Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa, la
cui solennità è legata al ricordo dell'ingresso trionfale di Gesù in
Gerusalemme, accolto dalla folla che acclama ed agita fronde e rami. Tutto
questo ci ricorda la "festa delle Capane", allorché i fedeli
invadevano Gerusalemme, sventolando dei mazzetti composti di fronde di palma
(simbolo della fede), di mirto (simbolo della preghiera elevata al cielo) e di salice, le cui foglie
ricordano la bocca chiusa dei fedeli, in silenzio davanti a Dio. Per questo si
perpetua il rito molto commovente della benedizione dei ramoscelli di olivo e
delle palme, a cui fa seguito la processione dei fedeli che portano i
ramoscelli benedetti avviandosi in
processione fin dentro le chiese.
Quindi inizia la celebrazione della Santa Messa, caratterizzata dalla lettura della
Passione di Gesù, secondo i Vangeli di Marco, Luca e Matteo, che è articolata
nelle seguenti parti: l'arresto di Gesù, il processo giudaico, il processo
romano, la condanna, l'esecuzione, la morte e la sepoltura. Io ho partecipato
al rito delle ore nove nella Chiesa di San Martino e poi sono corso nella
Chiesa di Isola dove, nella Piazza XXV Aprile, si è svolta come ogni anno una
cerimonia davvero commovente con larghissima partecipazione di fedeli e tanti,
tanti giovani e ragazzi che sventolavano
i ramoscelli di olivo, le palme ed anche qualche dolcetto tradizionale da
consumare durante il pranzo familiare,
mentre Don Carlo passava tra la folla, per benedire tutto e tutti. Quindi, in
entrambe le cerimonie ha fatto seguito la celebrazione della S.Messa solenne.
Profonda la riflessione di Padre Michele che, nella messa
di S.Martino, ha messo in rilievo la debolezza del genere umano: le folle
gridano festanti "Osanna !" ma poi, a breve distanza, non esitano a
condannare Gesù ad una morte ingiusta, terribile ed infamante come quella di
croce, Lui che ha fatto dono della propria vita per la salvezza di noi
peccatori.
Perché Gesù sceglie un'asina e non un cavallo nel Suo
ingresso trionfale a Gerusalemme? Perché Gerusalemme rappresentava il
riferimento del potere civile e religioso della Palestina, però Gesù non voleva
apparire come un re che, generalmente guerriero, cavalcava un cavallo, bensì
voleva rappresentare l'umiltà e la
mitezza e per questo scelse una semplice asinella.
Mercoledì Santo 28 marzo - Questa sera in San Giuseppe si
svolge la Celebrazione Penitenziale, così come è avvenuto in tutte le
parrocchie del Vicariato, in sere diverse, per consentire a tutti i parroci di
intervenire nel rito delle confessioni dei fedeli. Molto profonde le suppliche
e le riflessioni predisposte da Padre Michele, intervallate da momenti di
preghiera e di meditazione e
dall'esecuzione di inni e canti.
Giovedì Santo 29 marzo - Oggi si celebra una Santa Messa
molto significativa e coinvolgente: quella in Coena Domini che è caratterizzata
da tre gesti fondamentali nella missione di Gesù e che sono veramente
commoventi: la condivisione fraterna della cena Pasquale nella quale Egli si
identifica nei segni del pane e del vino; l'esempio del servizio nei confronti
dei fratelli che si esplicita attraverso
la lavanda dei piedi; il precetto dell'amore che, per essere vero amore, deve
sempre radicarsi nel reciproco servizio. Molto profonde e significative anche
le letture della S.Messa che ci ricordano alcuni gesti significativi e
concreti: l'essersi fatto nostro cibo offrendosi liberamente per la nostra
salvezza, come l'agnello immacolato e senza difetto, cibo che continua ogni
giorno ad alimentare la nostra vita. Molto significativo anche il passo del
Vangelo di Giovanni dove viene rievocata la lavanda dei piedi con la quale
Gesù, lavando i piedi agli Apostoli, dà l'esempio perché anche loro e quindi
tutti noi facciamo la stessa cosa. Il gesto di lavare i piedi simboleggia la vita
di Gesù che è stata tutta dono e servizio.
Veramente commovente l'omelia di Padre Michele che di
seguito riporto: "Dall'oscurità alla luce.
Lo chiediamo in questa sera perché anche noi possiamo
fare questo passaggio, un passaggio spirituale. Il popolo di Israele ha fatto
un passaggio, possiamo dire, fisico: dall'Egitto alla terra promessa, ma prima
di arrivare alla terra promessa ha
passato un bel pò di tempo nel deserto. Dice la Scrittura: quarant'anni. Non
dobbiamo discutere se veramente sono quarant'anni, ma sicuramente ha passato un
bel pò di tempo, per il passaggio dalla schiavitù alla terra promessa. Per noi
invece questo passaggio è racchiuso in tre giorni: possiamo dire dalla Cena del
Signore, alla Sua Passione ed alla Sua Resurrezione. L'Egitto noi oggi possiamo
chiamarlo il non senso della nostra vita
ed il passaggio chiamarlo il vero senso
della vita, per mezzo della passione di Gesù, della Sua resurrezione e Grazia.
Allora vi domando: "Noi crediamo in questi due segni?" I bambini
della Prima Comunione dicono:"sí!" E perché? "Perché me lo hanno
insegnato". È il passaggio dei vostri figli e figli della Chiesa, ma noi
dobbiamo avvicinarci a questi due segni come veri segni dell'amore di Gesù per
noi e poi la lavanda de piedi: lavare i piedi , come ho detto ai nostri ragazzi
poco fa, significa fare del bene, ma anche per noi lavare i piedi vuol dire
fare del bene. Lo dice chiaramente Gesù ai Suoi discepoli: "Fate questo
come io ho fatto a voi ".
È una celebrazione che deve essere una manifestazione di
gioia nella nostra vita e noi dobbiamo sentire la gioia di questo Giovedì
Santo, dato che il Signore è presente in mezzo a noi. Immaginiamo questo
momento e cioè quando Gesù era presente in mezzo ai Suoi discepoli e noi abbiamo ascoltato ciò che Gesù ha fatto in
mezzo a loro. Noi però abbiamo un vantaggio: sappiamo che Lui è il Figlio di
Dio, mentre loro in quel momento avevano qualche dubbio. Anzi ce n'era uno che
lo stava tradendo: Giuda. Quindi noi siamo avvantaggiati e quindi dobbiamo
sentirci orgogliosi di ciò che i nostri padri nella fede, per mezzo del loro
dubbio, ci hanno insegnato e permesso La giornata di preghiera è continuata con
l'adorazione silenziosa e si è conclusa, nella serata, con l'Adorazione al
SS.Sacramento.
Venerdì Santo 30 marzo - Oggi si commemora la morte di
nostro Signore Gesù Cristo attraverso la quale il nostro Padre Celeste ha
riscattato l'umanità, quel Padre che per la nostra salvezza non ha risparmiato
neppure il Suo unico Figlio. E questo sta a dimostrare fino a che punto il
nostro Padre Celeste ci ama e quanto noi siamo irriconoscenti tutte le volte
che cadiamo nel peccato.
Oggi commemoriamo la morte del Signore Gesù, che si è
fatto carico delle nostre colpe e che con le Sue piaghe ha risanato tutti gli
uomini.
Il Venerdì Santo è una ricorrenza molto importante e
commovente per le nostre parrocchie e
Padre Michele ha organizzato nella Chiesa di S.Giuseppe delle bellissime
funzioni.
Alle ore 9,30 c'è stata la preghiera delle Lodi ed al
termine la continuazione delle confessioni, alle quali ha partecipato un
discreto numero di fedeli. Quindi, alle ore 17, c'è stata la commovente
celebrazione della Passione del Signore (Passio). Numerosi i fedeli presenti
che sono corsi a pregare e commemorare la morte di nostro Signore. Molto
profonda l'omelia di Padre Michele che di seguito riporto: "Per noi
cristiani questo è un grande giorno, perché segna la nostra salvezza e possiamo
dire che in Gesù Crocifisso trova un nome ed un volto il nostro dolore, la
nostra sofferenza ed anche la nostra malattia. Ci sono dei momenti ,
esperienze, in cui l'umanità soffre, ma anche in Gesù Crocifisso trova un nome
la morte che non è più una morte eterna, ma una vita eterna. Ecco ciò che
celebriamo oggi, ma nella passione di Gesù troviamo anche chi Lo tradisce, chi
Lo abbandona e chi Lo rinnega.
In questi personaggi che troviamo nella passione possiamo
anche vedere un attimo il nostro volto che si riflette allo specchio e quindi
vedere qual'è il nostro volto, guardando Gesù o anche se siamo ai piedi della
Croce, come Maria Sua Madre o come il Suo discepolo più amato, Giovanni. Sono
anche volti della fedeltà e del desiderio di seguire Gesù e non abbandonarLo.
Il volto della passione, che presenta l' Evangelista
Giovanni, è un volto in cui noi guardiamo Gesù condannato, ma anche una
condanna ingiusta. Ma c'è anche chi vuole salvarLo, magari non mosso dalla
fede, ma proprio per lavarsi le mani: Pilato. Anche noi tante volte
rispecchiamo con il nostro comportamento questo personaggio. Facciamo le cose
soltanto perché ci piace farle, ma non per abbracciare Gesù. Allora, in questo
momento, in questo giorno, noi che siamo presenti possiamo rinnovare la nostra
fede in un Gesù che muore, ma un Gesù vittorioso sul peccato e sulla morte, per
risorgere dopo e darci la vita che non ha fine.
Ecco, contempliamo per alcuni secondi, nel silenzio,
questo volto di Gesù Crocifisso che ci guarda e non ci lascia orfani. Non ci
lascia orfani Gesù! Ci dona Sua Madre
come nostra madre. Ecco, non dimentichiamo questo! Ci lascia un amore
materno per avere sempre un sollievo ed
essere sempre rivolti a Gesù che ci guarda e ci lascia una Madre. Noi siamo lì
come il discepolo Giovanni che accoglie la Madre. E noi che stiamo qui
celebrando la Sua Passione accogliamo questo immenso dono di Gesù che ci offre
Sua Madre come nostra Madre.
Il Venerdì Santo, nella parrocchia di San Giuseppe e San
Martino, si è concluso con la tradizionale e molto sentita Via Crucis che si è
svolta attraversando la parrocchia, dalia Piazza Serravalle (Bar Ermanno) fino
alla Chiesa di San Martino, con grande partecipazione di fedeli raccolti in
preghiera.
Sabato Santo 31 marzo - Alle ore 21 ho partecipato ad un
bellissima Veglia Pasquale nella Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice di Isola.
Il maltempo non ha impedito la partecipazione dei fedeli che, come sempre è
davvero straordinaria. D'altra parte questa è una cerimonia fra le più sentite
dell'intero anno, madre di tutte le veglie celebrate dalla liturgia cristiana.
I fedeli hanno vissuto ore di tristezza in ricordo della morte di Gesù e quindi
con la Veglia Pasquale e la Sua Resurrezione c'è un'esplosione di gioia.
La cerimonia si apre con un rito molto suggestivo: fuori
della Chiesa arde il fuoco alimentato
dai ramoscelli di olivo benedetto. Si spengono tutte le luci ed il sacerdote
procede alla benedizione del fuoco. Quindi, al fuoco nuovo il sacerdote accende
il cero Pasquale dicendo: "La luce del Cristo che risorge glorioso
disperda le tenebre del cuore e dello spirito" e poi canta
per tre volte: "Lumen Cristi"
e tutti rispondono: "Deo Gratias". Poi tutti accendono la loro
candela al cero Pasquale. Quindi inizia la Liturgia della Parola e la
celebrazione della S.Messa.
Molto commovente il brano del Vangelo secondo Marco che
contempla la visita delle pie donne al Sepolcro e trovarono la pietra
dell'ingresso del sepolcro che era già stata fatta rotolare, nonostante le sue
dimensioni ed, entrate nel sepolcro, ebbero l'apparizione dell'angelo che
annunciava loro la resurrezione di Gesù, pregandole di riferire tutto questo ai
discepoli ed a Pietro. Molto profonda anche l'omelia di Don Romano, che ha
celebrato la S.Messa, coadiuvato dal Parroco Don Carlo e che di seguito
riporto: "Abbiamo ascoltato i tre evangelisti che narrano di Gesù Risorto.
È l'avvenimento per eccellenza. È il mistero della vita che sconfigge la morte.
Dopo il sabato santo che abbiamo vissuto nel silenzio,
nel raccoglimento, la Chiesa dà spazio alla gioia. Abbiamo risentito le
meraviglie della storia della salvezza. La prima meraviglia è la creazione
dell'uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Abbiamo sentito le promesse
fatte ad Abramo ed ai suoi discendenti. Abbiamo ascoltato il brano dell'esodo
ed altri passi dei Profeti. Gesù porta a compimento tutto ciò che di Lui era
detto nelle antiche Scritture.
Cosa ci dice il Vangelo? Qualcosa di straordinario: le
donne vanno al Sepolcro e trovano il Sepolcro vuoto. Secondo alcuni queste
donne vaneggiavano ma Pietro, che riassume la fede della Chiesa e centro
dell'unità della Chiesa, è pieno di gioia e corre al Sepolcro e questo deve
farci pensare. Dobbiamo domandarci se anche noi cristiani sappiamo ancora
stupirci di questo fatto. La resurrezione di Gesù è un fatto storico, non
soltanto un fatto di fede, che dovrebbe stupire non soltanto chi è credente, ma
ogni uomo della terra, interrogandoci su questo dono che il Signore fa a tutti
gli uomini. Se avete seguito le orazioni dopo le letture, avrete notato che
tutte parlano di speranza. La salvezza possa raggiungere ogni uomo della terra
e qui emerge il compito di ciascuno di noi: il compito della testimonianza di
vivere la gioia del Vangelo. Il Vangelo non è un libro del passato bensì una persona: Gesù,
Figlio di Dio.
Un secondo ed ultimo pensiero: fra poco noi rinnoveremo
le promesse battesimali. Questo è molto importante: di fronte alla Chiesa noi
rinnoviamo la nostra fede in Gesù morto e risorto.
Siamo entrati con la Veglia Pasquale nel culmine del
mistero che ci ha accompagnato, che abbiamo celebrato in questi giorni, ma la
vigilia della Pasqua poi si prolunga nell'ottava e nel tempo di Pasqua. Ma la
Pasqua deve prolungarsi per ogni giorno della nostra vita. Chiediamo al Signore
l'augurio che la pace di Gesù Risorto sia non soltanto nel nostro cuore, ma
diventi un dono che ci facciamo l'un l'altro".
Quindi è proseguita la Santa Messa, una messa solenne,
arricchita da bellissimi inni sacri eseguiti dalla Corale diretta da Nicoletta.
Domenica di Pasqua 1 aprile - "Cristo è davvero
risorto!". Questa è la grande acclamazione che accompagna questa solenne
ricorrenza e la Messa Pasquale è veramente un solenne e gioioso inno di
ringraziamento che tutti devono elevare al nostro Padre Celeste per tutti i
doni che ci ha dato in Cristo. E quei teli "posati là"? Questo vedono
Pietro e Giovanni che sono corsi al Sepolcro, dopo l'annuncio delle pie donne.
Una cosa davvero strana e rilevatrice: non si porta via un cadavere senza le
bende! Inoltre, quale sarebbe quel ladro che si preoccupa di avvolgere il
sudario, rimettendo in ordine la scena del furto? Solo la fede può far capire
il significato vero e sconvolgente di queste bende e farci vivere fino in fondo
il meraviglio significato della Resurrezione. Animato da questi sentimenti e
convincimenti, mi sono recato nella Chiesa Santa Maria Ausiliatrice di Isola
per dare il mio contributo canoro nella Messa solenne delle 11,30. Bellissima
la Messa "De Angelis" eseguita, arricchita da molti altri inni
ispirati alla grande ricorrenza. Come quella della vigilia, anche questa
S.Messa viene celebrata dal canonico Don Romano, coadiuvato dal parroco, Don
Carlo. Bellissima l'omelia di Don Romano che di seguito riporto: "Abbiamo
ripetuto più di una volta questo versetto: "Questo è il giorno che ha
fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo". Di che giorno si tratta? È il giorno di Gesù
risorto. È la domenica per eccellenza. Cosa significa "domenica"?
Significa giorno del Signore. È chiamata la Pasqua settimanale. C'è poi una
Pasqua annuale che celebriamo in maniera del tutto singolare, preceduta da un
tempo altrettanto singolare che è la Quaresima, appena finita e che precede il
triduo Pasquale: tre giorni particolarmente santi, i giorni più santi del
cammino liturgico e quindi il culmine
della liturgia. Questa notte nelle nostre parrocchie abbiamo compiuto tanti
gesti significativi. Accenno soltanto a due: il primo l'accensione del Cero.
Cosa rappresenta il cero acceso che entra nella chiesa al buio? È facile comprenderlo: significa la luce di
Gesù che risorge, che illumina le tenebre della nostra vita, le nostre piccole
o grandi tenebre che possono essere rappresentate da tutti quegli ostacoli che
noi frapponiamo all'incontro col Signore Gesù. E ciascuno ha i suoi ostacoli!
Questa notte il Santo Padre nella Veglia Pasquale,
celebrata in S.Pietro , fra le altre cose diceva che dobbiamo uscire
maggiormente da noi stessi, essere pronti a combattere ogni forma di
ingiustizia, combattere quella che chiama la cultura dello scarto. Cosa
significa? Significa che chi conta di meno, per motivi diversi come l'età o la
salute, viene messo da parte, scartato. Scartare qualcuno significa essere non
persone, ma essere persone molto egoiste e quindi individui mossi solo dal loro
egoismo e che, pur restando figli di Dio, hanno perso la conoscenza di Dio e
dei fratelli. Passo ora in breve rassegna le tre letture del giorno. La prima
ci racconta la prima predica dell'Apostolo Pietro, il capo degli apostoli, che
dice così: "Quel Gesù che voi avete messo in croce, crocifisso, Dio lo ha
fatto risorgere e noi ne siamo i testimoni". Il testimone ha visto Gesù in persona, l'ha visto come suo contemporaneo
e perciò sente in cuore l'esigenza di farlo conoscere in tante maniere: con il
suo esempio, con la sua vita ed anche con le parole. Non bisogna aver paura di
mostrarsi cristiani nell'ambiente di lavoro, scuola, famiglia, ecc.
In una famigli c'erano tre componenti: il padre, la madre
ed un unico bambino. Questo bambino la domenica andava a messa tre volte.
"Un po' strano" voi mi direte: certo! Gli chiesero perché
partecipasse a tre messe. La risposta fu molto semplice e, allo stesso tempo,
molto forte ed incisiva: "Ci vado una volta per me, una volta per mio
padre e una volta per mia madre". Ciò stava a significare che i suoi
genitori non andavano mai a questo incontro con Gesù. Un'altra
considerazione: spesso, frequentando
varie parrocchie, mi capita dì constatare che spesso i genitori accompagnano i
propri figli fino alla porta della Chiesa e poi se ne vanno, tornando a
riprenderli al termine della S.Messa, come se si recassero a scuola. È chiara
la testimonianza dannosa che offrono ai loro bambini!
La seconda lettura ci dice: "Cercate le cose di
lassù!" E questo cosa ci vuol dire? Non vuole significare avere il
desiderio improvviso di incontrare il Signore al termine della nostra vita, ma
significa far bene i doveri quotidiani terreni che non vanno disattesi,ma anzi
vanno compiuti fedelmente, nella piena consapevolezza che siamo dei pellegrini
che vanno sempre in avanti.
Ed ora un brevissimo commento al Vangelo. Ci limitiamo a
richiamare gli ultimi due verbi usati da Giovanni dinnanzi all'esperienza di
Gesù risorto: "Vide e credette". Sono due verbi complementari e cioè l'uno completa l'altro. Non basta
vedere, non basta partecipare: è necessario sempre il dono della fede.
Fra poco rinnoveremo il rito battesimale e lo faremo per
conto di ciascuno e per conto proprio e quindi al singolare dicendo :"io
credo" ripetendolo più di una volta, perché è in questa fede che noi dobbiamo vivere ogni domenica, ogni
giorno".
Al termine dell'omelia di don Romano il mio pensiero è
andato al messaggio del nostro Vescovo Luigi Ernesto Palletti che, nel suo
commovente messaggio augurale ha richiamato molti principi fondamentali che
indicano con chiarezza il cammino che ogni cristiano deve percorrere.
Ovviamente, per motivi di spazio, io mi limiterò a qualche riferimento.
Il saluto dell'angelo alle donne venute al sepolcro il
mattino di Pasqua per onorare il corpo crocifisso: "Perché cercate tra i
morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto "(Luca 24,5-6).
"Sono parole piene di vita, infondono speranza, ma
soprattutto introducono in una concretezza nuova: Cristo è davvero risorto!
Questo evento ha inciso così profondamente nella vita dei primi discepoli da
permettere loro di passare dallo sconforto alla gioia di un incontro nuovo e
inaspettato: un incontro che cambierà per sempre il loro modo di vivere e di
offrire la vita per l'annuncio della salvezza. Non siamo dunque di fronte ad un
fatto relegato nel passato, ma ad una realtà che tocca ormai ogni presente,
perché il Signore Gesù, il Figlio di Dio
morto e risorto per la nostra salvezza, il Vivente, è con noi per sempre.
"Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"(Matteo 28,
20). Ed ancora: "Facciamo dunque risuonare il lieto annuncio della
risurrezione: "Cristo è risorto". Rispondiamo nella fede e con gioia:
"Sì è veramente risorto!". Ma non dimentichiamoci che alla fine della
vita il Signore ci chiederà se questa professione di fede, che doverosamente
dobbiamo compiere, è stata vissuta in quella vicinanza e carità da poterci
sentir dire: "Venite benedetti del Padre mio......perché ho avuto fame e
mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero
e mi avete accolto.......Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l'avete fatto a me"(Matteo 25,34-36,40). Ed inoltre:
"Se uno dice: io amo Dio e odia suo fratello è bugiardo. Chi infatti non
ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede"(Giovanni
4,20)".