Testamento
“Nell’ultimo numero del
Sentiero, perché hai scritto Ceccardi Roccatagliata e non Roccatagliata Ceccardi?”E’
vero, in “Strade di campagna” mi sono permesso di anteporre Ceccardi a
Roccatagliata. E’ stato l’ultimo suo desiderio. Nel testamento, redatto otto
mesi prima della sua morte, nello studio del notaio Pianava di Carrara,
quasi avesse voluto ribadire il viscerale legame con la madre, il poeta,
antepone Ceccardi a Roccatagliata. Il testamento è un documento di grande
fierezza. Vi si sente l’angoscia del padre, e il dramma dell’uomo, tradito da
tutti suoi sogni; ma cosciente del valore delle sue opere ne chiede la
vendetta, “ai mani della mia gente”. Nel testamento nomina sedici amici. Da
notare che il carattere del nostro si evince anche qui; mancano quattro degli
amici più cari: Lorenzo Viani, Giuseppe Ungaretti, Annibale Caro e Manfredo
Giuliani (perché? ne riparleremo). Lo riportiamo integralmente:
Carrara, lì 17 dicembre 1918
Lascio mio unico erede mio figlio
Tristano.
Di Dio accetto la formula di Benedetto
Spinoza: “Dio è la seria infinita dei modi finiti del pensiero e
dell’estensione”. Benché io sia un italico di sentimenti e di dottrina, accetto
il rito della purificazione del fuoco. Ai compagni, ai fratelli l’eseguirlo.
Lascio le mie carte al dottor Luigi Romolo Sanguinetti e al maggiore Adolfo
Podestà, fratello di uno dei miei più nobili amici, Antonio, e fratello mio, i
quali ne cureranno la pubblicazione nei limiti del possibile. Lascio i miei
libri alla Comunità di Carrara (libri dispersi a Parma, Lavagna, Sant’Andrea
Pelago). I seguenti miei amici, compagni e fratelli possono chiedere o dalle
mie carte un autografo o dai miei libri un volume, a loro discrezione (seguono
i nomi di sedici amici, tutti giornalisti, pittori e letterati, fra i quali
Luigi Piola, unico ortonovese)……
Ho amato il Bene; ho combattuto per
l’Ideale. Posso aver anche per la fralezza della carne o per la dubbia
apparenza delle cose che le danno i sensi, commesso il male; ma senza mia
precisa volontà; del resto sul bene e sul male mi compiaccio della sentenza di
Agostino.
Sulla mia urna, questa epigrafe: HIC
CONSTITIT VIATOR (qui si è fermato il viandante).
Sotto il mio nome e cognome, l’anno e il
giorno di nascita e di morte, in numeri e caratteri epigrafici romani.
Lascio a mio figlio una terribile eredità
di amore e di odio. Egli sa tutto, e sa quale rovina mi travolge. Se mi
sopravvive a lungo, mediti, ricordi e non perdoni.
La mia memoria agli amici, ai compagni,
agli estimatori; la vendetta ai compagni e ai fratelli. E a mio figlio che
benedico. Mi voglia perdonare.
Addio ora e sempre.
Ceccardo
Ceccardi Roccatagliata
Era
l’alba di domenica 3 agosto 1919. In quel momento Ceccardo Ceccardi
Roccatagliata aveva 48 anni, 6 mesi e 27 giorni. Non rispondeva. Gettarono giù
la porta: un’emorragia cerebrale lo aveva fulminato. Lo portarono all’ospedale
di Pommontone ma non si riprese. Il ferale annuncio, subito diffuso dalla
stampa, ebbe grande risalto sulla stampa di tutta Italia.
I
funerali furono fatti a spesa della città di Genova. Ad accompagnare il feretro
a Staglieno c’erano gli amici fedeli (molti
scrittori) e i patrioti che lo hanno accompagnato nella sua campagna a
favore dell’entrata in guerra dell’Italia. Forzatamente assenti, perché ancora
alle armi, Giuseppe Ungaretti e Lorenzo Viani ed altri. C’era anche la corona
di D’Annunzio: a “un poeta mero e della più pura specie”. Scrisse
Eugenio Montale: Sotto quest’umido arco dormì talora Ceccardo./ Partì come
merciaio di Lunigiana/ lasciandosi macerie a tergo./ Si piacque d’ombre di
pioppi, di fiori di cardo./ Lui non recava gingilli: soltanto un tremulo verso
portò alla gente lontana/ e il meraviglioso suo gergo./ Andò per gran cammino.
Finché cadde riverso.
Oggi
le ceneri del Poeta, su proposta del poeta Mario Lertora, e sollecitata dagli
amici, e dalla stampa, sono state traslate nel Pantheon dei grandi genovesi.
Sulla
casa natia, in via Caffaro, Genova, fu posta questa lapide:
NACQUE IN QUESTA CASA
IL 6 GENNAIO DEL 1871
CECCARDO ROCCATAGLIATA CECCARDI
POETA E PATRIOTA
Sulla casa di Ortonovo questa:
QUI
DONDE SCATURI LA SUA POESIA
CECCARDO ROCCATAGLIATA CECCARDI
RACCOLTA LA SUA FRETTA RAMINGA
RITORNI E POSI
NON PIU TRA SCONOSCIUTA GENTE
NE IGNOTO AL BORGO DELL’ANTICO VANTO
E SULLA PORTA AVITA
RITROVI BENEDICENTE
LA MADRE
1871 - 1919