In ebraico: Myrhiàm;
in aramaico: Maryàm ; in greco: Mariam; in arabo: Maryam.
E’ venerata come Theotòkos ( Madre di Dio ) da cattolici e ortodossi
dal Concilio
di Efeso del 431 e riconosciuta come arricchita di Verginità perpetua dal Concilio di Costantinopoli II del 553 sulla
base delle ultime volontà di Gesù che dalla croce affida Maria all’apostolo
Giovanni dicendo: “Ecco tua madre.” Per
l’alto senso di appartenenza alla famiglia tipico della cultura ebraica, se ci
fossero stati altri figli è implicito che la cura della madre sarebbe andata a
loro. A conferma, non dimentichiamo che per tutelare l’unità del clan
familiare, il minore era tenuto a sposare la moglie del fratello maggiore nel
caso fosse rimasta vedova.
Il Corano
le dedica una Sura e dall’Islam è
ritenuta la madre vergine del profeta Gesù.
L’estrema difficoltà di scrivere una biografia attendibile di Maria è dovuta
alla scelta, del resto più che corretta, degli Evangelisti di raccontare – in
modo succinto, a volte solo accenni – la sua presenza e il ruolo, direi,
istituzionale sempre vicino al figlio Gesù:l’annunciazione, la nascita, la fuga
in Egitto, il ritrovamento del dodicenne Gesù nel Tempio che discute con i
dottori, le nozze di Cana, inizio dell’attività pubblica di Gesù, la crocefissione
e la costante presenza nel Cenacolo come collante per i disorientati discepoli.
Non interessa la vita privata, l’obiettivo è evidenziare l’attiva
partecipazione di Maria al piano di salvezza
che Gesù sta ponendo in essere nel suo breve passaggio terreno. Maria
appare consapevole della necessità dell’incarnazione di Gesù, perché si possa
compiere il progetto di salvezza predisposto dal Padre, fin da quando risponde
all’Angelo: “Ecco l’ancella del Signore,
sia fatta la sua volontà.” E’ del
tutto secondario come Maria trascorra le sue giornate: il gossip non aggiunge
nulla, offre pruriginose curiosità, insostenibili tesi e distrae soltanto.
Comunque, non dovremmo discostarci troppo dal vero, se immaginiamo Maria una
solerte casalinga impegnata ad accudire i suoi due uomini: Giuseppe e Gesù.
Dov’è nata Maria? Prima incertezza. Il Protovangelo
di Giacomo sostiene a Gerusalemme presso l’attuale Porta dei Leoni dove sono i resti della piscina di Betzaeta. Oggi in questo luogo sorge la basilica di S. Anna,
costruita nel XII secolo dai crociati. Lo stesso vangelo apocrifo ci dice che
Maria è nata da Gioacchino e Anna, ormai anziani senza figli, che a sei mesi ha
imparato a camminare, che da 3 anni fino a 14 è vissuta presso il Tempio nella
casa dove risiedevano le donne addette ai servizi.
Racconta ancora che, raggiunta con i 14anni l’età di matrimonio, il sommo
sacerdote ordina a tutti i celibi della stirpe di Davide di presentarsi al
Tempio con le loro verghe: il proprietario del bastone che fosse fiorito e dal
quale fosse uscita una colomba sarebbe diventato lo sposo di Maria.
Anche Giuseppe, ligio alle disposizioni dell’autorità religiosa, si presenta,
ma non consegna la sua verga. Il sommo sacerdote, avvertito del fatto da Dio,
sceglie Giuseppe. Razionalmente la storia non regge e lascia alquanto
perplessi. In realtà, Gioacchino è un piccolo agricoltore di Nazareth che
periodicamente, per le sue nobili origini davidiche, svolge i compiti del basso
clero nel Tempio: è molto probabile che durante i suoi servizi religiosi
risiedesse a Gerusalemme e, quindi, anche Maria frequentasse le donne del Tempio,
ma la loro residenza è nel paese della Galilea, dove avviene l’incontro con
l’Angelo.
Altro rebus: in casa o alla fonte dove Maria si reca ogni giorno? Presso la
fonte, ancora oggi attiva, è stata eretta una chiesetta che ricorda l’annuncio
angelico. Presumibilmente non siamo lontani dalla realtà.
Il matrimonio ebraico è un contratto predisposto dalle due famiglie, così Maria
si trova “promessa sposa” ad una
persona molto più anziana di lei, appartenente alla casa di Davide, come
Gioacchino. Stipulato il contratto (quinyan
= acquisto della fidanzata ) e
pagato dal padre della sposa il ketubbah ( = pegno o caparra ) la donna passa dalla potestà paterna a quella del
fidanzato che, in determinati casi, può ripudiarla. Il matrimonio vero e
proprio con la coabitazione e convivenza avviene un anno dopo. E’ durante questo
periodo che a Nazareth si verifica l’annuncio dell’Angelo sulla volontà divina
e la gravidanza di Maria, che dava a Giuseppe il diritto di ripudiarla o denunciarla
come adultera con la conseguente lapidazione. E’ noto perché Giuseppe non si
avvalga dei diritti che la Legge gli consente: anzi, entra responsabilmente e
con grande disponibilità e delicatezza nella vita di Maria e di Gesù.
Maria è nata davvero l’8 settembre? La risposta sibillina è no. Per le feste
liturgiche vengono scelte le date in base ad avvenimenti legati a ciò che si
vuole celebrare: la natività si celebra l’8 settembre per ricordare il giorno
della dedicazione alla Beata Vergine della
basilica di Sant’Anna a Gerusalemme, edificata nel XII secolo dai crociati (
come già detto ) nel luogo dove, secondo la tradizione, risiedevano quando
erano in città i genitori Gioacchino e Anna; così, come l’Assunzione si celebra
il 15 agosto per ricordare l’anniversario della dedicazione della prima chiesa
in Gerusalemme a Maria o come l’Annunciazione
che è ricordata dal calendario liturgico il 25 marzo per giustificare i nove
mesi di gravidanza che scadono il 25 dicembre. Curiosità: inizialmente
Annunciazione e Natività erano festeggiate insieme alla fine di marzo.
Quanto ha vissuto dopo la crocefissione di Gesù? Un testo antico, dei
primissimi secoli del cristianesimo, abbastanza attendibile, perché concorda
con altre fonti, ci dice: “Due anni dopo
che Cristo aveva vinto la morte ed era salito al cielo, Maria iniziò a piangere
nel rifugio della sua stanza”, come a dire che era consapevole di vivere
gli ultimi suoi giorni terreni. Facendo due conti, Maria al momento della morte
aveva 50anni; infatti, se consideriamo che ha concepito Gesù a quattordicianni,
che lo ha partorito a quindici ( età normale per le consuetudini dell’epoca in
Asia Minore ) e che Gesù è morto a trentatre anni, il totale è cinquanta, età
che corrisponde alla vita media delle donne di quell’epoca e di quel
territorio.
Altra domanda: dove è vissuta? E’ certo che, nella dispersione degli apostoli
per diffondere la nuova fede, Maria abbia seguito ad Efeso, nella Turchia
nord-occidentale, Giovanni, intento a dar vita ad una comunità cristiana.
Nel XVIII secolo la beata suora tedesca Anna Katharina Emmerich ( 1774 – 1824 )
a seguito di visioni “vide” sulla
collina “dell’usignolo”, ai margini della città, la cappella Meryem Ana Evi ( casa della madre di Dio
) che sarebbe stata la casa di Maria e dove sarebbe morta. In loco la mistica
tedesca ha trovato realmente i ruderi che con impegno inizia a restaurare e che
oggi sono oggetto di particolare venerazione e frequentazione. Sulla veridicità
di questa tesi non ci sono documenti storici, anzi gli scavi archeologici hanno
dimostrato che la cappella è datata sicuramente al VI secolo, quindi di molto posteriore. Nessuno
vieta di pensare che quella cappella sia sorta là dove la tradizione popolare
indicava il luogo della dimora di Maria durante la sua permanenza ad Efeso.
L’altra tradizione che fa finire i
giorni terreni di Maria a Gerusalemme sul monte Sion, dove abitava, e che la
vede sepolta nel luogo in cui oggi si trova la chiesa della Tomba, nella Valle
di Cedron, tradizionale luogo di sepoltura, appare molto più probabile e
veritiera, in quanto Giovanni lascia Efeso portando con sé Maria e torna a
Gerusalemme per aiutare la comunità locale a superare alcune difficoltà, se non
divergenze, e partecipare al così detto “Primo
Concilio ecumenico della Chiesa” (49 – 50 d.C.) al quale partecipa anche
Paolo, accolto con qualche titubanza dagli apostoli. (At 1,24). Alcuni scritti
del IV secolo, che riportano racconti già presenti nel II secolo, riferiscono
alcuni dettagli sulla Dormizione e
Assunzione di Maria.
Secondo queste tradizioni orali, quando Maria stava per concludere la sua
presenza terrena, tutti gli apostoli, eccetto Giacomo il Maggiore, già
martirizzato, e Tommaso in India (?), si riuniscono per starle vicino in
quegl’ultimi momenti di vita. Un pomeriggio sereno le chiudono gli occhi e
depongono il suo corpo nel sepolcro. Pochi giorni dopo, Tommaso, giunto troppo
tardi per assistere alla deposizione, insiste a voler vedere il corpo, così
trovano la tomba vuota, mentre si odono canti celestiali. L’analogia con quanto
accaduto a Gesù è tanto evidente da rendere poco credibile il finale del
racconto.
Gli ultimi giorni di vita di Maria e il suo passaggio all’eternità sono avvolti
da un velo di mistero. Infatti molti teologi, antichi e moderni, e la pietà
popolare sono divisi sull’idea che Maria sia naturalmente morta e poi assunta
in cielo o che sia caduta in un sonno profondo durante il quale è avvenuta
l’ascensione al cielo. Anche il testo che stabilisce il dogma dell’Assunzione,
proclamato da Pio XII nel 1950, glissa la questione affermando: “l’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di
Dio, terminato il corso della vita terrena fu assunta alla gloria celeste in
anima e corpo.”
Giovanni Paolo II, nell’udienza generale di mercoledì 26 giugno 1997, alla
domanda su come sia morta la Madonna,
risponde: “Morì di morte naturale, dal
momento che Cristo è morto, sarebbe impossibile immaginare che la Madre abbia
concluso la sua vita terrena in modo diverso dal Figlio.” “La Madonna morì come
tutte le creature”. Con queste due espressioni papa Wojtyla afferma che
anche la Vergine ha “sperimentato nella
sua carne il dramma della morte, proprio come il Figlio Gesù” nella
certezza della resurrezione come promesso dal Figlio-Dio. A sostegno della sua
tesi papa Wojtyla cita tre padri della Chiesa orientale [San Giovanni di Sarug
( morto nel 521 ), san Modesto di Gerusalemme ( morto nel 634 ) e san Giovanni
Damasceno ( morto nel 704 )] i quali nelle loro predicazioni parlavano della
morte corporale di Maria, dal momento che “Cristo
è morto fisicamente, quindi è difficile sostenere il contrario per la Madre. La
Madre non è superiore al Figlio che ha assunto la morte, dandole un nuovo
significato (= porta del cielo) e
trasformandola in strumento di salvezza.”
San Giovanni Paolo II con queste sue affermazioni, secondo le quali Maria
sarebbe morta naturalmente e poi ascesa al cielo come il figlio Gesù, escluderebbe
la tesi sostenuta da teologi e dalla tradizione popolare della caduta in un
profondo sonno (dormizione) durante il quale sarebbe stata assunta al cielo in
anima e corpo.
Una cosa è certa: Maria è la prima creatura che ha già sperimentato ciò che
accadrà a tutte le creature quando Gesù tornerà per giudicare e valutare in che
misura l’uomo ha accolto la sua gratuita offerta di eternità celeste.
Nella Chiesa cattolica di rito bizantino e nella Chiesa ortodossa si preferisce
il termine dormizione, anziché morte,
per indicare in modo delicato e rispettoso un evento doloroso, ma naturale e
comunque apportatore di salvezza, se voluta e accettata con totale dedizione
come ha fatto la ragazzina Maria al messaggio dell’Angelo.
A ricordo di questo avvenimento straordinario, in Gerusalemme sorgono due
chiese: quella della Dormizione sul
monte Sion nel luogo della sua abitazione e quella dell’Assunzione di Maria ( più nota come la Tomba di Maria o della
Vergine ) nella Valle di Cedron a
pochissima distanza dalla basilica francescana dell’Agonia del Getsemani.