TRE DEDICHE
A Giuseppe : Tu, giovane giusto, hai dato il nome
al Bambino per volontà dell’Altissimo e hai custodito con tenerezza il Verbo
fatto carne. Sei stato accanto a Lui e alla tua sposa in umile silenzio.
A Maria : Guardo i tuoi occhi pieni di amore e
di stupore su quella mangiatoia per animali, diventata culla: guardano e
adorano. E io con Te guardo e mi inginocchio.
Ai Pastori
: Avete avuto paura quando per
voi si è accesa in quella notte una grande luce. Lo spavento vi ha sempre
accompagnato. Sapevate bene cosa le autorità del Tempio pensavano di voi, e
così la gente. Eravate “impuri” e quindi “scomunicati.” Ma il Signore vi ha pensato, proprio nel
profondo del mistero di quella notte, a voi per primi ha annunciato con la voce
dell’Angelo: “vi è nato un Salvatore, che
è il Cristo Signore.” Siete andati,
avete visto l’Emanuele, il “Dio con noi” e la gioia è dilagata nel vostro
cuore.
SPERIAMO BENE!
Tanti i malati di speranza,
quella con la S maiuscola. Si vivacchia solo di “speranzelle” che generano
delusioni.
L’uso notevole di psicofarmaci racconta stati di cattiva salute, ma anche
deficit di speranza nell’anima. Henning, un giallista, afferma sarcastico: “Speranza
vuol dire soltanto disperazione rimandata.”
Per il cristiano il discorso cambia. Don
Mazzolari vede la speranza come “il
coraggio di rinnovarsi sotto una nuova luce.” La Chiesa prega la Vergine, “Madre della santa
speranza.”
Una Madre che dona freschezza alla vita: “sei
di speranza fontana vivace”, canta Dante stupendamente.
Rosy Piras è una giovane poetessa che la speranza la sogna così: “ Ho solcato
mari di sofferenza, attraversato fiumi di speranza, ho nuotato in laghi di
dolore, camminato in valli d’amore. Vorrei esser una nuvola per piovere sopra
l’umanità gocce di speranza.”