Nel mese dedicato a Maria questa vuole essere
una sintetica radiografia della preghiera più recitata insieme al Pater Noster:
1) Saluto
angelico : Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te. ( Lc 1,28 )
2) Saluto
di Elisabetta: Benedetta tu tra le donne
e benedetto il frutto del tuo grembo ( Lc 1,42 )
3) Invocazione
di intercessione : Santa Maria, Madre di
Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.
Le tre parti (Saluto angelico,
Saluto di Elisabetta e Invocazione) in cui, palesemente, è divisa l’Ave Maria,
si sono formate in due momenti molto distanti tra loro: le prime due
risalirebbero al X-XI sec. nella loro stesura definitiva ( ne fa menzione Pier
Damiani nel 1072), mentre la terza parte sarebbe stata elaborata tra il XIV e
il XV sec., adottata dall’Ordine dei Mercedari (1514) e ratificata da papa Pio
V in occasione della battaglia di Lepanto (1571) e della successiva istituzione
della Festa della Madonna del Rosario (papa Gregorio XIII, 1573).
Il primo testo scritto con una preghiera a Maria risale al IV sec. Infatti, nel
1917 in Egitto è stato ritrovato un papiro contenente l’invocazione Sub tuum praesidium (Sotto la tua protezione) che fa pensare al primitivo nucleo
dell’Ave Maria. Il testo tradotto dal
greco in latino è il seguente:
Sub misericordiam tuam / confugimus, Dei
Genitrix. Nostras deprecationes / ne despicias in necessitate,
/ sed a periculis libera nos, / una sancta, una benedicta. (Sotto la tua
protezione cerchiamo rifugio, Madre di Dio. Non disprezzare le nostre suppliche
quando siamo in difficoltà, ma liberaci dai pericoli, o Santa e Benedetta).
Maria, in ebraico Miryam, in aramaico
Maryam, in greco Marìam e Marìa, in arabo
Maryam, Madonna dal latino Mea Domina,mia signora: questo è il nome
della madre di Gesù, venerata dai cattolici e dagli ortodossi.
Gli ortodossi greci, dell’Anatolia e della Russia hanno da sempre una
venerazione profondissima e un diffusissimo culto ricco di cerimonie particolari,
basta ricordare i grandi monasteri del Monte Athos e delle Meteore in Grecia, le
chiese del Cremlino, i mega monasteri dell’hinterland di Mosca o le chiesette
rupestri della zona desertica dell’interno della Turchia. Venerazione,
devozione e culto che la tradizione ecclesiale e popolare mantengono vivissimi
senza obblighi dogmatici come accade nella Chiesa latina.
Il nostro Calendario liturgico annuale ci indica un numero che la dice lunga
sulla diffusione del culto a Maria: tra memorie, feste e solennità abbiamo 37
celebrazioni a Lei dedicate. A queste dobbiamo aggiungere tutte le festività
locali legate ai numerosissimi santuari mariani disseminati ovunque. L’otto
settembre ricorre la festa della Natività della Beata Vergine che il nostro
Santuario ricorda con particolare solennità. Le notizie certe che abbiamo su di
Lei provengono dai tre Vangeli sinottici, particolarmente da quello di Luca e
dagli Atti degli Apostoli. Anche i Vangeli apocrifi e la tradizione si occupano
della vita di Maria, fornendoci maggiori particolari, ma è tutta da verificare
la loro fondatezza. Diciamo che sui suoi movimenti l’incertezza è sovrana.
Anche il luogo della sua “dormizione” è rivendicata da Efeso e da Gerusalemme.
Le scarne notizie biografiche sono sufficienti, però, a sottolineare la sua
attiva presenza nell’opera di salvezza realizzata dal Padre attraverso suo Figlio.
Maria nei momenti topici della vita di Gesù è sempre presente, quasi a volerlo
sostenere con il suo affetto di madre. E’ Lei che a Cana sollecita il figlio ad
uscire allo scoperto con il miracolo del vino. E’ Lei che partecipa come madre
carnale alle sofferenze del figlio con compostezza e dignità, perché conosce
l’essenzialità del sacrificio della croce. E’ Lei al centro della vita della
piccola Chiesa del Cenacolo. E’ Lei che rincuora e invita alla fiducia i
Dodici, perché sa che il Figlio non abbandona nessuno al suo destino. E’ Lei
partecipe, nel Cenacolo, alla discesa dello Spirito Santo che corona il progetto
di salvezza del Figlio.
Anche i mussulmani venerano Maria e credono
nella sua eccellenza e verginità, testimoniata nella Sura XIX del Corano, senza
però considerarla Madre di Dio, perché Gesù per loro è solo un profeta, anche
se il maggiore, dopo Muhammad, il sigillo dei profeti, Maometto; al contrario
non si parla della verginità della madre del sommo Profeta. Tante sono state le
dispute e le controversie teologiche, ma dal 431 (Concilio di Efeso) è la Teotòkos, la Madre di Dio, e questo
principio riconosciuto ad Oriente come ad Occidente, la pone al di sopra di
ogni ragionevole dubbio e al centro di una venerazione e di un culto del tutto
speciali, perché ritenuta la vera intermediaria tra il Cielo e la terra: è Lei
che appare per ammonire gli uomini e per sollecitarli al recupero della fede e
alla riconciliazione col Padre.
Vorrei concludere con i più bei versi scritti
da mente umana, perché sono il più perfetto ritratto teologico e umano di
Maria:
Vergine Madre,
figlia del tuo figlio,
umile e alta più
che creatura,
termine fisso
d’etterno consiglio,
tu se’ colei che
l’umana natura
nobilitasti sì,
che ‘l suo fattore
non disdegnò di
farsi fattura.
Nel ventre tuo si
riaccese l’amore,
per cui caldo ne
l’etterna pace
così è germinato
questo fiore.
Donna se’ tanto
grande e tanto vali,
che qual vuol
grazia a te non ricorre
sua disianza vuol
volar sanz’ali.
La tua benignità
non pur soccorre
a chi domanda, ma
molte fiate
liberamente al
dimandar precorre.
In te
misericordia, in te pietate,
in te
magnificenza, in te s’aduna
quantunque in
creatura è bontade.
che qual vuol
grazia a te non ricorre
sua disianza vuol
volar sanz’ali.
La tua benignità
non pur soccorre
a chi domanda, ma
molte fiate
liberamente al dimandar
precorre.
In te
misericordia, in te pietate,
in te
magnificenza, in te s’aduna
quantunque in
creatura è bontade.