Domenica 6/05/2018 - IV° di Pasqua- anno B - Gv 15, 9-17
Il Vangelo odierno ci propone
una parte dei discorsi di addio fatti da Gesù prima della Passione. L’argomento
è l’Amore che è il vincolo profondo destinato ad unire i fedeli al loro
Signore, allo stesso modo con cui Gesù è unito al Padre. L’amore è necessario,
non è un optional, e diventa la Legge, il Comandamento, che caratterizza il
Cristianesimo.
Il verbo “costituire” (in greco étheka), usato da Giovanni nel v.16, era usato
nella letteratura greca di quel tempo per indicare la costituzione di una
legge. I verbi “scegliere” e “mandare “erano utilizzati nella letteratura
giudaica, compresa quella biblica, per indicare la scelta e l’invio di coloro
che ricevevano un mandato religioso destinato a tutta la comunità. Il Cristiano riceve da Dio l’amore che c’è
nel mondo e lo moltiplica amando tutte le creature …. la forza ricevuta deve poi essere restituita
alla Fonte. Questa è la richiesta che ci fa Gesù per poter entrare nella
famiglia di Dio, per poter essere inseriti nella circolarità dell’Amore che
unisce le Tre Persone trinitarie.
Rimanere nell’Amore di Gesù non è facile ….. Significa annullare se stessi e
mettere Dio e gli altri al primo posto, significa fare agli altri quello che
vorremmo fosse fatto a noi, significa dare la vita per i propri amici …. Il rapporto che propone Gesù ai suoi discepoli
è Philia (amore di amicizia) ma sottolinea che, per essere Suoi amici, è
necessaria l’obbedienza al Suo comando.
In pratica Gesù chiede di entrare in totale empatia con Lui, di guardare il
mondo con il Suo sguardo per giungere alla comprensione che quello che comanda è l’unico Bene possibile.
Se il discepolo accetta la Sua proposta garantisce che la sua vita avrà un
senso, che le sue opere daranno frutti e che quei frutti resteranno come segni
d’Amore.
San Giovanni con questo brano intende dire dunque che la legge dell’Amore è la
legge sulla quale è fondata la Chiesa. Precisando questo concetto san Paolo in
Corinti 13 scrive che l’Amore è superiore alla stessa fede e alla speranza
eterna, e che, quando alla fine dei tempi tutto sarà sparito, rimarrà solo
l’Amore.
Domenica 13/05/2018 -
Ascensione del Signore - Mc 16,15-20
San Marco non è, secondo gli
esegeti, l’autore degli ultimi 11 versetti del capitolo 16 del Vangelo che
porta il suo nome. Sembra che la parte finale del suo testo sia andata perduta
e, per non farlo terminare con la frase “perché avevano paura” riferita alle
donne che non avevano il coraggio di riportare ai discepoli l’annuncio
dell’Angelo, siano stati aggiunti i
suddetti versetti.
Questo fatto non toglie il valore canonico e la certezza dell’ispirazione al
brano evangelico di questa domenica.
L’ incontro degli Undici con Gesù risorto avviene, secondo questo Vangelo, a
Gerusalemme, mentre si trovavano a tavola. Il Maestro, dopo averli rimproverati
per la loro incredulità e per la loro “durezza di cuore” riguardo alle
testimonianze di chi diceva di aver visto Gesù risorto, li investe del compito
missionario.
Il campo d’azione degli “inviati”(= Apostoli) è “tutto il mondo” e i
destinatari della loro predicazione sono tutte le creature. La Fede e il Battesimo sono i
requisiti per essere salvi.
La Fede aiuterà i Cristiani a vincere contro i demoni ( scacciati nel nome di
Gesù), a interagire con culture diverse (“ parleranno lingue nuove”), a
superare le paure
(“ prenderanno in mano i serpenti”), a non subire danni a
causa delle loro distrazioni ( bere il veleno), a guarire i malati con
l’imposizione delle mani.
Quindi Gesù viene assunto in cielo e si siede alla destra del Padre.Il posto
che va ad occupare era il posto che, nelle varie culture mediterranee, il
sovrano riservava alla persona di fiducia : infatti chi si siede alla destra di
qualcuno ha il braccio destro libero per poter, se male intenzionato, colpire a
morte con un’arma chi siede alla sua sinistra. Il brano evangelico si conclude
con l’inizio della missione degli Apostoli che partono e predicano dappertutto,
aiutati da Gesù che coopera con loro e con i prodigi dà più forza alle loro
parole.
Domenica 20/05/2018 -
Pentecoste - Gv 15,26-27; 16,12-15
Oggi è la festa di Pentecoste,
la festa che ha portato agli uomini lo Spirito Consolatore.
Lo Spirito Santo è la terza persona della Ss.ma Trinità, è l’amore che unisce
il Padre al Figlio e che aiuta gli uomini a percorrere la ripida strada che
porta alla santità. E’ il Paraclito, “l’avvocato difensore” degli uomini che
cercano di corrispondere al progetto del Creatore. E’ “il portatore di doni “,
con i quali i cristiani riescono a collaborare fattivamente all’opera di
salvezza di Gesù, operando con Amore nel mondo. E’ Colui che aiuta a
comprendere sempre di più e sempre meglio la rivelazione di Cristo in tutte le
sue dimensioni.
Domenica 27/05/2018 - Ss.ma
Trinità - Mt 28,16-20
Il brano evangelico di oggi ci
presenta un “racconto-programma”.
Si sta realizzando la promessa che aveva fatto Gesù ai Suoi
( “Quando sarò resuscitato vi precederò in Galilea” Mt 26,23) perché l’annuncio
delle donne è stato accolto dai discepoli . Gli Undici vanno all’appuntamento
che è fissato su un generico monte, indicato dal Maestro, nella regione che era
considerata una terra abitata da gente pagana. L’incontro avviene tra il
Risorto e il Suo nuovo popolo che, pur essendo formato soltanto da undici
persone, non ha ancora raggiunto una
visione omogenea della Pasqua (“alcuni dubitavano”). Gesù si avvicina ai Suoi e afferma di essere il
Signore (“ Mi è stato dato ogni potere
in cielo e in terra”) e con l’autorità che il suo ruolo comporta ordina di
andare, battezzare ed insegnare. I destinatari dell’opera dei discepoli sono
“tutti i popoli” per cui possiamo definire la comunità dei Cristiani apostolica
(poiché i discepoli vengono inviati) e cattolica (poiché destinatari sono tutte
le genti). Lo scopo della missione degli Apostoli è quello di mettere in
comunicazione, individualmente o comunitariamente, le persone con Cristo.
Infatti il discepolo è chi ascolta Gesù e lo segue, chi si lascia coinvolgere
nella Sua opera di salvezza, si lega a Lui e viene così inserito nella vita
Trinitaria. Il compito della Chiesa non finisce mai, il ruolo dei primi
Apostoli viene oggi esercitato dai Vescovi in virtù della Successione
apostolica.
Una curiosità: Il primo Vescovo nominato fu Mattia che con la sua presenza ripristinò
il numero di dodici elementi nella comunità apostolica. Il numero dodici nella cultura
ebraica indica la totalità: - dodici
erano i figli maschi di Giacobbe che hanno dato origine al popolo
ebreo; - dodici erano gli Apostoli che hanno dato origine al nuovo
popolo di Dio, la Chiesa.