Mercoledì
17 gennaio - Oggi si festeggia S. Antonio Abate, patrono
dell'Annunziata.
Il diacono Agostino, che ha
impiegato e continua ad impiegare tutte le sue energie per rendere sempre più
bella questa chiesa, mi ha pregato di partecipare alla S. Messa delle ore 11
per accompagnare all'organo i canti dei fedeli. Io ho accolto volentieri come
sempre l'invito, insieme a Federico ed a Vasco che mi aiutano nel canto. La
chiesa è gremita di fedeli per partecipare ad una funzione veramente
commovente. Sono presenti i parroci dell'intero Vicariato di Luni, compreso don
Romano che offre sempre, con tanta generosità, la sua collaborazione.
Bellissima la Messa "De
Angelis" cantata dai numerosi fedeli presenti. Molto profonda anche
l'omelia di padre Mario che cerco di riassumere: Antonio è uno dei più
conosciuti eremiti della storia della Chiesa. A vent'anni, facendo suoi i
precetti evangelici, abbandona tutto, distribuendo tutti i suoi beni ai poveri
e ritirandosi nel deserto, per dedicarsi interamente al Signore. Questo giovane
vuole guadagnarsi la vita eterna, seguendo i comandamenti, facendo il proprio
dovere e vedendo nel prossimo il Volto di Cristo, al quale dona tutto sé
stesso. Numerosi sono i suoi discepoli, tanto da essere chiamato Padre dei
monaci e veramente tanti anche i fedeli che lo seguirono.
C'è chi dice: "Io mi
comporto bene e perché devo andare in Chiesa?" rischiando così di tagliare
ogni collegamento che ci unisce a Dio e trascurando gli insegnamenti che Gesù
ci ha impartito.
La nostra vita invece deve
fare sempre riferimento a Dio e S. Antonio ci traccia la strada da seguire:
essere attenti alla parola di Dio; agire di conseguenza e quindi non essere
sordi alla parola di Dio, ma ascoltarla e metterla in pratica; distacco dai
beni materiali e quindi non vivere con l'ansia della loro conquista, in quanto
tutta la nostra attenzione deve essere rivolta al bene dell'anima; valore del
silenzio e della preghiera, rinunciando a tutto quello che può distoglierci da
questi fondamentali valori.
La bellissima S. Messa si
conclude con un accorato ringraziamento di Agostino, visibilmente commosso,
rivolto ai parroci ed ai numerosi fedeli presenti, sottolineando con forza i
sacrifici affrontati dai fedeli dell'Annunziata che si sono prodigati per
rendere questa casa del Signore sempre più bella e ricordando anche alcuni
parrocchiani che hanno raggiunto la pace celeste, compresa la sua adorata
Aldemara.
Giovedì
18 gennaio - Alle ore 21 ogni giovedì i fedeli di Casano e S. Martino
partecipano all'ora di Adorazione Eucaristica nella Chiesa di S. Giuseppe.
Anche questa sera è presente un discreto numero di fedeli, compreso l'ormai
prossimo diacono Agostino. Veramente profonde le preghiere e le meditazioni
predisposte da padre Mario per l'unità dei cristiani e per rendere grazie a Dio
per la nostra eredità cristiana e per l'azione liberatrice e salvifica di Dio
nella storia umana.
Il materiale per la Settimana
di preghiera di quest'anno è stato predisposto dalle chiese dei Caraibi dove la
storia del cristianesimo contiene un paradosso: da una parte la Bibbia fu
utilizzata dai colonizzatori per ridurre in catene molti abitanti di quelle
terre, per schiavizzarli e costringerli ad ingiuste condizioni di lavoro,
dall'altra parte, però, la Bibbia divenne una fonte di consolazione e di
liberazione. Oggi la Bibbia continua ad essere fonte di consolazione e di
liberazione, ispirando molti cristiani nei Caraibi a farsi carico delle
condizioni che oggi minano la dignità umana e la qualità della vita. Mentre la
catena di ferro della schiavitù viene fatta cadere, nasce un nuovo vincolo di
amore e di comunione nella famiglia umana che esprime l'unità per cui le nostre
chiese pregano.
Giovedì
31 gennaio - Oggi ricorre la festa di S. Giovanni Bosco, Patrono di
Isola e quindi i fedeli della Parrocchia Maria Ausiliatrice, e non solo loro,
sono corsi in massa per partecipare ad una bellissima Santa Messa. La chiesa è
talmente stracolma che diventa difficile muoversi anche per svolgere i vari
adempimenti.
La S. Messa è celebrata da
Monsignor Enrico Nuti, Vicario Generale diocesano, coadiuvato dal parroco don
Carlo e da don Romano. Bellissimi anche i canti eseguiti dalla corale di Isola
che è presente al gran completo, diretta come sempre da Nicoletta. Molto
profonda l'omelia di Monsignor Nuti che di seguito riporto: "Cari fratelli
e care sorelle e in particolare cari ragazzi che nei prossimi mesi riceverete
la Santa Cresima, ai quali questa celebrazione è particolarmente dedicata
proprio per avere come guida, come compagno di viaggio, una figura della
grandezza di S. Giovanni Bosco che ha dedicato tutta la sua vita proprio alla
gioventù, perché potesse godere di quel prezioso dono che la vita cristiana, la
vita nel Signore, può donarci, quel dono
di cui ha parlato S. Paolo nella prima lettura che abbiamo ascoltato:
"Fratelli, siate sempre lieti nel Signore" e lo ripete: "Siate
lieti". È questo il grande dono; è questa la grande conseguenza della vita
cristiana: la gioia del cuore; questo poter sperimentare una libertà interiore
che consente di vivere tutta la nostra umanità senza perdere nulla e insieme
crescere nell'amore, senza perdere nulla di quello che la vostra età chiede e
don Bosco lo sapeva bene e che, oltre a insegnare a pregare, a insegnare a
prepararci per arrivare nel mondo attraverso una professione, ovviamente voleva
che i ragazzi si divertissero e giocassero e Lui stesso possedeva anche l'arte
di fare prodigi e così far passare il tempo in allegria, perché è questo il
dono della vita cristiana: non la spensieratezza di chi chiude gli occhi e non
si guarda intorno e cerca di vivere in una bolla di sapone e si fa un mondo
artificiale pensando di trovarvi la gioia, ma di chi invece sa affrontare le
sfide del mondo, sa affrontare i momenti lieti e i momenti tristi della vita,
sa affrontare anche quelle che sembrano apparentemente delle difficoltà
insormontabili, guidato dal Signore. Allora a tutti noi, ma a voi ragazzi in
particolare, ecco auguro che questa nostra festa di oggi, questo Santo
soprattutto, che avete già conosciuto e che imparerete a conoscere sempre
meglio, vi guidi a questa letizia del cuore, a questa gioia del cuore e sapete
che questo è un tema caro anche al nostro Papa Francesco che ha scritto più di
un documento: il primo è l' "Evangeli gaudium" (la voce del Vangelo)
e in questi giorni invece parla della gioia per la verità perché ha dato delle
indicazioni alle istituzioni accademiche della Chiesa perché è convinto il
Papa, come è convinta tutta la tradizione cristiana, perché è il Signore ad
avercelo insegnato, che la pace che porta Lui dona questa gioia, anche se ci
consente e non ci esime dall'affrontare le prove, per cui c'è il rischio sempre
di perderci, c'è il rischio di non trovare la strada giusta. Tutto questo bel
popolo di Dio, radunato in questa chiesa oggi, assicura a voi l'accompagnamento
nella preghiera perché non perdiate la via, perché sappiate fare
quell'esperienza umana che ciascuno deve fare per sé e nessuno lo può
sostituire e nessuno gliela può dare, ma senza vivere quelle deviazioni che poi
lasciano delle tracce profonde e che è difficile correggere e soprattutto
rimarginare e Paolo ci dice come fare: nella prima lettura ci dice come
dobbiamo fare: "Non angustiatevi per nulla" e cioè non ci dobbiamo
far prendere dalle preoccupazioni in modo eccessivo. La vita è complessa, la
vita è complicata, la vita addirittura è contorta: nessuno di noi ha le ricette
già garantite per l'avvenire, ma noi crediamo nella presenza del Signore.
Crediamo che sia il Signore a guidare la storia e addirittura il Signore si serve
anche delle righe storte della nostra vita per indicarci Lui la parola giusta,
la parola corretta e allora non ci dobbiamo angustiare, perché l'angustia
toglie la gioia. Quando ci facciamo troppa preoccupazione per le cose, per
l'avvenire ci viene tolta la capacità di gustare il momento presente e di
capire che cosa nel momento presente il Signore ci sta dando e che servirà
anche domani per affrontare la sfida del domani e poi, appunto, ci viene
indicato di fare presenti al Signore le nostre richieste con ogni preghiera,
supplica e ringraziamento, ma poi un'altra cosa, un'altra indicazione che direi
che è fondamentale per tutti noi e non solo per voi ragazzi ovviamente, ma per
ogni cristiano e che è la grande ricetta per affrontare appunto l'impegno della
vita. Dice Paolo più avanti: "In conclusione, fratelli, quello che è vero,
quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è
amabile e onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto
dei vostri pensieri".
Noi dobbiamo custodire e
coltivare nel nostro pensiero appunto quello che è vero, quello che è giusto,
quello che è nobile, quello che è amabile. Se non custodiamo pensieri elevati e
ci lasciamo condizionare invece dalle tentazioni o dalle influenze negative degli
altri, quello che pensiamo, prima o poi cominceremo a dirlo e, prima o poi,
diventerà anche quello che faremo. Se invece custodiamo pensieri veri, pensieri
giusti, pensieri nobili, pensieri amabili, sarà anche quello che diremo, ma
soprattutto sarà quello che faremo e così conseguiamo la letizia e la gioia.
Quindi soprattutto per voi giovani questa ricetta è fondamentale. Se non
partiamo da quello che portiamo dentro di noi e che coltiviamo, se non abbiamo
grandi desideri, buoni desideri, desideri veri, desideri di amore autentico gli
uni per gli altri, è ovvio che nella vita troveremo sempre l'occasione che ci
farà inciampare, che ci farà deragliare, perché non siamo protetti, perché non
possiamo rimanere vuoti. Ci si riempie sempre di qualcosa ma non è detto che
sia la cosa necessaria. Se invece noi custodiamo questi buoni pensieri ecco che
questi ci difenderanno anche di fronte alle tentazioni e di fronte alle sfide
della vita. Ecco perché è necessario avere il desiderio di formarci in modo
autentico per affrontare la vita e trovare qual è la nostra vocazione, qual è
il nostro modo di guadagnarci da vivere in modo giusto e confacente alle nostre
caratteristiche, ma è soprattutto coltivare desideri di bene e condividerli. Il
grande pericolo del nostro tempo è quello di creare tanti mondi artificiali,
uno separato dagli altri. Abbiamo tanti mezzi di comunicazione, da internet a
qualsiasi altra modalità dei social network di scambiarci informazioni, ma
questo non fa automaticamente anche un insieme di buoni pensieri: ci possiamo
dire di tutto ed il contrario di tutto. Quello che importa invece è questa
custodia. Custodendo i buoni pensieri, nessuno ci potrà togliere la gioia e,
aiutandoci a scambiare buoni pensieri, i pensieri veri, ci faremo un grande dono,
come lo stiamo facendo adesso e tutti con le parole della liturgia ci
rivolgiamo a Dio. Ma lo dobbiamo fare anche fuori di questa Chiesa quando
affrontiamo le vicende del mondo sempre sforzandoci a vicenda per compiere il
bene. Se creiamo questa rete di bene allora siamo garantiti, se rimaniamo
isolati, ci lasciamo isolare, siamo in preda a chicchessia e allora S.Giovanni
Bosco questo lo aveva capito bene. Aveva creato nei suoi oratori, nelle sue
scuole, proprio questa ricchezza di mondo interiore, di mondo operativo per
aiutare, aiutare quei giovani, soprattutto quelli più sbandati, senza la
famiglia che è il punto centrale per l'esistenza di ciascuno di noi.
Allora lasciamo che questo
Santo ci imprima nel nostro cuore e soprattutto questi insegnamenti del Vangelo
ci siano compagni di strada. Non troveremo allora fatica nel seguire il Signore
perché il Signore ci darà quella gioia. Sia lodato Gesù Cristo!"
Sabato
3 febbraio - Il Pellegrinaggio Mariano mensile oggi si svolge presso
il Santuario di Nostra Signora della Neve in La Spezia. Come sempre, i fedeli
del Vicariato di Luni e quelli di Bocca
di Magra partecipano numerosi, nonostante il tempo piovigginoso, utilizzando un
autobus gran turismo della ditta Lorenzini, appositamente noleggiato e che
raggiunge la meta con la massima puntualità ed i fedeli si ritrovano nella
Chiesa di S. Maria Assunta dove, alle ore 8, il nostro Vescovo, S.E.Mons.
Ernesto Palletti, apre la commovente cerimonia con una forte esortazione:
"Carissimi, viviamo questo momento di preghiera alla vigilia di una
giornata particolare che la Chiesa italiana ci fa vivere: la Giornata della
Vita. Una giornata che ci richiama alla sacralità della vita in ogni suo stadio
e la bellezza e la grandezza della vita che non può essere banalizzata o vissuta
senza uno scopo grande, infinito, nello stesso tempo l'impegno a difendere la
vita, specie quella più debole ed indifesa. Noi dobbiamo vivere con gratitudine
l'inestimabile dono che ci è stato fatto della vita, consapevoli che ogni
istante, ogni battito del nostro cuore, è amato e voluto da Dio che è amore e che ci ha pensati
dall'eternità e il suo amore è fedele e non si dimentica di noi. Siamo preziosi
ai suoi occhi. Noi adulti cristiani abbiamo la responsabilità, di fronte alle
giovani generazioni, di testimoniare la gioia di essere amati, pensati e voluti
e questo anche dentro la croce è la più grande testimonianza che si possa dare;
chiediamolo anche per i presbiteri tutti in modo particolare quelli stanchi,
infermi o comunque in difficoltà: è la prima opera vocazionale la
consapevolezza che fin dal grembo materno ha pronunciato il nostro
nome." Quindi la processione inizia
la sua marcia attraverso le strade cittadine, recitando il S. Rosario ed elevando
bellissimi canti, raggiungendo in perfetto orario il Santuario di Nostra
Signora della Neve dove alle ore 8,30 viene celebrata una solenne santa Messa
da parte del nostro Vescovo, attorniato da numerosissimi sacerdoti e diaconi.
Molto profonda e commovente, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di
seguito riporto: "Dunque questa mattina ci troviamo insieme a pregare,
anzi ad affidare la nostra preghiera nelle mani di Maria. Innanzitutto perché è
il tradizionale pellegrinaggio di ogni primo sabato del mese e non
dimentichiamolo, in modo particolare, proprio rivolto ad invocare dal Signore
il dono delle vocazioni, in modo particolare delle vocazioni al sacerdozio e
questo deve essere un carico che ci prendiamo veramente; dobbiamo far nostra la
parola del Vangelo, dobbiamo elevare al Padrone della messe le nostre preghiere
perché mandi operai alla Sua messe. Lo facciamo però in modo particolare,
proprio ricordando Maria, Regina e Madre della Misericordia. Importante questo
titolo che viene attribuito alla Vergine! Non è un titolo puramente devozionale
anzi, dobbiamo dire, affonda le sue radici proprio nella profondità di Dio. Dio
è misericordia e se Maria può essere, con ragione, con verità, definita Madre
della misericordia, è perché Maria è Madre del Signore Gesù. Potrebbe apparire
scontata questa affermazione, ma di fatto non lo è perché un conto è dirla e un
conto è viverla; un conto è proclamarla e un conto è crederla, dove crederla
vuol dire farla scendere dentro al nostro cuore come una verità importante,
fondamentale dentro la nostra vita e Madre di misericordia è innanzitutto
perché genera Colui che è la misericordia del Padre. Questa è la radice della
vera misericordia di Maria. Lei dà alla luce il Signore Gesù che è l'unico
redentore dell'uomo. Se noi siamo salvi è perché Lui è nato, morto, risorto per
noi. Lui, eterno figlio di Dio, prende la nostra umanità, un'umanità vera, la
vive in modo concreto ed autentico, tranne che per il peccato il quale non Gli
appartiene ovviamente, però si addossa le nostre colpe, in modo da poterle purificare
una volta per tutte al cospetto del Padre e diventa per noi misericordia.
Maria ci dona il Signore Gesù.
Maria è la madre della misericordia, perché la misericordia nel Vangelo non è
semplicemente un atteggiamento: è una persona, ha un volto, ha una storia, ha
anche uno spessore dell'incarnazione al punto tale da poter essere inchiodato
sulla croce per noi; ha la luce candida della resurrezione e dunque della
nostra liberazione e salvezza.
Ecco, noi non possiamo fare a
meno di guardare Maria in questa ottica, in questa luce. Maria è madre di
misericordia perché ha generato Colui che è la misericordia del Padre, però non
è semplicemente uno strumento: Maria è coinvolta in questa misericordia; Maria
è resa partecipe di questa misericordia. Noi sappiamo che ci viene affidata
come madre misericordiosa proprio dalla Croce, da parte del Signore Gesù. Maria
è madre di misericordia perché si trova non solo a crederla, a generarla, a
donarla, ma a viverla in prima persona. Sotto la Croce, in quel dolore di madre,
Lei esercita la misericordia, Lei esprime la misericordia. Non ci sono parole
di condanna ma, se mai, c'è una presenza silenziosa che fa Suo il progetto del
Figlio, anche quando il progetto passa attraverso la grande forza del martirio
come è stata per Maria sotto la Croce, al cospetto di Cristo e allora la Madre
di misericordia che vive la misericordia. La vive, la esercita, la trasmette,
la rende concreta non solo nel generarla nel Figlio, ma nel lasciare che si
generi anche in Lei stessa. È misericordia perché è capace di intercessione.
Tutte le epoche hanno guardato
a Maria come al segno della misericordia; anche lì dove, per cultura, per
tradizione, anche per arte, quando si raffigura il giudizio finale e si
raffigura in modo forte, potente, Maria è sempre colei che tenta di dire
l'ultima parola di misericordia, anche nel momento ultimo, decisivo. È bello
dunque ricordarLa così, come una madre che rimane vicino a noi, però è anche
bello pensare che la misericordia di Maria non è una semplice ed a volte banale
giustificazione; Maria non giustifica banalmente i propri figli. Maria sappiamo
che ci richiama con forza la verità; è una verità che Lei identifica proprio
nel Suo Figlio: "Fate quello che Lui vi dirà": quelle parole ormai
così abituali delle nozze di Cana eppure così profonde! Maria esercita una misericordia che lega
l'uomo alla verità e dunque lo lega alla responsabilità delle nostre azioni.
Nel contempo, però, lo mette sotto la luce di quel perdono del Padre che, dove
accolto, produce veramente una riconciliazione autentica. Allora è Colei che da
una parte non cessa di chiamare bene il bene e male il male. Ci insegna ad
essere chiari nei nostri giudizi e nel nostro cammino, soprattutto il giudizio
che dobbiamo dare a noi stessi perché è facile giudicare gli altri. Maria
chiede di giudicare noi stessi; nello stesso tempo però, questo giudizio lo
pone maternamente sotto l'unico grande sigillo di salvezza che è quello della
Croce, il quale non è venuto per condannare ma è venuto per salvare. Certo,
questo non toglie il fatto che noi potremmo anche rifiutare drammaticamente
questa salvezza. Questo è un fatto concreto di cui non dovremmo mai
dimenticarci. Abbiamo la grazia di abbracciarla fino in fondo, ma potremmo
anche avere una volontà di rifiutarla fino in fondo e sarebbe drammatico perché
allora lì non ci sarebbe tanto la condanna di Dio quanto il rifiuto dell'uomo,
quel rifiuto di fronte al quale anche Dio deve arrendersi. Ecco, Maria invece è
vicina a noi per incoraggiarci, per evitare che questo avvenga, perché il
nostro cuore sia sempre aperto, perché non ci sia mai lo spazio per la
disperazione e che la verità che deve esserci e riveli il nostro peccato sia
però nella luce della misericordia, capace di portarci alla vita e non di
gettarci nella disperazione. Ecco, Maria compie tutto questo. Lo compie
innanzitutto con quelli che all'inizio Gesù aveva scelto e li aveva posti
attorno a sé, pronto a compierlo nella Chiesa e lo compie all'interno della
nostra vita. Chiediamolo perché è di questa misericordia che noi dobbiamo
essere testimoni e di questo amore che Dio ha verso l'uomo che noi dobbiamo
proclamare con la vita e con le nostre parole il Vangelo di salvezza. Lo
chiediamo ovviamente per l'intercessione materna della Vergine Maria".