INTRECCIARE LE ALI
Che bella invenzione (se usata
senza esagerare e coi dovuti controlli) Whats App! Permette scambi veloci, ma
profondi con gli amici e con le persone che talvolta scaldano il cuore!
Tempo fa, ho ricevuto, da una mia grande amica, una bellissima preghiera-poesia
di Tonino Bello, martire e presto, mi auguro, santo della chiesa, che mi ha
fatto molto riflettere e che allego in fondo a questo mio scritto.
Molti anni fa, quando ero giovane studentessa e oltre, per lungo tempo, ho
ritenuto che la “vera “cultura, quella con la “C maiuscola” potesse essere solo
laica, che solo l’uomo ben piantato per terra, con i suoi sentimenti e le sue
passioni autentiche e intense, potesse raggiungere profondità vertiginose.
Ma, ahimè, pian piano, leggendo testi sempre più vuoti e inutili, specie degli
autori contemporanei, ho dovuto rendermi conto che l’essere troppo ancorati a
terra, abitua a tenere gli occhi bassi, a non saper più alzare lo sguardo al
cielo, a restringere il campo visivo e a mettere a fuoco solo le minutaglie, le
piccolezze e alla fine…il niente!
Una volta, mi sono avventurata a leggere un notissimo romanzo di un maestro
dell’esistenzialismo e dell’incomunicabilità e …non sono riuscita a
terminarlo!!! Dopo un po’, la stessa scena, capitolo dopo capitolo, del
protagonista seduto nella medesima stanza, tra mura ostili e anonime, immerso
in un fumo acre che quasi non faceva distinguere le persone, oppresso da un
vuoto disperato dell’animo, anzi da una vera e propria nausea, per me che, pur
essendo nel buio, anelavo alla luce, mi è risultata insopportabile.
Certo, l’autore esprimeva bene, con un’immagine forte ed efficace, la propria
incapacità di relazionare, di stabilire rapporti con gli altri, ma tutto finiva
lì e non portava da nessuna parte.
La poesia di don Tonino, invece, suffragata anche da uno stile di vita
intessuto di Vangelo che la rende assolutamente autentica, esprime tutto il
contrario. Ti fa librare verso il cielo e, come il gabbiano Jonathan, esplorare
e assaporare un’infinita libertà, per cui puoi decidere se volare alta, verso
la bellezza e la verità o rasente a terra inconsapevole e incapace di vedere
ciò che ti circonda. Di più, ti fa toccare l’amore infinito di Dio: Lui ci ha
creati a sua immagine e somiglianza, quasi dei, capaci di essere Suoi compagni
di volo e intrecciare la nostra ala con la Sua. Tutti figli di un unico Padre,
e, se figli, fratelli. E se tuo fratello si trova in difficoltà, perché gli
affanni umani gli hanno fatto perdere la fiducia di meritare la misericordia di
Dio, tu puoi distendere la tua ala per sostenerlo e, magari, chiederne una di
riserva all’Onnipotente. Sicché lui, il fratello, possa di nuovo guardare pieno
di speranza intorno a sé e restare stupito e affascinato dalla bellezza e forza
delle cose che lo circondano e giungere a considerare quanto è più grande e
potente Colui che le ha create.
Così, toccato dall’amore del prossimo, egli può attingere a quello molto più
grande di Dio!!!
Buon Anno!
Giuliana Rossini
Voglio ringraziarti, Signore
Voglio
ringraziarti, Signore, per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei
momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un'ala
soltanto. L'altra, la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche tu non
vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno divolo.
Insegnami, allora, a librarmi con te.
Perché vivere non è «trascinare la vita», non è «strappare la vita», non è
«rosicchiare la vita».
Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all'ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l'avventura della libertà.
Vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel
volo un partner come te!
Ma non basta saper
volare con te, Signore Tu mi hai dato il compito di abbracciare il fratello il
fratello e di aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più
passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala
inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è
ormai persuaso di non essere più degno di volare con te, soprattutto per questo
fratello sfortunato, dammi, Signore, un’ala di riserva.
Tonino Bello