Partendo dal semplice
proverbio (saggezza dei nostri padri) “Natale
con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, la Redazione ripropone l’amarissimo
episodio di vita quotidiana che Marta ha saputo descrivere in modo chiaro e
delicato. L’anziano è una risorsa vera da non sopportare e usare finché serve per
poi scaricarlo come scarto inutile in una dolorosissima solitudine fisica e
affettiva, che non merita.
L’aridità crea il deserto del Sahara e, molto
peggio, quella del cuore e dell’anima.
BUON NATALE a tutti nel nome di Gesù Bambino, che nasce
per consegnarci la speranza-certezza di averlo sempre al nostro fianco: basta
volerlo anche attraverso una persona in difficoltà.
La Redazione
LA SOLITUDINE
Mi ha molto colpito il suo
volto triste e la voce fievole: se ne stava in disparte, come se avesse il
timore di disturbare. Nel negozio la stavano servendo, quando fu pronta il
gestore si offrì di accompagnarla a casa e lei, mentre aspettava la gentilezza
dell’uomo, che nel frattempo serviva un’altra persona, si rivolse a me in
attesa del mio turno. In poco tempo mi racconta come aveva vissuto il Natale
scorso. “Lo sa…signora? Quest’anno sarà anche peggio: mi trovo ancora più
vecchia e sola. La mia vita non è stata sempre così! Ai bei tempi, quando
ancora le forze non avevano abbandonato il mio corpo, con il mio caro marito
avevamo tante persone a tavola. Noi, purtroppo, non abbiamo avuto la felicità
di avere figli nostri, ma abbiamo una nutrita schiera di nipoti e pronipoti.
Come erano belle quelle feste!
Incominciavo una settimana prima di Natale e tutte le feste a seguire a
preparare i pranzi: tordelli, da sugo e da brodo, il pane al forno quello
casareccio, gli arrosti di tacchino, di maiale e di altri carni, i sedani
ripieni, come vuole la nostra tradizione ortonovese. Non mancavano tutte le
verdure con il classico pinzimonio e, poi, la frutta fresca e secca e, dulcis
in fundo, un bel pònce al mandarino. Tutti a casa mia, il camino acceso, il
presepe bello grande con le lucine intermittenti ad illuminare le casette, la
strada e i pastorelli. Ci mettevo amore a farlo, perché per me il Santo Natale
è festa più bella dell’anno. Sotto l’albero mettevo un piccolo pensiero per
ognuno dei miei ospiti, piccoli pensieri, ma molto indovinati. C’era tanta
armonia e felicità. Purtroppo le cose non durano per sempre come si
vorrebbe.” Mentre parlava, il suo
aspetto proteso ad immaginare quello che sarebbe avvenuto, era palese: nel suo
cuore vi era una grande pena. “Anche le cose belle finiscono. Mio marito mi lasciò per raggiungere la casa
del Signore, lasciandomi sola nella desolazione, perché anche il mio vigore
venne meno, e piano piano, se ne andarono tutti, nessuno è più venuto a
trovarmi e, se lo facevano, era sempre di fretta e con tante scuse. Quest’anno
farò come sempre, accendo il camino e con la mia gattina, la sola compagnia che
mi è rimasta, aspetteremo il Natale. L’anno scorso ricordo che nella veglia
della Notte Santa, piangevo, le lacrime solcavano il volto, quando d’improvviso
la gattina che stava accovacciata nel suo angoletto, mi saltò sulle ginocchia e
con le zampette mi toccava con delicatezza il viso, mentre con il suo musetto
si strofinava al mio petto. Piansi ancora di più, ma questa volta di gioia,
perché l’affetto si manifesta sotto molte forme e gli animali capiscono e non tradiscono
mai.”
Un santo e sereno Buon Natale.