Giovedì 1 marzo - Come ogni
giovedì, alle ore 21, Padre Michele, il nostro nuovo parroco, nella Chiesa di
S.Giuseppe dà vita ad una bellissima cerimonia di Adorazione Eucaristica,
elevando al Signore delle bellissime preghiere, canti sacri e profonde
catechesi.
Padre Michele (Miguel Tuch), da qualche giorno parroco di San Giuseppe e San
Martino, è nato a San Pedro La Laguna, Sololà, Guatemala il 16.12.1967.
Ordinato sacerdote il 29.9.1992 nella Città del Guatemala, ha insegnato Sacra
Scrittura nel Seminario della sua Congregazione Fraternità Missionaria di Maria
in Guatemala dal 1992 al 1995. Iniziata la sua missione in Italia, ha svolto il
suo ministero sacerdotale dal 1996 al 2017 nella Diocesi di Latina (Lazio).
Si è laureato in Teologia Biblica presso l'Università dell'Urbaniana in Roma ed
attualmente è anche Segretario della Comunità presente in Italia.
Ringraziamo dunque il Signore e la nostra Madre Celeste del grande dono che
hanno fatto alla nostra parrocchia, affidandoci a questo meraviglioso Pastore,
come prima ci avevano affidato a Padre Onildo e negli ultimi mesi, prima
dell'arrivo di Padre Michele, avevamo avuto il grande dono della meravigliosa
guida di Padre Mario, oggi parroco di San Lazzaro, una comunità molto
importante per l'elevato numero di fedeli. Ringraziamo il Signore e la
Congregazione Fraternità Missionaria di Maria che dal lontano Guatemala ci ha
inviato questi meravigliosi angeli.
Fatte queste doverose premesse, ritorniamo all' Adorazione Eucaristica del
primo giovedì del mese perché mi preme riferire ai lettori la bellissima e
profonda omelia svolta da Padre Michele che ci ha magistralmente illustrato il
Vangelo di Giovanni (2,13 - 25): Gesù è il nuovo tempio di Dio in mezzo al suo
popolo. La terza domenica di quaresima è infatti caratterizzata da un
intervento di Gesù nei confronti del Tempio di Gerusalemme in occasione della
Pasqua, un episodio che l'evangelista Giovanni mette all'inizio del ministero
di Gesù. L'evangelista Giovanni vuole focalizzare che il tempio rappresenta il
primo e più significativo compito del Messia ed al tempo stesso progetta tutto
il ministero di Gesù nella prospettiva della sua morte e resurrezione. Per
capire l'intervento di Gesù bisogna ricordare innanzitutto che nell'Antico
Testamento la Pasqua viene sempre definita "la Pasqua del Signore".
Come mai allora Giovanni utilizza l'espressione: "la Pasqua dei
Giudei"? Per "giudei" nel quarto vangelo non si intende l'intero
popolo, ma si identificano i capi del popolo, quindi i sommi sacerdoti tutti
coloro che avevano un potere verso il popolo. Per l'evangelista la Pasqua non è
più la Pasqua del Signore, ma è la festa di coloro che avevano il potere. Le
feste liturgiche sono uno strumento in mano alla casta sacerdotale per
controllare il proprio potere e soprattutto per sfruttare in nome di Dio la
gente. L'episodio si apre con una indicazione cronologica: Gesù sale a Gerusalemme
ed è vicina la "Pasqua dei Giudei" ed entra nel Tempio. E trova
"gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al
banco. Dinnanzi a questa realtà Gesù reagisce in modo molto duro: "Fatta
allora una frusta di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e
i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi e ai
venditori di colombe disse: Portate via queste cose e non fate della casa del
Padre mio un luogo di mercato". Il gesto di Gesù conferisce all'episodio
un certo carattere di violenza non solo verbale perché Gesù non trova nel
Tempio un atteggiamento religioso, ma un luogo per i grandi affari, come se
fosse un mercato.
Allora, scrive l'evangelista che Gesù fa una frusta di cordicelle. Questa è un'immagine
tradizionale con la quale si identifica il Messia e con la frusta di cordicelle
avrebbe dovuto fustigare i peccatori che l'evangelista identifica con i capi
religiosi.
Gesù cacciò tutti dal tempio: al primo posto l'evangelista mette le pecore che
sono l'immagine del popolo. Gesù è il pastore che viene a liberare il suo
popolo, il suo gregge, dalla schiavitù del potere sacerdotale. E come mai Gesù
se la prende con i venditori di colombe? Il motivo è duplice: la colomba era
l'animale che i poveri potevano permettersi di sacrificare a Dio ed inoltre la
colomba nel Vangelo è l'immagine dello Spirito di Dio. Allora Gesù non tollera
che l'amore di Dio sia venduto; l'amore, quando viene venduto e comprato, si
chiama prostituzione. Di fronte all'azione di Gesù i discepoli non comprendono,
loro pensano che l'azione di Gesù sia una purificazione del tempio per
restituirlo all'antico splendore. Gesù non è venuto a purificare il tempio, ma
è venuto ad offrire un'immagine nuova del Tempio nella sua persona, presenta un
volto di Dio completamente differente. Non è un Dio che toglie agli uomini, ma
un Dio che dà. Non un Dio che chiede sacrifici, ma un Dio che è lui che si
sacrifica. Con Gesù non c'è più da offrire a Dio, ma bisogna accogliere un Dio
che si offre agli uomini. Fino a questo momento i Giudei sono stati muti
testimoni di quanto Gesù aveva fatto. Ora però intervengono chiedendo a Gesù:
"Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde:
"Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Quando
Gesù dice "distruggete questo santuario" Gesù sta parlando della sua
persona, mentre i suoi interlocutori pensano che Gesù stia parlando della
costruzione. È chiaro, secondo l'evangelista, che Gesù parlava della sua
resurrezione, lasciando così intendere che, in forza di essa, il suo corpo
sarebbe diventato il vero tempio in cui Dio abita in mezzo al suo popolo. Con
Gesù, il santuario di Dio, cioè dove Dio manifesta la sua gloria, il suo amore,
non sarà più un luogo costruito dall'uomo, ma l'uomo stesso nella persona di
Gesù.
Nell'antico tempio, nell'antico santuario non tutti potevano accedere;
bisognava essere puri e non tutti erano in queste condizioni di purità. Con
Gesù, vero ed unico santuario di Dio, è Gesù stesso che va incontro agli uomini,
va incontro a coloro che la religione ha escluso da Dio.
L'evangelista conclude questo episodio con una constatazione un po' amara: dice
che Gesù non si fidava di loro perché conosceva tutti. "Egli infatti
conosceva ciò che c'è nell'uomo". L'evangelista invita a non proiettare in
Gesù le proprie aspettative, perché Gesù non è venuto a realizzare la volontà
degli uomini: loro aspettavano il messia riformatore, il messia che veniva a
purificare le istituzioni religiose, ma Gesù aiuta a realizzare la volontà del
Padre e la volontà del Padre è ben diversa dalle visioni umane, dalle ambizioni
dei discepoli e del popolo.
Sabato 3 marzo - Oggi si
svolge il Pellegrinaggio Mariano di Quaresima, che fa tappa ai Pagliari.
Io purtroppo debbo rinunciare a questo consueto e commovente appuntamento. Un
nostro parrocchiano proprio sabato deve ricoverarsi per un intervento
chirurgico ed ha assoluto bisogno di assistenza e nessuno può trasportarlo
all'ospedale ed assisterlo. Io non ho avuto un attimo di esitazione. Ho sentito
in cuor mio la voce del mio amato Vescovo che mi diceva: "Vai. Io sono con
te" ed allora alle ore 6,30 in punto mi sono avviato verso l'ospedale col
malato a bordo e l'ho assistito per tutta la giornata, rendendomi utile anche
ad altri ricoverati che avevano bisogno di aiuto. Io ho vissuto una intera vita
in ospedali di tutta Italia per ricoprire importanti incarichi di grande
responsabilità e quindi non potevo sottrarmi a queste incombenze morali e
civili. Tuttavia è forte in cuor mio anche il rincrescimento di non poter
consentire ai lettori del Sentiero di vivere le importanti sensazioni provate
in occasione del pellegrinaggio Mariano Mensile, magari attraverso la lettura
della cronaca che mensilmente cerco di fornire e soprattutto degli elevati messaggi
del nostro Vescovo che riesce sempre a riempirci di commozione, spronandoci
alla preghiera per le vocazioni sacerdotali. Allora, per non venir meno a
questo mio compito, mi affido a quanto riferito da "Avvenire", il
giornale che porta la voce della Chiesa in tutte le parrocchie ed in molte
famiglie: "Nell'omelia, monsignor Palletti ha commentato la pagina del
Vangelo prevista dalla liturgia del terzo sabato di Quaresima, con la parabola
detta del figliol prodigo." È una pagina tra le più famose del Vangelo- ha
detto -, anche se riportata solo da Luca, con la sua grande abilità
descrittiva, quasi pittorica". "Di che cosa ci parla dunque il
Vangelo di oggi? Della negatività del peccato, della necessità di conversione,
dell'altro figlio che, pur stando nella casa del Padre, non ha capito. Ma -
sottolinea Palletti - la parabola è la risposta di Gesù ai farisei e agli
scribi, che mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con
loro". Oggi il Vangelo ci ha insegnato che Gesù accoglie e mangia coi
peccatori. Gesù si è fatto vicino a noi perché noi abbiamo bisogno della Sua
misericordia. Ma noi accettiamo che Gesù entri nella nostra vita e che mangi
con noi? Significa accettare un'immagine di Dio diversa dalla nostra. Gesù
mangia coi peccatori. I farisei se ne erano accorti, per scandalizzarsene, noi
non ce ne accorgiamo, mentre dovremmo riscoprirci peccatori, e
convertirci". "La conversione del figlio significa, nelle sue
intenzioni, tornare a casa da servo. Ma a casa c'è il cuore di Dio, Padre che
ama. La conversione è lo strumento con cui vogliamo rimettere a posto le cose.
Ma poi c'è la misericordia di Dio, c'è Gesù che accoglie. La conversione è la
risposta che dobbiamo al Vangelo. Riscopriremo così la relazione vera di amore
e di contemplazione del Padre che sta nei cieli”. “In questo tempo di
Quaresima, facciamo esperienza di essere accolti e, a nostra volta, accogliamo:
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Il vescovo ha
infine ricordato il motivo principale dei pellegrinaggi mariani, che è la
richiesta di vocazioni, in particolare sacerdotali, a servizio della Chiesa
locale. Ad essa si aggiunge la richiesta di preghiere per la santificazione del
clero".
Lunedì 19 marzo - Oggi ricorre
la festa di San Giuseppe, nostro Patrono, insieme a San Martino.
Io ho partecipato alla Santa Messa delle ore 10 anche per accompagnare
all'organo i canti dei fedeli, pur sapendo che la maggior parte dei fedeli
partecipa alla Messa Solenne delle ore 18. Infatti, in quest'ultima funzione,
la Chiesa era stracolma di fedeli, molti dei quali provenienti anche da altre
parrocchie, in particolar modo da Isola.
Alla con celebrazione della
Santa Messa hanno partecipato tutti i parroci del Comune, oltre a don Andrea,
Parroco di Colombiera-Molicciara e Vicario Generale di Luni ed i bellissimi
canti sacri sono stati eseguiti dalla Corale di San Giuseppe, diretta da
PiergiuseppVeramente profonda l'omelia di Padre Michele, nuovo parroco di San Giuseppe e
San Martino, che di seguito riporto: "....San Giuseppe è uomo giusto, cioè
timorato di Dio, capace di accogliere la voce dell'Angelo che Gli ha parlato in
sogno. Quando quest'uomo, chiamato Giuseppe e promesso sposo di Maria, si è
reso conto che Maria era incinta avrebbe voluto dire: "Non mi sposerò più
con te. Come mai sei incinta?". Però dice il brano del Vangelo che
Giuseppe avrebbe voluto farlo segretamente, nel silenzio, senza denunciarla
pubblicamente perché una donna trovata in quella situazione, in quei tempi
veniva lapidata. Ma Giuseppe voleva farlo segretamente. Ecco, vediamo che
questo uomo giusto, come dice l'Evangelista Matteo, va oltre la legge della
giustizia. Possiamo dire che Giuseppe trasgredisce la legge, ma si vede già in
quell'uomo la legge dell'amore e la nostra Chiesa vede San Giuseppe come
patrono della Chiesa universale. In questo nostro Patrono la Chiesa vede anche
un uomo che sa custodire non soltanto la sua fede nel progetto di Dio, ma anche
accogliere e custodire Maria come madre del figlio di Dio ed anche custodire
Gesù non soltanto umanamente ma anche nella grazia, un uomo fiducioso, un uomo
umile e ubbidiente alla parola di Dio.
Possiamo dire che Giuseppe diventa il modello dell'educatore che sa custodire
ed accompagnare Gesù nel Suo cammino di crescita. Possiamo dire che la missione
di San Giuseppe è educare. Ecco, da lì noi siamo chiamati tutti. San Giuseppe
fu capace di custodire Maria, che per la Chiesa e per noi è la Madre della
Chiesa e il tempio del Verbo di Dio e, come dice l'apostolo Paolo, anche noi
siamo tempio dello Spirito Santo e questo sta a significare che noi siamo
tempio dello Spirito santo e che quindi noi siamo chiamati a vedere in Maria
non solo la Madre di Gesù, ma anche Gesù stesso nella nostra vita per farlo
crescere, come ha fatto San Giuseppe.
Ma San Giuseppe è anche modello di ogni papà. Anch'io non sono papà
fisicamente, ma spiritualmente sono un papà, un padre perché Dio mi ha affidato
questa comunità, come anche i miei confratelli. Possiamo dire che ogni
cristiano è papà se sa custodire, come ha fatto San Giuseppe, il tempio del
Figlio di Dio che è Maria che ha saputo custodire Gesù che è il Verbo di Dio,
che è la grazia di Dio.
Ogni catechista deve custodire Gesù. Ogni papà, ma anche ogni educatore a
scuola, deve vedere in San Giuseppe un custode per poter custodire l'educazione
e darle il giusto peso.
Ecco, preghiamo questa nostra Santa Eucaristia perché ogni educatore diventi
papà ed ogni papà diventi educatore. Questo vuol dire che ogni cristiano deve
diventare educatore e papà della grazia di Dio.
Noi siamo fortunati, in un certo senso, perché abbiamo San Giuseppe come
patrono e siamo chiamati a vedere in San Giuseppe un uomo umile e semplice, che
ha accettato ed accolto di essere sposo di Maria e papà di Gesù. Certamente
sappiamo benissimo che San Giuseppe non era fisicamente il papà di Gesù perché
il papà di Gesù è il Padre Celeste, ma San Giuseppe ha accolto questa chiamata
da Dio e la Sua amicizia. Possiamo dire che San Giuseppe e Maria sono i primi
seguaci di Gesù: sono la prima Chiesa di Gesù, che hanno custodito in Gesù.
San Giuseppe si è lasciato guidare da un sogno nel quale ha ascoltato la voce
di un Angelo, l'Angelo del Signore quando Gli dice di non temere. È un uomo
fiducioso, un uomo della fede, come abbiamo ascoltato anche nella seconda
lettura.
Ecco, preghiamo perché anche noi oggi possiamo rinnovare il nostro compito di
educatori, di custodire la bellezza e la grazia che Dio ci ha dato. Quest'uomo
chiamato Giuseppe ha fatto una scelta: la scelta di credere nel progetto di
Dio. Anche noi dobbiamo fare la nostra scelta e seguire il progetto di Dio, il
progetto dell'amore e portare avanti la nostra missione come cristiani.
Chiediamo questo al Signore e chiediamolo a San Giuseppe perché ognuno di noi
possa custodire ciò che il Signore gli ha dato. A ognuno di noi il Signore ha
dato una missione da compiere come a San Giuseppe. Chiediamo questo al Signore
nella Sua bontà e nella Sua grazia.