TRASPARENZA
Parola bella e pugnalata. Di
questa ci si riempie la bocca. In politica,per esempio. Se ascoltiamo
trasparenze proclamate, quasi ci crediamo; ma quando si va avanti a manovre
poco chiare, l’indignazione bolle. Il Vangelo chiede di essere trasparenti: “ Sia il vostro parlare sì, sì; no, no”.
Si elevano invece cortine fumogene di fronte alle quali pochi siamo senza
peccato.
Nel linguaggio, per esempio, i politici usano il cosidetto “politichese”, tipo: “ Il nuovo soggetto sociale circoscrive la
ricognizione dei bisogni emergenti secondo un modulo di interdipendenza
orizzontale”, dove non si capisce un tubo. Pure in ambienti di Chiesa si usa “ l’ecclesialese” per cui il “ dono “ diventa “ ottica
oblativa “; la “ carità “ è “ aprirsi all’alterità”, etc. Così, si
sbatte la porta in faccia alla gente.
E nella relazione?
C’è un peccato contro la trasparenza: il silenzio. Don Milani sosteneva che in
certi casi i superiori sbagliano perché nessuno ha il coraggio di dire loro
quel che dovrebbe dire. Forse è da rivisitare un’espressione difficile ma
stimolante: parresia, il coraggio della verità. Infine, un appunto
sull’economia. La “Famiglia di Dio”, se famiglia, ha il diritto di conoscere
rendiconti e bilanci tenuti segreti, pur a fin di bene. In una preghiera dagli
orizzonti più vasti, ma che potremmo far nostra, si dice a Maria: “ Rendici sacramento della trasparenza.”
UN
“ANCHE” CHE SCOTTA
“Le
chiacchiere non fanno farina”. Pure le parole edificanti rimangono parole, se
manca il fuoco. Un rischio, anche per le comunità ecclesiali. Da tempo siamo
sommersi di documenti che si misurano in Kg. E che passano, i più, sulla testa
di chierici e laici. Parole importanti che non vanno sottovalutate. Devono però
trascinare e convertire per non mutarsi in foglie al vento. Forse, per le
parole, occorre un tempo sabbatico. L’annuncio, cuore del credere, converrà che
tenga in gran conto quel che S. Francesco raccomandava ai suoi frati: “ Predicate il Vangelo e,se fosse necessario,
anche con le parole.” Appare
paradossale la congiunzione “anche” . Sembra che prepari a qualcosa
che non può esserci. Sì, a S. Francesco
interessano i testimoni. “Vedano le
vostre opere” - dice il Maestro – e il
Poverello insegna il valore della testimonianza secondo Gesù. E’ la linea dei
“Silenziosi Operai della Croce”.
Nel silenzio, un impegno di
quotidiana carità. C’è forse bisogno di parole?
E quanti come loro. “ E’ solo la carità
che ci fa essere creduti”, afferma il vescovo don Tonino. Padre Turoldo,
canterà: “… e dirò alla gente: avete
visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso.” A questo
punto, le parole non serviranno.