Mercoledì 31 maggio - Alle ore 21, in chiusura del mese Mariano, si
è svolta la recita del S. Rosario, partendo dalla Chiesa di San Lorenzo fino al
Santuario, con la partecipazione di numerosi fedeli provenienti da tutte le
parrocchie. In questa circostanza il S. Rosario veniva intonato direttamente
dal Santuario ed i fedeli in processione rispondevano lungo un percorso
illuminato anche dai lumini, accesi ai bordi della strada.
Raggiunto il Santuario, dove è stato portato a termine il S. Rosario, ha fatto
seguito la celebrazione della S. Messa presieduta da don Franco Pagano, rettore
del seminario vescovile di Sarzana e resa solenne anche dai bellissimi canti,
accompagnati all'organo dal maestro Renato.
Molto profonda l'omelia tenuta da don Franco che ha ricordato la visitazione di
Maria alla cugina Elisabetta. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta e
subito il bambino sussultò nel suo grembo.
È bella la nostra devozione mariana ed è meraviglioso proferire le parole
dell'Ave Maria, per ribadire senza sosta la grandezza di Maria che ha portato
in grembo Gesù. Dalle profonde riflessioni di don Franco emerge anche una
grande esortazione ad impegnarci tutti per il bene delle nostre famiglie, delle
nostre parrocchie e di tutti i fratelli ed una grande fede verso la Madre di
Dio e madre nostra, vero modello di vita e beata per aver creduto: "
Grandi cose ha fatto in me l' Onnipotente".
Sabato 3 giugno - Con la consueta puntualità, l'autobus riservato
inizia la raccolta dei fedeli che partecipano al pellegrinaggio Mariano
mensile, presieduto da S.E. Mons.Luigi Ernesto Palletti e che questo mese si
svolgerà presso il Santuario "Nostra Signora della Neve" a Ripalta di
Borghetto. Siccome il tragitto da compiere è abbastanza breve, arriviamo alla
meta con largo anticipo sull'orario previsto e quindi abbiamo la possibilità di
rivolgere un saluto alla nostra Madre Celeste e di pregarLa nella bella chiesa
di Borghetto.
Alle ore 8 precise, il Vescovo apre il pellegrinaggio ricordando che
"siamo alla vigilia di un giorno santo: la Pentecoste, giorno in cui
facciamo memoria della discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli; ci
ricorda che anche noi siamo stati investiti di questo dono e quindi occorre
fare memoria della nostra Cresima che ci abilita ad essere testimoni del
Risorto......".
Quindi i fedeli iniziano la marcia verso il Santuario Mariano, recitando il S.
Rosario, lungo un percorso abbastanza impegnativo per noi anziani dato che la
strada è abbastanza in salita, attraverso un paesaggio molto bello e
suggestivo.
Arrivati al Santuario, inizia la S. Messa celebrata dal Vescovo che rivolge ai
fedeli una profonda omelia, sulla base del Vangelo del giorno, che riferisce
dell'ultimo incontro di Gesù con Pietro, dopo la resurrezione e che di seguito
riporto:
Il Vangelo ci parla ancora di un incontro, un incontro fra Gesù e Pietro, un
incontro che questa volta è veramente decisivo perché Pietro entusiasta ha
seguito Gesù, quel Pietro che aveva preteso di essere lui il salvatore di Gesù:
"Tu non andrai a Gerusalemme".
Quel Pietro che aveva posto in sé le sue forze e aveva fatto esperienza della
propria fragilità: "Mi rinnegherai 3 volte". Ecco quel Pietro ora
incontra Gesù, ormai nella dimensione giusta. Da poco il Signore veramente ha
fatto a lui quelle domande ed ha ottenuto da lui quelle risposte così
fondamentali: "Mi ami tu più di costoro?" E dunque un Pietro che
ormai ha preso coscienza di sé, un Pietro che ha capito che il Signore è il Maestro,
che il Signore è il Redentore, che il Signore è colui che è venuto a servire e
non ad essere servito ed allora ha compreso che è Pietro che ha bisogno del
Signore Gesù. Il Signore Gesù però fa ancora Lui un'ultima proposta, ovvero
quella che aveva fatto fin dall'inizio: lo chiama e lo invita al servizio del
regno dei cieli. E qui, qui ancora una volta, Pietro si dimostra in tutta la
sua umanità: da una parte fa una domanda che certamente è bella, è ricca di
attenzione, è anche ricca di affetto, certamente anche di curiosità: guardando
il discepolo che Gesù amava chiede a Gesù: "E lui?", quasi a dire:
"Hai detto tanto di me, hai detto questo e quello, ma ora dimmi un po’: di
lui cosa ne sarà?". Ecco questa santa attenzione in Pietro si manifesta
però come un'ulteriore distrazione ovvero Pietro, nonostante tutto, che abbia
riconosciuto il Signore Gesù, che abbia fatto la sua professione di fede, che
abbia aderito pienamente alla domanda del Signore Gesù: “Tu sai tutto. Tu sai
che Ti voglio bene", è ancora Pietro, guarda ancora indietro, guarda
ancora al discepolo che ama il Signore Gesù. Certo questa volta è molto diverso
rispetto al rinnegamento di Pietro di fronte alla serva del sommo sacerdote,
però, però anche qui si manifesta ancora Pietro in tutta la sua umanità:
"E lui?". E a quel punto quella parola decisa del Maestro:
"Ma se io voglio che rimanga finché non ritorni, a te cosa importa?
Tu vieni e seguimi". Ecco forse è la tentazione più grande che può avere
un discepolo nel Vangelo, perché le tentazioni sono tante nella nostra vita: ci
sono quelle più grossolane, più banali, ci sono quelle più raffinate, ci sono
quelle più legate alla nostra fisicità e ci sono quelle più legate alla nostra
intelligenza. Ci sono quelle che portano al peccato, ma forse di queste, tutto
sommato, tutto sommato riusciamo con la grazia di Dio a indirizzare bene la
nostra vita. Perché in fondo l'educazione l’abbiamo ricevuta. Certo le cadute
non mancano però neppure la buona volontà. La luce di Dio è presente in noi, la
forza della Sua grazia ci sostiene, però ci sono delle tentazioni molto più
fini, perché hanno la parvenza di essere intelligenti. Non sono quelle volgari
tentazioni che ti portano al peccato, che magari ti fanno anche cadere, però
subito uno si rende conto e dice: "Cosa ho fatto?" No, queste sono
molto più raffinate e nel Vangelo il Signore ne enumera alcune. Ce le
ricordiamo certamente: "Ho comprato un campo, devo andarlo a vedere".
È intelligente questo è, non è mica una sciocchezza! Uno che dice: “Vieni e
seguimi" e uno che dice: "Sì, vengo però prima fammi un po' vedere
cos'è quel campo che ho comprato ". "Vieni e seguimi" ma:
"Devo seppellire i miei morti". Addirittura è un'opera di carità! È
qualcosa di apparentemente intelligente, anzi è intelligente, ma in quel
contesto diventa una distrazione e così per Pietro: "E lui?". Anche
questa è una domanda intelligente. È giusto che Pietro si interessi della sorte
dei suoi confratelli, dei suoi compagni, però in questo contesto diventa una
distrazione. È ancora un modo per dire: "Signore vengo, però aspetta un
attimo"
"Signore, accolgo la Tua proposta, però vado a vedere, un attimo, poi
vengo è" "Stai tranquillo che poi vengo, però ora no, ora ho
dell'altro da fare". Ma sono cose intelligenti: "Devo andare a vedere
un campo" "Devo andare a seppellire i morti" "Devo
preoccuparmi di mio fratello". E intanto non vengo! Ecco questa è la
tentazione che si annida nel nostro cuore, in modo certo non così evidente e
probabilmente non così drammatico, ma che però, giorno per giorno, non ci
permette di dire il "sì" nella sua completezza. I nostri "sì
“sono sempre: "Sì, Signore, ma...." ; "Sì, Signore,
poi...." "Sì, Signore, però.....". Quanto sarebbe facile tirare
via quel " ma...", quel "poi..." e quel
"però..."! Eppure non vanno mai via. Non c'è verso; sono
indissolubilmente legati al nostro "sì" il quale esiste, attenzione,
noi non diciamo "no". La nostra vita è orientata bene verso il Signore
Gesù, però non riesce a fare l'ultimo passo. Ecco chiediamo questo al Signore
Gesù. Chiediamolo per intercessione della Vergine Maria che ha saputo dire un
"sì" senza "ma", senza "però ", senza
"se". Chiediamolo perché sull'esempio di Pietro, nonostante le nostre
fragilità, alla fine…anche noi riusciamo a dire:
"Signore, vengo". Chiediamolo perché tante persone sappiano che
questi nostri pellegrinaggi sono indirizzati per chiedere conversioni
sacerdotali.... Ecco, tante persone che sono certo che forse nel loro cuore
hanno già detto il loro "sì", però sono ferme perché vicino al
"sì", c'è il "però “, il "ma", "vedrò",
"aspetta un attimo.". Il guaio è che noi non siamo ancora
nell'eternità e, di fronte a questo, quel "però ", quel
"sì" e quel "ma" fanno scorrere il tempo e, quando il tempo
scorre, la vita scappa e, quando la vita scappa, le occasioni diminuiscono e
quando le occasioni diminuiscono: ecco che quel "sì" alla fine si trasforma
in un "no".
Chiediamo al Signore che questo non sia per la nostra vita e per la vita degli
altri, ma che , messi insieme, quei "sì", sia pure nella fragilità,
sia pure se ogni tanto andate a vedere il campo, ogni tanto andate a vedere le
varie cose, quei "sì" possano essere un "sì, fino in fondo".
Chiediamolo per noi. Chiediamolo per coloro che, chiamati, possano dire
generosamente il loro "Sì, ecco Signore, io vengo".
Terminata la S. Messa e dopo un breve incontro conviviale, abbiamo raggiunto
l'autobus che ci attendeva in fondo alla discesa e, col cuore pieno di gioia,
abbiamo iniziato il viaggio di rientro alle nostre case.
Lunedì 5 - Alle ore 18 inizia,
nella Chiesa di S. Maria Ausiliatrice di Isola, la commovente cerimonia
dell'esposizione della Reliquia del Preziosissimo Sangue. Molto profonde e
commoventi le preghiere e le meditazioni davanti alla sacra Reliquia partendo
dalla forza del sangue di Cristo espressa da San Giovanni Crisostomo. "Se
vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera
da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì.
Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto ed ancora
appeso alla croce, racconta il Vangelo, si avvicinò un soldato che, con un
colpo di lancia, Gli aprì il costato: ne uscì acqua e sangue. L'acqua è il
simbolo del Battesimo mentre il sangue è simbolo dell'Eucaristia......."
Molto commovente anche la descrizione dell'istituzione dell'Eucaristia. Il
Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e, dopo aver
reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi;
fate questo in memoria di me e, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo:
“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che
ne bevete, in memoria di me". Queste parole che Gesù pronunciò nell'Ultima
Cena, vengono ripetute ogni volta che si rinnova il Sacrificio Eucaristico e ci
fanno rivivere il clima di quella notte allorché Gesù, celebrando la Pasqua con
gli Apostoli, anticipò il sacrificio che si sarebbe consumato il giorno
seguente, sulla croce.
Quindi l'istituzione dell'Eucaristia ci appare come anticipazione ed
accettazione della morte , da parte di Gesù per redimere tutti noi dal peccato
e per indicarci il cammino di salvezza eterna.
Giovedì 8 - Anche questa sera, come ogni secondo
giovedì del mese, il gruppo interparrocchiale si riunisce per l'ora di
adorazione per le vocazioni che questo mese si svolge presso la Chiesa del
Sacro Cuore di Molicciara.
La chiesa è gremita di fedeli ed ai primi banchi sono raccolti in preghiera
moltissimi bambini e bambine che indossano l'abito della Prima Comunione.
Dopo l'Esposizione del SS. Sacramento ed una breve pausa per consentire le
preghiere personali, don Andrea ricorda che nel Vangelo di Matteo si legge una
breve, ma intensissima frase di Gesù:
"Imparate da me che sono mite e umile di cuore". Karol Wojtyla, da
cardinale, usava una espressione altrettanto corta, ma di grande spessore, che
don Andrea accosta proprio al versetto di Matteo: "Fissa lo sguardo sul
Cuore e abbi cuore". Imparare da Gesù significa guardare al
"Cuore" che ha tanto amato il mondo". "Amare con
"cuore", con il "Cuore di Cristo " vuol dire amare senza
mezze misure, fino al sacrificio del proprio io, del proprio egoismo, della
propria superbia, delle proprie mancanze. Mettere l'altro al centro,
dimenticare sé stessi, saper comprendere che il fratello, la sorella che
incontro, nascondono dentro una sete d'amore che Dio stesso ha seminato nei
loro cuori.
Amare con "cuore" vuol dire allora, amare con l'Amore che alberga nel
Cuore di Cristo. Con quel fuoco di Carità che è lo Spirito Santo.
Quello Spirito che Dio stesso ci ha inviato, per mezzo del Figlio, e che opera
in noi con i Suoi doni e i Suoi frutti. "Fissiamo lo sguardo sul
Cuore........per avere cuore! “.
Sabato 10 - Alle ore 8,30 un
autobus parte da Caffaggiola per trasportare un folto numero di fedeli che si
recano a La Spezia per vivere un'esperienza veramente eccezionale: partecipare
alla solenne beatificazione di Itala Mela. L'appuntamento mi riempie di
profonda commozione.
Infatti Itala Mela in casa nostra l'abbiamo sempre considerata la
"nostra" Santa Protettrice.
Come ho già riferito sul Sentiero di Gennaio 2017, mio zio don Luigi Mazzini,
era stato Suo confessore ed aveva condiviso con Itala un rapporto di profonda
comunione religiosa che è durata per alcuni anni.
Infatti Itala nel 1937 dovette ricoverarsi nell'ospedale di Fivizzano ed anche
durante la guerra era stata ospite di un'amica, la sig.ra Marchini, a Pognana
di Fivizzano dove era parroco mio zio don Luigi.
Inoltre mia sorella Giulia era stata prima allieva di Itala e poi amica, tanto
che in più occasioni Giulia si è recata ad assisterLa, essendo subentrato un
rapporto di profonda ammirazione prima e di amicizia poi. E mia sorella
custodiva gelosamente un fazzoletto con il quale asciugava la fronte di Itala,
fazzoletto che Giulia usò anche mentre assisteva una nostra nipote affetta da
un male incurabile per lenire le sue sofferenze, presso l'ospedale di Carrara e
che, alla morte di Giulia, non sappiamo dove sia stato riposto. Speriamo che il
figlio, Piergiuseppe possa rinvenirlo. Inoltre anche a mio zio don Luigi era
stato fatto dono di una preziosa reliquia: un cuoricino contenente i capelli di
Itala. Speriamo che anche questo risalti fuori, così come speriamo che Piergiuseppe
possa ritrovare alcune lettere che Itala aveva scritto di proprio pugno ed
inviate a Giulia che, insieme allo zio don Luigi, ha trasmesso questo profondo
sentimento e venerazione a noi fratelli, sorelle e parenti, che, come già
detto, L'abbiamo sempre pregata ed invocata come Santa Protettrice e quindi la Sua
beatificazione ci riempie di commozione. Ecco perché mentre mi recavo alla
cerimonia di beatificazione avevo il cuore in subbuglio, pervaso da una
profonda commozione e, durante la solenne cerimonia, mi sono sorpreso più volte
con le lacrime agli occhi. Sì, perché il momento era uno di quelli per i quali
ringrazi il buon Dio per averteli donati e che non si potranno mai più ripetere
e mai più dimenticare.
Il rito di beatificazione di Itala è stato veramente solenne, con la presenza
di due cardinali, tredici vescovi e cinque abati mitrati benedettini che hanno
concelebrato insieme a novanta sacerdoti ed innumerevoli diaconi.
La cerimonia è iniziata con la lettura della Lettera Apostolica con la quale
Papa Francesco, a conclusione di un lungo cammino durato quasi mezzo secolo,
autorizza l'iscrizione della Serva di Dio Itala Mela nel numero dei beati. La
lettura è stata fatta dal Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione
per le cause dei Santi, in rappresentanza del Santo Padre Francesco, dopo che
il nostro Vescovo, mons. Luigi Ernesto Palletti, ha chiesto al Santo Padre di
voler iscrivere nel numero dei Beati la Venerabile Serva di Dio Itala Mela,
fedele laica e oblata benedettina del Monastero di S. Paolo in Urbe, "la
quale, per la conformazione operata dalla grazia del battesimo avvertì e visse
nella propria anima la misericordiosa inabitazione della Santissima Trinità,
sia per il futuro chiamata Beata, ed il giorno 28 aprile possa essere celebrata
nei luoghi e modi stabiliti dal diritto". Il Vescovo della Spezia -
Sarzana - Brugnato, unitamente agli innumerevoli devoti della nuova Beata,
grati e riconoscenti al Papa Francesco, rendono grazie al Dio tre volte santo
ed innalzano l'inno di lode per aver proclamato Beata la Venerabile Serva di
Dio Itala Mela, nostra concittadina.
Significativa la presenza dei cinque abati mitrati benedettini, intervenuti per
manifestare la speciale vocazione benedettina di "Maria della
Trinità" come Itala , da oblata, ha voluto chiamarsi.
Commovente anche la presenza di Erminia Bertoli, oggi diciottenne ed attorniata
dai compagni e compagne del Liceo "Costa", scuola che anche Itala
frequentò e dove insegnò. Commovente il richiamo al miracolo riconosciuto dalla
Chiesa come opera dell'intercessione di Itala Mela.
Presenti i genitori di Erminia che hanno portato all'altare la reliquia di
Itala. Il padre è il dott. Bertoli, cardiologo in servizio presso l'Ospedale
Civile spezzino. Il miracolo, riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa, riguarda
il salvataggio di Erminia, il vero ritorno dalla morte alla vita e quindi un
caso di vera e propria resurrezione. Infatti la bimba appena nata non piangeva
e le vennero attribuiti parametri vitali pari a zero ed a nulla servirono le
pratiche rianimatorie adottate dai sanitari, tanto che i medici avrebbero
dovuto sospendere ogni tentativo, essendo trascorsi più di dieci minuti di
arresto cardiaco. Ma all'improvviso, dopo venti minuti, il punteggio si alzò a
tre. Grande stupore! Era accaduto qualcosa di imprevedibile, inspiegabile e
miracoloso! La bimba venne quindi trasferita all'Ospedale Pediatrico Gaslini di
Genova, dove poco a poco si riprese: era avvenuto un vero miracolo! Poco tempo
dopo si seppe che un'infermiera in servizio presso l'ospedale, dopo il parto,
mentre la bambina era sottoposta alle pratiche di rianimazione, aveva per
telefono chiesto aiuto alle suore Clarisse di Sarzana che si stavano preparando
per la S. Messa e che riferirono che avevano immediatamente invocato lo spirito
di Itala Mela, chiedendo il Suo intervento. È presente alla cerimonia proprio
Diva Pellini, l'infermiera che telefonò alle suore Clarisse di Sarzana per
chiedere le loro preghiere e che ha portato le offerte dei fedeli insieme alla
badessa benedettina di Castellazzo.
Bellissima l'omelia del Cardinale Angelo Amato che, per carenza di spazio,
possiamo riportare solo parzialmente. In particolare il Cardinale ha ricordato
che Itala, nel pronunciare i voti monastici di oblata benedettina, volle chiamarsi
"Maria della Trinità", volendo donarsi totalmente a Dio che è carità
senza fine, nella consapevolezza della inabitazione della Santissima Trinità
nella Sua anima, che la spinse non solo a fare i voti classici di povertà,
castità ed obbedienza, ma anche quelli di vita eremitica e di totale abbandono
alla Divina Provvidenza. Itala voleva essere tutta di Dio.
"La consapevolezza della "inabitazione trinitaria" La rendeva
serena nello spirito, incrollabile nella fede, forte nella sopportazione dei
suoi malanni fisici e gioiosa nell'offerta al prossimo del suo buon
esempio".
Avviandosi alla conclusione, il, Cardinale Angelo Amato sottolinea che "La
beata Itala Mela ci lancia un appello: la chiamata universale alla santità vale
anche per i fedeli laici che, se vivono con autenticità il loro battesimo,
possono diventare i protagonisti della nuova evangelizzazione. La società ha
bisogno della santità laicale in ogni settore della sua molteplice realtà:
nell'educare, nella famiglia, nella comunicazione sociale, nell'economia, nello
sport, nel mondo del lavoro e nella politica. Attraverso la Beata Itala Mela la
Chiesa lancia un messaggio di fiducia nella possibilità del laicato non solo di
vivere la santità cristiana, ma anche di essere artefice e protagonista del rinnovamento
culturale e spirituale della società. Il mondo ha bisogno di laici santi”.