N° 5 - Maggio 2019
I DOGMI MARIANI
di Antonio Ratti

  I DOGMI MARIANI


 MARIA  ( madre di Gesù )

 Maggio è il mese dedicato alla devozione mariana: ricordare le scarne notizie biografiche che i Vangeli e le fonti storiche forniscono e accennare al ruolo di Maria nel progetto di salvezza del figlio Gesù, mi sembra doveroso, tanto più che col prossimo numero de Il Sentiero avrà inizio la nuova rubrica di formazione e cultura religiosa sui quattro Dogmi mariani che nel tempo la Chiesa latina ha decretato.
Maria, in ebraico Miryam, in aramaico Maryam, in greco Marìam e Marìa, in arabo Maryam, Madonna dal latino Mea Domina,mia signora: questo è il nome della madre di Gesù, venerata da cattolici e ortodossi come Teotòkos, cioè Madre di Dio. Il Calendario liturgico annuale ci indica un numero che la dice lunga sulla diffusione del culto a Maria: tra memorie, feste e solennità abbiamo 37 celebrazioni a Lei dedicate. A queste dobbiamo aggiungere tutte le festività locali legate ai numerosissimi santuari mariani disseminati ovunque. L’otto settembre ricorre la festa della Natività della Beata Vergine che il nostro Santuario del Mirteto ricorda con particolare solennità. Le notizie certe che abbiamo su di Lei provengono dai tre Vangeli sinottici, particolarmente da quello di Luca e dagli Atti degli Apostoli. Anche i Vangeli apocrifi e la tradizione si occupano della vita di Maria, fornendoci maggiori particolari, ma è tutta da verificare la loro fondatezza. Diciamo che sui suoi movimenti l’incertezza è sovrana. Anche il luogo della sua “dormizione” è rivendicata da Efeso e da Gerusalemme, sebbene è certo che Ella seguì Giovanni nella città anatolica.
I genitori che si chiamavano Gioacchino, della stirpe di Davide e Anna, della stirpe di Aronne, pur essendo piccoli proprietari erano di modeste condizioni economiche, ma persone ricche di virtù. Riuscirono a concepire la bimba in tarda età, dopo una vita di sterilità, circostanza ritenuta vergognosa dagli Ebrei del tempo che consideravano un dovere fare figli e una punizione divina non averne.  Secondo una tradizione la famigliola abitava a Gerusalemme nei pressi della Porta dei leoni, dove ci sono i resti della piscina di Betzaeta. Sul luogo i crociati nel XII secolo costruirono una chiesa dedicata a S. Anna. La notizia è plausibile, perché Maria bambina fu offerta al tempio per l’educazione ed il culto; era alloggiata in edifici adiacenti dove vivevano donne addette alla cura degli arredi (Es 38,8) e alla preghiera. (Lc 2,36) Quando all’età di 14 anni è promessa sposa a Giuseppe, di professione falegname e molto più anziano di Lei, la famiglia di Maria risiedeva a Nazareth. Maria continua a dimorare nella casa paterna per la durata di un anno, che era il tempo richiesto dagli Ebrei tra il contratto matrimoniale e l’entrata nella casa dello sposo. E’ proprio in questo periodo che riceve l’annuncio dell’Angelo. L’arcangelo Gabriele, salutandola “Piena di Grazia” (Lc 1,26), Le comunica che sarà la madre del Messia, cioè, del Figlio di Dio. Maria sbigottita chiede come ciò possa realizzarsi non conoscendo uomo. L’Angelo la rassicura svelandoLe che la sua maternità è opera dello Spirito Santo. A questo punto, Maria, che non è una ragazzina sprovveduta, avendo vissuto nel tempio conosce le Scritture, accetta consapevole la sua missione: “Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola.” (Lc 1,38) Sempre secondo Luca, Maria va a trovare l’anziana cugina, Elisabetta, che era nei suoi ultimi tre mesi di gravidanza e rimane fino alla nascita di Giovanni Battista ( chiamato dagli ortodossi semplicemente il Precursore). Elisabetta abitava in un villaggio della regione montagnosa della Giudea, Ain Karim, distante 150 chilometri da Nazareth. Al suo arrivo Elisabetta la saluta “Madre del mio Signore” e la elogia per la sua fede “Beata te che hai creduto” (Lc 1,43) Maria non riesce a trattenere la sua gioia per quanto sta succedendo in Lei ed erompe, manifestando coscienza del suo ruolo, nel Cantico del Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.” (Lc 1,46) Al ritorno a Nazareth Maria deve subire la dolorosissima esperienza delle perplessità del promesso sposo,Giuseppe, ad accoglierLa nella sua casa come sposa, messo di fronte ad una maternità di cui non conosce la causa (Mt 1,18). Maria nel silenzio attende che Dio la liberi dalla situazione penosissima. Il buon Giuseppe, convinto dalle parole dell’Angelo, affretta, addirittura, la festa di ingresso nella casa dello sposo. Gli eventi si accavallano, difatti il censimento indetto dal console Quirino per conto dell’imperatore Cesare Augusto, costringe i due sposi a recarsi a Betlemme di Giudea (Lc 2,1). Il viaggio è disagevole e faticoso, specie per una donna in avanzato stato di gravidanza. In città non trovano posto per alloggiare, quindi cercano riparo in una delle grotte, ai margini dell’abitato, usate dai pastori, che sono i primi ad accorgersi dell’evento. (Lc 2,7,16). Secondo Matteo, la famiglia, in attesa di poter fare il viaggio di ritorno a casa, si ferma per qualche tempo a Betlemme, dove riceve la visita dei Magi e da dove si reca al tempio per la purificazione di Maria ( 40 giorni dopo il parto ) e per l’offerta del primogenito al Signore, così come prescrive la Legge mosaica. L’Angelo del Signore suggerisce a Giuseppe di allontanarsi in fretta da Betlemme, perché Erode Antipa cerca il bimbo per ucciderlo. Giuseppe porta la famiglia al sicuro in Egitto affrontando un viaggio di 500 chilometri in gran parte nel deserto. Avuta la notizia della morte di Erode, la famiglia ritorna stabilmente a Nazareth (Mt 2,13) dove conduce una vita semplice, laboriosa e devota. Su Giuseppe, Maria e Gesù cala il silenzio più assoluto. Ritroviamo Gesù a 12 anni , quando Giuseppe e Maria lo conducono al tempio di Gerusalemme a celebrare la Pasqua. Famoso è l’episodio dello smarrimento e del suo ritrovamento tre giorni dopo, mentre discute nel tempio con i dottori della Legge (Lc2,41) E’ la prima volta che Gesù manifesta la coscienza di essere Figlio del Padre e quasi rimprovera i genitori di non averne ancora preso consapevolezza. Cala nuovamente il silenzio su questa famiglia. Si presume che siano stati vent’anni di lavoro e di semplice quotidianità. Luca (Lc 2,51) ci dice che, mentre Gesù cresceva e lavorava, Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore, ponderandole e meditandole e ne faceva occasione di dialogo con Dio. Per Gesù è ormai giunto il momento di dare inizio alla sua missione, così lascia Nazareth. Maria, ormai vedova, la ritroviamo alle nozze di Cana, dove ottiene da Gesù il primo miracolo (Gv 2,1). Da questo momento Maria rivede saltuariamente il figlio (Mt 12,46), anche se, talora, lo segue nelle sue peregrinazioni apostoliche (Gv 2,12; Lc 8,3). Durante la Passione, Maria ha sicuramente seguito la cospirazione operata dal Sinedrio, gli eventi nella dimora di Ponzio Pilato, la flagellazione e la crocifissione. Con l’anima trapassata da una spada, come Le aveva predetto il vecchio Simeone nel tempio il giorno della presentazione di Gesù, non abbandona mai il figlio destinato al martirio e alla morte. E’ ai piedi della croce che Gesù morente l’affida a Giovanni e a Lei affida l’apostolo diletto. Non la troviamo al sepolcro e non si parla espressamente di Lei, ma l’avvertiamo come punto di riferimento per quel gruppetto di uomini sopraffatti e disorientati da eventi molto più grandi di loro, che Gesù aveva provato più volte di spiegare, ma non ancora digeriti e fatti propri. Gli Atti degli Apostoli (1,14) ricordano come Maria sia sempre assieme ai discepoli, che, specie, dopo l’Ascensione, si radunano in preghiera comune in attesa dello Spirito Santo promesso come imminente da Gesù. Così Maria è il collante che tiene le fila della Chiesa nascente, che aiuta persone titubanti e demoralizzate a non perdere la fiducia nelle parole e negli impegni presi da Gesù. La Pentecoste è veramente il momento della svolta, perché con lo Spirito Santo arriva la motivazione, la carica, l’energia e la capacità di diffondere ovunque l’opera di salvezza compiuta da Gesù con il suo sacrificio. Gli apostoli si rendono conto che tutto si è verificato come predetto dalle Scritture e come annunciato da Gesù stesso. Maria, secondo la tradizione, segue Giovanni ad Efeso, dove le tracce della sua presenza sono molteplici. Ad Efeso sarebbe avvenuto ciò che gli ortodossi chiamano la “dormizione” di Maria e la sua assunzione al cielo in anima e corpo. Queste sono le scarne notizie biografiche, sufficienti, però, a sottolineare la sua attiva presenza nell’opera di salvezza posta in essere dal Padre attraverso suo Figlio. Maria nei momenti topici della vita di Gesù è sempre presente, quasi a volerlo sostenere con il suo affetto di madre. E’ Lei che a Cana sollecita il figlio ad uscire allo scoperto con il miracolo del vino. E’ Lei che partecipa come madre carnale alle sofferenze del figlio con compostezza e dignità, perché conosce l’essenzialità del sacrificio della croce. E’ Lei al centro della vita della piccola Chiesa del Cenacolo. E’ Lei che rincuora e invita alla fiducia i Dodici, perché sa che il Figlio non abbandona nessuno al suo destino. E’ Lei partecipe, nel Cenacolo, alla discesa dello Spirito Santo che corona il progetto di salvezza del Figlio. Anche i mussulmani venerano Maria e credono nella sua eccellenza e verginità, testimoniata nella Sura XIX del Corano, senza però considerarla Madre di Dio, perché Gesù per loro è solo un profeta, anche se il maggiore, dopo Muhammad, il sigillo dei profeti, Maometto. Tante sono state le dispute e le controversie teologiche, ma dal 431 ( Concilio di Efeso ) è la Teotòkos, la Madre di Dio, e questo principio riconosciuto ad Oriente come ad Occidente la pone al di sopra di ogni ragionevole dubbio. Vorrei concludere con i più bei versi scritti da mente umana, perchè sono il più perfetto ritratto teologico e umano di Maria:



Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi fattura.

Nel ventre tuo si riaccese l’amore,

per cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

 Donna  se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia a te non ricorre

sua disianza vuol volar sanz’ali.

 L a tua benignità non pur soccorre

A chi domanda, ma molte fiate

Liberamente al dimandar precorre.

 In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è bontade.

      ( Paradiso XXXIII )


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