IV DOMENICA T.O./AC 3 FEBBRAIO
2019
42° GIORNATA PER LA VITA
È cominciati da poco il nuovo
anno e le letture di questa domenica ci invitano a metterci alla sequela di
Gesù.
Il profeta Geremia riceve il mandato di andare a portare il messaggio di Dio
alle genti, anche se riceverà opposizione e resistenza. Anche Gesù andrà
incontro ad ostilità e rifiuti. All’inizio della sua predicazione, nella
sinagoga di Nazareth, la sua città, aprì il rotolo della legge dove si
annunciava l’unzione del Messia da parte dello Spirito Santo e l’avvento di un
anno di grazia per i poveri e gli oppressi. Senza esitazione affermò di essere
Lui l’eletto, il Salvatore, colui che e profeti annunciavano da secoli, ma
suscitò l’ira e l’odio dei presenti che volevano ucciderlo. Gesù trovò sempre
opposizione da parte dei “notabili” del suo tempo, perché prediligeva gli
umili, gli indigenti, gli stranieri, tuonava contro le prevaricazioni dei
farisei. Si trattava di capovolgere il modo di intendere della società
contemporanea che aveva dimenticato gli insegnamenti ricevuti da Dio e ciò
suscitava grande ostilità.
Paolo scrive quel capolavoro che è l’inno alla carità e invita i cristiani alla
gioia, come ci ripete spesso papa Francesco, perché la carità, la più grande
delle tre virtù teologali, “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto
sopporta”. Dio ha mandato il Figlio suo, l’Unigenito, a salvarci morendo sulla
croce per noi. In questo consiste la nostra gioia, nella certezza della
salvezza e la fede nella resurrezione.
Oggi ricorre la 42° giornata per la vita e tutti siamo chiamati a riflettere
sulle manipolazioni e ingiustizie che si compiono sui più deboli e indifesi:
bambini, donne, anziani, malati…
L’aver accantonato Dio provocano un delirio di onnipotenza che porta ad
assumere decisioni inaudite, di una gravità estrema, alterando
irrimediabilmente l’armonia del creato.
V DOMENICA T.O./AC 10 FEBBRAIO 2019
Le letture di questa domenica mettono in rilievo l’importanza della fede e la
prontezza nel rispondere alla chiamata di Dio. Isaia, dopo aver constatato la
propria indegnità, viene purificato da un cherubino con un carbone ardente.
Solo allora può dire: “Eccomi, manda me”. Così Paolo, durante il viaggio di
Damasco, viene chiamato da Dio, nel riconoscere la voce e da persecutore diviene
il massimo divulgatore al Vangelo. Simone, Giacomo e Giovanni avevano faticato
inutilmente tutta la notte, sul lago di Tiberiade, senza prendere un solo
pesce, ma decidono di fidarsi e sulla parola di quel giovane uomo gettano le
reti che, una volta tirate a riva, rischiano di rompersi per il troppo peso.
Che cosa li aveva affascinati in Lui? E da dove veniva la sua autorità? Era Dio
che li chiamava e anche loro riconobbero il suo invito che traspariva dalla
dolcezza dello sguardo del Figlio suo. “Vi farò pescatori di uomini” Egli disse
loro. Per Lui lasciarono tutto: affetti, case, barche…Non chiesero neppure di
andare a salutare i loro cari prima di seguirlo.
Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. Non si tratta necessariamente di
abbandonare le proprie le proprie cose, ma gli attaccamenti che ci tengono
legati ad esse, impedendoci di mettere Gesù al primo posto, ascoltando la sua
voce e mettendo in pratica le sue parole, qualunque esse siano.
VI DOMENICA T.O./AC
Anche Luca, sulla falsariga di
Matteo, ci dona le beatitudini. Gesù, seduto in un luogo pianeggiante, ha uno
sguardo colmo di amore per coloro che soffrono nella fame e nel pianto. Ai
primi assicura sazietà e, ai secondi, consolazione. Ancora di più Egli ama chi
subisce vessazioni, odiato, messo al bando e perseguitato per causa Sua.
“Rallegratevi ed esultate” dice loro. Coloro che lo perseguitano si comportano
come i loro padri che non ebbero fiducia nel vero Dio, non ascoltarono e
uccisero i suoi profeti, preferendo le voci dei falsi adulatori, corteggiati
sulla terra. Tuttavia sarà grande la ricompensa nei cieli per chi dovrà partire
per aver accolto le sue parole.
La chiesa è ricca di martiri che hanno dato la vita per seguire Gesù, anche
oggi assistiamo a numerose stragi da parte di persone fanatiche e intolleranti
che vanno contro la loro stessa fede. I ricchi, i sazi e i falsi profeti
saranno dispersi dal vento come pula, come dice il profeta Geremia, mentre
l’uomo che confida nel Signore e non ne stravolge le parole è benedetto, è come
un albero piantato lungo le rive di un fiume che non teme la sete quando giunge
la siccità. Gesù durante la sua predicazione non ha mai temuto di sfidare l’ira
dei farisei. Egli sostiene di non essere venuto ad abolire la legge ma a
perfezionarla. Non si fa scrupolo, perciò, di calpestare certe regole contrarie
al bene degli uomini, come quella che impediva di guarire di sabato: l’uomo è
più importante della legge. Egli non è indifferente al dolore degli uomini e
punta decisamente alla sostanza delle cose, calpestando, se necessario,
ostacoli inutili.
VII
DOMENICA T.O./AC 21 FEBBRAIO 2019
Luca continua a donarci le
beatitudini. Oggi al centro della nostra riflessione c’è la misericordia di
Dio. Egli ci ama come un padre e, quando lo abbandoniamo in cerca di altre vie,
ci aspetta con ansia, scruta da lontano il nostro ritorno e, quando ci scorge
tornare pentiti da Lui, ci corre incontro, ci abbraccia, e ci veste delle
dignità dei figli. Non porta rancore ma tutto dimentica, ma esige che anche noi
facciamo altrettanto nei confronti dei nostri fratelli: Gesù ci chiede di
essere misericordiosi come il Padre celeste, solo così avremo la sapienza e la
capacità di distinguere ciò che è buono da ciò non lo è. Questo è ciò che Egli
gradisce e che dobbiamo fare per stabilire il regno dei cieli fra noi. Nella
preghiera del Padre Nostro il cielo e la terra sono strettamente uniti: il
Padre rimette i nostri peccati nella misura in cui li rimettiamo ai nostri
debitori. Dio preferisce il perdono ai sacrifici e ci chiede, prima di fare
un’offerta, di andare a riconciliarci col fratello e a Pietro impone di
perdonare settanta volte sette. Il termine perdono contiene la parola “dono”:
chi è misericordioso dona la pace a sé e agli altri. Anche Luca ci regala la
regola d’oro, chiamata così perché presente pressoché in tutte le religioni e
valida anche per i non credenti: “ciò che volete che gli altri facciano a voi,
anche voi fatelo a loro “. La sua osservanza rende tutti gli uomini fratelli,
appartenenti ad un’unica famiglia, figli dello stesso
Padre. Questa relazione fra noi e con Dio è l’unica in grado di darci la
fedeltà, quella vera che non delude mai. Nel corso delle udienze del mercoledì,
Papa Francesco chiedeva agli astanti se fossero veramente felici, nella gioia dispensatori
di essa, come dovremmo essere noi cristiani, e li invitava a darsi la risposta
nel proprio cuore. E noi siamo veramente nella gioia? Anche il re Davide invita
al perdono e alla misericordia. Paolo compie un paragone fra Cristo e Adamo.
Quest’ultimo ha dato origine ad una discendenza umana, mentre Gesù è
capostipite di una nuova umanità che ha redento dal peccato donando la sua
stessa vita, facendosi uomo e morendo sulla croce per i nostri peccati. Non
esiste un amare più grande di questo.