03 GIUGNO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
(ANNO B) SOLENNITA' Mc 14,12-16.22-26
“Prendete, questo
è il mio corpo…. questo è il mio sangue”
Queste parole recitate dal
sacerdote durante la liturgia eucaristica sono un mistero e un miracolo; sono
rilevatrice del fatto che il Signore è venuto a dare
molto più del perdono dei peccati, ma è venuto a dare tutto Se stesso.
Nell’esortazione imperativa “prendete” Gesù ci sprona ad andare oltre la
preghiera, l’adorazione, la contemplazione che esprimono la nostra sudditanza
nei suoi confronti. Lui desidera che ogni nostro respiro, gesto e pensiero
siano a sua immagine. Lui si trasforma in noi e ci trasforma a sua somiglianza
in uno sposalizio dove il progetto comune è molto più grande, più alto, più potente della
collaborazione e della condivisione è compartecipazione per portare cielo nella
terra, Dio nell'uomo, vita immensa in questa nostra piccola vita.
Quindi possiamo dire utilizzando le parole di San
Leone Magno che “la nostra partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo non
tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo.”
10 GIUGNO: X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Mc.3,20-35
“Satana, se si ribella
contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito”.
Gli avversari di Gesù sono
così prevenuti nei suoi confronti che arrivano anche a negare l’evidenza che
gli impedisce di cogliere la verità e di vedere il bene. L’azione di Gesù è
così sorprendente e rivoluzionaria che lascia spiazzati coloro che non credono
in Lui fino ad arrivare ad attribuirla all’intervento di satana.
Ma negare esplicitamente
l’evidenza diventa una bestemmia contro lo Spirito Santo, un impedimento
all’accoglienza della verità, un’autodistruzione senza soluzione; poiché il
contrario della luce è la notte, così come il contrario del bene è il male e
per riconoscerle basta un poco di buon senso e un uso retto della umana
intelligenza.
Ma quando ci si ostina a
tal punto da giungere a negare l’evidenza e accusando – come fanno gli scribi
con Gesù – di fare il bene perché è il Male che lo aiuta, allora, o manca il
retto uso della ragione, oppure c’è nell’animo falsità, ipocrisia, malafede,
finzione, doppiezza impastati con la malizia e schiavizzati dalla cattiveria al
punto tale da resistere all’azione della Grazia.
Ma Gesù è il Bene che fa il
bene, perché le sue parole e le sue azioni non sono in contraddizione, ma sono
la coerenza salvifica che riscatta l’umanità.
17 GIUGNO: XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Mc.4,26-34
La parabola di oggi ci invita alla pazienza, a lasciar perdere l'ansia,
ad allontanare la paura di non riuscire a tenere tutto sotto controllo, ad
abbandonare il volere a tutti i costi programmare e capire ogni cosa della
nostra vita anche della nostra vita spirituale. La vita frenetica che facciamo
e la nostra presunzione ci portano a pensare che le cose dipendono solo da noi,
dalla nostra buona volontà: e quindi programmiamo tutto, anche il riposo. Gesù
oggi ci invita a “fare il nido alla sua ombra" dopo aver faticato nel
“seminare” ed ecco che la parabola diventa parabola dell'essere, del lasciarsi
fare.
Se il seme è stato piantato e nel farlo hai fatto tutto quello che potevi, stai
tranquillo, lascia fare al Signore riponi la tua fiducia solo in Lui. Questa è
una prospettiva molto diversa dal nostro efficientismo: fidarsi e lasciare
tutto in mano a Dio, credere che Dio, se lo lascio fare, opera e cresce in me è
una verità ristoratrice ed appagante Quindi dopo che il seme è diventato
“l’albero più grande dell’orto”, perché abbiamo posto la nostra fiducia
nell’opera dello Spirito Santo e abbiamo fatto riposare la nostra presunzione,
tutto sarà certo, sicuro, semplice e possibile perché avrà per obiettivo il
Regno di Dio
24 GIUGNO: NATIVITA' DI SAN GIOVANNI BATTISTA
SOLENNITA' Lc.
1,57-66.80
«Giovanni è il suo nome» e in quel nome c’è la sua vocazione:
- nasce da madre anziana e sterile come dono di Dio
- la sua venuta è preannunziata dal cielo
- la buona notizia della sua nascita provoca gioia, meraviglia e
soprattutto silenzio
- il mutismo del padre Zaccaria, che si evolve in ricchezza interiore,
accompagna tutta
la gravidanza di Elisabetta e si
scioglie solo quando il bambino riceve il suo nome:
esplosione della Grazia ricevuta
- è il nome che Dio ha pensato per lui
- è un nome inatteso, improbabile, non di famiglia che rompe la
tradizione ed annuncia un cambiamento
- è un nome che chiude un tempo e ne apre un altro: il tempo della nuova
ed eterna alleanza che implica l’essere altro,
l’essere oltre la tradizione.
Da tutto questo ha origine la missione e la personalità di Giovanni Battista:
invita alla conversione, annuncia la venuta del Redentore, è testimone di
un Signore che perdona, battezza con acqua per preparare la via al Signore affinché Egli trovi un
popolo ben disposto all’ascolto di una Parola Nuova.