N° 8 - Settembre 2018
LA MADONNA DEL MIRTETO E LA FESTA DELL’8 SETTEMBRE
di Egidio Banti

 

 LA MADONNA DEL MIRTETO E LA FESTA DELL’8 SETTEMBRE

Il calendario liturgico della Chiesa cattolica romana riporta, alla data dell’8 settembre, la “festa della Natività di Maria”. Collocata, per così dire, alla ripresa delle attività lavorative dopo la pausa di agosto, questa festa è sempre stata molto sentita dalle popolazioni italiane, e ciò anche nei territori dell’antica (e vastissima) diocesi di Luni.
Proveniente anch’essa dall’Oriente – ed originata dalla dedicazione di una chiesa a Gerusalemme nel luogo dove sarebbe esistita la casa di sant’Anna, madre della Vergine -, la Natività, in molti luoghi, era già nel Medioevo la seconda festa mariana per importanza e per diffusione dopo quella dell’Assunta. E se il 15 agosto era la festa titolare della cattedrale di Luni, dedicata a “Santa Maria” (senza bisogno di altre specificazioni), l’8 settembre diventa molto presto la festa dei pellegrinaggi, e quindi dei santuari, per impetrare dalla Vergine le grazie necessarie a vivere con serenità e con impegno le nuove stagioni di lavoro, nei campi, nei boschi, ma anche nei commerci e, in seguito, nella vita cittadina. Ed anche per chiedere suffragio e conforto per le morti dei propri cari, magari avvenute in mare (nelle zone marittime), o in guerra, o nelle cave di marmo o ancora nei lunghi percorsi a piedi dei pellegrini.
Così la denominazione stessa della festa si modifica e spesso si unisce ad altri titoli mariani, come quello di Nostra Signora delle Grazie (ad esempio alle Grazie di Porto Venere o a Corniglia), di Madonna della Pietà (a Sarzana), mentre titoli propri sono quelli della Madonna di Roverano, presso il santuario omonimo, e della Madonna del Dragnone, entrambi in Val di Vara.
Al centro di queste devozioni c’è sempre un santuario, che in genere rimanda ad apparizioni oppure ad eventi prodigiosi legati alla presenza della Madonna al fianco delle popolazioni. Limitando la nostra attenzione all’attuale provincia della Spezia, è possibile dire che ogni vallata, o zona di riviera per la parte a mare, ha un suo santuario dove la Madonna si venera l’8 settembre.
E’ in questo contesto che va collocata la devozione per la Madonna del Mirteto, il cui santuario richiama ogni anno fedeli non solo da una valle, la Val di Luni (bassa Lunigiana), bensì da due, essendo forte il richiamo religioso che esso esercita anche verso Carrara e le zone limitrofe. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nei tempi antichi una strada importante di collegamento tra Carrara e la Val di Luni era quella che, risalendo da Fontia, costeggiava il monte Acuto sfociando proprio ad Ortonovo.
Tale strada rappresentò a lungo un tratto significativo della “via Francigena” o “Romea” (che non era un unico percorso, ma una rete di percorsi, lungo la medesima direttrice tra il nord ovest e il sud dell’Europa), specie dopo che la distruzione di Luni e l’interramento malarico del suo porto avevano reso ben poco sicura l’attuale via Aurelia.
Al Mirteto le feste mariane tradizionali sono due, ed entrambe richiamano migliaia di fedeli: quella del 29 luglio e quella dell’8 settembre. La festa del 29 luglio ha un riferimento preciso: il miracolo della lacrimazione del dipinto della Vergine, avvenuta, come documentato da iscrizioni dell’epoca, “in giorno di domenica e festa di Santa Marta del 1537”, quindi il 29 luglio.
Quel dipinto o affresco, spiegano gli storici (tra tutti, don Luciano Pesce Maineri, dei Figli della Divina Provvidenza di don Luigi Orione, nel bel libretto “Storia del santuario della Madonna del Mirteto, 1540 – 1963”), era parte di un precedente oratorio, o “casaccia”, tenuto già alla fine del Medioevo dalla confraternita dei Disciplinati, che era presente ad Ortonovo e che tenne poi la cura liturgica e pastorale del santuario sino al 1584. Proprio da quel miracoloso evento, infatti, aveva preso il via la costruzione dell’attuale santuario, completata prima della fine del Cinquecento.
E’ molto probabile che la festa di Santa Marta fosse, se non la festa titolare dell’oratorio, una delle sue feste più importanti: nel dipinto la santa è rappresentata proprio a fianco della Madonna, e in molti luoghi d’Italia i Disciplinati o “Flagellanti” erano conosciuti proprio come “Disciplinati di Santa Marta”. E’ però comprensibile come, una volta trasformato l’oratorio in santuario, e quindi dopo il miracolo, centro della devozione non fosse più Marta bensì la Vergine stessa, venerata come “Madonna Addolorata”. L’affresco infatti ci presenta la Madonna ritratta nel momento forse più doloroso della sua vita, la deposizione di Gesù morto dalla croce. Ciò valeva tanto di più in tempi di rilancio della fede cattolica, con tutte le sue devozioni mariane, come furono quelli del Concilio di Trento, seguito allo scisma luterano ed alle dispute sulle indulgenze.
Nella storia della liturgia, la devozione alla Madonna Addolorata ha a che fare sia con la Natività di Maria sia con il mese di settembre. La festa liturgica detta dei “Sette dolori di Maria Santissima” venne istituita nella Chiesa universale solo nel 1814, quando Papa Pio VII tornò a Roma dopo la prigionia napoleonica. Quella festa però già esisteva, come si dice in latino, “pro aliquibus locis” (cioè per alcuni luoghi soltanto), istituita nel Seicento per iniziativa dell’ordine religioso dei Servi di Maria, fondato a Firenze già nel corso del Duecento. A loro volta i “Serviti” – presenti in vari luoghi della Toscana, come Pistoia e Lucca - si erano riferiti a tradizioni più antiche, legate soprattutto alle preghiere alla Vergine per le persone defunte e quindi per le anime del Purgatorio. Devozioni antiche e radicate. Si pensi, in un contesto letterario, al romanzo di Giovanni Verga “I Malavoglia”, nel quale la Longa, uno dei personaggi più significativi, viene presentata come “madre addolorata” perché ogni giorno va a pregare la Madonna Addolorata della deposizione dalla croce per il figlio Luca, che già immagina morto in mare (come infatti risulta poi avvenuto) nella battaglia di Lissa. E siamo nella Sicilia del 1866.
Pio VII collocò la festa di nuova istituzione al 15 settembre. Le ragioni sono due, e rimandano entrambe (anche) al Mirteto. Il 15 settembre è il giorno successivo alla festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce, che è, tra l’altro, la grande festa del Volto Santo di Lucca. Ora è proprio il dipinto del Mirteto a ricordarci come l’immagine più classica e vera della Madonna Addolorata sia quella che assiste piangente alla deposizione del corpo morto di Gesù dalla croce. C’è quindi un collegamento tra le due feste, collocate in giorni tra loro successivi e che in alcuni luoghi già venivano celebrate a quel modo.
Ma il 15 settembre è anche l’”ottava” della festa della Natività, ed a tale ottava (nella liturgia antica le ottave erano ricorrenze diffuse ed importanti) fa espresso riferimento Pio VII nell’istituzione della festa dell’Addolorata. Nel Messale latino di Pio V, in vigore sino alla riforma conciliare ed ovviamente adattato dopo il 1814, si indica come la “Missa Septem Dolorum” (La Messa della festa dei Sette Dolori) prevalga su quella dell’Ottava, ma ad essa si colleghi, secondo le procedure liturgiche dette delle “concorrenze”.
Da un punto di vista teologico, nella vita della Vergine Maria tutto si tiene, dalla sua nascita (ed oggi, dopo il dogma proclamato nel 1854 da Pio IX, possiamo dire dal suo immacolato concepimento) sino al momento centrale della morte di Gesù, e poi ancora sino all’Assunzione al cielo. Basti pensare alla profezia di Simeone nel Vangelo di Luca:
Anche a te una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
Che l’8 settembre sia poi il giorno della preghiera ma anche del riconoscimento delle grazie elargite dalla Madonna al popolo di Ortonovo e delle vallate circostanti lo confermano almeno due eventi particolari: quello del 1884 e quello del 1917.
Il 1884 fu, in Liguria e nello Spezzino in particolare, l’anno del colera: l’ultima grande epidemia di colera dei tempi recenti. E il colera, in quel tempo, ancora mieteva vittime a centinaia, quando non a migliaia. A Spezia, nelle poche settimane tra la fine di luglio e l’inizio di settembre, i morti furono oltre seicento, quasi tutti in città. Per motivi di carattere igienico, le autorità limitarono feste e processioni, proibendo, ad Ortonovo, di illuminare come da tradizione il santuario. Invece, come per miracolo, il santuario la sera della vigilia risultò illuminato. Come che fosse andata, la cosa fu vista come un ulteriore segno di riconoscimento della protezione mariana, e certo rafforzò una volta di più il culto al santuario.
Grandiosa viene poi riportata la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni dell’8 settembre 1917, terzo anno della prima guerra mondiale. La guerra, al contrario di quanto sarebbe avvenuto tra il 1940 e il 1945, era lontana dalle nostre terre, ma molti furono i soldati spezzini caduti o dei quali si erano perse notizie, anche del comune di Ortonovo. Il popolo di tutta la zona chiedeva pace, e lavoro, e il raduno al Mirteto di quell’anno, per ascoltare il predicatore passionista padre Gerardo, viene descritto dalle cronache come “mai visto”, ai piedi della Madonna Addolorata, quasi proprio come una delle tante madri rimaste prive dei loro figli caduti o prigionieri.
Esiste quindi più di un collegamento storico tra il titolo mariano della Beata Vergine Addolorata, che ancora oggi è quello del Mirteto, e la ricorrenza dell’8 settembre, intesa, in diocesi di Luni-Sarzana e non solo, come grande ricorrenza mariana della prima parte del mese di settembre, mèta di pellegrinaggi e momento di celebrazioni solenni.
Un ulteriore episodio storico ci dà da riflettere: esso riguarda l’effige venerata a Sarzana della Madonna delle Grazie, oggi conservata nella pieve di Sant’Andrea (la “chiesa degli affetti”, per i sarzanesi), ma in precedenza nella chiesa dei Domenicani, poi distrutta, nel luogo dove oggi sorge il teatro Impavidi. Ebbene, un documento del 1675 ci dice che la patrizia sarzanese
Anna Magni-Griffi obbligò per testamento il figlio ad edificare, in detta chiesa dei Domenicani, una cappella “simile a quella del santuario di Ortonovo”, per onorare l'immagine di Nostra Signora delle Grazie.
A Sarzana e al Mirteto c’erano ugualmente i Domenicani, ed il titolo di Madonna Addolorata, come si vede, si compenetra in questo documento con quello di Madonna delle Grazie … E giustifica ancora di più la fissazione della data della festa non al 15, bensì all’8 settembre.

Tutte le congregazioni religiose che, dopo gli originali Disciplinati, si sono succedute al santuario ne hanno fatto tesoro, adoperandosi per conservare questa antica e preziosa tradizione: nell’ordine, i Domenicani (1583 – 1800 circa e poi di nuovo 1888 – 1904), i Passionisti (1904 – 1923), gli Stimmatini (1923 – 1930), gli Orionini (1930 – 2003) ed ora i sacerdoti della Fraternità Missionaria di Maria.

Egidio Banti


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