tempo a
Betlemme, dove riceve la visita dei Magi e da dove si reca al tempio per la
purificazione di Maria ( 40 giorni dopo il parto ) e per l’offerta del primogenito
al Signore, così come prescrive la Legge mosaica. L’Angelo del Signore
suggerisce a Giuseppe di allontanarsi in fretta da Betlemme, perché Erode
Antipa cerca il bimbo per ucciderlo. Giuseppe porta la famiglia al sicuro in
Egitto affrontando un viaggio di 500 chilometri in gran parte nel deserto.
Avuta la notizia della morte di Erode, la famiglia ritorna stabilmente a
Nazareth (Mt 2,13) dove conduce una vita semplice, laboriosa e devota. Su
Giuseppe, Maria e Gesù cala il silenzio più assoluto. Ritroviamo Gesù a 12 anni
, quando Giuseppe e Maria lo conducono al tempio di Gerusalemme a celebrare la
Pasqua. Famoso è l’episodio dello smarrimento e del suo ritrovamento tre giorni
dopo, mentre discute nel tempio con i dottori della Legge (Lc2,41) E’ la prima
volta che Gesù manifesta la coscienza di essere Figlio del Padre e quasi
rimprovera i genitori di non averne ancora preso consapevolezza. Cala
nuovamente il silenzio su questa famiglia. Si presume che siano stati vent’anni
di lavoro e di semplice quotidianità. Luca (Lc 2,51) ci dice che, mentre Gesù
cresceva e lavorava, Maria serbava tutte
queste cose nel suo cuore, ponderandole e meditandole e ne faceva occasione
di dialogo con Dio. Per Gesù è ormai giunto il momento di dare inizio alla sua
missione, così lascia Nazareth. Maria, ormai vedova, la ritroviamo alle nozze
di Cana, dove ottiene da Gesù il primo miracolo (Gv 2,1). Da questo momento
Maria rivede saltuariamente il figlio (Mt 12,46), anche se, talora, lo segue
nelle sue peregrinazioni apostoliche (Gv 2,12; Lc 8,3). Durante la Passione,
Maria ha sicuramente seguito la cospirazione operata dal Sinedrio, gli eventi
nella dimora di Ponzio Pilato, la flagellazione e la crocifissione. Con l’anima
trapassata da una spada, come Le aveva predetto il vecchio Simeone nel tempio
il giorno della presentazione di Gesù, non abbandona mai il figlio destinato al
martirio e alla morte. E’ ai piedi della croce che Gesù morente l’affida a
Giovanni e a Lei affida l’apostolo diletto. Non la troviamo al sepolcro e non
si parla espressamente di Lei, ma l’avvertiamo come punto di riferimento per
quel gruppetto di uomini sopraffatti e disorientati da eventi molto più grandi
di loro, che Gesù aveva provato più volte di spiegare, ma non ancora digeriti e
fatti propri. Gli Atti degli Apostoli (1,14) ricordano come Maria sia sempre
assieme ai discepoli, che, specie, dopo l’Ascensione, si radunano in preghiera
comune in attesa dello Spirito Santo promesso come imminente da Gesù. Così
Maria è il collante che tiene le fila della Chiesa nascente, che aiuta persone
titubanti e demoralizzate a non perdere la fiducia nelle parole e negli impegni
presi da Gesù. La Pentecoste è veramente il momento della svolta, perché con lo
Spirito Santo arriva la motivazione, la carica, l’energia e la capacità di
diffondere ovunque l’opera di salvezza compiuta da Gesù con il suo sacrificio.
Gli apostoli si rendono conto che tutto si è verificato come predetto dalle
Scritture e come annunciato da Gesù stesso. Maria, secondo la tradizione, segue
Giovanni ad Efeso, dove le tracce della sua presenza sono molteplici. Ad Efeso
sarebbe avvenuto ciò che gli ortodossi chiamano la “dormizione” di Maria e la sua assunzione al cielo in anima e corpo.
Queste sono le scarne notizie biografiche, sufficienti, però, a sottolineare la
sua attiva presenza nell’opera di salvezza posta in essere dal Padre attraverso
suo Figlio. Maria nei momenti topici della vita di Gesù è sempre presente,
quasi a volerlo sostenere con il suo affetto di madre. E’ Lei che a Cana
sollecita il figlio ad uscire allo scoperto con il miracolo del vino. E’ Lei
che partecipa come madre carnale alle sofferenze del figlio con compostezza e
dignità, perché conosce l’essenzialità del sacrificio della croce. E’ Lei al
centro della vita della piccola Chiesa del Cenacolo. E’ Lei che rincuora e
invita alla fiducia i Dodici, perché sa che il Figlio non abbandona nessuno al
suo destino. E’ Lei partecipe, nel Cenacolo, alla discesa dello Spirito Santo
che corona il progetto di salvezza del Figlio. Anche i mussulmani venerano
Maria e credono nella sua eccellenza e verginità, testimoniata nella Sura XIX
del Corano, senza però considerarla Madre di Dio, perché Gesù per loro è solo
un profeta, anche se il maggiore, dopo Muhammad, il sigillo dei profeti,
Maometto. Tante sono state le dispute e le controversie teologiche, ma dal 431
( Concilio di Efeso ) è la Teotòkos, la Madre di Dio, e questo principio
riconosciuto ad Oriente come ad Occidente la pone al di sopra di ogni
ragionevole dubbio. Vorrei concludere con i più bei versi scritti da mente
umana, perchè sono il più perfetto ritratto teologico e umano di Maria:
Vergine
Madre, figlia del tuo figlio,
umile
e alta più che creatura,
termine
fisso d’etterno consiglio,
tu
se’ colei che l’umana natura
nobilitasti
sì, che ‘l suo fattore
non
disdegnò di farsi fattura.
Nel
ventre tuo si riaccese l’amore,
per
cui caldo ne l’etterna pace
così
è germinato questo fiore.
Donna se’ tanto grande e tanto vali,
che
qual vuol grazia a te non ricorre
sua
disianza vuol volar sanz’ali.
L
a tua benignità non pur soccorre
A
chi domanda, ma molte fiate
Liberamente
al dimandar precorre.
In
te misericordia, in te pietate,
in
te magnificenza, in te s’aduna
quantunque
in creatura è bontade.
( Paradiso XXXIII )