Sabato
11 novembre -
Oggi ricorre la festa di S. Martino di Tours - vescovo, patrono, insieme a S.
Giuseppe, della parrocchia di Casano ma, come sempre, la ricorrenza viene
solennizzata la domenica seguente e quindi, quest'anno, il 12 novembre.
I giovani si danno un gran da fare per organizzare una bella festa e richiamare
molti fedeli soprattutto alle funzioni religiose e poi per gustare il vino
novello ed alcuni cibi tradizionali ed in primis le caldarroste ed i
castagnacci, offerti ai visitatori.
La festa è sempre molto sentita nella bellissima chiesa, pieve di epoca
longobarda e che, seppure ampiamente ristrutturata, presenta ancora immutate le
sue linee in stile romanico e costruita sulla importante via di comunicazione
che collegava i due castelli di Ortonovo e Nicola.
La chiesa oggi è strapiena di fedeli che assistono con devozione alla S. Messa
solenne, arricchita da meravigliosi canti sacri eseguiti dalla Corale di S.
Giuseppe, diretta da Pier Giuseppe.
Molto avvincente l'omelia di don Romano che apre con un dialogo diretto con i
numerosi bimbi che occupano i primi posti e che partecipano con grande
attenzione e devozione. In particolare, ricorda che Martino, nome che significa
dedicato a Marte il dio della guerra, è vissuto 1.600 anni fa ed è nato nella
odierna Ungheria da genitori pagani e quindi non cristiani che non lo
battezzarono. Ma a 10 anni, contro il volere dei genitori, si iscrive nel
registro dei catecumeni. Il padre, un po’ testardo, gli impone di fare il
servizio militare e lui obbedisce, ma è proprio in quel contesto che nasce la
sua vocazione.
Di S. Martino tutti noi conosciamo un episodio: la donazione di metà del
proprio mantello ad un povero, per ripararlo da un freddo insopportabile. La
notte seguente sogna un povero e capisce che il il povero al quale aveva dato
il mantello era Gesù. Allora, in seguito a questo sogno, decide di fare di
testa sua, prende il battesimo a circa 40 anni ed in seguito diventerà
addirittura Vescovo nella città di Tours e fonderà poi un monastero, fornendo
un grande esempio di generosità, di carità e di amore verso il prossimo e
quindi, prendendo a guida il Vangelo, ha vissuto con la lampada accesa per
tutta la vita, per lo meno dall'età di 10 anni. Quella luce è rappresentata
dalla fede, da portare in ogni momento, sempre più splendente e sempre più
forte e quindi S. Martino ci indica la strada non per essere santi come Lui,
meta difficilmente raggiungibile, ma almeno in cammino verso la santità.
Martedì 21 novembre -
Ho partecipato ad una funzione religiosa veramente commovente, nella Chiesa di S.Lorenzo
in Ortonovo dove, alle ore 17, si è svolta la cerimonia per la somministrazione
dell'accolitato ad Agostino Cavirani, penultima tappa per raggiungere l'ambito
traguardo del diaconato. Infatti il periodo di preparazione al diaconato è
abbastanza lungo, richiedendo un notevole impegno ed approfonditi studi
specifici con conseguente necessità del superamento di appositi esami, volti a
verificare il necessario grado di preparazione da parte dei candidati anche se
tutto ciò non deve scoraggiare le vocazioni. Gesù e la nostra Madre Celeste ci
fanno da guida e da sostegno in ogni momento.
Ebbene Agostino, che ha già superato lo stadio del "lettorato", oggi
si accinge a superare anche quello dell'"accolitato" e quindi è ormai
ad un passo dall'ordinazione di "diacono".
Molto commovente la cerimonia, ovviamente alla presenza del Vescovo, S.E.
Mons.Luigi Ernesto Palletti. La Chiesa di S. Lorenzo è gremita di fedeli per
partecipare ad una cerimonia e ad una S. Messa veramente commoventi, con la
presenza della Corale "Cantus Firmus", diretta dal Maestro Renato
Bruschi.
Bellissima ed elevata, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di seguito
riporto interamente: "Innanzitutto abbiamo sentito il brano del Vangelo. È
un brano che ci parla di familiarità: "Chi è mia Madre e i miei
fratelli", ma ci parla anche di fedeltà: "Ecco chi è mia Madre e i
miei fratelli: coloro che ascoltano la parola e la vivono". È un brano che
in modo particolare ci richiama alla Vergine Maria. Sappiamo che Maria, certo,
è madre di Gesù.
Lo ha concepito dallo Spirito Santo, Lui, figlio di Dio, che nasce per noi ma
però prende per noi la natura umana e quella la riceve dalla Vergine Maria.
Dunque è veramente madre di tutti noi. Eppure il Signore non pone tanto in
questa verità la grandezza di Maria, quanto invece nel fatto che Maria sa
essere non solo madre ma discepola del Figlio, dunque Colei che ascolta, Colei
che vive, Colei che rimane a fianco sempre, fino alla Croce, di Suo Figlio che
però riconosce anche Signore ed allora una maternità che certo tocca Maria
nella Sua umanità, ma La tocca ancor prima nello spessore della Sua fede e la
fede, fin dall'inizio, farà dire a Maria: "Ecco sono la serva del Signore,
si compia di me secondo la Tua parola ". In quella sede che fa essere
Maria madre, e nel contempo serva, ma serva ad un livello alto, serva nelle
nozze di Cana, serva ancor prima nell'accogliere, partorire, far crescere il
Signore Gesù proprio nella Sua umanità, serva nel Cenacolo quando estende
questa maternità a tutta la Chiesa ed in modo fondamentale proprio a quei primi
discepoli e proprio lì con gli Apostoli ad attendere ed accogliere il dono
dello Spirito.
Maria, potremmo dire, non sale mai al centro della situazione. È sempre a
fianco: a fianco del Signore che nasce, a fianco del Signore che cresce, anche
quando non Ne comprende
fino in fondo il progetto, quando Lo ricerca e Lo ritrova nel tempio. "Non
sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?" e, come dice il
Vangelo, Maria viveva queste cose meditandole nel Suo cuore, a fianco del
Signore Gesù al momento delle nozze di Cana, a fianco del Signore Gesù nel
momento della Croce, a fianco degli Apostoli nel Cenacolo, nell'attesa dello
Spirito. Potremmo dire che ha un ruolo relativo? No, fondamentale; fondamentale
proprio perché questo essere a fianco è sempre in profonda comunione con Suo
Figlio, è sempre nel servizio profondo al Suo Figlio, è sempre in quell'unità
con l'unico mistero di salvezza. Ecco oggi noi potremmo anche vedere in questo
che stiamo per celebrare la radice di tutto questo.
L'accolito è colui che sta sempre a fianco. Non amministra la Messa: sta a
fianco del celebrante.
Non compie un'azione: sta a fianco del celebrante. È colui che previene, perché
deve guardare che tutto sia predisposto per la celebrazione dell'Eucaristia. È
colui che accompagna perché realmente cura tutto questo; è colui che è una
presenza di comunione.
Allora è bella questa figura di Maria che diventa in un certo qual modo nella
Sua maternità un po’ la figura dell'accolito per eccellenza: è donna che però
sta vicino al Signore Gesù e pure in mezzo agli Apostoli e in mezzo a coloro ai
quali il Signore Gesù ha detto: "Chi ascolta voi, ascolta me" ed a
fianco di quel Pietro al quale Gesù ha detto:" Tu sei Pietro e su questa
pietra edificherò la mia Chiesa". Apparentemente potrebbe scomparire, ma
quel l'essere a fianco, costante perché affidata, perché dentro ad un progetto,
ecco che La rende grande nel servizio e grande anche nella sua interezza. Ecco,
noi oggi vogliamo veramente compiere questo è cioè affidare il ministero
dell'accolitato al nostro fratello, chiedendo che possa essere, proprio come
Maria, colui che sta a fianco e dunque sta in servizio costante, sta in
acquisizione costante e sa che a lui non compete ovviamente la celebrazione
però compete che la celebrazione vada bene, questo sì ed è importante.
Come a Maria competeva che tutto si svolgesse secondo la parola dell'Angelo,
secondo la parola di Dio, nel progetto della salvezza. Ecco, noi la vogliamo
vivere così e ovviamente affidarlo al Signore e nel contempo continuare a
pregare per lui e chiedere ovviamente al Signore che ognuno di noi sappia
essere veramente, sul modello di Maria, un servo autentico del regno di Gesù.
Pertanto ora accogliamo e benediciamo, istituendo questo ministero in questo
nostro fratello".
Quindi viene celebrato il commovente rito della concessione dell'accolitato al
nostro fratello Agostino da parte del Vescovo che elenca anche tutte le
competenze che vengono assegnate all'accolito.
Venerdì 8 dicembre -
Oggi ricorre la festa della Immacolata Concezione della B.V.M. che viene
solennizzata nella Chiesa di Maria Ausiliatrice di Isola. Per questo, dopo aver
partecipato alla S. Messa delle ore 9,30 nella Chiesa di S. Martino, sono corso
ad Isola per unirmi al coro che era presente al gran completo, sotto la guida
di Nicoletta.
Questa ricorrenza è molto sentita ed infatti la chiesa era veramente gremita di
fedeli. Moltissimi anche i chierichetti presenti, cosa oggi abbastanza rara e
che non si verifica frequentemente nelle altre chiese. Bellissima e veramente
profonda l'omelia di don Carlo che, dopo aver approfondito i principali passi
del Vangelo del giorno, ha ricordato anche fatti straordinari, realmente accaduti
in questa ricorrenza.
L'Immacolata Concezione rappresenta per la Chiesa cattolica un dogma
importantissimo in quanto stabilisce che la Vergine Maria è stata preservata
immune dal peccato originale fin dal primo istante del Suo concepimento.
Infatti solo Maria, in quanto Madre di Cristo e quindi anche Madre di Dio,
nasce e vive senza macchia di peccato e quindi è l'unica creatura umana non
solo esente dal peccato originale, ma che non ha commesso nessun peccato né
mortale né veniale in tutta la Sua vita. Durante l'omelia debbo dire che mi
sono per un attimo distratto perché il mio pensiero è corso a Lourdes dove
Maria Santissima, rispondendo ad una domanda di Bernadette, suggerita dal suo
parroco proprio per verificare l'autenticità dell'apparizione, aveva rivelato
la Sua identità: "Io sono la Immacolata Concezione ", cosa che,
riferita da Bernadette al suo sacerdote, lo aveva definitivamente convinto
dell'autenticità di quanto riferito dalla piccola veggente circa le apparizioni
di Maria.
Come avrebbe potuto una semplice bambina di paese inventare questa elevata
definizione di Maria Santissima? Proprio in quel periodo, ed esattamente l’8
dicembre 1854 Papa Pio IX, con propria enciclica, proclamò solennemente il
dogma della Immacolata Concezione e cioè che "la beatissima Vergine Maria,
nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio
singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore
del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato
originale".
Al termine dell'omelia, don Carlo ha invitato i fedeli a partecipare alla
recita del Santo Rosario a Nicola. L'appuntamento ogni anno era davanti alla
statua di Maria, collocata nella nicchia del Pianello, però quest'anno il tempo
perturbato non avrebbe consentito un regolare svolgimento di questa
meravigliosa e significativa funzione e pertanto don Carlo ha invitato i fedeli
a recarsi direttamente nella Chiesa di Nicola. Io ho partecipato a questa bella
cerimonia che si è svolta regolarmente nonostante il vero diluvio che si è
scatenato.
Giovedì 14 dicembre -
Questa sera ho partecipato all'ora di adorazione per le vocazioni che si è
svolta nella Chiesa di Luni Mare e, nonostante il tempo perturbato, ho notato
una discreta partecipazione di fedeli guidati da tutti i parroci del Vicariato.
Bellissime le letture predisposte da don Alessandro di cui riporto qualche
riferimento.
Il tempo di Avvento è ormai inoltrato e dal punto di vista sociale sembra già
arrivato il Natale, poiché i giorni iniziano a popolarsi di eventi e
appuntamenti nei quali confluiscono sia i rituali natalizi presenti in diversi
luoghi sociali, sia i rituali di chiusura dell'anno civile. Il clima generale
percepito, quindi, possiede già una certa atmosfera che è bene cogliere, leggere
in profondità e illuminare con la luce del Vangelo. Il desiderio della festa e
l'esperienza della gioia sono molto affini: si fa festa per cercare la gioia e
quando si vive la gioia si fa festa. Il cristianesimo ha molto da dire e da
dare sulla gioia, anche se purtroppo la percezione diffusa è diversa
dall'autentico spirito cristiano. L'atteggiamento e l'esperienza della gioia ci
donano un'altra indicazione su come vivere l'attesa del Signore. Ogni lettura
biblica può costituire uno sfondo per declinare l'invito alla gioia dell'attesa
e all'attesa della gioia.
Ad ognuno di noi, Gesù chiede di essere come Giovanni il Battista, un profeta
che rende testimonianza, ma che si fa anche da parte perché solo Lui è la luce,
mentre noi ci limitiamo ad essere un Suo raggio, un flebile riverbero della Sua
Parola. Cristo ci domanda di riconoscere la grandezza di un progetto che non
possiamo abbracciare. Di farlo con umiltà, rallegrandoci del nostro ruolo,
senza invasioni di campo, senza pretendere di rimanere sempre sotto i
riflettori a svolgere la parte dell'unico protagonista. È Gesù che salva, che
strappa alle forze del male. È Cristo che trasforma con la forza dello Spirito
Santo le nostre esistenze lacerate, ferite dall’odio, dalla brutalità. Noi
siamo solo Suoi ripetitori che fanno giungere la Sua voce perché consoli,
sostenga, trasmetta slancio e speranza.
Gesù, Tu che agisci nel nome del Padre e ci riveli la Sua bontà, trasformami in
un Tuo strumento. (Testo di R. Laurita)
Bellissima anche la preghiera rivolta al Signore Gesù che di seguito riporto:
"Signore Gesù, Dio vicino, volto della speranza, vieni tra noi, nasci
ancora, risplendi nella
nostra vita è rendici capaci di generare speranza per il mondo; di seminare
parole che portino gioia e benedizione, come Maria per Elisabetta.
Vieni, Signore e riempici di Te per far brillare nella notte le tue parole di
vita. Amen.