Nella foto, da sinistra con il cappello : Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Ungaretti, Lévy Moses, Italo Sottini, Giuseppe Prezzolini, Enrico Pea, Lorenzo Viani
Ceccardo e Shelley
(“mia madre ci traduceva
Shelley”)
(“Ceccardo
portava sempre con sé una foto della madre: una nobile signora, alta e
composta” – dice Viani)
1 1905. Esce
Apua Mater, “a quanti per comunanza di
ideali e di affetti, mi siano eguali in Apua natia: l’antica madre cui mi legan
memori di pianto e di gloria – io dedico il Poema che canta la libertà di
queste estreme liguri terre”.
Apua Mater commosse tutti: esaltava la
prometeica 2 fierezza della gente apuana: insofferente di ogni
costrizione ed oppressione. Il libretto, più volte ristampato, era adottato
come “libro sacro” da un gruppo di intellettuali ed artisti della
regione apuo ligure tirrenica, variamente schierati sul versante
dell’opposizione politica: Luigi Campolonghi, Ubaldo Formentini, Lorenzo Viani,
Luigi Salvatori, Enrico Pea, Plinio Nomellini, etc. Una di queste poesie, Libertà, è stata musicata ed è cantata
tutt’ora dagli anarchici. “E tu, Apua natìa, se un dì soggiaccia / ancor
l'Italia ai preti ed ai tiranni, / tu, libertà raduna, e al sol ricaccia / i
morti tuoi dall'eco dei grand’anni;”. (la cantò anche De Andrè). Tra le sue
iniziative più significative su questo filone ideologico, le celebrazioni a
Shelley, culminate con il discorso: “Il
poeta del liberato mondo”.
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Ceccardo non era solo un poeta, uno storico, e
un critico d’arte, era anche un grande oratore. - dice Viani - “Conquistò”
Viareggio nella memorabile commemorazione del il 13 settembre del 1907, davanti
al busto del poeta inglese, in Piazza Shelley; e davanti alla stupenda epigrafe
di Giovanni Bovio.
Alla presenza di un folto pubblico proveniente anche da altre città d’Italia,
ed estere, e con la partecipazione di numerose associazioni razionaliste e del
libero pensiero, vari oratori salirono sul palco, ma furono, il Nostro, e
l'anarchico Pietro Gori 3 : il "veggente poeta" e
il "cavaliere dell'ideale" ad avvincere gli ascoltatori. Con la sua splendida conoscenza
del poeta inglese e la sua “magniloquenza
tonitruante” – dice Viani - Ceccardo conquistò tutti, e da tutti ricevette
apprezzamenti e applausi. Il suo discorso - Il Poeta del liberato mondo –
fu trascritto da diversi giornali dell’epoca, ed “amato” particolarmente da
GianPietro Lucini, poeta e scrittore milanese che definisce Ceccardo “un distruttore
di Catene e di Iddii”: (“Roccatagliata estraeva dalla vita e dall’opera di
Shelley le verità eterne, le foggiava, come è necessario, in simboli; cioè in
persone vive; le avviava per il mondo. All’amore ed all’ammirazione per la
poesia inglese, che sotto la volontà e l’ispirazione dello Shelley aveva
risuonato in modo insolito e perfetto, turgida di tutta la ghibellina romanità
romantica sulle rive del Tamigi, il conferenziere aggiungeva i suoi ricordi e
la passione intima della sua terra natia”. Sul “Popolo D’Italia”).
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Di esplicita derivazione shelleyana, il testo
per la lapide da collocarsi sulle Alpi Apuane, che C. dettò in memoria di Carlo
Cafiero 4 - “Il fuggitivo dalla ricchezza e dalla sapienza”
/ (che fra quella) “libera
plebe operosa” / (auspicò)
“oltre ogni uman reggimento / integrar l’idea di un più civile mondo di sublime
eguaglianza, / in cui ogni uomo fosse a se stesso / re e dio.”
(“ciascuno a se medesimo: Re, Imperatore e Dio” è un verso di Shelley, in:
Masque of Anarchy).
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I tavernieri erano gente varia. Alla taverna “Prometeo” di
Viareggio (c’è tutt’ora), Ceccardo era un “Dio”. Guai a cadere sotto le unghie
della sua lingua. Lì si parlava sempre del suo idolo: Shelley. Ceccardo
declamava i suoi versi eterni:
- Rude vento, che diffondi
in suon di pianto / un dolore troppo triste per un canto; / fiero vento che se
il ciel di nubi è fosco / fai suonar di notte a morto le campane; / uragano, le
cui lacrime son vane…
- Musica, chiave d’argento
della fontana delle lacrime, dove lo spirito beve fino a che il cervello si
smarrisce, soavissima tomba di mille timori, dove la loro madre,
l’inquietudine, come un fanciullo che dorme, giace assopita in mezzo ai fiori…
-
Vai vento divino della poesia! Scuoti le vele stanche dell’umanità assopita,
prima che muoia senza sapere - come noi - perché è vissuta…
(“Il
mare da giorni e giorni, rimbomba da Luni a Populonia. Oggi è il suo giorno. Il
naufrago risale, che venne a noi dagli Angli fuggitivo, colui che
amava Antigone 5 immortale e il nostro ulivo” - C.)
Capitava anche il sindaco di Viareggio, Cesare Riccione, che
dietro le “minacce dei figli di Prometeo”, “santi e manigoldi”, quando era
ancora assessore, fece fare il monumento e bandì il concorso per una epigrafe.
Arrivarono lettere da tutta Italia. Scelsero quella di Bovio: “Percy Bisshe
Shelley, cuor dei cuor i6. L’agosto del 1822, annegato in questo
mare. Arso su questo lido, in cui ogni generazione avrebbe segnato la lotta, le
lacrime, la redenzione Sua”.
Cavallotti: “Così da oggi le aure della Versilia, che ebbero gli
atomi delle ceneri di Lui, carezzeranno la bella giovane e immagine di genio
tutelare del luogo”. Novaro: “Percy. Bisshe. Shelley, creatura mattutina
armoniosa d’amore e di luce, destinata agli spazi, ai silenzi, alle solitudini
sacre, giunta con smarrita gioia ai margini dell’infinito”.
Su quei tavoli, sonori come tamburi, dove rullavano pugni e bicchieri, è stata
martellata anche l’epigrafe di Ceccardo, che vinse il concorso indetto dal
Comune di Lerici, da porre sulla facciata della villa Magni - Maccarani in Sant
Terenzo, Lerici:
Da
questo portico in cui s’abbatteva l’antica ombra di un leccio –
Il
luglio del MDCCCXXII –
Mary
Goldwin e Jane Williams attesero con lacrimante ansia –
Percy
Bisshe Shelley –
che da
Livorno su fragil legno veleggiando –
era
approdato per improvvisa fortuna –
ai
silenzi delle isole elisee.
O
benedette spiagge,
ove
l’amore, la libertà, i sogni,
non hanno
catene.
L’epigrafe di
Ceccardo suscitò la rabbia dell’on. Paolo Mantegazza, famoso scrittore, che
vedendosi bocciato, si scagliò (sui giornali), contro Ceccardo, ricevendone
(“un’offesa al mio onore”), l’immancabile cravasciata: “...un miserabile
volgarizzatore fortunato…” A titolo di curiosità e di confronto ecco il
testo, misero e piatto, dell’onorevole: “A Percy Bisshe Selley / cor cordium /
che in questa casa / visse gli ultimi giorni / e dove / l’azzurro di questo
cielo / e di questo mare / ispirarono canti immortali”.
1.
Apua Mater ebbe tre edizioni, la prima a Lucca,
con dedica agli amici apuani: Formentini, Campolonghi, ecc, ecc; la seconda a
Napoli (fatta stampare da Manfredo Giuliani), con alcune varianti, come,
appunto, la dedica sopra riportata (M. Giuliani, prof. Universitario, da Pisa
era stato trasferito a Napoli); la terza a Parma.
2. * “Il
Prometeo liberato”, è un’opera di Shelley: “Nel
mondo non conosciuto dorme una parola mai parlata/, dal tuo passo soltanto può
essere spezzata la sua quiete” (liberato). Prometeo è una figura mitologica
che si ribellò a Zeus. Prometeica è la terra di Luni: D’Annunzio: “Luni, amo
la tua materia prometea”. Anche Ceccardo chiamava prometeico (ribelle) il
marmo apuano. (Oggi però, il marmo, è diventato docile docile).
3. *
Pietro Gori: anarchico, “avvocato dei
poveri e degli operai”, poeta, giornalista, oratore, musicista. (Viani per
lui aveva una vera venerazione). Esule in Svizzera compose l’inno: Addio Lugano bella, la canzone simbolo
dell’anarchia. Più volte in carcere. Fu accusato di tutto; anche di essere il
mandante dell’uccisione del presidente francese Carnot.
4. *Carlo
Cafiero, filosofo, fervente anarchico comunista di fama mondiale, fanatico,
amico intimo di Bakunin. Lasciò la ricca famiglia per predicare il suo credo.
Più volte in carcere, più volte esiliato, morì in un manicomio svizzero.
5.
* Antigone: figura tragica: pur di dare
sepoltura al fratello morto in combattimento, si ribellò: e il re la mise a
morte, e così, per Ceccardo, divenne immortale.
6.
* “Cor Cordium”. Le due parole, sono della moglie
Mary (autrice di Frankenstein), e sono scolpite sulla lapide che custodisce le
sue ceneri a Roma. Quando il suo corpo fu bruciato, a Viareggio, il cuore, che
resistette al fuoco, fu consegnato alla moglie che lo conservò fino alla morte.