07 aprile V DOMENICA DI
QUARESIMA (ANNO C) Gv 8,1-11
Lo sguardo degli
uomini e lo Sguardo di Dio: la miseria e la Misericordia
Commentando il Vangelo di
questa domenica, Sant’Agostino presenta l’episodio dell’adultera come un
esempio di armonia tra misericordia e giustizia. La donna viene presentata a
Gesù per essere lapidata perché ha peccato d’adulterio, qui lo sguardo degli accusatori
accentua la miseria umana che amplifica
la giustizia a scapito dell’umanità ferita dal peccato: così dice la
Legge di Mosè. In primo luogo, Gesù disarma i lapidatori con un giusto
ammonimento: chi è senza peccato sia il lapidatore, qui lo sguardo di Dio
ricolmo di Misericordia allontana gli astanti. Così rimane Gesù solo.
Sant’Agostino commenta con finezza: «Rimasero soltanto loro due: la miseria e
la misericordia». Gesù, pieno di misericordia, dichiara alla donna: «Neanch’io
ti condanno», . Ma il perdono non è una licenza per continuare a peccare: «Va’
e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11) . In queste parole, non vi è
semplicemente l’invito a non peccare, v’è una grazia donata dal Signore che
ricrea il cuore infranto della peccatrice. È più di un comando, è una grazia
donata alla donna appena liberata dalla condanna della Legge. La misericordia,
allora, si manifesta come una giustizia superiore perché non si limita a non
condannare, ma dona la grazia e l’orientamento che crea le condizioni per
redimere dal peccato e prevenirlo.
Sulla posizione da prendere
verso il peccato e verso il peccatore, Sant’Agostino ci offre una distinzione
cruciale: «Quando giudichi, ama la persona, odia il vizio. Non amare il vizio
per l’amore che devi all’uomo; non odiare l’uomo a causa dei suoi vizi. L’uomo
è tuo prossimo, il vizio è un nemico del tuo prossimo. Amerai veramente l’amico
solo se e quando odierai ciò che all’amico nuoce». In un discorso successivo,
invita l’uomo ad essere simile a un medico che ama il malato odiando la
malattia e accanendosi contro di essa. «Non amate i vizi dei vostri amici, se
amate gli amici stessi». È questo l’equilibrio della giustizia divina: Dio odia
il male, l’ingiustizia e il peccato, ma ama l’uomo, lo ama follemente e desidera
salvarlo. La misericordia è il volto più splendente della giustizia di Dio.
( Spunti per il
commento tratti da Robert Cheaib,
Rahamim, Nelle viscere di Dio.Tau Editrice.)
14 aprile DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)
Passione di nostro
Signore Gesù Cristo secondo Luca Lc.
22,14 – 23,56
Con la Domenica
delle Palme, inizia la Settimana Santa, che mette a nudo quanto Dio ci ami: una
Settimana, in cui sfilano davanti alla nostra fede i grandi momenti, ineguagliabili,
della vita di Gesù.
Il Vangelo, di
oggi, è in forma dialogata, viene cioè proclamato a più voci: il sacerdote
legge le Parole del Signore, un primo lettore legge le parole del cronista e un
secondo lettore legge i dialoghi dei vari personaggi che appaiono via via sulla
scena insieme al Signore Gesù.
Il Vangelo della
Passione si articola in paragrafi che ci invitano a seguire gli spostamenti di
Gesù: dal Cenacolo al monte degli Ulivi, davanti alla casa del
Sommo Sacerdote al Sinedrio, davanti
alla presenza di Pilato e poi alla presenza di Erode, ancora da
Pilato e poi sulla via dolorosa che
porta al Calvario e poi in un crescendo
di dolore e di sofferenza sulla Croce ...... infine nel Sepolcro nuovo scavato
nella roccia dove il coraggio e la pietà di Giuseppe di Arimatea depongono il
corpo senza vita del Figlio di Dio.
E' un racconto coinvolgente
che rapisce la sensibilità di ogni ascoltatore attento, ogni quadro che viene
descritto durante la lettura si concretizza vivo e reale nel cuore degli
astanti penetrando come una lama tagliente che colpisce ogni abitudine, ogni
aridità e ogni insensibilità procurando una ferita fertile dove può mettere
radici la compassione, la pietà, la sofferenza condisiva che, se lasci libera
di operare, produce lacrime e Salvezza.
21 aprile DOMENICA
DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO C) Gv. 20,1-9
"...vide e credette…"
Auguri di una
Santa Pasqua a tutti. Oggi è domenica: il giorno del Signore, il giorno della
Gioia, il giorno della Pace è il giorno in cui tutto e tutti rinascono in
Cristo ….
La gioia della
Resurrezione è presente nella natura che sorride nei colori e nei profumi che regala
all’osservatore attento, la Pace e la Gioia della Resurrezione sono visibile
nei volti e nei sorrisi di coloro che si scambiano i tradizionali auguri
insieme a segni sinceri di felicità partecipata ed autentica: Santa Pasqua di
Resurrezione a tutto il creato rinnovato e rinato dalla Grazia del Creatore
della Vita.
Oggi si
"corre" insieme a Maria di Magdala e agli apostoli Pietro e Giovanni,
ma non per la fretta che tutti i giorni inghiottisce le nostre facoltà in
un'operosità ossessiva, ma per meravigliarci, per dedicare alla nostra anima un
respiro vitale e rigenerativo, per gioire per il dono della Vita Eterna e
ringraziarne il Signore Gesù Cristo. Oggi si "corre" verso un
sepolcro vuoto pieno di luce .... È una corsa verso un altare consacrato dalla
Grazia Divina dove viene celebrato il memoriale della Morte e Resurrezione del
Figlio di Dio e dove possiamo VEDERE l'Amore Eterno del Signore per noi e
CREDERE nella Sua e nostra Resurrezione.
28 aprile II DOMENICA DI PASQUA o della DIVINA
MISERICORDIA (ANNO C)
Gv. 20,19-31
“Mio Signore e mio Dio! “
Questa frase mi ricorda con
nostalgia ed affetto il mio carissimo e compianto parroco don Lodovico:è lui che mi aveva
consigliato, tantissimi anni fa, di recitare questa frase durante la Santa
Messa nel momento dell’elevazione del Corpo di Cristo dopo che il sacerdote
aveva spezzato il pane eucaristico.
Infatti nello spezzare il pane
il sacerdote dice: “Il Corpo e
il Sangue di Cristo, siano per noi cibo di vita eterna”, poi mette
una parte dell’ostia nel calice, per significare l’unità
del Corpo e del Sangue di Cristo Gesù vivente e glorioso. L’Ostia
consacrata spezzata nell’elevazione mi ricorda il Corpo di Cristo ferito dai
chiodi della crocifissione e dalla lancia del soldato romano, lo stesso Corpo
Glorioso che Tommaso vuol vedere e toccare per credere nella Resurrezione del
Signore. Vedendo l’Ostia consacrata spezzata e mancate di una piccola parte
unita al Sangue di Cristo insieme a Tommaso che, vede e mette il dito nelle
ferite di Nostro Signore Gesù Cristo Risorto, esclamiamo con meraviglia e gioia
“Mio Signore e mio Dio”! Questa esclamazione diventa la prima professione di
fede del credente nella Resurrezione del Figlio di Dio. Continuando nella
Liturgia Eucaristica il sacerdote, dopo la frazione del pane e l’Agnello di Dio
si prepara, con una preghiera fatta a voce
bassa e a mani giunte, a ricevere con frutto il Corpo e il Sangue del Signore.
Il Messale propone due preghiere, quella scelta da
don Lodovico che
recitava chino sul calice in modo che si potesse ascoltare ed insieme a lui
recitare, era:“Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio
vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo, morendo hai
dato la vita al mondo, per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue,
liberami da ogni colpa e da ogni male, fa che sia sempre fedele alla tua legge
e non sia mai separato da te”. Io, vi
confido, che continuo a recitarla come quando lui era il celebrante, lui che
ora, essendo sacerdote in eterno, passa la sua eternità davanti al Signore
trasfigurato dalla Luce della Grazia e a Lui chiede per noi Misericordia per le
nostre debolezze e chiede per noi la certezza di non essere mai
separati da Lui.
Grazie don Lodovico continua a
pregare e a celebrare l’Eucarestia all’altare del Signore per chiedere la
nostra Salvezza.