Sabato
2 marzo 2019 - Oggi è il primo sabato del mese e quindi è
in programma il Pellegrinaggio Mariano mensile e, per la prima volta,
sperimentiamo un modo nuovo di trasporto dei partecipanti al Pellegrinaggio,
utilizzando i pulmini delle Parrocchie di Luni-Isola e di Molicciara, messi
gentilmente a disposizione da parte dei loro parroci.
I pulmini, i cui posti sono per fortuna perfettamente uguali al numero dei partecipanti,
raggiungono in orario la Chiesa di Sant'Antonio in Gaggiola nella quale il
Vescovo, S.E.Mons. Luigi Ernesto Palletti, apre la bellissima cerimonia con la
seguente esortazione: "Carissimi, siamo alla vigilia di un tempo di grazia
che andremo a vivere fra qualche giorno: la Quaresima.
Un tempo in cui il Signore attraverso la Chiesa ci richiama alla conversione;
non è, non deve essere, un tempo che viviamo in modo ripetitivo, ma proprio
come una opportunità che il Signore nella Sua infinita bontà ci dona. Quindi il
gesto che compiamo oggi vuole, insieme all'intenzione per cui ogni mese ci
troviamo, chiedere al Signore per intercessione della S.Vergine, buone
vocazioni e la santità del clero, vogliamo chiedere anche che questo tempo che
andremo a vivere sia un momento di crescita personale e comunitario. Vogliamo
chiedere per noi e di conseguenza per la nostra chiesa locale, il dono
dell'entusiasmo che nasce dal fare memoria dell'incontro con Gesù di essere
amati salvati così da essere una comunità che nasce per andare incontro
all'uomo per amarlo condividendo con lui la nostra esperienza con umiltà e
gioia. Ogni pastore con il suo gregge cresca e viva in questa gioia perché ogni
comunità la viva in pienezza."
Quindi inizia la recita del Santo Rosario e, dopo la prima decina, si snoda la
processione dei fedeli che, cantando anche inni, raggiungono la chiesa
parrocchiale della Beata Vergine del Carmine a Rebocco (La Spezia) dove il
Vescovo recita la S.Messa.
Bellissimi i canti eseguiti e, come sempre, molto profonda l'omelia del
Vescovo, che di seguito riporto integralmente: "Abbiamo accolto la parola
di Dio: una parola che realmente scende su di noi e deve scendere dentro di
noi, per trasformare la nostra vita. Oggi, in modo particolare, il Vangelo ci
ripropone quel brano semplice, profondo e ovviamente sempre nuovo, di Gesù che
accoglie i piccoli. Ora noi sappiamo che piccolo non vuol dire solo bambino, ma
anche essere noi piccoli nella fede, piccoli, semplici: diventa il modello, il
modello per poter vivere la dimensione del Regno dei Cieli. Certo lo spunto è
quello di un momento, di un episodio della vita storica di Gesù, anche di
incomprensione, se vogliamo, da parte dei Suoi discepoli, o meglio di una sorta
di premura verso il Signore Gesù quasi perché non Lo infastidiscano, ma il
Signore Gesù coglie questo momento per lasciare a noi veramente una via
profonda per giungere a Lui, questa via che poi nella spiritualità verrà
soprattutto sottolineata come la piccola via, la via per diventare bambino. Ora
questo brano Evangelico ovviamente non chiede a noi di diventare infantili, ma
di diventare bambini che è una cosa diversa. Infantile è l'adulto che ritorna
ad uno stadio che lo ha preceduto e di conseguenza non ci sta più con la sua
età adulta; il bambino invece non è mai infantile perché vive la realtà di
quella che è una realtà in crescita, una realtà in cammino, una realtà in
accoglienza, una realtà in semplicità e diventa il simbolo profondo di colui
che deve entrare nel Regno dei Cieli. Però, abbiamo detto, questo richiede che
da parte nostra ci sia un atteggiamento nuovo e l'atteggiamento è quello
innanzitutto dell'affidamento profondo, dell'ascolto, della sequela generosa
del Signore Gesù, del ritrovare in Lui un punto di certezza della nostra vita,
un superare tutti quei momenti a volte di dubbio, a volte di perplessità,
momenti che ci impediscono di guadare il regno dei cieli, non perché questi non
esistano: tutt'altro, il Signore Gesù nel Vangelo è molto concreto. Anche nel
cammino che abbiamo fatto, abbiamo sentito i vari brani della Scrittura, le
varie meditazioni che ci hanno sempre richiamati alla concretezza. Guai se il
Vangelo ci togliesse dalle nostre responsabilità! Guai se il Vangelo fosse
quella zona della nostra vita dove rifugiarci per non vedere più nulla, non
sentire più nulla, non toccare più nulla, sentirci quasi magicamente al riparo.
Il Vangelo certo è la parola di Dio e la presenza di Dio diventa la nostra
sicurezza, ma dentro la responsabilità personale di ognuno di noi. E allora ecco
che è bello leggere questo brano Evangelico: se da una parte ci chiede di
essere piccoli, e dunque ci chiede di ritrovare quel rapporto anche di figli
col Padre che è nei Cieli, che trovano nel Signore Gesù il punto fondamentale
della loro esistenza, dall'altra parte ci chiede anche di fare un riferimento
profondo alla maternità di Maria e, conseguentemente, alla maternità della
Chiesa. Importante essere piccoli perché il piccolo fa riferimento alla madre e
si sente sicuro nelle braccia della madre. E noi dobbiamo fare riferimento a
Maria se vogliamo continuare il nostro cammino.
È bello pensare che proprio questa celebrazione la Chiesa la dedica a Maria
Vergine, Madre e Maestra. Così come la Chiesa è madre e maestra: ci genera e ci
educa. Ci dona la vita e ci permette di viverla. Ecco cosa vuol dire ritornare
piccoli: ritornare in quella semplicità di vita di chi accoglie con generosità
la parola della vita. Ritornare in quella generosità di vita in chi si lascia
condurre dal Signore Gesù e dunque ne diventa discepolo, ovvero colui che
cammina dietro al maestro. Diventare piccoli vuol dire accettare che ognuno di
noi sia chiamato a dare la sua risposta a Dio. Essere piccoli vuol dire
accettare di non avere tutti quei diritti dei quali giustamente ci nutriamo
ogni giorno, ma che spesso poi diventano fonte di contese e di litigio, ma
essere un pochino più disarmati di fronte a Dio, un po' come la Vergine Maria
che appunto è Madre e Maestra la quale, dopo aver poste quelle domande
all'Angelo, dice con serenità: "Si compia di me secondo quello che hai
detto". Ecco, accogliamo così proprio questa Parola! La cogliamo per noi
perché la nostra parola sia "conversione". Abbiamo sentito: fra pochi
giorni inizierà la Quaresima, il grande periodo della nostra conversione, ma
accogliamo anche questa parola perché in noi possa portare frutto e soprattutto
frutto nella nostra preghiera che vuol essere ancora una volta richiesta di
sante vocazioni al Signore. In modo particolare, sappiamo, tutte le vocazioni
sono importanti, ma abbiamo dedicato questi sabati alla vocazione sacerdotale,
di cui tanto c'è bisogno per la vita delle comunità e per la santificazione di
ognuno di noi. Ecco, allora affidiamo alla Vergine Maria tutto questo.
AccogliamoLa come Madre, seguiamoLa come Maestra”.
Giovedì 14 marzo - Questa sera i
fedeli del Vicariato di Luni si riuniscono presso la Chiesa di San Giuseppe in
Casano, per la tradizionale Adorazione Eucaristica del secondo giovedì del
mese.
Dopo il canto iniziale e l'Esposizione del Santissimo Sacramento, iniziano i
momenti di riflessione e di preghiera
silenziosa. Molto profonde le letture predisposte da Padre Michele che sono
ispirate alla Trasfigurazione di nostro Signore Gesù, che è annuncio del Mistero
Pasquale nella sua intrinseca unità di morte e resurrezione. Per Gesù la
Trasfigurazione illumina il cammino della Croce come cammino libero ed amoroso
di donazione. Questo cammino deve essere percorso anche dal cristiano sostenuto
ed alimentato dall'Eucaristia. Aderiamo, pertanto, alla voce del Padre che
indica nel Cristo trasfigurato il Suo Unigenito con
l'imperativo:"Ascoltatelo!", per professare la nostra fede e rendere
autentica la sequela.
Molto profonda la meditazione di Padre Michele sulla "Trasfigurazione di
Gesù", che di seguito riporto: " Stasera siamo qui riuniti intorno a
Gesù Eucaristico, centro della nostra vita: siamo con Gesù come Pietro,
Giovanni e Giacomo sul monte della Trasfigurazione.
L'evento della Trasfigurazione si trova al termine del ministero di Gesù in
Galilea e prima della partenza per Gerusalemme e poi è inserito subito dopo la
confessione di Pietro e l'annuncio della passione. Sconvolti dalle strane
dichiarazioni di Gesù, i discepoli scoprono la Sua gloria e la Sua identità:
Egli è Figlio e Parola di Dio.
L'evangelista Luca ci dà delle indicazioni precise: Gesù salì sul monte a
pregare e prese con Sé tre dei Suoi discepoli: Pietro, Giovanni e Giacomo.
E mentre Gesù pregava, il Suo volto cambiò d'aspetto e la Sua veste divenne
candida e sfolgorante.
La Trasfigurazione avviene in un clima di preghiera: mentre Gesù era in
preghiera e quindi possiamo dire che era in rapporto alla vita interiore di
Gesù. Mentre prega la verità del Suo intimo, risplende: Dio Lo riempie dal di
dentro e il Suo volto cambia d'aspetto: la Sua veste diventa sfolgorante.
L'evangelista Matteo, parlando di questo evento, dice: "Il Suo volto
brillò come il sole e le Sue vesti divennero candide come la luce".
Il monte è immagine che diventa particolarmente il luogo dell'incontro con Dio,
cioè il luogo della preghiera. Luca vuole dirci che la preghiera può essere il
luogo dove anche noi veniamo trasfigurati, dove è possibile entrare in
comunione con lo splendore originario che Dio ci ha donato, imprimendo in
ciascuno di noi un'unica immagine di sé. Nella preghiera ci è dato di conoscere
chi siamo realmente: cadono le maschere che hanno oscurato la nostra luminosità
nella grazia iniziale.
Luca ci parla anche della presenza di Mosè ed Elia, apparsi nella gloria.
Entrambi rifulgono del medesimo splendore che avvolge Gesù: due personaggi che
stanno ad indicare la possibilità, per ognuno di noi, di venire trasfigurati in
quella luce divina che ci è propria fin dalla nascita.
Mosè personifica la legge e il liberatore. Quando noi, sull'esempio di Gesù,
siamo raccolti in preghiera, ci poniamo, in forza della nostra stessa natura,
in perfetta sintonia con la volontà di Dio e veniamo liberati.
Elia è il grande profeta. Profeta è colui che manifesta il volere di Dio: una
volontà che solo lui è autorizzato a comunicare. Nella preghiera possiamo
entrare in comunione con la genuina parola di Dio, quella che Egli vuole
trasmettere a questo mondo proprio attraverso di noi. La nostra vita brillerà
così del suo vero senso.
L'intenzione di Pietro è comprensibile: far perdurare quel meraviglioso evento,
con la costruzione di tre tende, in modo da potersi trattenere il più possibile
sul monte della Trasfigurazione. La risposta di Dio non viene direttamente, ma
indirettamente ed è rappresentata dalla nube che avvolge i tre discepoli
presenti, gettandoli nell'angoscia. Con la sua ombra, la nube viene ad oscurare
quella esperienza di luce. Ma anche la nube rappresenta un'esperienza di Dio:
l'accoglienza della Sua presenza silenziosa, che permette di lasciare lo spazio
all'ascolto della Sua voce. Infatti, tante volte il Signore Si fa incontrare
proprio nell'oscurità. Giovanni della Croce descrive questa esperienza con
l'immagine della "notte oscura dell'anima". Dalla nube risuona la
voce di Dio: "Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltateLo". I
discepoli non possono trattenersi lassù; devono far ritorno nella valle della
loro vita quotidiana. Ad essi deve bastare il ricordo di quell'esperienza di
luce e l'ascolto della parola di Gesù. La memoria e l'ascolto daranno profondità
e consistenza alla loro esperienza di cui sono stati testimoni sul monte.
Siamo dunque sollecitati a vedere la nostra vita collegata alla parola che Gesù
pronuncia per noi, oltre che in sintonia con gli eventi attraverso i quali Gesù
ci parla. Allora si trasfigurerà la nostra esistenza: la vedremo sotto un'altra
luce. La parola che ascoltiamo e gli eventi che viviamo devono ricomporsi in
unità nel nostro cuore, sicché possiamo cogliere il senso profondo della
storia, il senso vero della nostra vita”.
Seguono quindi altri intensi momenti di meditazione e di pausa, per favorire la
preghiera silenziosa individuale poi tutti recitano la Preghiera per le
Vocazioni e quindi, con la Benedizione Eucaristica e le Acclamazioni, termina
questo commovente incontro di preghiera.